Fandom: Supernatural.
Pairing: Castiel/Dean -
Mr.Gennaio&Prof.Novak ‘verse.
Altri Pairing/Personaggi: Anna, Balthazar, Bobby, Claire, Faith, Gabriel, Padre Jim, Jimmy/Amelia, Jo, Mary, Michael/fem!Lucifer, Sam/Jessica, più vari nominati.
Rating: NC17.
Charapter: 4/5.
Beta:
koorime_yu.
Genere: Angst, Fluff, Erotico, Introspettivo, Romantico.
Warning: AU, Scene di sesso descrittivo, Slash, Spin-off.
Words: 4361/24867 (
fiumidiparole).
Summary: «Lo faremo in Gennaio» aveva deciso Castiel ed un nuovo inverno è ormai arrivato. Con la gentile partecipazione di un fratello esasperato, una madre fissata con le tradizioni, due genitori impossibili, uno svariato numero di amici fuori di testa, ed una wedding planner spaventosa. Parola d’ordine: sopravvivere.
Note: Spin-Off di
“I just want you to know who I am” e
“When Everything Feels Like the Movies”. Il titolo della fic, come quelli della storie che la precedono, è un verso di
“Iris” dei Go Go Dolls.
Note importanti: Questa storia raccoglie diversi riferimenti a quelle che la precedono, quindi vi consiglio di accertarvi di aver letto tutta la serie, prima di cominciare a leggerla. Il link accanto al pairing porta alla
Masterlist aggiornata, troverete le storie in ordine di lettura.
Dedica: A
xsickobsession, a cui l’avevo promessa un secolo fa XD
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DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù
You’re the Closest to Heaven that I’ll Ever Be
4. Just say I do
Due giorni dopo, Sam, Jessica ed il piccolo Johnny li raggiunsero dalla California e partirono tutti insieme per l’Iowa, arrivando il pomeriggio, giusto in tempo per riposarsi qualche ora prima dell’addio al celibato.
Ovviamente Balthazar e Sam, i due testimoni, avevano organizzato in due posti completamente diversi, e - sempre per mantenere le fottutissime tradizioni - Dean e Castiel non avrebbero potuto vedersi fino alla cerimonia. Vennero perfino costretti a prenotare le camere in due motel distinti.
Dean odiava quella situazione, ma - in qualche modo - aveva l’impressione che Cas la detestasse ancora più di lui. Se c’era una cosa che a loro non piaceva, era proprio stare separati quando non era strettamente necessario. Un conto erano i suoi turni di notte o le conferenze a cui il suo angelo partecipava una o due volte l’anno, che lo portavano per un paio di giorni fuori da Lawrence, ma questo? Odioso, davvero.
Ad ogni modo, il suo addio al celibato fu fantastico - cosa non del tutto scontata, visto che era stato organizzato da Samantha - e lui se lo godette tutto fino all’ultimo.
La spogliarellista era giovane, ma non troppo, sexy e tutt’altro che volgare; dopotutto suo fratello aveva buon gusto per le donne. Circondato da amici, colleghi e perfino dal cognato, Dean si gustò lo spettacolo ed i tocchi fugaci della ballerina, apprezzando la visione di una bella donna nuda - cosa che da anni non aveva più a disposizione. Non che ne avesse sentito davvero la mancanza, la sua vita sessuale era più che soddisfacente, grazie tante, ma… uh, era comunque un piacevole ritorno alle origini.
Rientrò al motel attorno alle sei del mattino, più ubriaco di quanto fosse mai stato da qualche anno a quella parte - tutta colpa di Ash, maledetto lui!, doveva proprio sfidarlo a quella gara di bevute? -, e crollò sul letto appena mise piede in camera. Pochi minuti dopo era già sul punto di assopirsi, ancora completamente vestito, quando qualcuno bussò alla porta.
Grugnì, immaginando si trattasse del suo fratellino rompipalle, venuto a controllare che andasse tutto bene, ed in qualche modo riuscì ad arrancare fino all’ingresso. Non appena schiuse l’uscio, una forma famigliare gli si strinse addosso, premendosi tutta su di lui.
