Ti Vorrei Sollevare - Capitolo 3

Aug 05, 2013 16:26

Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: Castiel/Dean, Gabriel/Sam.
Rating: NC17/NSFW.
Beta: Koorime_yu.
Chapters: 3/8.
Genere: Angst (?), Erotico, Introspettivo, Romantico.
Warning: Sesso descrittivo, Slash, Spin off, Spoiler (7x12 - Time after time), What if.
Words: 4973/38218 (fiumidiparole).
Summary: L’Apocalisse è finita, Sam è salvo, Gabriel ha di nuovo tutte le sue ali e Castiel è vivo. Ma umano. E Dean - be’, Dean è quello che deve occuparsene, no?
Note: Sequel di A Look from You and I would Fall from Grace. Il titolo della storia è preso in prestito all’omonima canzone di Elisa e Giuliano Sangiorgi, anche se la storia non ha nulla a che fare con essa; ho sempre trovato che fosse un titolo meraviglioso, tutto qui :P

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DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù

Ti Vorrei Sollevare
Capitolo 3

Ogni tanto si prendevano del tempo libero, perché era necessario e soprattutto perché dopo l’Apocalisse tutti loro avevano bisogno di ricordare cosa significasse vivere. E Gabriel era un esperto nel godersi la vita.
Per Sam era ancora strano, a volte. Erano anni che non aveva un appuntamento e vedersi portare via all’improvviso per ritrovarsi in qualche ristorante elegante, vestiti di tutto punto, non era qualcosa a cui era abituato affatto, ma l’arcangelo sapeva rendere divertente anche la più bizzarra delle situazioni.
«Uhm… niente male» convenne Gabriel, notando lo sguardo di Sam perdersi un attimo alla vista di una bella biondina.
Lui arrossì imbarazzato, insomma non era carino farsi beccare a guardare un’altra mentre uscivi con il tuo ragazzo, ma Gabe rise e gli diede una pacca sulla coscia.
«Ti mancano le donne?» gli domandò, malizioso.
«No. Non davvero» rispose Sam, dopo un momento di riflessione. Certo, non era cieco, ma era del tutto soddisfatto della sua vita sessuale, in quel momento.
«Sai, potremmo arrangiare qualcosa, se tu volessi» buttò lì l’arcangelo. «Potrei alzarmi e invitare quella gentile signorina al nostro tavolo. Sembrava apprezzare parecchio la nostra attenzione».
Il cacciatore boccheggiò, intuendo dove il discorso stesse andando a parare, ma Gabriel non gli diede il tempo di dire nulla.
«Oppure… oppure potrei, sai-» schioccò le dita, in un gesto molto esplicativo, «e prendere quella forma. Potrebbe essere divertente».
Sam sbuffò, arricciando il naso. «No, amico. Sul serio, no. Mi piacciono le cose così come stanno».
«Oh, avanti, Sammy. So che sotto sotto sei più pervertito di quanto vuoi dare a vedere» lo provocò, ammiccante. «Sai, non abbiamo nemmeno bisogno di invitarla. Potrei semplicemente materializzare la sua copia nuda e coperta di panna sul nostro letto».
Il cacciatore si leccò le labbra e rimase in silenzio per un lungo momento, contemplativo. «Potresti materializzare anche una tua copia?»
Gabe sbatté le ciglia, preso in contropiede, poi ghignò e si chinò sul suo orecchio quasi con un ringhio. «Oh, tu, piccola puttanella perversa. So benissimo cosa vuoi».
Oh sì, Sam era perfettamente soddisfatto della sua vita sessuale. Nessun rimpianto.
I momenti che preferiva, comunque, era quando uscivano tutti assieme. Dean aveva fatto della propria missione personale insegnare a Castiel un po’ di cultura popolare, quindi almeno ogni due settimane tutti loro si ritrovavano sui sedili bui di una sala del cinema o in qualche drive-in per una maratona di vecchi film.
«Non capisco» tentò Cas, chinandosi verso il maggiore dei Winchester per porre chissà quale strana domanda.
«Shhh. Prima guarda, poi chiedi. Non si parla durante i film, moccioso» gli spiegò il cacciatore, per quella che doveva essere la millesima volta.
«Ma-»
«Shhh» lì rimproverò qualcuno dalla fila dietro a loro, e Sam sorrise al buio, passando a Cas la sua ciotola di popcorn.

