glee rps. darren/chris. there’s just no turning back (when your heart’s under attack) - Part II

Nov 21, 2011 19:43

Marzo 2011, “Caffè bollente”

Darren saltellò da un piede all’altro, fuori dalle porte dell’ingresso del liceo McKinley, l’aria un po’ troppo fresca per essere Marzo, in California.
E inoltre era effettivamente un po’ strano chiamare così quell’edificio fuori dal ruolo di Blaine, visto che quello era un semplice edificio della Paramount, e nulla di più. Ma da quando avevano girato il saluto dei Warblers a Kurt, in quel cortile, a pochi metri di distanza da dove era lui, Darren aveva sviluppato un certo attaccamento speciale per quel posto, che ancora non gli apparteneva ma che gli era comunque così vicino.
Il bicchiere di caffè bollente che aveva nella mano sinistra, però, nell’essere stretto maggiormente dalle sue dita, arrivò prontamente a ricordargli che non era lì per fare degli apprezzamenti architettonici -o sentimentali, cosa ancora più strana- sul liceo McKinley. Darren era lì per fare compagnia, e assicurarsi che i suoi compagni di cast stessero bene, o non si stressare troppo.
Dove per ‘compagni di cast’ lui intendeva Chris Colfer, nella propria testa, ma sarebbe stato certamente più semplice mascherare la cosa dietro una innocua visita di gruppo. Sorrise, stringendo di più il caffè ed entrando.
Era stato attento a scrivere a Chord, il giorno prima; sapeva che l’episodio che stavano girando in quel momento -Rumors- sarebbe stato molto importante per il suo personaggio, quindi certamente chiedere informazioni a lui non avrebbe dettato alcun tipo di sospetto. Si fermò in mezzo al corridoio vuoto, scuotendo la testa velocemente, fino a farsi venire le vertigini.
Sospetti? Perché la gente dove sospettare di lui e di un caffè caldo di Starbucks? Non avrebbero avuto alcun motivo, si convinse, riprendendo a sorridere con maggiore confidenza mentre raggiungeva l’aula di musica dove avrebbero girato la prima scena quella mattina. La prima persona ad accoglierlo fu Amber.

“Ehi, ragazzo, ti sei perso?” disse lei, ridendo e abbracciandolo quando le si avvicinò.
“Dipende” rispose Darren, scrollando le spalle e mantenendo il sorriso sulle labbra “dici che sono nel posto sbagliato al momento sbagliato?”
“Beh” Amber alzò un sopracciglio, sorridendo; adorava mettere in confusione i suoi ragazzi, ma con Darren fin’ora era sempre risultato molto difficile “dipende da chi stavi cercando”
“Mh…” mormorò Darren, sciogliendo il loro abbraccio per poterla guardare meglio “forse cercavo te, forse gli altri, chi lo sa” disse, mantenendo il gioco vivo.
Amber sbuffò, ma senza perdere il sorriso “Criss, è proprio noioso prenderti in giro, non cedi mai!”
Darren rise, portandosi una mano tra i capelli, un po’ imbarazzato “Mi rincresce! Comunque, tutto bene? Gli altri?”

Così Darren scoprì che Amber, quella mattina, era stata la prima ad arrivare sul set, ma che il resto del cast doveva ancora riunirsi, e alcuni componenti vagavano per la finta scuola, chiacchierando o provando le battute. La ringraziò, e dopo un po’ riprese a girare per i corridoi -che nel telefilm sembravano davvero tanti, ma che in realtà erano infinitamente pochi- con lo stesso sorriso ottimista di poco prima.
Si morse le labbra nel vedere che ebbe l’incredibile fortuna di trovare subito dopo Chris, da solo e di spalle, già con i costumi di scena indosso, accanto all’armadietto di Kurt. Parlava a bassa a voce, forse ripeteva alcune battute che doveva recitare proprio lì, nello stesso punto, nel corso della giornata.

“Caffè?” disse Darren d’improvviso, vedendolo sussultare in risposta.

Chris si girò, facendo schizzare velocemente gli occhi dal bicchiere di caffè al volto radioso di Darren, che lo guardava con un’espressione molto vicina a quella di un cucciolo di cane molto, davvero molto, felice di vedere il padrone con cui poter giocare.

“Dimmi, hai preso l’abitudine di apparirmi alle spalle o…?” sussurrò Chris, sorridendo interessato alla sua risposta; le guance irrimediabilmente rosse.
“Beh, non posso dire che non sia divertente” spiegò Darren, roteando gli occhi “ma penso di avere tutto l’occorrente per farmi perdonare” concluse, allungando il caffè.
Chris alzò le sopracciglia, sorpreso “Per me? Pensavo fosse il tuo” mormorò, colpito, senza prendere il bicchiere dalla sua mano, anche se aveva un odore così tanto invitante.
“Uh-u” Darren scosse la testa, sorridendo fiero di sé “è di Starbucks. So che i caffè che passano qui alla Paramount non sono i migliori, quindi visto che…avevo intenzione di venire da queste parti, te ne ho portato uno del mondo reale” rise, compiaciuto.
“Mh…” Chris lo guardò ancora sospettoso, ma finalmente allungò la mano, sentendo immediatamente il calore della bevanda riscaldargli le dita “sei una persona strana, Darren Criss”
“Pensavo fossi un mio fan, o almeno, fino a qualche mese fa lo eri. Hai cambiato già idea?”

