Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: Castiel/Dean, Gabriel/Sam.
Rating: NC17/NSFW.
Beta:
Koorime_yu.
Chapters: 8/8.
Genere: Angst (?), Erotico, Introspettivo, Romantico.
Warning: Sesso descrittivo, Slash, Spin off, Spoiler (7x12 - Time after time), What if.
Words: 1602/38218 (fiumidiparole).
Summary: L’Apocalisse è finita, Sam è salvo, Gabriel ha di nuovo tutte le sue ali e Castiel è vivo. Ma umano. E Dean - be’, Dean è quello che deve occuparsene, no?
Note: equel di
A Look from You and I would Fall from Grace. Il titolo della storia è preso in prestito all’
omonima canzone di Elisa e Giuliano Sangiorgi, anche se la storia non ha nulla a che fare con essa; ho sempre trovato che fosse un titolo meraviglioso, tutto qui :P
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Masterpost DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
Ti Vorrei Sollevare
Capitolo 8
La camera era buia, rischiarata a malapena da un abat-jour, e odorava di sudore, seme e vaniglia. Sam si rigirò sul letto, i muscoli che tiravano dolorosamente in zone che non sapeva nemmeno di avere, e si sfilò una piuma rimasta impigliata nei capelli, rigirandosela tra le dita. Gabriel era incazzato, e quando era incazzato il sesso era… be’, tanto per citarlo, wow.
Ora l’arcangelo era steso al suo fianco, il corpo che ancora vibrava d’elettricità, ma finalmente rilassato. «Forse dovrei andare a dare un’occhiata» considerò, quasi tra sé.
Sam si accigliò e gli scoccò uno sguardo carico di rimprovero.
«Solo un attimo, per accertarmi che sia tutto okay e stiano, sai, parlando. Non mi vedranno nemmeno» promise.
Il cacciatore fece per dire qualcosa, ma in quel momento si senti un tonfo a malapena attutito provenire dall’altro lato della stanza, quello che confinava con la camera di Dean e Cas, seguito da un ritmico cigolio di molle e… altri tonfi. Sembrava quasi… sembrava una testiera del letto che sbatteva contro la parete.
Sam sentì un intenso calore salirgli al viso e Gabriel sbatté le ciglia, prima di piegare la bocca in un ghigno.
«Sai cosa? Non credo che serva la tua supervisione» riuscì a mettere insieme il ragazzo, cercando di non pensare a cosa stesse succedendo a una parete di distanza. Almeno finché un gemito alto e riconoscibilissimo oltrepassò quella specie di cartongesso che tentava di spacciarsi per un muro. Sam guaì e affondò il viso tra le mani.
«Uhm» fece Gabe, in apprezzamento. «Che dici, Sammy-Pooh, vogliamo vedere quale Winchester è più rumoroso?» inarcò suggestivamente le sopracciglia e l’amante gli scoccò un’occhiataccia.
«Mi prendi per il culo?»
«L’idea è quella, sì» sorrise l’arcangelo, poggiando una bacio sulla sua spalla, e Sam tentò di dire qualcosa, ma lui lo voltò a pancia in giù e strisciò su, lungo la sua schiena, premendo l’uccello di nuovo duro contro il solco delle sue natiche.
«Cazzo» sbottò il cacciatore, senza fiato.
«Oh, yeah».
*°*°*°*°*
Dita gentili tracciavano linee sulle sue spalle, dietro le scapole, giù per tutta la curva della schiena, fino alle fossette sulle reni. Dean nascose un sorriso, affondando il volto nel cuscino.
«Sai, prima o poi dovremo deciderci ad alzarci e uscire. Non possiamo continuare a ordinare cibo al telefono per tutta la settimana» disse. Diamine, erano chiusi lì da quanto, ventiquattro ore?
Castiel arricciò un angolo della bocca e gli scoccò un’occhiata, ma non rispose. Si chinò su di lui e gli soffiò un bacio dietro l’orecchio, su quel punto tenero del collo che gli strappava sempre un brivido.
«Ho appena realizzato una cosa» sussurrò, poggiando la fronte contro la sua tempia.
«Cosa?»
Cas sospirò, tirandosi un po’ su e accarezzandogli i capelli, dando al cacciatore lo spazio per puntellarsi su un gomito e incontrare il suo sguardo. Dean gli circondò la vita con un braccio e attese.
L’angelo si prese il suo tempo. «Per tutto questo tempo… ho pensato che questa fosse una punizione» ammise, infine. «Dio ha restituito a Gabriel la Grazia, quindi mi sono chiesto: perché non ha fatto lo stesso con me? Perché mi ha riportato indietro così, umano?»
«Tu- tu pensavi di aver fatto qualcosa di sbagliato?» chiese il ragazzo, incredulo.
Castiel pressò le labbra in una pallida linea bianca, poi annuì. «Ma adesso… credo di aver capito» mormorò. «Mio Padre mi ha dato la cosa che desideravo di più» asserì, incontrando lo sguardo perplesso dell’amante. «Te» chiarì.
Dean corrugò la fronte, poi boccheggiò. «Me?»