*°*°*°*°*

Si trovavano in North Dakota, quando successe, e Dean avrebbe dovuto essere più preparato, davvero. Insomma, non era un pivellino, avrebbe dovuto arrivarci prima, Cristo.
Era un cazzo di mutaforma e aveva preso l’aspetto di Castiel, e lui aveva esitato un attimo, solo un attimo, ma era stato sufficiente a trovarsi il bastardo addosso, le sue mani chiuse sulla gola, la pistola volata a due metri di distanza, la schiena che grattava contro l’asfalto umido di pioggia.
Cercò di allentare la presa, ma quelle dita sembravano d’acciaio. Merda, come cazzo ci ha trovato?, pensò, sferrandogli una ginocchiata sui fianchi; quello parve non accorgersene nemmeno. Il cameriere alla tavola calda, doveva essere lui. Probabilmente li aveva sentiti parlare del caso e poi li aveva seguiti al motel.
Pensò a Cas, il suo Cas, quello vero, uscito per andare a cercare qualcosa da mangiare, imbronciato e deciso - «Posso fare da solo, Dean» - e a Sam, che era ancora all’obitorio per vedere l’ultimo corpo.
«Non era così che ti avevo immaginato sotto di me, Dean» disse il mutaforma, con la voce di Castiel, mentre la sua vista già si offuscava. «È un peccato, dopo tutto questo tempo».
Lui si costrinse ad ignorarlo, mentre cercava di muoversi per estrarre il coltello d’argento dalla fondina alla caviglia; poteva anche avere l’aspetto del suo angelo, ma non sapeva un cazzo di loro.
E poi qualcuno prese il mostro per le spalle e glielo strappò di dosso. Il cacciatore si piegò su un fianco, tossendo per ritrovare l’aria, e all’improvviso c’erano due Castiel che lottavano l’uno contro l’altro.
Raccolse la pistola e cercò di prendere la mira, ma - merda! - i due erano troppo vicini ed avvinghiati, e a lui girava ancora la testa per la carenza d’ossigeno.
«Sparagli, Dean!» urlò uno dei due, poi parti un colpo, ma non era stato lui.
Vide uno dei due portarsi una mano all’addome, il sangue scorrere tra le sue dita bianche, poi l’altro scattò, correndo verso la strada.
«Cas? Cas» gridò, il cacciatore, e lo prese tra le braccia proprio mentre le sue ginocchia cedevano.
«Mi ha… strappato di mano la pistola» bisbigliò l’angelo.
«Shhh, fa silenzio, smettila di parlare». Dean sentì un panico gelido colargli addosso. Doveva portarlo in ospedale, doveva- doveva- «Gabriel!» urlò, prima di ragionare. «Gabe, ti prego, ti prego, porta il tuo culo qui, ora» ringhiò, levandosi la giacca e premendola sulla ferita.
Se Castiel fosse morto, non ci sarebbe stato modo di riportarlo indietro. Non ci sarebbe stato nulla da riportare in vita.
«Cristo, Cas, tieni gli occhi aperti, non svenire» sbottò, schiaffeggiandogli guance, quando vide le sue palpebre scendere a mezz’asta. «Cas!»
Poi sentì un battito d’ali accanto a sé e avrebbe quasi potuto singhiozzare per il sollievo, nel momento in cui sollevò lo sguardo.
«Merda, Winchester» imprecò l’arcangelo, inginocchiandosi davanti a lui. Controllò il polso di Castiel, poi gli sfiorò la fronte con due dita. «Sveglia, fratellino» bisbigliò, e lui riaprì gli occhi con un respiro secco.
Il tempo rallentò. Dean sospirò, stringendolo inconsciamente di più a sé, le spalle che crollavano per la scomparsa improvvisa della tensione.
«Fiù, c’è mancato poco stavolta» asserì Gabriel, aprendosi in un grande sorriso. «Eri più di là che di qua, ragazzino» gli diede due pacche su una spalla e gli arruffò i capelli.
L’angelo sembrava confuso, poi rimise a fuoco i parcheggi del motel, la busta del fastfood rovesciata a terra, la Colt di Dean poggiata da parte. «È scappato» osservò
Chi se ne sbatte, si disse lui, prima di potersi frenare. «Ci penseremo dopo» asserì, la voce ancora bassa e grave. «Grazie, Gabe» aggiunse, aiutando l’amico a rimettersi in piedi. «Tu sei okay?»
Castiel annuì e l’arcangelo gli strinse gentilmente un braccio.
«Vado a fare un salutino al mio principe. A dopo, pasticcini» cinguettò, prima di scomparire in uno svolazzo d’ali.
Il cacciatore fece una smorfia schifata a quei nomignoli, cercando di non immaginarsi suo fratello e quell’idiota vestiti in calzamaglia.
«Stai bene, Dean?» lo interrogò Cas, attirando la sua attenzione.
Lui incontrò il suo sguardo mentre le mani dell’angelo si allungavano a controllargli la gola; probabilmente i segni delle dita del mutaforma stavano già apparendo. Gli occhi di Castiel erano blu, stretti e preoccupati, come se fosse stato Dean quello a un passo dal morire dissanguato sull’asfalto, tra le sue braccia.
«Non è nulla» sbuffò il ragazzo. «Su, raccogli quella busta e andiamo dentro».
Mangiare fu più complicato del previsto. Lo stronzo gli aveva quasi schiacciato la trachea, ma a dire il vero stava ingoiando meccanicamente; aveva perso ogni interesse per il cibo, non ne sentiva nemmeno il sapore.
Nonostante si fosse lavato le mani, aveva ancora l’impressione di avere il sangue incrostato sotto le unghie. Chiuse le dita a pugno per celarne il tremore, mentre quelle strette attorno alla bottiglia di birra sbiancarono, tanto la stava stringendo forte.
Castiel si era cambiato, aveva gettato via i vestiti sporchi e sembrava come nuovo. Ora mangiava davanti a lui, tranquillo, lanciando ogni tanto qualche occhiata al suo collo. «Fa molto male?» domandò apprensivo.
«È solo un graffio» rispose Dean atono, lasciando il panino a metà, nauseato. Si alzò in piedi, prese Cas per un gomito e lo tirò su.
«Dean?» domandò lui, confuso.
«Sono stanco. Andiamo a letto» disse solo; perfino alle sue stesse orecchie suonava più come una richiesta che un ordine.
L’angelo lo seguì, docile, senza fare domande, e si mosse impacciato quando si infilarono sotto le coperte, ragionevolmente troppo sveglio per dormire, visto l’orario. Dean spense la luce e se lo tirò addosso, e Cas emise giusto un piccolo Oh!, prima di poggiare il viso sul suo petto e lasciarsi abbracciare.