Nel vedere il rossore sulle guance di Chris, Darren si fermò dal ridere apertamente, ma non per prenderlo in giro, tutto fuorché quello; era lì per vederlo, per vedere solo lui e nessun’altro, non poteva trattarlo male, altrimenti che figura ci avrebbe fatto?
Ma Chris, al contrario di quello che dicevano tutti di lui, era davvero così facile da imbarazzare, e il suo viso si inteneriva ancora di più quando accadeva.
Darren cadeva in tentazione ogni volta. Di fronte alle telecamere, nelle interviste, Chris era il più forte ed esperto dei due - i mesi alle spalle gli avevano fatto bene, lo avevano aiutato a crescere, ma dietro, era certamente Darren il più scaltro.
E lui era stupidamente fiero della cosa.

“Ah!” esclamò Chris, puntandogli un dito contro “Non usare quest’argomento con me, Criss! E’ stata una vera impresa farti capire che avevo davvero visto tutto il tuo musical. A volte sai essere così testardo, è incredibile” borbottò, bevendo un sorso.
Darren si strinse nelle spalle “Solo per le cose alle quali tengo veramente” disse, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni e sorridendo.

A quel sorriso, Chris ebbe quasi la sensazione che da un momento all’altro due o tre telecamere sarebbero spuntate fuori dagli angoli del corridoio, dalle aule, dal soffitto, con dietro un Ryan Murphy soddisfatto della scena appena girata dai due.
Era incredibilmente stupido scambiare se stesso e Darren per Kurt e Blaine, lo era davvero. Eppure in quel momento, con il profumo di caffè nell’aria, il silenzio rilassante, le voci distanti, se Chris si concentrava abbastanza, poteva anche pensare che quella fosse la realtà, e che Darren fosse venuto veramente lì solo per lui. Anche se illudersi che fosse vero faceva un po’ troppo male.
Bevve un altro sorso di caffè, sorridendo in risposta, senza aggiungere nulla.

“Allora. Come vanno le cose qui?” chiese finalmente, ponendogli la stessa domanda rivolta ad Amber, ma Darren capì subito che aveva un gusto diverso.
Chris scrollò le spalle, le labbra appoggiate al coperchio di plastica del bicchiere “Frenetiche, ti puoi immaginare. Anche se io non devo fare molto in questo episodio, fortunatamente” disse, bevendo ancora.
“Eppure ho sentito che mi tradisci. Me l’hanno riferito, so che è vero, perché? Perché mi fai questo? Non sono abbastanza per te?” mormorò Darren, con la sua migliore faccia da cane bastonata all’attivo.

E Chris per poco non gli sputò tutto il caffè addosso, letteralmente.

“N-No, avanti, sai che non è vero. Kurt è troppo preso da Blaine per poter anche solo pensare a qualcosa che sia un non-Blaine, figurati se potrebbe tradirlo…” mormorò, cercando di mantenere un certo contegno, in quello sfacelo che era la sua terribile reazione alla battuta dell’altro.
Darren ghignò, avendo colpito nel segno ancora una volta “Lo so, anche Blaine non riesce a pensare ad altro, me l’ha confidato l’altro giorno”
“Oh, Darren…lascia che ti dica una cosa” iniziò Chris, chiudendo l’armadietto con un piccolo suono metallico e raccogliendo da terra la borsa da Kurt “nel momento in cui inizi a parlare con il tuo personaggio, allora quello è il momento giusto nel quale posso dirti finalmente ‘Benvenuto nel mondo di Glee’” disse, facendogli l’occhiolino.

Darren non poté far altro che ridacchiare, zittito dal fare arguto e spiritoso di Chris; come non si poteva adorare quel ragazzo?, Darren non aveva neanche provato a non farlo, da quando l’aveva conosciuto.

“E ora scortami all’aula di musica come solo il miglior Blaine farebbe” comandò bonariamente, mettendosi la borsa in spalla “in più, gli altri a quest’ora saranno già arrivati e potrai salutarli per bene” aggiunse, per non fargli pensare male.

Inutile dire che Darren avrebbe preferito andarsene, a quel punto.
La sua missione era conclusa, per adesso, e vedere il sorriso di Chris era stata la cosa migliore della giornata.

Aprile 2011, “Palcoscenico”

Che Darren fosse amante dei musical non era di certo un segreto.
E, in quel momento, stare di fronte al teatro Gershwin gli stava dando una certa eccitazione; come se, beh, non avesse appena incontrato -e parlato, personalmente- il sindaco di New York, no, la cosa era del tutto secondaria. Kevin gli mise una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione così rapita dall’enorme cartellone di Wicked che troneggiava sul fianco, con la sua locandina diventata ormai iconografica in tutto il mondo. Darren sussultò al contatto, girandosi verso l’amico e collega.

“Noi stiamo andando” disse Kevin, indicando gli altri che stavano decidevano dove andare per il pranzo “tu vieni con noi, vero?”

Ormai Darren era uno del cast, faceva parte ufficiale della grande famiglia di Glee da troppo per non essere considerato pienamente uno di loro; anche se la lontananza dal set principale -ora che Chris, o meglio Kurt, vi era ufficialmente tornato- a volte si faceva sentire, nei momenti più stupidi o inappropriati. Ma quelli venivano subito soppiantati dal fare spigliato di Darren, oltre che dalla sua vivacità.
Kevin lo vide scuotere il capo con un sorriso e aggrottò le sopracciglia, confuso.

