Titolo: Courage
Fandom: Glee
Pair//Chara: Kurt Hummel, Dave Karofsky, Kurt Hummel/Dave Karofsky, Darren Anderson (OC)
Genere: Angst, Introspettivo
Rating: Verde/PG
Avvertimenti: (pre)Death!fic, so much angst that it hurts
Conteggio Parole: 1612
Note: Allora, per questa fic devono essere fatte un paio di premesse quindi cominciamo :3
1) Scritta per
queenseptienna, che è stata delusa da-noi-sappiamo-chi-noi-sappiamo-cosa e che siccome è una bellissima puccina allora si merita una fic come voleva <3 spero ti piaccia tesoro! E' angst, lo so, magari farò un seguitino più fluff <3
2) Importante! La trama non è interamente mia, infatti è basata sul fumetto di ssimilee, una bravissima artista su tumblr :3 vi consiglio di vederla! Per chi non avesse letto il suo fumetto, le cose da sapere sono: quando stavano insieme Kurt e Blaine hanno avuto un figlio Darren (si suppone con i geni di Blaine, essendo identico a lui nei disegni), Blaine è morto 6 anni prima di quando è stata ambientata la fic, Kurt ha un bar nel quale a volte canta e suona il piano, Darren ha circa 6 anni e in un parco dove gioca spesso ha incontrato Dave per la prima volta. Nella stessa occasione si sono ri-incontrati Dave e Kurt :)
3) Il Kurtofsky, si sa, non è il mio pair preferito/principale XD mi scuso anticipatamente se i pg risulteranno OOC insieme ;_;
Erano appena le sei e mezza ma Kurt era perfettamente sveglio.
Nella casa c’era silenzio, Darren dormiva pacificamente nella stanza accanto e il suo letto, quella mattina, sembrava incredibilmente vuoto. Kurt decise di scivolare via da sotto le coperte con lentezza, leggera grazia. Un sorriso velato spuntò sulle sue labbra nel vedere la foto sul comodino e il pensiero della giornata che lo aspettava lo smosse ad infilarsi qualcosa sopra il pigiama per il freddo e ad andare in cucina.
“Sei anni” pensò e il suo cuore si strinse appena un po’, dolorosamente.
Sentì il cellulare vibrare nella tasca della vestaglia e si distrasse momentaneamente dalla colazione che stava preparando. Un nuovo messaggio ricevuto sul display, era di David.
“Posso passare tra una ventina di minuti se vuoi -D”
Kurt sorrise un po’ di più, lasciando il cellulare sul bancone per spegnere il fuoco; il caffè -nella caffettiera italiana che Kurt tanto amava- ribolliva allegramente, fuori luogo in una giornata come quella. Il tempo di girarsi per mescolare il caffè con il latte freddo che il telefono vibrò nuovamente.
“In realtà sono già sotto casa tua. Se vuoi posso salire un attimo. -D”
Kurt aggrottò la fronte; Dave non sarebbe mai cambiato. Era gennaio, fuori l’aria doveva essere certamente gelida. Abbandonò il cellulare senza rispondere al messaggio e si avvicinò al citofono, premendo il pulsante per aprire il portone d’ingresso. Poco dopo, un Dave con il viso rosso per il freddo si presentò alla sua porta; un piccolo sorriso sulle labbra.
-Buongiorno- disse, con il fiato corto; doveva aver corso.
-Entra stupido- rispose bonariamente Kurt, facendogli spazio.
-Ahi, fa male- disse, come se le parole dell’altro l’avessero colpito fisicamente.
Kurt si concesse di tirar su l’angolo destro delle labbra per qualche secondo, per poi ritornare al suo finto cipiglio severo mentre rientrava in cucinare.
-Come stai?- mormorò quindi Dave, seguendolo prontamente; era un po’ incerto della domanda, il tatto non era mai stato il suo forte, ma era sicuro di voler sapere la risposta.
Kurt si strinse lievemente nelle spalle, versando il reso del caffè in un altro bicchiere, senza aggiungere zucchero, proprio come lo prendeva Dave.
-Ogni anno sembra più difficile, peggiora invece di migliorare- disse solamente, stirando le labbra amaramente.
-E Darren?- chiese ancora, avvicinandosi un po’ al corpo di Kurt, così piccolo al suo confronto.