*°*°*°*°*

Solitamente la mattina era Sam a bussare alla porta e controllare che fossero pronti ad andare a fare colazione, perché Dean si rifiutava di farlo sapendo di poter trovare Gabriel nel suo letto e di vedere parti di quei due che - per quanto lo riguardava - non avrebbero mai dovuto uscire alla luce del sole. Ma quella mattina nessuno bussò alla porta, nessuna sveglia squillò.
Quando Dean aprì gli occhi il sole doveva essere già alto, a giudicare dalla violenza con cui filtrava dalle persiane. Il suo orologio da polso lo informò che erano le nove passate e, voltando lo sguardo al suo fianco, scoprì che Castiel era perfettamente sveglio. Aderente al suo fianco, incastrato sotto il suo braccio, gli occhi blu che lo guardavano attenti e curiosi, il mento poggiato sul suo petto, la mano destra che, in qualche modo, era passata sotto la sua ascella, aveva aggirato la sua spalla e ricalcava perfettamente il marchio semi-nascosto dalla manica della sua maglia.
«Ehi» borbottò il ragazzo, con voce roca, sbattendo le ciglia appesantite dal sonno. Solo in un secondo momento si accorse di avere le dita affondate tra quei capelli scuri e che era il suo braccio a tenere l’angelo intrappolato contro il suo corpo.
Smise di respirare; la sua testa era una vasta landa desolata, non riusciva a pensare a nulla. Avrebbe dovuto sentirsi a disagio, sarebbe dovuto essere più scomodo di così, ma non lo era. Pur con il mento di Cas, ruvido di barba, piantato poco sopra un capezzolo e i suoi fianchi strettissimi e spigolosi contro di sé, non c’era nulla di innaturale o di imbarazzante.
Forse era stato anestetizzato dalle lunghe settimane passate a dormire insieme, o forse la presenza di Castiel aveva un qualche effetto sedativo sulla sua anima, non ne aveva idea, ma si sentiva bene, al sicuro, più rilassato di quanto fosse mai stato da molto tempo a quella parte.
«Buongiorno, Dean» sussurrò lui, la voce sempre bassa e vibrante, il respiro che rotolava sulle sue clavicole. Dita fresche risalirono a tastare con gentilezza il suo collo e solo allora il ragazzo si rese conto di quanto cazzo facesse male. «I segni sono molto marcati» disse Cas, come in conferma.
«Sembra che dovrò trovare del fondotinta o prendermi un giorno di ferie» arguì il cacciatore, schiarendosi la voce.
«Potresti usare una sciarpa» suggerì l’altro.
«Le sciarpe si usano in inverno, quando sei malato, o quando sei gay» sbuffò Dean. «Hai fame?» domandò poi. E non poteva credere di star intrattenendo un’intera conversazione intrecciato in quel modo con il suo migliore amico. Era un po’ come quando Sam era molto piccolo e si addormentava addosso a lui mentre guardavano i cartoni animati; era la stessa sensazione un tantino scomoda ma tranquilla.
«No» rispose l’angelo, dopo un lungo momento in cui semplicemente si fissarono negli occhi. La sua mano era poggiata nell’incavo della spalla di Dean e con il pollice tracciava i segni sul collo, come se potesse lenirli solo con quel tocco. Non era vero, ovviamente, ma era una bella sensazione.
«Okay» sospirò il cacciatore, i polpastrelli premuti contro la sua nuca, a contatto con le pulsazioni sotto la cute, regolari, presenti.
Non ricordava il momento in cui si era addormentato, né quanto fosse passato da quando si erano infilati a letto, semplicemente ad un certo punto era scivolato nel sonno, ascoltando il respiro ritmico e tranquillo di Castiel, così caldo contro il cotone della sua maglietta, così vivo. Non l’aveva sentito agitarsi, quella notte, né gemere.