L’angelo annuì. «La possibilità di invecchiare con te. E Sam. Una vita intera con voi, al vostro fianco, come vostro pari. Una vera famiglia. Io…» si interruppe, all’apparente ricerca delle parole adatte, «non avevo mai realizzato quanto desiderassi tutto questo. Prendere le mie scelte, vivere la vita giorno per giorno senza sapere cosa mi aspetterà domani, o fra un’ora, o fra un minuto. Avere con qualcuno il rapporto che tu hai con Sam, imparare le cose - mangiare, guidare una macchina, usare un fucile - con te», risucchiò l’aria tra le labbra in un respiro tremante. «Avevo paura di aver deluso mio Padre, ma forse- forse- Lui mi ha dato la sua benedizione?»
Dean lo osservò a lungo, cogliendo la supplica nei suoi occhi, il bisogno di sentirsi dire che era così, che poteva essere vero, che dopotutto suo Padre lo amava e non era in collera con lui. «Yeah, penso di sì, Baby» disse dopo un tempo lunghissimo, perché quello era Cas e lo meritava, meritava un qualche tipo di consolazione, anche se non avrebbero mai avuto conferma che fosse vera o no.
*°*°*°*°*
La tavola calda era rumorosa e allegra. Alla TV passava un qualche idiota programma giapponese e Dean distolse lo sguardo quando Sam si schiarì la voce, attirando la sua attenzione.
«Quindi… tu e Cas» cominciò il minore.
«Me e Cas» ripeté l’altro, senza nessuna particolare intonazione, inarcando un sopraciglio in segno di confusione.
Sam accennò un sorriso e Dean all’improvviso ebbe una sensazione orribile. No. Non poteva averli sentiti, giusto? Non…
Il sorriso del fratello si allargò e lui percepì tutto il sangue risalirgli al volto.
«Figlio di puttana» grugnì.
Sam sogghignò soddisfatto, raccogliendo la sua tazza di caffè. «Quindi state… sai, insieme insieme ora?» C’era un finalmente nascosto da qualche parte nel suo tono, ma Dean non sembrò recepirlo.
Ci mancò poco che si strozzasse con la sua stessa saliva. «Cos- io non- non lo so, amico» esclamò.
«Dean» calcò Sam, testa leggermente inclinata, sopracciglia unite al centro della fronte e svolazzo dei suoi stupidissimi capelli. «Senti, non hai bisogno di fingere, okay? Le mie orecchie ci sentono bene e le pareti dei motel non sono così spesse» chiarì, un vago rossore che risaliva alle orecchie, perché okay metterlo in imbarazzo era divertente, ma non voleva davvero discutere della vita sessuale di suo fratello. Specialmente una vita sessuale che coinvolgeva il loro angelo-custode-caduto, nonché fratello-minore-acquisito o qualcosa-del-genere.
Dean si portò le mani al viso, sfregandolo su e giù. «Senti, Sammy, non essere ingenuo, okay?» si risolse a dire, dopo quasi un minuto, in tono sorprendentemente serio. «Una notte di sesso non fa una relazione» chiarì. «Cas e io siamo amici, e… davvero non so cosa questo voglia dire o cosa ne verrà fuori, o - diamine! - cosa lui voglia». Rabbrividì, chiedendosi dove diavolo fossero finiti Castiel e Gabriel.
L’arcangelo aveva ben pensato di sequestrare il moccioso per sperimentare un po’ le distanze, spiegando che “alla luce dei nuovi eventi” non avrebbero più dovuto essere un grosso problema, e per la prima mezz’ora era andato tutto bene, ma ora Dean cominciava a sentire un disagio sempre maggiore e più opprimente.
Sam aggrottò lo fronte. «Che vuoi dire? Mi sembra piuttosto chiaro cosa voglia Cas».
Il maggiore distolse lo sguardo. «È innamorato di qualcuno, okay?» sbottò. «Non so chi sia, forse qualcuno che ha conosciuto in passato, quindi… non preparare le partecipazioni e gli anelli, Samantha». Si chiuse meglio la giacca addosso con un gesto stizzito, alla ricerca di un po’ di calore.
Sammy strinse gli occhi. «Te l’ha detto lui?» domandò, e quando Dean annuì, chiese: «Cosa ti ha detto esattamente?»
Lui scrollò le spalle, distogliendo di nuovo lo sguardo con apparente indifferenza. «Che si tratta di un uomo».
Il fratello sorrise e scosse il capo, divertito. «Credo che dovresti chiedere a Cas il suo nome» suggerì.
Dean fece per replicare qualcosa, ma di colpo gli si spezzo il fiato. Cercò di risucchiare ossigeno dalla bocca spalancata, ma i polmoni non si dilatarono. Tutto era diventato troppo freddo, la gola si chiuse in una morsa di gelo e, Cristo, non riusciva a respirare. Si alzò dal tavolo, inciampando sui suoi stessi piedi, le gambe tremanti, le ginocchia molli. I presenti assistettero allarmati mentre si precipitava verso la porta, in cerca d’aria. Sentì vagamente suo fratello chiamarlo e seguirlo, ma non riusciva a curarsene, non riusciva a pensare.
