L'amore che non osa pronunciare il suo nome [parte 1]

May 07, 2011 16:31


Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson , rpf (non vi dico chi è…sorpresa)
Pairing: Holmes/Watson
Rating: Pg15
Genere: introspettivo, romantico e… boh non saprei dire.
Beta: ginnix, che ringrazio per l’infinita pazienza e l’eccellente lavoro.
Summary: “… Avevo sempre creduto che, vivere in un paese libero, significasse poter essere se stessi senza nascondersi, indipendentemente da quello che si era, ed invece questa Inghilterra così conservatrice e moralista, puniva chi non era uguale agli altri.
Tutti dovevano essere sudditi dello stesso Impero, senza distinzioni caratteriali o opinioni personali: e questo era sbagliato.
Note: Fa parte della mia tabellina di Holmes_ita scritta per il prompt “Prigione’’

Premetto subito che fra i miei lavori , questo è sicuramente quello a cui tengo maggiormente.
Questa storia ha un valore particolare per me e ne sono molto orgogliosa e soddisfatta (cosa piuttosto insolita, visto la mia indole autocritica)
All’inizio doveva essere solo un ''lavoretto’’ poi pian pano è cresciuta rendendomi fiera della mia opera.
Una cosa importante da dire è che spero che questa storia possa farvi riflettere; non vuole solo essere apprezzata o intrattenere ma anche spingere a pensare… perché c’è un grande fondo di verità e ripercorre una triste e ingiusta vicenda.

I personaggi di questa storia non mi appartengono bensì sono stati creati dalla mirabile penna di Sir Arthur Conan Doyle, che ringraziamo

L'amore che non osa pronunciare il suo nome

''A questo mondo esistono solo due tragedie:
una è non ottenere ciò che si vuole,
l'altra è ottenerlo.
Questa seconda è la peggiore,
la vera disgrazia''

Oscar Wilde

Questo racconto che mi appresto a scrivere non è stato mai pubblicato e reso noto ai lettori, per evitare contestazioni e polemiche, soprattutto a causa dell'argomento e del singolare personaggio di cui il mio testo si presta a trattare. Nonostante ciò, ho sentito la necessità di imprimere su carta quell'avvenimento e l'incontro con quella persona che, senza volerlo, mi ha insegnato molte cose importanti.
Era il 25 maggio del 1895, e quella mattina il mio umore era abbattuto e preoccupato dalle notizie che titolavano in prima pagina.
Solitamente leggevo il Daily Post con molta attenzione, dedicandomi con calma alla lettura della cronaca e alla mia tazza di caffè, ma quella mattina la mia attenzione fu catturata dalle scandalose notizie che spiccavano in prima pagina. Fui preso da un tremendo stato d'ansia, mentre stringevo fra le mani la pagina del quotidiano e ripensavo a ciò che avevo appena letto.
Quella notizia appena appresa, aveva lasciato in me un profondo sconforto ed una preoccupazione tale da impedirmi di pensare ad altro.
Quando entrai in salotto, concedendomi l'ultimo sorso di caffè, trovai Holmes seduto in poltrona: era affondato fra i cuscini e stava leggendo lo stesso giornale che avevo sfogliato poco prima. Era concentrato, come sempre quando si dedicava alla lettura dei quotidiani, e qualcosa nella sua espressione attenta mi suggerì che stava cercando un caso interessante su cui poter indagare.
''Holmes?'' dissi cercando di attirare la sua attenzione, ottenendo però l'unico risultato di fargli alzare gli occhi oltre il bordo del giornale.
''Hai visto che cosa è successo?'' e gli sventolai davanti la pagina del Daily Post, che stringevo con tanta apprensione.
''Ah, l'avevi tu. Avevo notato che mancava la pagina della cronaca'' la sua voce totalmente noncurante ebbe il solo effetto di innervosirmi e la mia apprensione divenne soffocante.