«Hai dormito?» chiese sospettoso, scostandosi un po’ per incontrare meglio il suo sguardo.
«Non proprio» rispose lui, nascondendo per metà il viso contro il suo petto, gli occhi grandi e blu che lo fissavano miti come quelli di un coniglietto.
«Perché?» chiese il ragazzo, accigliato.
«Credo sia un effetto collaterale del potere di Gabriel. Mi sento come nuovo, pieno di energie» spiegò tranquillo.
«Uhm» mugugnò Dean, tornando a poggiarsi sul cuscino. Le dita di Castiel ripresero ad accarezzarlo e lui chiuse gli occhi, vinto da un’insolita pigrizia. Non aveva voglia di fare nulla, non aveva voglia di pensare, di uscire fuori da quella porta, di doversi preoccupare di quel mutaforma del cazzo e di qualsiasi altra cosa. Ieri Castiel gli era quasi morto fra le braccia e all’improvviso un sacco di cose sembravano molto meno importanti.
E Cas era così calmo, ora, sereno come non lo vedeva da settimane.
«Stai bene qui? Voglio dire- so che essere umani è uno schifo ma- uhm, non è così male, no? Ci sono anche delle cose positive-» tentò. Non si era mai davvero preoccupato di come Cas stesse vivendo la cosa, non gli aveva mai chiesto se gli mancava il Paradiso, i suoi fratelli, se volesse davvero stare con lui e Sam o se lo facesse solo perché non sapeva dove altro andare. Gli sembrava stupido chiedere quelle cose, e invadente; non era una cazzo di domanda da fare se gli mancasse la sua casa e la sua famiglia, e se loro fossero un sostituto accettabile, ecco.
«Questo mi piace» ammise l’angelo, stringendosi impercettibilmente di più a lui. «Stare con te e Sam. Da quando sono- Caduto le cose sembrano… diverse. Mi sento- più vicino a te, a voi».
Dean annuì impercettibilmente, senza lasciare mai i suoi occhi. «Sei uno di noi, Cas. Con o senza ali» gli assicurò.
L’angelo pressò appena la mano sul marchio sopra la sua spalla e lui percepì un caldo brivido rotolargli giù per la schiena, come se Cas fosse ancora in grado di accedere a una parte di lui, malgrado tutto.
«Come ci riesci?» domandò, stupito, prima di riuscire a trattenersi. Avrebbe dovuto sentirsi a disagio, sapendo che qualcuno aveva un così libero accesso alla sua anima, invece - Dio! - si sentiva così bene; Castiel era la sua ancora.
Lui si agitò appena e la sua lingua fece capolino tra le labbra pallide, inumidendole. «Non ti piacerebbe la risposta» asserì.
«Voglio sentirla comunque».
Castiel pressò di nuovo la mano sul marchio, più forte, più a lungo stavolta, e Dean sentì un calore intenso irradiarsi da lì e insinuarsi in tutto il corpo. «Sei mio» spiegò l’angelo, guardandolo boccheggiare. «Il mio protetto».
Questi chiuse gli occhi e si inarcò appena, mentre il calore si concentrava in una bolla pulsante al centro del suo torace. «Cosa significa esattamente?» esalò, guardandolo tra le ciglia.
«Che siamo legati» rispose Cas. E, okay, andava bene, in fondo Dean l’aveva sempre saputo, anche senza quella lezioncina sulle equazioni piumose. Marchio uguale legame, chiaro e cristallino.
«Uhm» sospirò, stendendosi di nuovo; diamine, era una sensazione quasi troppo bella.
Castiel chiuse docilmente gli occhi, e rimasero così per ore intere. Nessuno dei due si addormentò di nuovo, ma sembrava che niente avrebbe potuto schiodarli dal letto quella mattina, i corpi intrecciati che si muovevano appena, il silenzio riempito solo dai loro respiri e qualche sporadica parola sussurrata, nella luce filtrata dalle persiane.
Almeno fino a che lo stomaco di Dean non iniziò a brontolare per la fame e non poté più resistere alla necessità di andare in bagno.