-Sta bene, sta bene. E’ preoccupato per me- rise piano, girandosi nel porgergli la tazza.
-Chi non lo è?- replicò Dave, afferrandola con un ‘grazie’ soffiato.
Kurt aggrottò le sopracciglia, portando la propria tazza alle labbra ma bloccandosi subito dal bere. Accarezzò il bordo di porcellana per qualche secondo con la lingua, pensiero, per poi alzare le sopracciglia di scatto, in preda ad una illuminazione.
-Non dirmi che hai chiamato di nuovo Santana? Non dirmelo ti prego,- il silenzio di Dave fu più che sincero -l’hai fatto!-
Kurt sospirò, facendo finalmente un piccolo sorso prima di avvicinarsi all’altro.
“Reggi la tazza” gli sussurrò prima di sporgersi per baciarlo sulle labbra, e l’avvertimento era del tutto legittimo visto che i suoi baci che volevano essere solo dolci e spontanei, negli ultimi mesi, avevano causato la rottura di due delle sue tazze preferite. Ma quella volta Dave fu previdente, e posò entrambe le loro tazze per poter allungare le braccia e stringerlo intorno alla vita per bene; entrambi si ricordavano ancora i primi momenti insieme, quando Dave, goffamente, cercava di sfiorarlo il meno possibile, avendo paura anche con un solo tocco di spaventarlo e farlo scappare via, come ai tempi delle superiori.
Kurt si rilassò poco dopo, contro il suo petto, abbandonandosi ad un bacio più dolce del previsto. Dave era davvero cambiato durante tutti quegli anni, questo era vero, ma Kurt sapeva che c'era qualcosa che non andava.
Ormai si erano baciati abbastanza, nel corso dell'ultimo anno, per capire quando c'era qualcosa di sbagliato nel momento in cui le loro labbra si sfioravano; e il problema dell'essere consensuale l'avevano superato da tempo. Si staccarono con un rumore lieve, basso, e Kurt fece un piccolo sorriso nel vedere il viso di Dave corrucciato in una sfumatura preoccupata, gli occhi scuri e le labbra ancora più tirate e sottili del solito.
-Avanti- disse quindi, battendogli una mano sul petto -ti ascolto-
Dave inizialmente cambiò espressione, aggrottando le sopracciglia in modo confuso -Mi ascolti?- chiese, allentando un po’ la forza con la quale lo stava stringendo.
-Ti ascolto- ripeté, annuendo con convinzione -sono certo che tu voglia chiedermi qualcosa, non è così?- era così facile leggere il viso di Dave, Kurt quasi si divertiva a farlo; provava un'infinita dolcezza nel vederlo cercare di rimediare giorno per giorno a tutto quello che di sbagliato aveva fatto in passato.
Dave abbassò il viso, gettato nel panico più totale -Ecco io- come aveva fatto a capirlo così, senza neanche dargli il tempo di dire una parola di più? -io in realtà volevo chiederti il permesso di venire con te e Darren al cimitero, oggi- mormorò, non avendo il coraggio di alzare gli occhi da terra, e il sentire Kurt tremare tra le sue braccia di certo non lo aiutò nell'impresa.
-Tu vuoi...cosa?- sussurrò Kurt, arrossendo sulle gote, non sapendo bene se essere sconvolto o semplicemente contento, lusingato -Perché?- chiese poi, sapendo di avergli rivolto la domanda più difficile in assoluto.
-Perché voglio rendere omaggio alla sua memoria?- provò Dave, risultando assolutamente poco credibile; infatti Kurt alzò un sopracciglio e lo guardò scettico -Perché, perché...- riprovò, ma fallendo.
-Avanti Dave, per me è importante…- disse Kurt, sentendo il proprio cuore battere più veloce.
-Proprio perché è importante voglio venire!- sbottò Dave, sciogliendo del tutto l’abbraccio per agitarsi liberamente, andando su e giù per la cucina.
Fu il turno di Kurt di aggrottare le sopracciglia -Dave, tu odiavi Blaine…- sussurrò, esalando un piccolo respiro tremolante nel pronunciare ad alta voce il suo nome.
-Ma tu lo amavi! E questo mi basta- disse, stupendo persino se stesso.
Kurt si bloccò dal dire qualsiasi altri cosa, portandosi le mani al petto e appoggiandosi contro il bancone, come se avesse bisogno di un supporto per non svenire. Per non cedere, o crollare.