''Hai saputo?''
''Visto che tu hai la tolto la pagina al quotidiano ed io non ho ancora sviluppato poteri di preveggenza direi che, no, non sono al corrente di ciò che è successo'' mi irritava che facesse dell'ironia davanti al mio palese nervosismo e così poggiai la pagina sul tavolino; Holmes allungò il su braccio sottile, sporgendosi appena dalla poltrona, e lo afferrò.
''Processo Wilde'' prese a leggere ad alta voce l'articolo '' Processo finale per il noto scrittore Oscar Wilde: in tarda mattina la sentenza e l'eventuale condanna a carico dell'imputato'' Holmes alzò lo sguardo su di me.
''E allora? Lo sapevo, ne parlano da giorni ormai'' disse, mentre nella sua voce potevo sentire una nota perplessa come se non riuscisse ad afferrare il motivo di tanta preoccupazione.
''Come allora? Potrebbe essere arrestato''
''Lo so''
''Non sei preoccupato?''
''Dovrei esserlo? Mi chiamo forse Oscar Wilde?'' non riuscivo a capire come potesse dimostrarsi indifferente nei confronti di una situazione che ci riguardava così da vicino: quello che una volta era stato un grande e stimato scrittore, era stato accusato di essere un sodomita e come tale processato secondo l'Emendamento Labouchère.
Personalmente vivevo quella situazione con un apprensione e un nervosismo tali, che mi pareva di essere direttamente coinvolto nella vicenda; una parte di me si immedesimava in Wilde, pensando a come avrei potuto reagire io se uno scandalo del genere mi avesse travolto.
Holmes sembrava invece del tutto incurante, come se il problema non lo sfiorasse minimamente.
''Cosa ne pensi a riguardo?'' gettò la pagina sul pavimento, sopra la catasta di quotidiani che tendeva ad accumulare per giorni e giorni.
''Watson, pensi che la mia opinione in proposito possa in qualche modo cambiare la situazione?''
''Vorrei solo sapere come fai ad essere così tranquillo: io sono davvero nervoso''
''Lo vedo'' asserì ironico.
''Penso che un pover'uomo é stato condannato inutilmente, e ho paura che questo processo farà scattare una caccia al sodomita, che potrebbe rovinarci'' inutile dire che i rapporti fra me e Holmes andavano ben oltre la semplice convivenza fra gentiluomini, oltre l'amicizia.
''In fede mia Watson, stamattina ti trovo del tutto irragionevole: se questo è l'effetto che ha su di te la consultazione dei quotidiani, allora sarebbe meglio tu ti dedicassi ad altre letture'' quel giorno il mio amico era persino di buonumore, e palesava un irriverente sarcasmo che mi innervosiva tremendamente; mi accesi un sigaro, nella speranza di focalizzare l'attenzione su altro.
''Quella legge, l'Emendamento Labouchère, potrebbe rovinarci; potrebbe succederci la stessa cosa che è accaduta a Wilde.''
''Trovo oltremodo sciocco che tu ti preoccupi adesso, di una legge che è entrata in vigore 10 anni fa: prima non sembravi farci troppo caso''
''Perché prima non avevano mai accusato nessuno di sodomia''
Mi peritai un attimo, timoroso di dire quello a cui stavo pensando ma la mia espressione doveva palesare ciò che mi affollava la mente, perché a Holmes bastò un'occhiata per capire che qualcosa non andava: si raddrizzò a sedere sulla poltrona e puntò i suoi occhi indagatori su di me.
''Che succede?''
''Niente''
''Ti conosco Watson; quando dici che non è niente di solito si tratta di un problema piuttosto grave''
Esitai: non volevo dirglielo perché una parte di me temeva la sua reazione, ma in realtà non riuscivo a trovare altra soluzione, quindi mi armai di tutto il coraggio che avevo e parlai, cercando di suonare indifferente.