*°*°*°*°*

Dean osservò la schiena di Castiel sparire sotto una maglietta pulita, mentre entrambi si cambiavano, incredulo di aver tenuto contro di sé quei fianchi stretti per più di dodici ore. La cosa peggiore, probabilmente, era che ora aveva l’impressione che gli mancasse qualcosa, come quando si abituava a portare un anello per troppo tempo e poi, togliendolo, sentiva formicolare il dito. Fastidioso.
Si infilò la giacca con gesti nervosi e prese le chiavi della Nova - quelle dell’Impala le aveva ancora Sam.
«Cosa vorresti mangiare?» domandò, giusto per spezzare il silenzio.
«Pancake» rispose subito l’amico, le dita pallide che sbucavano dalle maniche del trench ed i capelli ancora più arruffati del solito.
Dean sorrise divertito. «Ancora?» esclamò, senza poterne fare a meno; li aveva presi anche il giorno prima ed era ormai ora di pranzo, quindi si supponeva che dovessero mangiare qualcosa di più sostanzioso.
Castiel gli si accostò, sfiorandogli il collo macchiato di viola con circospezione. «Forse sarebbe meglio prendere qualcosa in un drive through» convenne.
«Non intendevo questo» lo rassicurò lui, afferrando il suo polso. «Se vuoi i pancake, avrai i tuoi pancake» aggiunse, circondandogli amichevolmente le spalle con un braccio; che diavolo, lui non era quel bacchettone di Sammy.
Una battito d’ali li riscosse, facendoli sussultare. «Aww, siete così carini» chiocciò Gabriel. «Buongiorno Pisolo e Nannolo, ci tenevo ad informarvi che ci abbiamo pensato Sammy-Pooh ed io a sistemare il cattivone di turno».
«E dov’è Sam, adesso?» chiese Dean, inarcando un sopraciglio.
«Sta ancora dormendo. Tra il mutaforma e, be’, altre cose, abbiamo fatto le ore piccole» rispose l’arcangelo, compiaciuto, sedendosi al tavolo. «Stavate uscendo, per caso?»
«Sì. Ma suppongo che tu non sia qui per caso, fratello» osservò Castiel.
«Bingo, Baby» confermò. «Dobbiamo parlare».
«Non si può rimandare? Stiamo morendo di fame» tentò il cacciatore.
Gabriel schioccò le dita e sul tavolo comparve ogni ben di Dio immaginabile. «Sedetevi» ordinò, molto serio.
«Qualcosa mi dice che Sammy non sta ancora dormendo per puro caso, uhm?» arguì il maggiore dei Winchester.
«Aveva davvero bisogno di riposare» disse l’arcangelo. «E questa è una conversazione che voglio avere solo con voi, senza che veniate influenzati da chiunque altro».
Dean e Castiel si scambiarono uno sguardo, evidentemente soppesando le intenzioni di Gabriel, prima di sedersi di fronte a lui. Il cacciatore prese per sé un’enorme fetta di crostata ai frutti di bosco e l’assaggiò deliziato, poi invitò l’ospite a parlare.
«Riguarda quello che è successo ieri» esordì l’arcangelo, attirando la loro attenzione. Prese qualcosa dall’interno della propria giacca e la poggiò sul ripiano: una fialetta piena di luce azzurra e brillante.
«Quella è-» cominciò Cas.
«Il terzo di Grazia che avevo perso prima dell’Apocalisse» confermò Gabriel. «Sammy ha raccolto le piume e io sono riuscito a ricavarne questa. Per ovvi motivi - quali il provvidenziale intervento di Papà - ora non mi serve più».
«E tu vorresti cederla a me?» azzardò l’angelo, sotto l’occhio attento di Dean.
«No, carino. Non essendo tua, rischiamo che la Grazia non ti accetti; un po’ come succede agli umani quando il loro corpo rigetta un organo impiantato da quello di un altro».
«Parla chiaro, allora. Che intenzioni hai?» lo interrogò il cacciatore.
«Sapete entrambi che se Cas dovesse morire, sparirebbe e basta, giusto? Niente Paradiso, Inferno o altri luoghi accessibili da cui recuperarlo, perché non ha un’anima» cominciò Gabriel e, quando entrambi annuirono, arrivò al dunque: «Voglio usare la mia Grazia per legare Castiel alla tua anima, Dean».
Questi corrucciò la fronte. «È possibile?» domandò, perplesso.
«Dovrei dividere la tua anima, ma sì, è possibile».
«Si può dividere un’anima? Tipo un Horcrux?» sbuffò Dean.
«Yeah, magari senza imitare troppo Voldemort, però. L’anima è fatta essenzialmente di due parti: la tua personalità, tutto ciò che ti rende unico ed irripetibile, e una componente identica a tutte le altre, che è pura energia e che si potrebbe definire il soffio divino» spiegò l’arcangelo. «Quella che prenderò è parte della seconda».
Il cacciatore stava per chiedere come diavolo funzionasse, quando Castiel lo interruppe con un secco: «No».
«Fratellino-» cominciò Gabriel.
«Ho detto no, fine della storia. Non ti permetterò di coinvolgere Dean in una cosa così invadente e pericolosa».