Trasse un respiro strozzato e boccheggiò. «Gabriel» tossì, cadendo quasi in ginocchio fuori dalla porta. «Gabe, figlio di puttana,» ansimò, piegato in due, «restituiscimi Cas. Gabriel!»
Ci fu un forte battito d’ali e Dean sollevò lo sguardo appena in tempo per vedere Castiel lì davanti a lui. L’angelo gli fu addosso in un attimo, quasi placcandolo e buttandolo a terra, nel tentativo di gettarsi tra le sue braccia, e la sua sola presenza fu come un’improvvisa doccia calda. Lui lo strinse a sé, respirando contro il suo collo, mentre Cas affondava le dita tra i suoi capelli, gli accarezzava la nuca, cercando più pelle nuda da toccare, più contatto.
«Dove diavolo eri finito?» ansimò Dean, le mani che si infilavano sotto il trench, stringevano i fianchi, scavavano sotto la camicia per cercare altro calore.
«In Australia. Ci sono questi deliziosi pinguini blu-» cominciò Gabriel.
«L’hai portato dall’altra parte del mondo?» ruggì il maggiore dei Winchester, sollevando il viso per gettargli un’occhiataccia, ma non c’era tempo, perché Cas gli aveva già sbottonato la giacca e ora stava facendo a pezzi la camicia con le proprie mani, le labbra che strusciavano contro la sua mascella, l’orecchio, il collo. «Cristo».
Sam emise una specie di squittio costernato e Gabriel sbatté le ciglia, allibito.
«Okay, Sammy-Pooh fa ciao-ciao ai ragazzi, prima che vengano arrestati per atti osceni in luogo pubblico» disse e Dean avrebbe voluto replicare qualcosa, davvero, ma l’arcangelo schioccò le dita e un attimo dopo Castiel lo stava spingendo contro un letto.
Caddero l’uno addosso all’altro in un cigolio di molle, le lingue intrecciate, le dita che tiravano e strappavano la stoffa, i fianchi che sfregavano in cerca di un ritmo e il gelo che colava via lasciando solo calore, ansiti e parole smozzicate.
«Dean- Dean mi- mi sei mancato» soffiò Cas sotto di lui e il cacciatore annuì, frenetico, rubandogli un altro bacio, e un altro ancora.
«La prossima volta che vedrò tuo fratello-» gemette, mentre l’angelo affondava i denti nel suo collo, «lo prenderò a pugni in faccia».
«Ti darò una mano» promise Castiel.
Dean sogghignò, schiacciandolo un po’ di più sotto di sé. «Questo è il mio ragazzo» disse soddisfatto.
FINE.
Spazio Autore: Ebbene sì, questa è la fine. Vi ho fatto penare a lungo per pochissime righe, lo so, ma la sfiga è rimbalzata su Dean e ha colpito me, a questo giro. Ho passato due mesi senza internet a casa, a causa delle dannatissime compagnie telefoniche, mentre il PC di lavoro sfarfallava, quindi non potevo lavorare decentemente nemmeno da lì. Due settimane chiusa in casa con la febbre. Poi, cinque minuti dopo - CINQUE! - che mi hanno riattaccato internet, il mio computer mi ha piantato in asso e ho dovuto portarlo a formattare. Poi la mia pendrive ha beccato un virus, e ancora non è possibile aprirla, dovrò portarla di nuovo dal tecnico.
Nel frattempo è uscito
Ichnôussa, il mio nuovo libro, e mi stavo occupando di pubblicizzarlo. Stavo scrivendo un nuovo romanzo steampunk, in prossima uscita, e Daniela Barisone (
queenseptienna) io e un’altra manciata di persone abbiamo aperto - e stiamo curando -
Deadly Apple, una nuova collana per
La Mela Avvelenata. Quindi sì, sono stata anche parecchio impegnata.
Al momento sto per partire a Londra, fare una dozzina di giorni lì da un’amica per vedere a teatro Coriolanus (sì, quello con Tom Hiddleston), Mojo (sì, quello con Colin Morgan, Rupert Grint ect ect) e partecipare alla convention di Sherlock (sì, quella dove ci sarà Benedict Cumberbatch) quindi sparirò per un po’, ma se volete tenere d’occhio cosa sto combinando potete seguirmi sul mio Tumblr:
Umanità 2.0. ;)
Per il momento è tutto. Non ho nessuna nuova fic in progetto, almeno per ora; l’ispirazione non è stata dalla mia parte, su quel fronte, perciò temo non tornerò qui a breve.
Grazie a tutti voi che avete letto e amato questa storia, a chi ha recensito o l’ha anche solo messa nelle seguite. Grazie a tutti quelli che sono venuti a bussare alla mia porta in cerca di notizie, ma soprattutto a chi ha avuto la pazienza di aspettare in silenzio, fiducioso. Grazie per l’affetto. Grazie anche per le minacce XD Non sono particolarmente soddisfatta di questa fic, mi ha causato tanta frustrazione - fottutissimo Dean - che ho cominciato un po’ a detestarla, ma la vostra opinione mi ha aiutato a rivalutarla. Quindi grazie ancora. Vi voglio bene, sappiatelo ♥
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