Quando aveva rivisto Dave per la prima volta, mesi prima, nel parchetto dove Darren era solito giocare, Kurt aveva provato sentimenti contrastanti.
Da un lato aveva provato un'improvvisa rabbia -ben mascherata- perché Dave era lì, su quella panchina, accanto a suo figlio, e Blaine era qualche isolato più giù, sotto terra.
Dall'altro aveva provato una strana gioia -ben espressa nel cordiale sorriso che gli aveva rivolto- perché Dave era lì, su quella panchina, accanto a suo figlio, ed era parte integrante del suo passato, un passato nel quale c'era anche Blaine, un passato che, vedendo Dave, Kurt poteva tenere stretto al petto, per poi non lasciarlo più andare via.
Col tempo, i sentimenti di Kurt erano cambiati, la rabbia era lentamente sparita e ad essa si era sostituita un lento calore, che si espandeva dal cuore e gli riscaldava il petto; cosa fossero di preciso, quelle emozioni, neanche lui lo sapeva con precisione, eppure lo facevano stare bene, quindi aveva deciso semplicemente di assecondarle, lasciandole passare, dando loro libero spazio.
Kurt interruppe il filo dei pensieri che gli attraversava la mente per alzare lo sguardo su Dave, che era ancora lì, accanto a lui, aspettando una sua qualche reazione.
-Perché non rimani mai, Dave?- disse d'improvviso Kurt, sorprendendolo -Mi vieni a trovare spesso al bar, giochi con Darren al parco, eppure…non sei mai rimasto troppo tempo qui, a casa mia. Perché?-
Dave girò il viso di lato, aspettandosi di tutto -anche un sonoro schiaffone per la richiesta irrispettosa- fuorché quel tipo di risposta; si lasciò qualche secondo in più per pensare, mentre l’ansia iniziava lentamente ad assalirlo.
-Perché…- iniziò, con voce tremante -non sai quanto vorrei ma non è il caso- disse velocemente, senza ricercare lucidamente le parole nella mente, ma lasciandole andare al flusso delle proprie idee -Vorrei ma non sei ancora pronto, lo so e inoltre non voglio essere una presenza invadente per Darren più di quanto non lo sia già. Anche se gli somiglia terribilmente, quel ragazzino mi sta simpatico- disse, ma Kurt sapeva che voleva intendere molto di più -e poi non sono pronto neanche io, sai? Questa casa è così…vostra. Non me la sento- trattenne il respiro, tornando ad osservare con finto interesse il pavimento -In realtà sono solo un codardo- sibilò, provando rabbia verso se stesso.
Kurt sorrise, provando la familiare sensazione di dolcezza che aveva ogni volta che vedeva Dave in difficoltà -Il coraggio è una cosa molto relativa, Dave- sussurrò, accarezzandogli a piccoli tocchi una mano -è importante ma è anche molto soggettivo. Secondo me tu ne hai tanto di coraggio. Ne hai avuto per amarmi in tutti questi anni- rise sommessamente, per spezzare la tensione -sono certo che ne troverai anche per superare questo nuovo ostacolo-
In realtà Kurt avrebbe voluto dirgli altro, parole rassicuranti, dolci, ma il richiamo di Darren appena sveglio -un tenero e assonnato ‘Papààà’- e gli occhi velati di lacrime lo spinsero ad abbandonare Dave in cucinare, con un ultimo bacio sulla guancia e un “Puoi venire al cimitero con noi, comunque” sussurrato a fior di labbra.
Dave lo vide allontanarsi e lo sentì parlare con Darren, che aveva cominciato a fargli una domanda dopo l’altra -“Chi c’è di là? Con chi parlavi? Oggi andiamo a trovare papà?”- improvvisamente sveglio come un normale bambino della sua età, e gli venne quasi da sorridere, fino a che non giunse alle sue orecchie l’ultima cosa che avrebbe voluto sentire.
-Oh…no papà non piangere, ti prego- disse la vocina preoccupata di Darren.
Il cuore di Dave sprofondò, il respiro si fece corto e pesante, la mente si bloccò dal formulare qualsiasi pensiero coerente.
In fondo, bastava solo un po’ di coraggio per superare tutto, no?
E poi ci furono solo i singhiozzi silenziosi di Kurt a riempire la casa.