''Non puoi fare niente?'' ricordo ancora oggi quanto l'espressione di Holmes mi fece vergognare: mi osservò per un breve istante poi la sua espressione divenne stupore puro.
''Prego?''
''Non puoi trovare il modo di aiutare quel poveraccio, in qualche maniera?'' la mia voce si alzò e risuonò per tutta la stanza.
''E che dovrei fare, sentiamo? Neanche lo conosco''
''Però dovresti sentirti almeno partecipe per quello che gli è successo!'' Holmes si irrigidì; la pipa a sfiorargli le labbra e l'espressione seria e impassibile, tanto da sembrare una statua.
''Quindi, secondo te io dovrei venir meno alla mia integrità professionale per falsificare prove e aiutare una persona che neanche conosco?''
''Non ho detto questo'' abbassai lo sguardo, perché il modo in cui mi guardava mi faceva sentire particolarmente stupido ''... mi dispiace che un innocente debba patire questo trattamento discriminatorio; volevo solo aiutarlo''
''Per quanto nobili siano le tue intenzioni devo farti presente che io non sono in grado di falsificare la verità e neanche intendo farlo''
''Ma Holmes...'' obbiettai ma mi interruppe, zittendomi con un gesto repentino della mano.
''Non voglio saperne niente: ha commesso un reato e per tale verrà giudicato''
''Un reato? Quando questo si applica alla tua persona non sei così intransigente '' non mi preoccupai di tenere la voce bassa e infatti, nel giro di neanche un secondo, Holmes mi era davanti con la mano premuta sulla bocca.
''Hai deciso di andare a fare compagnia al tuo amico Wilde?'' mi allontanai malamente da lui e incominciai a percorrere avanti e indietro il salotto, nel vano tentativo di scaricare la tensione.
''Watson capisco le tue buone intenzioni e ti fa onore preoccuparti a tal punto, ma io non posso farci nulla. La sodomia in Gran Bretagna è un reato ed io non posso cambiare le leggi''
''D'accordo, scusa se te l'ho chiesto ma sono preoccupato''
Holmes sospirò, come rassegnato all'idea di vedermi aggirare per il salotto, camminando in cerchio e alzando volute di fumo dal sigaro, mentre il nervosismo diventava palpabile.
''Watson, tu hai altri amanti oltre me?'' la sua domanda mi lasciò basito ed il sigaro mi scivolò dalle dita, rischiando di andare ad incendiare il tappeto.
''Ma che razza di domanda è?'' chiesi piuttosto offeso.
''Direi che è una domanda piuttosto semplice; se non riesci a vocalizzare la risposta poi tranquillamente esprimerti a gesti.''
Non capivo perché mi ponesse una domanda del genere. Sapeva benissimo che l'unico uomo per cui provavo interesse rispondeva al nome di Sherlock Holmes ed io, di natura fedele, non avevo mai sentito il bisogno di frequentare altre persone.
''Allora? Hai altri amanti?''
''Ovviamente no'' risposi offeso e sbigottito.
''Bene; non vedo dove stia il problema''
''Non riesco a capire a cosa tu stia facendo riferimento. Cosa centro io con Oscar Wilde? ''
A volte pensavo che la convivenza con me, dovesse davvero sfinire Holmes; i suoi ragionamenti erano logici e chiari ma saltava i passaggi chiave così mi ritrovavo costretto a chiedergli delucidazioni.
''Vorrei farti presente mio caro, che l'uomo che tanto stimi e per cui ti preoccupi ha tenuto un comportamento a dir poco disdicevole, ritenuto scandaloso e inappropriato persino per un sodomita come lui '' mi gettò qualche occhiata, cercando di cogliere ogni mia reazione.
''Wilde frequentava club, bordelli maschili e addirittura marchettari che gli hanno spillato fino all'ultima sterlina. Ora, vorrai concordare con me quando dico che, non si proprio preoccupato di mantenere il riservo ma anzi, direi addirittura che il giovane Bosie ostentava la sua relazione con Wilde'' disse, facendo riferimento ad Alfred Douglas, il giovane e inquieto amante dello scrittore.