“Chris e Lea sono dentro, giusto?” chiese Darren, indicando l’entrata del teatro.
Kevin annuì “Sì, stano girando la scena di Wicked. Quindi non vieni, amico? Come mai?” domandò, con fare dispiaciuto; forse temeva che Darren con loro non si trovasse bene, o che fosse a disagio.
“Oh no, no, non pensare a male!” disse Darren, portando le mani avanti “Voglio solo andare a vedere come vanno le prove…”

“Voglio vedere Chris”

“Salutare Lea e Chris”

“salutarlo”

“vorrei farlo ora che sono a New York”

“assicurarmi che stia bene”

“ho paura ci vedremo direttamente per le prove del tour!”

“semplicemente vederlo, e non mi chiedere perché, visto che non lo so neanche io”

“Oh” esclamò Kevin, sorridendo “nessun problema! Allora penso ci vedremo nei prossimi giorni? Oppure, ehi, il palco del Glee Live ci aspetta!” rise, allontanandosi verso gli altri.

Darren fu improvvisamente grato di aver parlato con lui e non con Heather, magari, che avrebbe voluto sapere qualcosa di più specifico della sua improvvisa decisione di assistere alle riprese; una o due informazione un paio di informazioni succulente da riferire alle altre ragazze non le sarebbero certo dispiaciute, anche se non era troppo maliziosa.
Si scrollò quei pensieri via di dosso ed entrò velocemente nel teatro, non volendosi perdere un solo minuto della riprese della scena.
Chris gliel’aveva descritta per messaggio, ma vederla avrebbe fatto certamente un altro effetto. Fortunatamente, quando arrivò in platea, non avevano ancora cominciato, e Brad -che aveva come lui lasciato il gruppo dei ragazzi- era seduto in mezzo, dando istruzioni su come montare le luci nel modo adeguato.
Darren scese le scale, raggiungendo lo spazio sotto al palco; il sorriso che non se ne era mai andato dal suo viso.

“Chris! Chris!”

La voce allegra di Darren giunse subito alle orecchie di Chris, che stavolta non si lasciò prendere di sorpresa, ma si girò con naturalezza, ricambiando il sorriso.

“Darren” mormorò, felice “che ci fai qui? Non pensavo di riuscirti a vedere, anche se eri a New York”
“Beh, diciamo che ho fatto di tutto per esserci” disse, ondeggiando da un piede all’altro, e Chris non sapeva se era più imbarazzato o semplicemente sornione.
“Nel senso…?” disse, cercando una qualche spiegazione in più.
“Nel senso che il tuo futuro è molto probabilmente qui, sul palcoscenico di un musical, ma io volevo un’anteprima speciale” confessò Darren.
Chris non poté fare a meno di arrossire “Davvero?” sussurrò, senza fiato, cosa che capitava troppo spesso in presenza di Darren e stava diventando quasi una cosa tanto seccante quanto bella “Ne sono onorato, allora”
“Devi esserlo!” scherzò, ridendo “Lea?” chiese, un po’ perché voleva davvero salutarla, un po’ perché doveva chiederlo per forza.
“La stanno ancora truccando, penso la potrai salutare meglio direttamente dopo la scena” propose Chris.

E, in realtà, quello che il suo cuore stava realmente urlando era “Fa che io riesca a passare ancora qualche altro minuto da solo con lui, solo qualche minuto”, ma ogni suo pensiero coerente fu annullato dallo stupore, quando Darren alzò un mano e lui poté osservarla meglio.

“Hai lo smalto” sussurrò Chris, facendo scattare le sopracciglia in alto.
Darren rise, grattandosi una guancia “Sì, un ricordino del Coachella, a dir la verità”
“Tu hai lo smalto” ripeté Chris “Darren perché hai ancora lo smalto alle unghie?” sussurrò, portandosi una mano sul viso, troppo divertito anche solo per provare a contenersi.
“Non toccarti la faccia o ti rovinerai il trucco” suggerì saggiamente Darren, afferrandogli il polso per scostargli la mano.
Chris sussultò a quel tocco inaspettato “Non stai parlando con una delle ragazze, te lo ricordi, vero Darren?” l’altro alzò un sopracciglio in risposta, quasi imitandolo; Chris rise ancora un po’ “Ho solo un po’ di correttore e della cipria, la mettono anche a te, avanti! E comunque, tornando al discorso di prima ben più importante, esiste una cosa chiamata acetone, magari l’avrai sentito nominare qualche volta da tua madre…” insistette.
“Forse” Darren si strinse nelle spalle, incredibilmente divertito “non ne sono certo. Ma è più divertente lasciarlo lì e sconvolgere tutti, no?” ghignò, sicuro di sé.

Chris scosse la testa e avrebbe voluto ribattere per le rime -forse con qualcosa di simile a “Sì, e mandare contemporaneamente nella confusione più totale il mondo intero sulla tua sessualità anche, vero?”-, ma alle sue spalle Lea gli fece cenno di raggiungerlo, dopo aver salutato entusiasticamente Darren.
Si scusò, sfiorandogli la spalla solo con la punta delle dita, ma quel tocco gli sembrò bruciare sotto i polpastrelli, e Chris ritrasse la mano, sorridendo un’ultima volta prima di correre sul palco accanto a Lea. Darren rimase come affascinato da quel piccolo sorriso, e seguì Chris con lo sguardo finché Brad non gli fece cenno di togliersi dall’inquadratura della telecamera; così, si piazzò in platea, distante ma non troppo, alla distanza giusta -e consentita- per poter osservare al meglio la scena.
D’improvviso le luci si abbassarono, concentrandosi solo sul palcoscenico, e Kurt e Rachel iniziarono a parlare, concitati, emozionati, e forse un po’ spaventati dall’aver appena infranto la legge, in un modo o nell’altro.
Darren si coprì la bocca per non ridere apertamente. Stava davvero tentando di analizzare le emozioni di Kurt e Rachel in quel momento? Puntò lo sguardo su Chris, che con sguardo lucido guardava Lea interpretare perfettamente la propria parte. Poi iniziò la base musical di “For Good” e Darren, sul momento, non seppe che fare.
Continuare a guardare tutto quello con gli occhi di Darren, o cambiare la visuale in Blaine, almeno per po’? Perché quelli di fronte a lui erano decisamente Kurt e Rachel, ma erano anche, e soprattutto, Chris e Lea per lui. E il resto di ogni suo più piccolo pensiero coerente si annullò, quando Chris prese a cantare, o meglio, a far finta di cantare, eppure l’espressione stregata dalla musica era lampante, bellissima.