«Cas… che ci fai qui?» riuscì a dire con voce impastata.
«È stato orribile. Orribile. Non permettere mai più a Balthazar di portarmi in uno di quei… luoghi di perdizione» borbottò il suo fidanzato, con la faccia affondata nel suo collo.
Dean ridacchiò non appena riuscì ad incontrare il suo sguardo; Castiel aveva gli occhi sgranati e terrorizzati come un bambino. «Cos’è successo?» chiese intenerito, sentendosi un po’ più lucido. Sapeva che, a differenza sua, il suo angelo sarebbe andato in un locale gay, accompagnato perlopiù da ragazze. Cas aveva perfino concesso a Jimmy di andare con Dean, sapendo che il posto non sarebbe stato di suo gusto.
«La padrona del locale era una Drag Queen, non faceva altro che gironzolare attorno a Balthazar e me, dandomi buffetti sulle guance e chiamandomi zuccherino o dolcezza. Lo spogliarellista era un tizio eccessivamente muscoloso e unto, e portava un perizoma leopardato. Leopardato, Dean! Non voglio mai più vedere nulla di maculato in vita mia. E il cameriere sembrava un ragazza e continuava ad insistere per farmi bere, e cercava di toccarmi» raccontò concitatamente.
Dean ci mise un po’ a rendersi conto che anche Castiel era ubriaco, perché era una di quelle persone che quando si sbronzava sembrava del tutto sobria. Gli unici segni di quanto fosse alticcio erano il suo parlare precipitoso ed il modo in cui enfatizzava determinate parole, del tutto in contrapposizione con il suo solito fare lento e monocorde.
Senza volerlo, lui si ritrovò a ridacchiare di nuovo, anche se sapeva che non era una buona cosa da fare, ma - ehi! - era ubriaco, okay?
«Su, dai, non può essere andata così male. Sono certo che Balthazar avrà scelto un bel tipo, per te, no?» tentò, accarezzandogli i capelli.
«Ungh… era insipido. Tu sei più bello. Molto più bello» mugugno Cas, strusciando le labbra contro la sua mascella.
Dean rise ancora, stavolta in maniera - credeva - maliziosa, sospingendolo verso il letto, fino a buttarvelo sopra. Castiel crollò seduto sul materasso, un po’ per la sua spinta ed un po’ perché le gambe non lo reggevano, e si puntellò sui gomiti, guardandolo ancora con quegli occhioni innocenti e traumatizzati.
«Che ne dici se lo spogliarello te lo faccio io?» propose Dean con un ghigno, strappandosi la maglietta di dosso.
«Io non dovrei essere qui» asserì il compagno, ma si allungò per slacciargli la cintura.
Lui gli schiaffeggiò le mani e le sostituì con le proprie, aprendosi i pantaloni davanti al suo viso e abbassandoli alle ginocchia. Lasciò che il peso degli oggetti nelle tasche li portasse da soli sino alle caviglie, ma quando cercò di scalciare via le scarpe, inciampò nei suoi stessi piedi e finì per cadere sul letto, accanto all’amante. Ridacchiò e riuscì finalmente a liberarsi del resto dei vestiti, prima di salire addosso al compagno.
Subito si ritrovò steso di schiena sul letto, con Castiel a sovrastarlo, e cercò di aiutarlo a liberarsi degli abiti, ma un attimo dopo la sua lingua gli riempi la bocca e Dean dimenticò qualunque cosa per stringersi di più il suo corpo addosso.
Quando si svegliò, la mattina dopo, aveva un’emicrania che minacciava di spaccargli in due la testa e Cas, ancora quasi del tutto vestito, steso a peso morto su di lui.
Si districò dal suo corpo appena il tanto sufficiente da allungarsi verso il comodino e prendere un flacone di pastiglie ed una bottiglietta d’acqua, preventivamente lasciate lì la sera prima. Ne ingoiò un paio e poi si risistemò comodamente contro il compagno, in attesa che il dolore alla testa si attenuasse e che anche lui si svegliasse.
Castiel ci mise un bel po’ ad aprire gli occhi, così Dean ebbe il tempo di smaltire la sbornia ed osservarlo a proprio piacimento. Nel momento in cui le sue ciglia iniziarono a frullare e schiudersi, gli baciò la punta del naso e si allungò di nuovo a prendere acqua e medicinali.
