Feb 21, 2005 18:32
il micro-macro-cosmo delle badanti ucraine mi affascina come fenomeno sociale ma anche estetico. le osservo più che posso. la domenica è il giorno migliore, escono a sciami. deve essere un po' per tutte la giornata libera. si trovano in città. c'è chi ci lavora, oppure c'è chi lavora in un paese e la domenica mattina di buon'ora prende i mezzi e si reca in città. è appunto sui mezzi che le incontro, andando o tornando, ma non solo. quindi il giorno libero è fatto per andare in giro e vedere negozi, bere la cioccolata calda con le amiche colleghe conterranee, fumare sigarette, parlare finalmente la propria lingua, e infine staccare da una vita che una 'ragazza' in genere non sogna.. ma che per cause di forza maggiore le è toccata. la domenica le badanti si vestono bene, anzi.. mettono i loro capi migliori. sono sicura, le ho viste, che sul lavoro non si vestano mai così, preferendo completini in pile con orrende fantasie cachemire e affini. ma non la domenica. la domenica si sfoggia. i capelli sono in perfetta piega, lo smalto di colore forte, i tacchi. un po' derrick, ma con un tocco pop. come se quel giorno dovessero giocarsi tutto. che non si sa mai, chi incontri la domenica in giro. sia mai che mi capita l'Incontro affinchè sta vita a pulire culi grinzi finisca.. e io non sono in ordine. (ma questa è una mia interpretazione, probabilmente sbagliata. magari vogliono essere belle per loro stesse, o per far invidia alle altre, o sticazziland. sono donne.)
Irina era, è, una bella donna sui quaranta. e pure molto brava. massaggiò sapientemente le gambe e la schiena di mia nonna ogni giorno, e in due settimane riuscì a farle sparire le piaghe da decubito che le aveva procurato il soggiorno prolungato in ospedale. Irina la chiamava Maria, e a mia nonna piaceva. le piaceva esser chiamata col suo primo nome.. quasi nessuno lo faceva. una domenica Irina tornò a casa dal suo giorno libero un po' brilla. mia zia si arrabbiò moltissimo con lei e - mia zia, le voglio bene, ma è una persona terribile per certi versi - da lì la prese male e la guardò sempre con sospetto qualsiasi cosa facesse. ma Irina era brava davvero, invece. Irina ogni tanto piangeva, di nascosto oppure in presenza di mia mamma perchè mia mamma ha il dono naturale di piacere a tutti e di mettere le persone a proprio agio. piangeva perchè le mancava suo figlio. però questa lontananza era necessaria perchè a lavorare in italia si guadagna abbastanza per spedire a casa una discreta cifra utile a mantenerlo e farlo studiare. adesso passa, diceva. non lo vedeva da oltre un anno. e pianse quando Maria un giorno, finito il suo pasto, smise di respirare.
'sai il mio lavoro è triste. perchè quando lo comincio so già perchè finirà. a volte mi affeziono, a volte no. ma il mio è un lavoro triste.'
buona domenica Irina.