“I've heard it said, that people come into our lives for a reason…”

Il cuore di Darren si bloccò per un solo battito nell’immaginare la voce di Chris cantare effettivamente quella strofa, che gli sembrava così significativa, come l’intera canzone, in realtà. Era quasi impossibile negare quanto, in quei mesi, si era avvicinato a Chris, e ancora di più lo era negare quanto la cosa gli fosse piaciuta, senza rimorsi di ogni sorta.
Non ci sarebbe stato alcun problema, per lui se in quel momento si fosse soffermato a guardare Lea, sarebbe stato del tutto naturale, anzi; era così bella, con quel vestito e quel sorriso. Prova con alleggerirla: Non ci sarebbe stato alcun . Eppure i suoi occhi vagavano irrimediabilmente su Chris. La scena andò avanti, si concluse e fu ripetuta più volte, fino a completa realizzazione.
Darren, invece, era ancora fermo su quell’unica riga, quell’unica frase, il cervello in subbuglio, il cuore in uno stato ancora peggiore.

“Who can say if I've been changed for the better?
But because I knew you
I have been changed for good…”

Maggio 2011, “Situazioni e rivelazioni non volute”

Darren aveva sempre abbracciato ogni nuova sfida che la vita gli proponeva con entusiasmo, spirito d’avventura e curiosità.
Ma in quel momento, seduto su uno dei divanetti del camerino dei ragazzi nel backstage della prima data del Glee Live Tour, cioè che provava era solamente paura, terrore e una persistente nausea alla bocca dello stomaco.

“Sicuro di sentirti bene?” gli chiese ad un certo punto Chris, guardandolo con un sorriso.

E Darren non seppe onestamente che rispondere. Alzò lo sguardo, prima puntato su una venatura dell’interessantissimo marmo del pavimento, per osservare Chris, in piedi di fronte a lui, le mani sui fianchi e le sopracciglia alzate con fare indagatore. Eppure aveva aspettato quel momento da quando il suo agente, mesi prima, aveva avuto la prontezza di chiamarlo immediatamente non appena ricevuta la notizia che avrebbe fatto parte del tour di concerti organizzati; una cosa del tutto nuova, non prevista, dato che all’inizio della serie il suo personaggio neanche esisteva.

“…a qualcuno di voi è capitato di svenire sul palco per la paura, l’anno scorso?” optò come risposta.
Chris rise, lasciandosi cadere sul divanetto accanto a lui “No, ma so per certo che la prima sera Cory ha avuto il mal di pancia per tutto il tempo, per l’emozione”
“Ehi!” esclamò Cory, alzando gli occhi dal cellulare “Non rivelare certe cose!” borbottò indignato
“Oh, avanti, stavo solo cercando di aiutarlo” disse Chris, scrollando le spalle “anch’io avevo paura, beh no, ero terrorizzato, la prima sera”
“Davvero?” chiese Darren, genuinamente incredulo, perché Chris sembrava sempre così sciolto e spigliato, a suo agio, in ogni situazione.
“Ovviamente, e avevo più motivi di te per esserlo” rise sommessamente, mettendogli una mano sulla spalla “più motivi di te, comunque. Te, che motivi reali per avere paura non ne hai. Non è mica il primo concerto che tieni”
“No…ma non ho mai” agitò le mani per farsi capire “davanti a così tanta gente…ho i brividi”
“E’ una buona cosa, no?” la voce di Mark si inserì improvvisamente, dall’altro divanetto della stanza, quello di fronte alla tv “Vuol dire che prendi sul serio quello che fai, che facciamo” scrollò le spalle e afferrò il joystick della console gentilmente offerta per il cast, maschile ovviamente “è decisamente una buona cosa”.

Darren sorrise, e Chris tirò un po’ indietro la mano, non appena sentì i muscoli dell’altro rilassarsi e il viso illuminarsi a poco a poco. “Andrà tutto bene” avrebbe voluto aggiungere, ma qualcosa distolse la sua attenzione; qualcosa di identificabile con i pantaloni di Mark Salling che volavano per la stanza.
Chris spalancò gli occhi e si girò appena in tempo per vedere Mark aggiustarsi i boxer, sistemarsi nella posizione più comoda possibile e premere play, iniziando così la partita di non-voleva-realmente-sapere-quale-gioco visto che includeva apparentemente zombie, sparatorie e sangue posticcio.