Non capivo dove volesse andare a parare, ma sicuramente una spiegazione c'era. Holmes non era il tipo che si metteva a spiegarti una faccenda nei minimi dettagli, se questo non fosse stato strettamente necessario.
''La sua omosessualità era sulla bocca di tutti; si portava Bosie persino alle corse dei cavalli, con la moglie. E non si può certo sperare che, frequentando case di piacere e marchettari, si possa contare sulla riservatezza.''
''Non capisco dove tu voglia andare a parare'' gli feci presente.
''Wilde ha ostentato, ha sfidato la legge, e non meraviglierei se lo arrestassero, perché é andato incontro al suo stesso destino, mentre noi... '' e con un ampio gesto della mano indicò se stesso e me '' Siamo due persone tranquille, e soprattutto riservate; non andiamo in giro per bordelli e case d'appuntamenti a dire quello che facciamo. Per questo ti dico che non c'é da preoccuparsi.''
In effetti, la differenza sostanziale fra noi e Wilde era palese: lui aveva sempre tratto piacere dall'essere scandaloso, tanto che si era affermato in società per questo suo comportamento bizzarro e stravagante, mentre noi non avevamo mai dato adito a pettegolezzi e malelingue, ricorrendo anche alle soluzioni più estreme pur di non alimentare scandali. Io mi ero persino sposato pur di tacitare le voci maliziose che giravano sul nostro conto.
''In fede mia Watson, se io fossi un invertito...'' riuscii a stento a soffocare uno sbuffo divertito.
''Se tu fossi un invertito?'' chiesi ironico, scandendo bene in verbo al condizionale
''Stai sviluppando un inaspettato umorismo graffiante, Watson, contro cui dovrò imparare a stare in guardia.''
''Holmes, tu sei un invertito!'' precisai come se ce ne fosse bisogno.
''Hai sempre avuto questa infelice tendenza a sottolineare l'ovvio ''
''Che c'è da sottolineare? Sei un invertito, come e quanto Wilde''
''Suona così volgare, e poi ha acquistato una connotazione negativa col tempo. Comunque, visto che ho una non trascurabile esperienza a riguardo, direi che certi tipi di relazioni è sempre meglio tenerle segrete ed evitare di frequentare gente mal vista, in posti di dubbia morale.'' la sua voce risuonava perentoria, come se non ammettesse repliche: Holmes disapprovava Wilde, non c'era bisogno di molto acume per accorgersene.
Come poteva essere così duro e intransigente? Forse aveva sbagliato, ma ognuno aveva il diritto di comportarsi come voleva e non stava certo alla legge punire una persona solo per le sue idee, le sue scelte, o per le sue conoscenze.
''E' stato questo l'errore di Wilde: alla fine si è comportato come la gente che lui stesso derideva'' proclamò infine, e si portò la pipa alle labbra.
''Quindi ritieni giusto che sia stato processato?'' scattai io, incapace di controllarmi. Perché non capiva? E se fosse successo a noi?
''Non essere sciocco: è una cosa che in un certo qual modo ci riguarda e non potrei essere indifferente al problema. Dico solo che la questione andava gestita diversamente.
Non può lamentarsi: se avesse vissuto in maniera più riservata la sua relazione con il giovane Bosie, di sicuro nessuno l'avrebbe scoperto. Ti ho detto che frequentava molti giovani e Lord Douglas, il suo prediletto, andava e veniva senza preoccuparsi di nascondersi: se avesse pubblicato un annuncio sul Post avrebbe dato meno nell'occhio. E poi frequentava alberghi costosi, con i suoi amanti... la gente parlava, e molti concierge potrebbero raccontare cose, capaci di far impallidire il più perverso degli uomini ''
''E con questo? Non sarebbero comunque affari loro. Ti rendi conto che è stato preso un uomo come capro espiatorio e messo alla berlina di tutti? Prima era uno stimato scrittore, considerato un genio letterario, brillante e promettente ed adesso?