Dopo aver ingollato due pasticche, Cas si affossò di nuovo sul suo petto, aggrappandosi a lui come se fosse la sua personalissima coperta di Linus.
«Buongiorno, angelo mio» sussurrò Dean, ironico, ricevendo in risposta solo un gemito addolorato che lo fece ridacchiare.
«Non berrò mai più neppure una birra» promise Castiel, con voce gracchiante.
«Ne sono convinto» lo assecondò lui, limitandosi a fargli da cuscino, fino a quando l’altro non si sentì abbastanza bene da sollevare la testa per incontrare il suo sguardo.
«Buongiorno» disse allora Castiel, con voce un po’ più chiara. Poi il suo viso si aprì in un piccolo sorriso «Oggi ci sposiamo» ricordò, stringendosi di più a lui.
«Già ed abbiamo ignorata alla grande una delle fantomatiche tradizioni. Dici che porterà male?» chiese sarcastico.
«Dal momento che ci conosciamo bene e che nessuno dei due starà nascosto sotto un velo fino al momento del bacio, non credo» sentenziò il professorino.
«Vuoi dire che una volta i matrimoni non solo venivano combinati, ma non permettevano allo sposo di vedere il viso della ragazza fino a cose fatte?» domandò incredulo.
Castiel annuì con cautela, attento a non subire nuove fitte di emicrania, poi si allungò a cercare le sue labbra. Dean ricambiò subito il bacio con un sospiro grato; non riusciva quasi a credere che il grande giorno fosse arrivato.
«Che ore sono?» chiese poi il fidanzato.
«Quasi le undici» rispose lui, controllando l’orologio che teneva al polso anche per dormire.
Il compagno si irrigidì. «Devo andare» annunciò, tentando di tirarsi su «Anna ha detto che sarebbe passata da me a mezzogiorno, per controllare che stessi bene».
Ma Dean lo trattenne contro di sé. «Non ancora. Ho una cosa per te, prima» annunciò, allungandosi fuori dal letto per raccogliere i jeans abbandonati a terra la sera prima. Prese il portafoglio dalla tasca posteriore, poi lo aprì per cercare qualcosa all’interno ed infilò con attenzione la punta di due dita in uno strappo della vecchia fodera interna, tirandone fuori un bigliettino ripiegato.
«Cos’è?» chiese curioso l’amante, stupito dello strano nascondiglio.
«Penso potrebbe essere il tuo qualcosa di preso in prestito» spiegò lui, un po’ nervoso, mettendoglielo tra le mani.
Osservò Castiel aprirlo ed il suo sguardo tingersi di meraviglia. Sapeva a memoria cosa vi avrebbe trovato scritto:
La caffettiera è già pronta, devi solo accendere il fornello.
Ti lascio le chiavi nella casetta della posta.
Castiel.
«È…» smozzicò il suo fidanzato, incredulo.
Dean annuì semplicemente, sentendosi arrossire. Era il bigliettino che Cas aveva lasciato sul tavolo della sua cucina la notte che si erano conosciuti.
«E l’hai conservato per tutto questo tempo?» il suo professorino sembrava proprio non riuscire a capacitarsene e lui avrebbe voluto dirgli che non era poi questa gran cosa, ma non riuscì a spiccicare parola e sentì il calore sul suo viso raggiungere nuove vette; probabilmente tra poco le lentiggini avrebbero iniziato a brillare come puntini al neon.
Castiel richiuse il foglietto con attenzione, prima di infilarlo in una delle tasche del trench. «Lo porterò nella tasca interna della giacca» asserì.
Sopra il cuore, comprese lui
Poi Cas si allungò di nuovo su di lui e ricalcò con le labbra ogni stupido puntolino luminoso sulla sua faccia, finché Dean non iniziò a protestare e ribaltò le posizioni per schiacciarlo sotto di sé, in modo da poterlo baciare come si deve.
Stava già scendendo sul suo collo - lungo, bianco, delizioso e… unf, chi ha bisogno della colazione? -, quando il fidanzato lo fermò, premendo le mani sul suo petto per farlo scostare.