“Sei indecente, te ne rendi conto, vero?” sussurrò Chris, mentre Cory e Chord alle sue spalle scoppiavano in basse e assurde risatine “Un secondo prima fai un discorso maturo, degno della tua età…e il secondo dopo ti denudi? Per giocare a un videogioco poi? Parliamone Mark, sono preoccupato”
Mark sbuffò, senza staccare gli occhi dalla televisione “Avanti Colfer, non è la prima volta che lo faccio, dovresti sapere le cose che mi piacciono fare prima di uno spettacolo. E giocare alla Play in mutande è una di queste” concluse semplicemente, stringendosi nelle spalle e schiacciando più forte il bottone giusto per sparare.
“Oh no. No, no, no” esclamò Chris, alzandosi; Darren lo seguì con sguardo divertito e curioso “so come andrà a finire tutto questo, lo so”

Mark ghignò, e senza degnarlo ancora di uno sguardo mise in pausa il gioco, sfilandosi anche i calzini, lanciandoli dove capitava, e invitando gli altri ragazzi a fare come lui. Chris si portò una mano sul viso, digrignando i denti irritato, perché sapeva che Cory lo avrebbe copiato poco dopo, e Chord non ci avrebbe messo molto a imitare i loro comportamenti incivili.
Girò lo sguardo verso Darren, d’improvviso, sperando e pregando che anche lui non fosse stato contagiato da tutto quello, che almeno lui fosse sano; tirò un sospiro di sollievo non appena si accertò che era ancora seduto sul divano, forse con solo un’espressione più divertita di prima.

“Sollevato?” chiese Darren; era il suo turno di ridere.
“Un po’, ma sei libero di unirti alla pazzia se è quello che desideri” disse Chris, addolcendosi in viso “ma ti avverto, se li lasciamo a piede libero nel giro di una settimana ogni camerino in cui andremo si trasformerà in una giungla, compresa di suoni e odori tipici” storse il naso, scherzando solo parzialmente.
“Vedrò di tenerlo a mente” lo rassicurò Darren, alzandosi a propria volta.

Nessuno dei due stava badando agli strilli incoerenti degli altri ragazzi, fino a che Mark non rovinò la piacevole atmosfera con una domanda.

“Allora Darren, ancora nessun beneficio della popolarità?” scherzò.

Darren staccò a fatica lo sguardo da quello di Chris, che ancora gli sorrideva dolcemente, e si costrinse a guardare verso l’angolo tv, con espressione confusa.

“Nel senso?” ribatté.
“Ragazze, Criss, ragazze” specificò Mark, con il chiaro intento di iniziare una di quelle discussioni che Chris odiava, per ovvi motivi, anche perché molto spesso scadevano in commenti, ovviamente, scontati e volgari, che lui non si sarebbe mai sognato di fare su un ragazzo.

Darren arrossì inconsciamente, mantenendo però una buona facciata. Di tentativi di approcci da parte delle sue fan ce n’erano stati tanti, forse solo un paio degni di nota, ma nel corso dei mesi, da quando da novembre era scoppiato il fenomeno Darren Criss, non aveva provato interesse per nessuna in particolare.
Per nessuna, per l’appunto.
Lo sguardo di Chris su di lui bruciava, e non capiva bene per quale ragione lo stesse fissando così intensamente.

“No, nessuna” rispose, stringendosi nelle spalle.
“Non ci credo” intervenne Harry, fino a quel momento rimasto in disparte a sentire la musica su una poltroncina “Ashley mi fa vedere internet, sai? Lo fa vedere un po’ a tutti quando trova qualcosa di interessante, in realtà, ma il fatto è…sei l’idolo delle ragazze. Credo che siano davvero poche le donne su questo pianeta a non trovarti attraente o solo vagamente adorabile”
“E’ vero amico” concordo Mark, seguito da Cory che annuiva “ma posso capirti. I rapporti con le fan sono difficili…praticamente impossibili, no?”

Darren annuì, concordando, speranzoso che quel discorso spinoso potesse finire al più presto. Si sbagliava grandemente.

“E all’interno del cast?” lo punzecchiò Mark, con un sorriso da Stregatto.

BAM!

La situazione si era appena complicata ulteriormente.
Darren osservò Chris con la coda dell’occhio, lo vide irrigidirsi e poi girarsi, avvicinandosi alla propria sedia di fronte allo specchio.

Dopo qualche secondo di silenzio “Coraggio” incalzò Cory “tutti abbiamo avuto una cotta per una delle ragazze, prima o poi. La tua chi è? Naya? Dianna?”
“Avanti ragazzi, non posso essere l’eccezione che conferma la regola?”
“No” rispose subito Chord, ridacchiando “hanno tirato fuori con le tenaglie la mia, ora deve uscire la tua. Forse è tra uno di noi?”
“Oh!” Mark mise in pausa il gioco, sporgendosi verso Darren “E’ tra di noi, vero? Non devi preoccuparti, non è un problema. Sono io? O forse Chord? Magari Chris!” esclamò, indicandolo “Un po’ tutti siamo innamorati di Chris, qui dentro…” constatò, tenendosi il mento tra le dita.

E per quanto Chris volesse bene a quella banda di scalmanati, sentirsi dire in faccia e in modo così chiaro chi piacesse a Darren -o per chi aveva anche solo una cotta- era davvero troppo per lui. Strinse i pugni e, sorpassando Harry che era seduto accanto a lui, si diresse verso la porta, uscendo dal camerino con un flebile “Scusate”.

“Ehi Chris! Chris, scherzavamo!” lo richiamò Cory, alzandosi dal divano.

Ma lui era già uscito, le mani strette a pugno e l’impossibilità di guardarsi indietro per controllare se magari Darren lo stesse guardando - cosa che effettivamente stava facendo, per giunta con aria triste, qualcosa che Chris non poteva sapere.