Adesso non ne è rimasto niente: la gente si è improvvisamente dimenticata dell'uomo che era. Che differenza fa? Gli aggiunge, o gli toglie qualcosa forse? Rimane sempre lo stesso identico uomo che prima la gente stimava'' conclusi infervorato ed incrociai lo sguardo del mio amico.
''Wilde ha fatto scandalo; e non c'è cosa peggiore in questa società.'' proclamò nuovamente con lo sguardo fisso sul pavimento e la pipa fra le labbra. Per quanto potessi sperare in una qualche forma di reazione da parte sua, rimaneva sempre indifferente e non mi guardava.
''Comunque è sbagliato'' dissi.
''Concordo''
''Ognuno dovrebbe essere libero di fare quello che più ritiene giusto; definiscono la sodomia un abominio, un reato contro natura ma non hanno diritto di giudicare: che differenza c'è fra noi e loro ?''
''Una differenza, se pur piccola, che può condurci al carcere''
Non si trattava che di opinioni, punti di vista: fra gentiluomini era vietata qualsiasi relazione sentimentale perché ritenuta sbagliata e perseguibile, ma non era assolutamente diverso dall'amare una bella signora o una deliziosa fanciulla.
Punti di vista.
Avevo sempre creduto che, vivere in un paese libero, significasse poter essere se stessi senza nascondersi, indipendentemente da quello che si era, ed invece questa Inghilterra così conservatrice e moralista, puniva chi non era uguale agli altri.
Tutti dovevano essere sudditi dello stesso Impero, senza distinzioni caratteriali o opinioni personali: e questo era sbagliato.
''Ne sei rimasto molto scosso ''
''Credo che andrò al processo '' Holmes tirò una boccata dalla pipa e alzò gli occhi su di me. Non parve meravigliarsi.
''Lo sospettavo; ma non ti faranno entrare in aula''
''Non voglio entrare''
''E non ti faranno neanche avvicinarlo''
''Non voglio avvicinarlo''
''E allora che vuoi fare?''
''Stavo solo pensando che, se fossi al suo posto, sarei sollevato nel sapere fra la folla c'è anche una sola persona che non mi disprezza... anche se si trattasse di uno sconosciuto'' fra noi calò il silenzio: non avevo esplicitamente accusato Holmes di insensibilità, ma lui mi conosceva bene, e sapeva che ogni mia parola era stata pronunciata con un certo disappunto. Quella mattina il mio amico mi sembrava simile a tutti gli ipocriti di questo Impero, a tutta quella gente che si sentiva in diritto di giudicare gli altri.
Se qualcuno avesse potuto muovere una critica contro Wilde, quello non era di certo lui; tenevamo entrambi un comportamento, che molti avrebbero definito 'oltraggioso e perseguibile', perciò non capivo come Holmes si sentisse in dovere di giudicarlo quando, come lo scrittore, peccava dello stesso delitto.
Anche se personalmente, penso che non peccano affatto coloro che peccano per amore.
''Allora, cosa pensi di fare? Aspettarlo fuori dall'aula di tribunale?'' chiese
''Buona idea'' dissi afferrando la redingote dall'attaccapanni ''E' quello che farò''
La situazione, per quanto cercassi di affrontarla con spavalderia, mi rendeva ansioso. Infilai il cilindro e presi il bastone da passeggio ed una volta terminati quei gesti consueti, arrivai a chiedermi che cosa avrei fatto davvero.
Non avevo idea se il processo fosse pubblico o meno, e comunque non avrei avuto il coraggio di prendervi parte; assistere ad una giuria di persone pronte a condannare un uomo che si era macchiato delle mie stesse colpe -se colpe possiamo definirle- sarebbe stato per me insopportabile.