«Ho anch’io una cosa per te. Volevo portartelo ieri sera, prima dell’addio al celibato, ma non sono riuscito a liberarmi di Balthazar; mi sorvegliava come un mastino» spiegò, frugando in una delle tasche del trench per tirarne fuori un piccolo pacchetto.
La confezione era quella di un negozio di intimo e Dean l’osservò perplesso per qualche secondo, prima di iniziare a scartarlo. Quello che ne scivolò fuori rischiò quasi di farlo strozzare con la sua stessa saliva. «È… ?» s’interruppe subito, accigliandosi un po’.
«Il tuo qualcosa di blu» concluse per lui Castiel, impassibile.
«Sì, ma è…» s’inceppò di nuovo, incapace di riconoscere cosa avesse tra le mani; non voleva riconoscerlo, a dirla tutta.
«Una giarrettiera, sì» confermò l’amante e Dean riuscì benissimo a vedere la luce divertita sul fondo dei suoi occhi, malgrado stesse cercando di non mostrare nulla sul viso.
Si rigirò tra le dita la striscia di pizzo blu mezzanotte, provandone con circospezione l’elasticità. «Non vuoi che la metta sul serio, vero?» tentò, nervoso.
L’attimo dopo Castiel lo rovesciò sul letto e s’infilò tra le sue gambe, torreggiando su di lui. «Non fingere che ti dispiaccia» sussurrò, chinandosi fino a sfiorargli un orecchio con le labbra «Conosco i tuoi gusti. Tu porterai questa giarrettiera. Tutto il giorno. Finché stanotte non te la sfilerò con i denti» ordinò con voce bassa e ruvida, che fece contrarre piacevolmente qualcosa nelle sue mutande.
«M-ma… sotto i pantaloni classici…» tentò un’ultima volta.
Il suo angelo, nella sua versione più tentatrice, gli prese il lobo tra i denti, ridisegnando la conchiglia con la punta della lingua. «È il modello più sottile in commercio, non si noterebbe nemmeno se il tuo abito fosse aderente come un guanto» soffiò sul padiglione, prima di scostarsi bruscamente facendolo ansimare.
Cazzo, pensò Dean, coprendosi gli occhi con una mano. Avrebbe trascorso l’intero ricevimento con un’erezione nei pantaloni.
*°*°*°*°*
Dean fissò accigliato il proprio riflesso nello specchio, tentando per l’ennesima volta di allacciarsi la cravatta. Era quasi pronto; per un qualche miracolo divino era riuscito ad agganciare ogni fottutissimo bottoncino della camicia e del gilet, ma quella stupida striscia di seta non voleva proprio saperne di collaborare.
La porta della saletta che gli era stata riservata si aprì con un cigolio e gli scintillanti capelli di Sammy fecero capolino nello spiraglio. «Ehi» mormorò suo fratello, appena lo vide, poi si intrufolò all’interno e si chiuse subito la porta alle spalle, con aria circospetta.
«Va tutto bene?» chiese Dean, nervoso.
«Sì, è tutto okay» rispose il suo testimone, avvicinandosi. «Bell’abito» aggiunse, lisciandogli le spalle della giacca.
La lucida stoffa ematite e quella poco più chiara della cravatta davano agli occhi verdi di Dean una sfumatura quasi metallica. Lui prese un respiro profondo e si aggiustò di nuovo i polsini, chiusi dai semplici gemelli acquistati dal sarto. [1] «Non riesco ad annodarla» ammise, prendendo i due lembi della striscia di seta grigio perla.
Sam sorrise gentile e sostituì le sue dita con le proprie. «Ricordo quando me l’hai sistemata il giorno delle mie nozze» disse, facendo il nodo in pochi secondi «Le mani mi tremavano così tanto che continuavo a perdere la presa».
«Io ho l’impressione che le mie siano di burro» borbottò il fratello maggiore, con un mezzo sorriso. «Di là è davvero tutto okay?» chiese ancora, indicando vagamente la porta che portava agli ambienti principali della chiesa.