Non era un segreto per se stesso, forse non era più un segreto neanche per il mondo intero, sicuramente non lo era per le ragazze, che più di una volta gli avevano rivolto parole di conforto dal nulla, capendo senza parlare o senza avere una confessione limpida da parte sua, e dalle quali era diretto in quel momento per evitare di sentirsi dire in faccia che magari era Chord la cotta di Darren - non che avesse nulla contro di lui, ma i suoi addominali parlavano al suo posto.

Chris Colfer era totalmente perso per Darren Criss, e non faceva neanche un grande sforzo per nasconderlo.

Non era stato per il bacio sul set, non per la dolcezza e l’affabilità di Darren, non per il suo aspetto fisico -anche se l’occhio voleva la sua parte-; era successo e basta. E Chris non tentava di reprimerlo o respingerlo, ma si lasciava invadere giorno dopo giorno del piacevole calore che lo invadeva ogni volta che Darren gli rivolgeva parola, gli sorrideva, lo sfiorava. Era una bella sensazione, anche se era altrettanto dolorosa.

“Kevin, hai deciso di rimanere qui per molto?”

Fu la voce di Amber ad accoglierlo quando aprì la porta del camerino delle ragazze, dopo aver bussato. Chris si stupì di trovare lì l’amico, e per un attimo dimenticò i propri pensieri.

Kevin sorrise “Finché qui profumerà di rose e di là di calzini sporchi, sì, per molto, moltissimo tempo” le canzonò, interrompendosi solo quando si accorse della figura che li osservava “Chris! Benvenuto nel regno del profumo, potremmo spostarci in pianta stabile qui, che ne dici?”

Ma Chris non rispose, perché la tristezza lo aveva assalito di nuovo, e gli occhi pieni di lacrime lo tradirono immediatamente. Ashley e Lea lo scrutarono, scambiandosi un solo sguardo prima di annuire e far alzare Kevin dalla sedia sulla quale si era appollaiato e si sarebbe incatenato molto presto.
Frettolosamente, venne cacciato dal camerino, e, al grido di “Perché lui sì e io no?!”, Chris venne fatto entrare, preso per mano da Lea che lo tirava gentilmente.

“Tesoro” disse Ashley, con quel soprannome con il quale ormai un po’ tutte le ragazze tendevano a chiamarlo nei momenti di affettuosità “è successo qualcosa?

Chris scosse velocemente la testa; in realtà non era lì per farle preoccupare, non voleva dare loro ansie esterne, quando quella era la loro prima sera del tour, e tutti era un po’ emozionati, volenti o nolenti. Si morse le labbra, senza piangere, perché piangere non avrebbe di certo cambiato la situazione.
Si accomodarono sui divanetti, e Lea gli scostò i capelli, ancora liberi prima della performance, dalla fronte.

“E’ per Darren, non è vero?” sussurrò solamente, con un piccolo sorriso triste.

Chris si agitò, serrando le labbra.
Probabilmente ora che se n’era andato via, nell’altro camerino i ragazzi si stavano dando alla pazza gioia, facendo commenti impropri e inopportuni sul genere femminile. Non c’era niente di male, erano uomini, e l’occupazione principale degli uomini è scrutare le donne e poi parlarne; peccato che Chris non rientrasse in quella categoria, si sarebbe trovato molto meglio, ne era ormai certo.

“Sai che puoi parlarcene liberamente…” lo aiutò Amber, la mano che gli accarezzava il braccio a piccoli tratti.

Infine annuì, lasciandosi abbracciare un po’ da tutte le ragazze insieme, cosa che lo fece sorridere nella tristezza; negare l’evidenza e dire bugie non era mai stato nello stile di Chris Colfer.

*

Chris non avrebbe mai pensato di festeggiare i suoi 21 anni in un pub, ok magari quello sì -visto che il suo scopo principale era quello di provare l’ebbrezza di non essere propriamente lucido-, ma non con tutto il cast di un famoso telefilm di successo, del quale faceva felicemente parte. O almeno, quando fantasticava sul compleanno che lo avrebbe portato alla maggiore età, anni addietro, quando era ancora a Clovis, non l’avrebbe mai e poi mai potuto ipotizzare.
Ora era la sua realtà quotidiana, quindi, sì, sapeva sarebbe andata in questo modo; quello di cui era del tutto ignaro, era che avrebbe passato parte della serata dei festeggiamenti dei sui 21 anni con lo stomaco stretto ed il magone, e parte chiuso nella propria camera d’hotel, a smaltire una sbornia che non voleva andarsene, per poi rimuginare con le ragazze su cose che non voleva assolutamente tirare fuori.
Tutto era cominciato con una semplice sfida: provare qualunque cosa il menù dei drink dicesse che conteneva anche la più piccola traccia di tequila.
Sì, Chris non aveva bene idea da dove gli fosse venuta questa voglia; forse era solo perché tutti magnificavano il bere come qualcosa di fantastico, e non che lui non avesse mai bevuto una birra o due, ma da quando faceva parte di Glee aveva sempre i riflettori puntati addosso e non sarebbe stato di certo opportuno farsi cogliere impreparato dai paparazzi con i postumi di una sbornia.
Quello, e anche perché la tequila era una delle bevande più forti esistenti, e Chris aveva appena scoperto quanto fosse bello lasciarsi andare tra le braccia dell’alcol, annegando i propri pensieri, affogandoli brutalmente.

“Chris, Chris!” lo chiamò Naya, ridendo; anche lei non stava scherzando in quanto a bere, ma di certo era più abituata di lui “E quindi tu saresti settimo in linea di successione? Settimo?”
Chris annuì con fare saggio e solo vagamente ubriaco, chiudendo gli occhi “Settimo. Ve lo assicuro!”
“E la Regina lo sa?” si informò Mark, sopprimendo le risate, con accanto Kevin che buttava giù un altro shot di vodka e gli batteva una mano sulla spalla.
Chris si imbronciò, mettendosi a pensare “Non credo…dite che dovrei informarla?”