«Cas?» tentò il cacciatore, cercando di attirare il suo sguardo. Solo quando lui si voltò - con molta riluttanza - al suo indirizzo, Dean continuò: «Credo che sia il caso di sentire tutto quello che ha da dire».
«Tu non capisci, Dean» asserì l’angelo.
«Allora spiegami» lo incitò.
«Quello che vuole fare- significa spezzare la tua anima, cederne una parte a me. E non è tutto. Questo ci legherebbe per sempre. Divideremo perfino lo stesso Paradiso, come- come anime gemelle» spiegò.
«Non mi sembra così male» osservò Dean, non comprendendo il motivo di tanto chiasso. «Ti eviterebbe di sparire nel nulla. Non dicevi che volevi vedere il mio Paradiso?»
«Credo che tu non comprenda il concetto di per sempre» asserì Castiel. «Dividere lo stesso Paradiso non è- non è qualcosa che si può cambiare quando sei stanco, o arrabbiato. Non è come convivere sulla terra e poter andare a farti un giro in macchina quando sei di cattivo umore. Significa in eterno. Stare all’infinito con me, Dean. È davvero questo che vuoi?» tentò di farlo ragionare.
Gabriel era rimasto in silenzio fino a quel momento, ma osservandoli comprese che non erano ancora pronti a parlarne sul serio. «Vi lascio soli, ragazzi. Chiamatemi quando sarete pronti ad ascoltarmi» disse, prima di sparire in uno svolazzo d’ali.
Il cacciatore vi badò solo di sfuggita, mentre osservava gli occhi di Castiel, così malinconici e carichi di preoccupazione. Abbassò il capo, annuendo tra sé. Be’, certo, aveva senso, aveva perfettamente senso; presto o tardi Cas si sarebbe stancato di lui, forse molto prima che arrivassero in Paradiso, e che cazzo di diritto aveva lui di costringerlo a stargli per sempre accanto? Però l’eternità a litigare insieme sembrava sempre meglio di dissolversi nel nulla.
Prese un respiro profondo ed intrecciò le dita in grembo. «Senti, capisco che non sono la migliore delle compagnie, davvero, ma- potrebbe salvarti, no? L’importante è questo».
«Dean, non- non intendevo quello» si affrettò a dire l’amico. «È solo che- tu sei umano, non riesci a figurarti qualcosa di così infinito come lo scorrere del tempo, ma- arriverà il giorno in cui ne avrai abbastanza di me. E- non credo che sarei capace di sopportarlo» ammise, la voce che si affievoliva, come se la sua gola fosse ostruita da qualcosa di incredibilmente doloroso.
Oh, pensò lui sorpreso e deglutì, poi si coprì la bocca con una mano, sfregandovi le dita sopra. E ridacchiò, in modo un po’ ironico e nervoso, perché a quanto pare erano proprio due idioti.
L’angelo si accigliò perplesso e si tirò indietro, forse infastidito dalla sua reazione, ma Dean gli strinse una spalla, trattenendolo. «Tutto qui il problema?»
«N- No. Ma non mi pare un aspetto trascurabile» disse Castiel, risentito.
Dean lasciò risalire la mano fino alla sua nuca, strizzandola un po’. «Sai, non mi piace stare da solo. Non ne sono proprio capace. È una cosa che mi fa impazzire. Quindi- per quanto mi riguarda, mi farebbe comodo un coinquilino, lassù ai piani alti» sorrise a mezzo, un po’ imbarazzato, ma non lasciò andare la presa.
«Dean,» mormorò lui, gli occhi pieni di apprensione e di qualcosa di ancora più tormentoso, «ci sono tanti di quei motivi per i quali questa cosa è sbagliata. Non dovresti mettere di nuovo in gioco la tua anima. Pensavo che questo l’avessi imparato. È la cosa più preziosa che hai ed è bellissima e io-» tentò, ma il ragazzo lo interruppe, lasciando cadere la mano, infastidito.
«Non la sto vendendo al diavolo, okay? Non la sto buttando via. Ne sto dividendo una parte con te. E- amico, non so quanto un’anima come la mia sia sfruttabile,» perché era così strappata e malata e sporca, «ma se in qualche modo può essere utile, è tua. Un terzo, metà, anche tutta, non mi importa, Cas».
«Importa a me» calcò l’angelo, stringendo i pugni.
«Già, probabilmente non è un granché come offerta» ammise Dean, storcendo la bocca in una smorfia. Perché stava proponendo ad un angelo uno straccio. Uno straccio ricavato da un vecchio calzino consumato.
«Sta zitto. Solo, sta zitto» mormorò Castiel, quasi senza voce, serrando le palpebre così strette che lui si chiese se non facesse male. «Solo io so quanto esattamente la tua anima sia luminosa e potente e- tutto questo è troppo, Dean».
Lui si agitò sulla sua sedia, perché Cas stava dicendo un sacco di stronzate. «Senti, è un regalo, okay? Quindi, accettalo. Uhm?» ritentò. «È importante per me» concluse, e fanculo, non era bravo con le parole, ma non poteva perdere Cas, non così, non se aveva una chance di salvarlo.
Castiel chiuse di nuovo gli occhi, sconfitto, e fu una risposta più che sufficiente.