«Sì, tranquillo» rispose Sam, distratto, allacciandogli anche i bottoni della giacca.
«Hai preso gli anelli?» continuò lo sposo.
Il fratello minore stavolta si lasciò quasi sfuggire una risatina, divertito dalla sua ansia - stronzo -, poi aprì il proprio abito per mostrargli il rigonfiamento della tasca interna.
«Se li avessimo affidati a Balthazar, non oso immaginare che casino sarebbe successo» sospirò Dean, passandosi le dita tra i capelli nel vano tentativo di riordinarli. «Probabilmente li avrebbe sostituiti con dei cockring».
«Sì, sarebbe da lui» convenne Sammy «In realtà, sono passato adesso per darti il tuo qualcosa di preso in prestito» spiegò, allora, frugandosi nei pantaloni. Ne tirò fuori due piccoli gemelli d’ossidiana e subito si impadronì dei polsini di Dean per sostituirli a quelli dozzinali che indossava al momento. «Erano quelli di papà. Mamma li diede a me perché sono stato il primo a sposarmi, e poi sono quello che veste più spesso elegante».
«Grazie» riuscì solo a tirare fuori lo sposo, stupito.
«Hai tutto il resto?» gli chiese quindi il fratello.
«Ho qualcosa di vecchio e qualcosa di blu. Ah, e i soldi nella tasca interna della giacca, naturalmente» rispose Dean, poi fece una smorfia «Cristo, che cazzata tutte queste tradizioni».
Sam allora rise più apertamente. «Io me le sono scampate tutte. A parte i soldi, quelli sono d’obbligo» sorrise in quel suo stupido modo luminoso, che non era mai cambiato da quand’era bambino, malgrado fosse alto quasi due metri, mentre gli appuntava il fiore all’occhiello.
La porta si socchiuse e Jo Harvelle e Bobby Singer, rispettivamente la sua damigella - sì, avevano costretto lui e Cas a prendere una damigella a testa - ed il suo secondo testimone, li raggiunsero.
«Penso che i tuoi qualcosa di regalato e qualcosa di nuovo siano appena arrivati» osservò suo fratello.
La ragazza fischiò, ammirando lo spettacolo. «Sicuro di non voler portare me, all’altare?» fece divertita, accarezzando Dean con lo sguardo da capo a piedi.
«Lo farei anche, ma poi probabilmente Ash, con il suo super cervello, troverebbe il modo di uccidermi senza lasciare tracce» rispose lui, avanzando per baciarla su una guancia.
Quando le aveva presentato l’amico hacker, il suo intento era stato solo di spostare le attenzioni che Jo aveva per lui su qualcun altro, ma non si aspettava sul serio che quei due si piacessero. Be’, buon per loro. E per me, pensò; Castiel non era esattamente contento dei sentimenti che una volta Jo provava per lui, forse perché l’aveva conosciuta al loro primo appuntamento.
Mise da parte quelle riflessioni per stringere tra le braccia l’omone. «Ti trovò bene, Zio Bobby» osservò, un po’ sorpreso di vedere l’uomo ripulito dai suoi soliti abiti da meccanico; aveva quasi temuto che si presentasse alle nozze con uno dei suoi capellini unti di grasso per motori e una camicia di flanella.
Non che a Dean spiacesse il suo solito look, per carità! Erano gli odori della sua infanzia, passata a giocare nella rimessa di Bobby, quando suo padre stava tirando su la sua officina, ma proprio perché ci era cresciuto, nella sua testa quell’uomo era invariabilmente associato a quelle cose, tutto lì.
Bobby grugnì, dandogli uno schiaffetto sulla nuca. «Pensavi venissi con la ferramenta appesa alla cintura, ragazzo?» borbottò, strappandogli un sorriso da monello.
«Ehi, vieni qui» lo richiamò Jo, aprendo la piccola pochette color ematite, che riprendeva il colore dell’abito di Dean, per estrarne un sacchettino «Il tuo qualcosa di nuovo» annunciò, sfilando dall’astuccio un bel fermacravatta: era d’oro bianco, in filigrana, a forma di piuma. Glielo appuntò con un sorriso ed il gioiello splendette quasi bianco contro la seta poco più scura. «Così sembrerà che il tuo angelo ti abbia lasciato una piuma addosso» sussurrò al suo orecchio, prima di baciargli una guancia.