L’intero cast non poté fare a meno di ridere stavolta, e Lea si slanciò in un abbraccio profondamente divertito, baciando la fronte Chris tra le lacrime.

“Forza, un altro shot, Chris, un altro shot!” lo incitò Chord, allungandogli il bicchierino colmo di tequila “Non tirarti indietro!” esclamò, vedendolo ridere e scuotere la testa un paio di volte.
“L’ultimo, l’ultimo! Lo giuro!” disse, afferrandolo.
“Non promettere cose che non puoi mantenere” disse Amber accanto a lui “e so per certo che in camera hai almeno altre tre bottiglie di non so che cosa, che hai ricevuto da vari giornalisti. Il mondo è troppo buono con te, tesoro!”

Darren sorrise, osservando gli altri ridere e incoraggiare Chris a bere ancora, senza però unirsi. Era il suo compleanno e sapeva di dover essere felice per lui, ma proprio non riusciva ad entrare nello spirito della festa.
Era passata più di una settimana da quando Chris se n’era andato a quel modo dal camerino, e subito dopo era comparso un Kevin confuso e irritato per essere appena stato sfrattato dal camerino delle ragazze.
E mentre Mark, Cory e gli altri lo accusavano di avere degli ovvi secondi fini per infilarsi lì dentro, Darren pensava e rimuginava, perché quello era l’unico posto in cui Chris sarebbe potuto andare, ed era preoccupato per il motivo.
Ancora, dopo così tanti giorni, non se lo spiegava, e davvero non riusciva a tacitare i propri dubbi dicendosi che Chris se l’era presa per essere stato tirato in ballo nella scelta della sua cotta sul set; lui era molto più intelligente di così, non poteva offendersi in quel modo.
Eppure, non erano riusciti a scambiarsi molte parole dopo quel primo giorno di tour; le prove e i concerti erano a dir poco distruttivi, e la loro scenetta come Kurt e Blaine, da una fievole e schematica base, sembrava diventare sera dopo sera sempre più elaborata.
E quindi Darren era finito lì, al tavolo, con davanti un bicchiere di birra e lo stomaco mediamente attorcigliato. Fantastico.

“Chris, tutto ok?”

La testa di Darren, come quella di qualcun altro -che non era distratto a cantare, parlare o bere ancora-, scattò immediatamente alla domanda di Lea, detta con voce preoccupata. Il viso solitamente bianco, perlaceo, di Chris, ora era rosso paonazzo; gli occhi erano lucidi, e con una mano si teneva lo stomaco.
Il festeggiato scosse la testa, sorridendo lievemente. “Non è nulla” tentò di dire, ma la voce uscì un po’ roca, strozzata. Dal colorito che aveva, constatò Darren, non doveva essere nausea -forse quella sarebbe giunta l’indomani-, ma di certo non stava bene.

“Perché non vai a riposarti in hotel?” disse Darren, e il viso di Chris si girò verso il suo “Non sforzarti, possiamo riprendere i festeggiamenti domani, se vuoi” sorrise, con la voglia incredibile di allungare la mano sul tavolo e stringere quella dell’altro, semplicemente questo.
“Darren non ha torto, ti accompagniamo noi” disse Ashley, ben determinata “vero ragazze?” chiese, in una domanda retorica, sapendo di avere il loro appoggio.

Le altre annuirono senza neanche pensarci su, e Darren seguì Chris con sguardo triste e preoccupato. Lo vide alzarsi e portarsi subito una mano alla fronte, come controllare la propria testa e i giramenti indesiderati che stava avendo.
I loro occhi si incontrarono nuovamente, e per un attimo tutto si spense, attorno a loro; Darren sentì ancora la voglia di afferrare la mano dell’altro e stringerla, stringerla forte, fino a che ogni loro più piccolo dubbio non si fosse chiarito in quel modo così fisico. Avrebbe voluto fermarlo, e abbracciarlo.
Magari fare anche altro, ma il suo cervello -il suo stupido, stupidissimo cervello- lo bloccò. In un batter d’occhi le luci e la musica erano di nuovo lì, assordanti e accecanti, e Chris se ne stava andando sotto braccio con Amber.
Un ultimo sguardo, e il cuore di Darren sprofondò nel memorizzare gli occhi di Chris di quel momento.
Così belli, così tristi, così poco suoi.

*

Durante la corsa in taxi lo stato di Chris era visibilmente peggiorato, tanto che quando ne uscirono, il suo bodyguard fu tentato di prenderlo direttamente tra le braccia, fino alla sua stanza d’albergo.
Ma il suo orgoglio era decisamente ancora intatto, e, anche se non sembrava, Chris era lucido; erano solo le sue maledette gambe a non rispondergli a dovere, dando l’impressione contraria.
Imbronciato, si infilò nell’ascensore con le ragazze. Nessun risolino fuori controllo, né pianto isterico in imminente arrivo. Chris Colfer stava decisamente prendendo in modo posato la sua prima bevuta seria da maggiorenne.
Una volta arrivati in camera, si gettò sul letto senza neanche curarsi di togliersi le scarpe, e quando Ashley si avvicinò per farlo al suo posto, lui la rimproverò duramente.