L'unica soluzione che vedevo era quella di attenderlo fuori dall'aula di tribunale, ma anche allora come avrei reagito? Cosa avrei potuto fare? Non potevo certo fermarlo e dirgli che mi dispiaceva.
In realtà non capivo e non sapevo spiegarmi il motivo per cui desideravo tanto vedere lo scrittore; forse si trattava solo di solidarietà, dispiacere... una parte di me si sentiva coinvolta come se, oltre a Oscar Wilde, stessero condannando e arrestando anche me per il sentimento che mi legava ad Holmes.
''Watson'' mi sentii chiamare e mi voltai verso Holmes: si era alzato dalla sua poltrona ed adesso la sua figura alta ed sottile troneggiava in mezzo alla stanza, i suoi occhi grigi fissi su di me.
''Non preoccuparti'' non potevo aspettarmi da Holmes delle frasi di comprensione o rassicurazione, ma il suo tono di voce abbandonò quel suo timbro ironico per farsi più serio.
''Sono due situazioni completamente diverse: io e te siamo due persone riservate e nessuno sa di noi'' si era avvicinato e mi aveva afferrato per le spalle, come se cercasse di riscuotermi dalla mia ansia: la mia espressione doveva essere davvero preoccupata per spingere Holmes a compiere un gesto del genere.
''Vuoi venire anche tu?'' gli chiesi ma lui scosse la testa e lasciò la presa, adagiando lentamente una mano sulla mia spalla.
''No, non ho alcun interesse per la situazione di Wilde e per quanto mi dispiaccia per lui, continuo a pensare che abbia sbagliato a gestire la faccenda'' si sporse verso di me e mi baciò: fu in quell'istante che lo afferrai per il bavero della vestaglia, strattonandolo a me e baciandolo con trasporto.
Non so perché mi faceva quell'effetto; mi sentivo spaventato all'idea di dovermi separare da lui, come se dopo questo scandalo potessi perderlo da un momento all'altro, senza preavviso.
Sentii la sua mano sottile scivolare lungo i miei fianchi e poi mi allontanò lentamente. Il suo sguardo, dopo quel bacio, si fece più pensieroso.
''Stai tranquillo: non ci succederà niente'' mormorò a pochi centimetri da me ed io uscii dalla stanza, lasciandolo da solo in mezzo al salotto.
Venni a sapere più tardi che l'udienza, a differenza delle precedenti, non aperta al pubblico e perciò sarebbe stato impossibile assistere ma decisi di andare ugualmente. Quando arrivai in tribunale trovai le porte dell'aula chiuse ed il processo già cominciato: non c'era nessun altro nel corridoio, se non un ragazzo, nascosto in un angolo a capo chino.
Era molto ben vestito, ed indossava un completo grigio e un cilindro in tinta ben spazzolato: avrebbe potuto essere uguale ai mille ipocriti di questo paese, se non fosse stato per quel suo sguardo sofferente e sconvolto.
Allora, ancora non sapevo chi fosse.
Distolsi l'attenzione dal giovane, mi sedetti su una delle panche nel corridoio e aspettai: intorno a me regnava solo un silenzio carico di attesa e di aspettative e per quanto stessi in ascolto non si riusciva a sentire niente se non un lieve borbottio e dei colpi di martelletto ogni tanto. In un certo qual modo era una fortuna che il processo fosse a porte chiuse; non credo che sarei riuscito a sopportare un affronto del genere nei confronti di un uomo innocente.
Londra non era che un covo di delinquenti e sfaccendati, ed i giudici invece di condannare i veri criminali si preoccupavano di processare uomini privi di colpa, solo perchè accusati di amare un altro uomo. Nel nostro impero esistevano reati molto più gravi ma la curiosità della gente era alimentata dallo scandalo e dalla novità, e per questo non esitavano a mettere alla berlina le persone.