Lo sposo lo accarezzò con la punta di un dito, percependo la fine lavorazione sotto il polpastrello. Deglutì a fatica, a corto di parole. Voleva bene a Jo, l’aveva sempre considerata una sorella acquisita, e sapeva che si era presa una cotta per lui fin da quando era ragazzina. Accettare la sua relazione con Cas per lei non era stato facile, ma era andata avanti e non l’aveva mai fatto sentire sbagliato per la sua scelta; quello era solo il suo ennesimo modo per dimostrarlo.
«Non smetterai mai di prendermi per il culo, vero?» borbottò, per smorzare l’atmosfera; non gliel’aveva lasciata passare liscia una sola volta, da quando aveva scoperto il nomignolo che usava per Cas.
«Mai» scandì l’amica, arricciando il nasino con fare dispettoso.
«Tua madre mi ha incaricato di trovare il tuo qualcosa di regalato» lo informò Bobby, riscuotendolo, poi gli tese una scatoletta lunga e sottile. «Questa apparteneva a mio padre e a suo padre prima di lui, e così via per un numero indefinito di generazioni» raccontò aprendolo per mostrargli il contenuto: una sottile catenella d’oro da uomo, a cui era appeso uno strano ciondolo che somigliava ad un pentacolo chiuso in un sole «Dicono che protegga dal male» spiegò, sfilandola dalla custodia ed aprendo il fermaglio per allacciargliela al collo.
«Zio Bobby non… non posso accettarla…» tentò lo sposo, un po’ sopraffatto.
«Non dire sciocchezze, ragazzo. A chi altro dovrei darla?» rispose lui burbero.
E Dean si zittì, perché Bobby non aveva figli, ma stava passando quel cimelio di famiglia a lui. La nascose dentro la camicia, a contatto diretto con la pelle, e sentì subito il metallo freddo scaldarsi.
L’omone osservò le sue dita e grugnì con disappunto. «Via tutte quelle patache» lo sgridò, indicando l’anello di fidanzamento e quello d’argento che portava da sempre. «Non devi avere nessun altro gioiello addosso, oltre alla fede nuziale, idiota».
Ubbidiente, lui si affrettò a sfilarseli e nasconderli in tasca, esibendo un sorrisino innocente che strappò a Bobby un nuovo sbuffo.
«Sei pronto?» gli chiese Sam, dandogli una pacca sulla spalla.
No, avrebbe voluto rispondere lui, ma annuì comunque e venne scortato da tutti e tre fino all’ingresso della navata, davanti alle porte chiuse. Poi la damigella ed i due testimoni lo lasciarono per andare a prendere a posto accanto al Pastore.
Dean rimase lì ad attendere; per evitare altre vicende tradizionaliste e l’imbarazzo di decidere chi avrebbe dovuto aspettare chi davanti all’altare, lui e Cas avevano deciso che avrebbero fatto il loro ingresso insieme.
Aprì la porta di uno spiraglio per sbirciare all’interno. La chiesa era addobbata con fiori bianchi e blu, gli invitati avevano già compostamente preso posto tra i banchi - i suoi parenti ed i suoi amici sul lato sinistro e quelli di Castiel sul lato destro -, e davanti all’altare il Pastore era in attesa, insieme ai testimoni.
Osservò Balthazar - perfettamente dritto e nero come un palo, nel suo smoking classico - chinarsi su Anna, accanto a lui, e sistemarle con affetto un lembo della stola blu che le copriva le spalle, prima di sussurrarle qualcosa all’orecchio che la fece sogghignare; Dean si preoccupò un po’, specie quando vide Jimmy iniziare a confabulare con loro.
Stava tentando di leggere il labiale, quando qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce. Sì voltò e, POOF!, il suo cuore esplose allegramente in una manciata di coriandoli.