“Non farlo! O scapperanno, fuori dal mio controllo! Se le lasci lì…invece non andranno via. E quelle scarpe mi piacciono davvero tanto…mi capite, vero?” disse, implorante, mentre si girava a pancia in su.
Dianna e Lea si scambiarono un sorriso intenerito “Lo capiamo” rispose per tutte loro Lea “non preoccuparti, non penso morirai a dormire una notte sopra le coperte e con le scarpe. Anche se domani mattina te la prenderai sicuramente con te stesso” rise, accarezzandogli la fronte.
“Dove sono gli altri…?” biascicò, socchiudendo gli occhi.
Amber si sedette sul letto “Tesoro, sono ancora al pub, non ricordi?”
“Oh, certo…” mormorò, rimuginandoci un po’ su “e Darren? Anche Darren è con loro?”

Chris aspettò una qualsiasi risposta, una voce, un mugugno, ma non si levò nulla nella stanza, e quando l’aria si fece troppo imbarazzante -e a capirlo fu lui, quasi totalmente andato- realizzò ciò che aveva appena detto.
Si pentì di averlo chiesto -troppo diretto, era stato decisamente troppo diretto! E molto stupido- osservando le altre che si stavano scambiando sguardi tra il preoccupato e il triste. Certo che Darren era ancora al pub, certo.
Chris chiuse del tutto gli occhi, portandosi anche una mano sul viso.

“Sapete” iniziò, sospirando “ho appena realizzato una cosa molto importante, e credo sia la saggezza che arriva con i 21 anni ad avermela suggerita”

Lea gli accarezzò i capelli, scostandogli le dita dagli occhi per poterlo guardare con espressione confusa.

“Morirò solo e triste…” borbottò, ricambiando i loro sguardi con tristezza “e vergine!” ci tenne a precisare.
Naya roteò gli occhi, incrociando le braccia “Certe volte vorrei essere un po’ più stronza come Santana, perché davvero in questo momento vorrei dirtene quattro Chris, e non sarebbero certo quattro parole d’affetto” lo rimproverò, sedendosi poi accanto ad Amber “tu sei un bellissimo ragazzo, ed è inutile che mi dici che in questi ultimi tempi non hai avuto proposte da nessuno perché non ci credo! Sei tu che hai deciso di chiuderti alla cosa”

Chris emise un mugugno indistinto, tirandosi a sedere solo per poter fare veder meglio la sua perfetta espressione risentita, tanto carina quanto temibile.

“Naya non ha del tutto torto…” la appoggiò timidamente Jenna, agitando una mano a mezz’aria “c’era il fan dell’altro giorno…quel Julio!” sussurrò, cercando di ricordare almeno vagamente se avesse fatto l’esempio giusto oppure no.
“E’ vero!” esclamò Ashley, battendo le mani contro le gambe “Quello con quei riccioli divini…e la pelle un po’ scura. E dal nome doveva essere anche spagnoleggiante…” sussurrò, tra sé e sé.
“Julio?” chiese Chris, visto il nome non faceva scattare nessun campanello nella sua mente e l’unica persona che corrispondeva a quella descrizione, per lui, era Darren “Julio…” provò ancora, finché non si ricordò che aveva gli occhi verdi, e non color miele come quelli di Darren “Julio! Ma certo, Julio!” allargò le braccia, per poi smorzare immediatamente i loro sorrisi con un “Sicuro, buttiamoci tra le braccia di Julio!”
Naya sbuffò, lievemente irritata “Non era male, dalla foto sul suo profilo Facebook sembrava carino” disse.
“Sì, sembrava carino, è vero…e somigliava anche a Darren”
“Chris…” sussurrò Lea, scoraggiata, accarezzandogli il viso.
“Lo ammetto, lo ammetto era carino. Ma non era Darren!” disse con fermezza, tornando giù, la testa ben piantata nel cuscino.
“Chris” ripeté Lea, stringendogli una mano per catturare la sua attenzione “non puoi continuare ad avere come modello mentale Darren, questo lo sai vero?”

Le parole penetrarono dolosamente nel cervello malridotto e dolorante di Chris, che si portò ancora una volta ma mano contro la fronte, combattendo con scarsi risultati il giramento di testa e la nausea incipiente. Si tirò nuovamente a sedere, con la speranza di sentirsi un po’ meglio, ma tutti gli sguardi erano puntati su di lui, quegli occhi preoccupati e triste erano solo per lui, e Chris non poté fare a meno di nascondere il viso contro le ginocchia, strizzando le palpebre.
Se si nascondeva tutto sarebbe andato bene, bastava solo nascondersi, a volte era quella l’unica soluzione.

“Avanti tesoro, non pensare più a Darren, riposa un po’, ne hai bisogno” sussurrò Amber, sfiorandogli appena la schiena; notò che stava tremando “anzi, ignora quello che ho appena detto” rettificò, e le ragazze le scoccarono un’occhiata preoccupata “sfogati. Piangi e urla, ma promettici che da domani inizierai a non pensarci più, anche se ti fa star bene pensare a lui”

Chris rialzò la testa, scrutandola con occhi pieni di lacrime. Si morse le labbra, e lasciò andare la testa contro la spalla dell’amica, mentre le altre si faceva più vicine.

“Che ci posso fare se mi piace? Eh? Mi piace così tanto…” confessò, forse per la prima volta ad alta voce, tra le lacrime.

Ed era vero, non poteva farci davvero nulla.
Non c’era niente da fare dal momento che il suo cuore era sotto attacco di qualcosa di più forte. Molto più forte.

Part I
Part II
Part III

fandom: glee rps, what: bigbangitalia, pairing: criss/colfer

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