*°*°*°*°*

Decisero di mangiare quanto più possibile, prima di chiamare Gabriel per ulteriori chiarimenti.
«Forse dovremmo aspettare e parlarne anche con Sam» disse Castiel, nell’evidente tentativo di prendere tempo.
«No» rispose Dean, la bocca piena della seconda fetta di cheesecake. «Gabe ha ragione, questa cosa riguarda solo noi. Ed è la mia anima, quindi non lascerò che siano gli altri a dirmi cosa fare».
L’angelo sospirò e lui lo guardò circospetto per un lungo momento, masticando molto piano. «Preferiresti- non so, essere legato a qualcun altro?» chiese serio. «Potrei capirlo, sai? Solo che- uhm, non è così facile trovare candidati disponibili, suppongo».
Castiel venne scosso da un lungo brivido freddo, molto palpabile. «Non posso immaginare di essere legato a chiunque altro. Nemmeno a Sam» confessò. «Inoltre, credo che il piano di Gabriel possa funzionare solo perché, in parte, noi siamo già legati».
Il cacciatore annuì, pensieroso. «È così male? Condividere un’anima, intendo».
Cas lo guardò a lungo, gli occhi blu fissi nei suoi, antichi e imperscrutabili. «Dipende dalla persona con cui la dividi» rispose infine, con un piccolo sospiro.
«È una cosa molto seria, uhm?» rilevò Dean e l’altro annuì. «Be’, allora sentiamo che altro ha da dire Willy Wonka» disse. «Gabe? Ehi, Gabe, porta le tue chiappe piumose qui, amico» lo chiamò.
«Ce ne avete messo di tempo» sbuffò questi, annoiato, comparendo quasi subito.
«La signora qui fa un po’ la preziosa» spiegò il ragazzo. «Ed io stavo morendo di fame».
«Non sono una signora, Dean» borbottò Castiel.
Lui sorrise di sfuggita, ma lo ignorò. «Allora, come funziona questo abracadabra?» domandò all’indirizzo dell’arcangelo.
Gabriel si accomodò di fronte a loro, come prima, e li scrutò molto serio. «È necessario che capiate due cose: un’operazione del genere in teoria è possibile, ma in pratica non è mai stata fatta. Di conseguenza, non so quali e quanti effetti collaterali avrà, quanto esattamente sarete legati e come funzionerà in seguito l’intera faccenda».
«Stiamo puntando tutto sul rosso» arguì Dean.
Castiel aveva lo sguardo di uno a cui la faccenda piaceva sempre meno.
L’arcangelo annuì. «Questa cosa è fattibile solo perché tu porti già il marchio di Cas addosso. E onestamente, Dean, le persone tirate fuori dall’Inferno non sono tante, eppure ne ho viste diverse nella mia vita - io stesso ho salvato Sam e ora siamo legati -, ma mai nessuno ha mostrato di aver stretto un rapporto come il vostro. Tra di voi c’è un’affinità evidente, unica, e senza di quella non me la sentirei di rischiare» ammise.
Per qualche motivo, quell’osservazione mise il ragazzo un po’ in imbarazzo; aveva sempre creduto che buona parte di quello che univa lui e Cas fosse dovuto al fatto che l’angelo l’avesse “salvato dalla perdizione”, invece - a quanto pareva - ancora una volta erano un caso eccezionale.
I pugni di Castiel si chiusero stretti sopra al tavolo. «Quanto è pericoloso, esattamente?» domandò.
«Non lo so, fratello» rispose con sincerità Gabriel.
Lo sguardo di Castiel non era affatto rassicurante. Era duro come marmo e prometteva dolorose ripercussioni.
«Cas? Ehi, Cas» lo chiamò Dean «Ci sta facendo un favore» gli ricordò. «Soprattutto a te, in effetti».
«Non mi importa» rispose lui, impassibile «Se questa cosa dovesse avere qualunque tipo di ripercussione negativa su Dean-» cominciò.
«L’affronterò da uomo» tagliò corto il cacciatore, afferrandolo per una spalla ed obbligandolo a voltarsi. «È una mia scelta, Cas».
«E se dovessi morire? Se questa cosa ti ammazzasse nel processo, o quando io verrò ucciso?»
«Allora Gabe mi riporterà in vita, vero? È il Boss ai piani alti, ora» asserì, cercando gli occhi dorati dell’arcangelo, che annuì molto serio.
«Farò tutto il possibile per proteggere Dean e te durante la formula, Castiel, hai la mia parola» asserì. «E per quanto riguarda la morte dell’uno o dell’altro dopo che verrete legati, non sono sicuro di come funzionerà esattamente. È possibile che il primo a morire voli su in Paradiso in attesa del secondo, come è altrettanto possibile che resti bloccato in un limbo, ad aspettare che venga l’ora anche per l’altro, perché sarete due parti della stessa anima» spiegò.
«Ma in quel caso, potremmo riportarlo indietro, non è così?» chiese Dean «Perché non svanirebbe, sarebbe comunque vivo da qualche parte».
«Sì, è così» convenne Gabriel.
Il cacciatore imbronciò le labbra in una piccola smorfia d’apprezzamento. «Per me va bene» disse convinto.
«Dean» esclamò Castiel.
«Cosa? Pensavo fossimo d’accordo» sbottò, esasperato.
L’angelo si alzò in piedi e stornò lo sguardo attorno a sé. «Questa cosa non è mai stata fatta prima d’ora, Dean» scandì, dopo essersi un po’ calmato.
«Mi fido di Gabe» rispose lui, serio, sorprendendo l’arcangelo «E, cosa ancora più importante, ne vale la pena» calcò.
Le mani di Castiel si chiusero di nuovo in pugni, fino a sbiancare, e sollevò lo sguardo al cielo.
«Accetta il fatto che nessuno qui vuole perderti, Cassie» consigliò Gabriel, in un sussurro gentile.
L’angelo prese un respiro profondo, gli occhi un po’ lucidi, poi si sedette di nuovo, silenzioso e composto. Dean gli strinse brevemente il braccio.
«Allora, quando lo facciamo?» chiese poi.