Era disgustoso pensare che un uomo pubblico e famoso come Oscar Wilde venisse accusato dalle persone che poco prima dello scandalo lo avevano acclamato e applaudito. C'era troppa ipocrisia nella gente, affinché capissero che si trattava dello stesso identico uomo che avevano apprezzato e che, in fondo, questo non cambiava niente. Le sue preferenze o le scelte compiute nella sua vita privata avevano forse incrinato il suo genio e il suo talento?
Dopo circa una mezz'ora cominciarono ad arrivare i giornalisti: non ho niente contro questa categoria ma alle volte li trovo davvero inopportuni ed invadenti, come uomini che si fanno spazio a forza nel dolore e nella sofferenza degli altri, pur di vendere le copie dei loro giornali. In quel momento li tolleravo a malapena.
''Secondo te che cosa gli faranno?'' due cronisti erano appena arrivati e si erano messi a discutere sommessamente, mentre io alle loro spalle ascoltavo la loro conversazione. Quello più giovane, dinoccolato e dallo sguardo sveglio, prendeva appunti su un taccuino pieno di scritte minuscole, ed ogni tanto sorrideva beffardo.
''Spero che lo condannino... una notizia del genere farebbe impazzire la gente: i giornali andrebbero a ruba'' il giovane rise con voce roca e l'altro, più vecchio ed esile, si limitò a scuotere la testa.
''Che schifo: faccio questo lavoro da tanti anni ma scandali del genere non ne avevo mai visti; criminali, bordelli, uomini che vanno con altri uomini... ma dove andremo a finire?''
''Lui sicuramente in galera'' e scoppiò a ridere.
Mi trattenni a stento dallo scattare in piedi e presi a stringere i pugni contro la stoffa dei miei pantaloni, fino a che le nocche non divennero bianche. Alzai appena lo sguardo e notai i movimenti del giovane seduto dirimpetto alla mia panca; aveva poggiato i gomiti sulle ginocchia e, tirando un sospiro, si era messo a fissare le mattonelle lucide del pavimento.
Ricordo che mi chiesi chi potesse essere; sicuramente conosceva l'imputato e dall'espressione apprensiva e preoccupata che aveva assunto il suo bel volto, avrei detto che fosse una persona strettamente legata a Wilde.
Non sembrava accorgersi di nessuno, come se intorno a lui non esistesse nient'altro che la sua preoccupazione e sinceramente non sapevo neanche se si fosse accorto di me.
Nel giro di poco arrivarono altre persone, donne dallo sguardo critico e uomini dall'aria disgustata che si aggiravano per il corridoio del tribunale per il puro gusto di criticare, pronti ad umiliare un uomo.
E se fosse successo a me? Nonostante le rassicurazioni di Holmes non riuscivo a non pensarci. Per Holmes sarebbe stata la rovina perchè , essendo un uomo pubblico e noto, la sua reputazione sarebbe stata infangata mentre io, credo che sarei morto appena il giudice avesse pronunciato la condanna.
Morto per l'umiliazione, e non tanto per il reato commesso -che non considero un crimine- bensì per aver coinvolto Holmes: i nostri due nomi erano strettamente legati insieme e nessuno crederebbe che siamo vissuti a stretto contatto per 13 anni senza mai accorgerci di nulla.
Ero troppo preso dai miei pensieri quando mi ridestai e trovai il corridoio affollato di gente curiosa e giornalisti, le porte dell'aula si spalancarono ed un poliziotto uscì per primo. Molto probabilmente il processo si era già concluso e uno Yarder era venuto ad annunciare pubblicamente la sentenza.
La folla si radunò intorno all'uscita dell'aula ed io rimasi in disparte, mentre la gente si accalcava intorno al poliziotto
''Che cosa è successo?'' chiedeva uno.
''Qual' è la sentenza?'' la gente pareva impazzita dalla curiosità e un giornalista bloccò l'agente.