*°*°*°*°*

Sam non la prese affatto bene, specialmente nei confronti di Gabriel.
«Hai agito alle mie spalle» sbottò, puntandogli un dito contro.
L’arcangelo alzò le mani in segno di resa, tentando di mostrarsi il più innocente possibile. «Non è così. Piccolo, lo sai che questo non riguarda noi» tentò di farlo ragionare. «Non è una nostra decisione».
«È mio fratello» esclamò il minore dei Winchester.
«Ed è adulto e vaccinato» gli ricordo il compagno.
«Questo non- sta rischiando la vita, Gabe, dannazione!»
«Non permetterò che gli accada nulla» lo rassicurò lui.
«Se dovesse- se dovesse succedergli qualcosa-» cominciò il ragazzo.
«Tu e Cas mi ucciderete molto dolorosamente» concluse Gabriel per lui. «Lo so, Sammy, lo so» calcò, stringendo le mani sulle sue braccia. Sam prese un respiro profondo e tremante, poi chiuse le mani sul suo viso e si chinò per poggiare la testa sulla sua.
«Stai giocando con la vita della mia famiglia, Gabe» gli fece presente.
«È anche la mia famiglia, Sammy» gli ricordò, chiudendo le mani sui suoi fianchi.
Il ragazzo cercò le sue labbra, con rabbia, tirando i suoi cappelli, e lui gli permise di strattonarlo fino a venire schiacciato contro di lui, lasciando che la sua lingua gli riempisse la bocca, violentandola, fino a togliergli il respiro; probabilmente se fosse stato umano gli avrebbe fatto girare la testa.
«Mi prenderò cura di loro» gli assicurò, accarezzando la sua schiena, quando Sam lo lasciò libero con un schiocco umido.
«Sarà meglio per te» rispose quest’ultimo.

Spazio Autore: Amabili donzelle (e donzelli, se qualcuno si aggira da queste parti) mi duole informarvi che probabilmente l’aggiornamento della prossima settimana salterà, perché Koorime è fuori per lavoro e non ha tempo per il betaggio, e io sarò nei miei primi giorni di ferie.
Comunque, se può consolarvi (?) e se c’è qui qualcuno che fa parte del fandom di Sherlock, è uscito il mio nuovo e-book: Uno studio in vapore (disponibile anche su Amazon). E potrebbe essere interessante anche per le Destiel fan ;) Ops, spoiler!
Inoltre, vi invito a partecipare al giveway del mio secondo e-book: Intrighi e gelosia. Venite a giocare con me ♥

Sì, lo so, sono in ritardo con il rispondere alle recensioni. Di nuovo. Ma vi prometto che recupererò appena possibile. Sappiate che le ho lette tutte e apprezzate infinitamente. Ho solo bisogno di trovare un attimo di pace - e di fresco - per rispondere a tutti con l’attenzione che meritate :)

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Potete trovarla anche su:
EFP.
AO3.

serie: heat of the moment, supernatural, long: ti vorrei sollevare

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