''Il giudice Alfred Willis ha emesso la sua sentenza: l'imputato Oscar Wilde è stato condannato al massimo della pena con due anni di lavori forzati'' le sue parole, urlate in quel corridoio in tono distaccato e formale, riecheggiarono nella mia mente, e mi spaventai a quella notizia.
Sinceramente non me l'aspettavo.
Non pensavo che l'avrebbero condannato in modo così intransigente.
Vidi una figura alta e massiccia spiccare in mezzo alla folla, scortato da due poliziotti e riconobbi l'uomo che in questi giorni avevo visto, tante volte, sui giornali. Oscar Wilde pareva sconvolto, lo sguardo provato fisso in un punto davanti a se, come se cercasse di evitare gli sguardi della gente. I due Yarders lo strattonavano malamente lungo il corridoio trascinandolo come il peggiore dei criminali.
In quell'istante nella mia mente si creò una visione destinata a funestare i miei pensieri per i successivi anni; l'immagine di Wilde fu sostituita da una figura altrettanto alta ma ben più sottile, con il volto magro e i capelli neri come la pece pettinati indietro. Fu così che immaginai Holmes, con le manette ai polsi, percorrere il medesimo corridoio, accusato del medesimo reato e la cosa che più mi spaventò fu che, se uno scandalo ci avesse travolto lui avrebbe potuto davvero finire umiliato davanti a tutta quella gente.
Mi riscossi dalla mia più tremenda paura, imponendomi di non pensarci e continuando a immaginare Holmes seduto sano e salvo sul divano del salotto, o dietro il suo tavolo degli esperimenti, al sicuro dagli scandali.
''Sei un pervertito!''
''Che schifo!!'' all'inizio furono solo parole sussurrate da uomini nella folla di curiosi, ingiurie pronunciate in silenzio, poi fu come soffiare su una piccola fiamma e nel giro di un istante l' indignazione della gente divampò violentemente.
''Devi marcire in galera!'' cori di insulti e disapprovazioni si levarono dalla calca e mi parve di leggere sul volto di Wilde la più grande umiliazione possibile.
L'umiliazione pubblica
''Comportamento indecoroso''
''E' contro natura''
''Te lo sei meritato'' un uomo si sporse e gli sputò, Wilde abbassò la testa.
Faceva così male, pensare che una cosa del genere sarebbe potuta succedere a me...o a Holmes. Per quanto mi imponessi di non pensarci, vedere tutta l' umiliazione che doveva patire quell'uomo mi faceva sentire fuori posto... che cosa ci ero andato a fare, se non potevo fare niente per aiutarlo?
''Immorale'' la gente continuava a gridare ed io mi feci largo fra la folla, prima che lo scrittore raggiungesse la rampa di scale così lo vidi passarmi davanti: il mio gesto fu impercettibile e semplice ma spiccò nella folla di insulti e si levò come unico gesto di gentilezza.
Quando mi passò accanto mi tolsi il cilindro in segno di saluto e lui mi guardò: ero stato l'unico a compiere un gesto simile. Riuscii solo a mormorargli un '' Mi dispiace'' quando fu trascinato via.
Oscar Wilde non mi conosceva e proprio per questo il suo stupore nel vedere un totale estraneo rivolgersi a lui con gentilezza, fu giustificato.
''Invertito!''
''Che razza di comportamento''
''E' uno scandalo''
''Dovresti vergognarti'' le urla non si placarono, Wilde fu scortato giù per le scale ed io corsi alla balaustra e mi affacciai per continuare a seguirlo con lo sguardo. Si voltò più volte nella mia direzione, chiedendosi certamente perchè un gentiluomo come me, si preoccupasse di mostrarsi addolorato per la sua sorte.
Lo capivo meglio di chiunque altro... ma questo al tempo Wilde, non lo sapeva.

Parte 2


slash, fanfiction, rating: pg15, personaggio: john watson, real personal fiction, personaggio: sherlock holmes, autore: holmesian_girl, tabella: environment's table

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