Davanti a lui, con le braccia abbandonate lungo i fianchi, Castiel lo osservava con la testa inclinata di lato in quella sua espressione da bimbo curioso. Gli occhi blu sembravano incendiati di fiamme, tanto il satin color cobalto dell’abito li accendeva e, quando si raddrizzò e le sue labbra si curvarono in uno dei suoi tipici sorrisi appena accennati, Dean fu tentato di trascinarlo nella prima stanza vuota a disposizione. [2]
I suoi battiti accelerarono fino ad assordarlo, mentre Castiel si avvicinava a lui abbastanza da poggiargli le mani sui fianchi e guardarlo da sotto in su, attraverso le ciglia scure. «Non dici niente?» mormorò il suo angelo.
Lui scosse la testa, sentendosi la lingua incollata al palato, ma dopo qualche minuto riuscì a gracchiare: «Posso baciare lo sposo?»
«Non ancora, temo» sussurrò Castiel in risposta, sfiorando il suo naso con il proprio.
Dean si leccò nervosamente le labbra, cercando di resistere alla tentazione di violentare la sua bocca. «Allora è meglio se ci sbrighiamo» osservò. Si prese giusto un altro momento per poggiare la fronte contro la sua, chiudere gli occhi e fare un respiro profondo, poi spalancò le porte e percorse la navata con lui, mano nella mano.
Sorrise, cercando il suo sguardo, quando le note di “Thank you for loving me” [3] riempirono l’aria al posto della classica marcia nuziale e, anche mentre tutti gli invitati si voltavano a guardarli, non vide altro che i suoi occhi.
Ebbe l’impressione di arrivare davanti a Padre Jim fluttuando in un sogno. Questi sorrise loro con benevolenza, aspettando che la musica si quietasse, prima di iniziare con le parole di rito: «Siamo qui, oggi, per unire Dean e Castiel nel sacro vincolo del matrimonio. Se qualcuno è a conoscenza di un motivo per cui questi due uomini non dovrebbero sposarsi, parli ora o taccia per sempre».
Sulla sala scese il silenzio più assoluto, facendo tirare a Dean un sospiro di sollievo, e poi - come in un incubo o in un fottutissimo Bmovie - le porte della chiesa si spalancarono rumorosamente. Incredulo, si voltò quasi a rallentatore e, quando riconobbe sulla soglia la sagoma del padre di Castiel, si sentì gelare. Le loro mani si cercarono e si strinsero convulsamente, mentre Michael Novak aggirava i banchi sulla destra, dove sedevano i suoi parenti, e si fermava accanto alla moglie.
«Chiedo scusa per l’interruzione» disse poi, con voce ferma e chiara, come se nulla fosse.
Dean sentiva di aver appena perso dieci anni di vita.
Castiel sbatté le ciglia, forse anche più sorpreso di lui. «Papà?» boccheggiò.
Michael indossava un abito semplice, come quelli che vestiva la domenica sotto la toga da pastore, non esattamente da cerimonia, ma era lì, accanto a Lucy, e rivolse al figlio un accenno di sorriso. «Composto davanti al Signore, Castiel» lo riprese, tuttavia, con voce severa.
Lui si raddrizzò, ma non abbastanza in fretta da nascondere la pura gioia che gli illuminò il volto, mentre Padre Jim riprendeva le parole del rito.
Dean si chiese se Cas si fosse accorto di quanto gli palpitasse il cuore - aveva l’impressione di sentirlo tamburellare perfino nei polpastrelli -, ma quando il suo angelo si voltò per un attimo a guardarlo, sentì tutta la tensione scivolare via; il battito accelerato rimase, ma era una cosa buona, era giusta. Si sentì vivo, vivo come mai prima d’allora, e si trovava esattamente nel luogo in cui doveva essere.
Quando arrivò il fatidico momento delle promesse, ebbe l’impressione che il battito nelle orecchie diventasse un rombo di tuono. Notò Sam porgere le fedi a Padre Jim, ma lo fissò come se non lo vedesse davvero, poi sentì due labbra soffici posarsi sul dorso della sua mano e risvegliarlo.
Dean guardò Castiel, ancora chinato sulle sue dita, e tutto attorno a loro si fece molto soffuso, come se l’unica cosa che riuscisse a mettere a fuoco fosse lui.
«Ti ho cercato per molto tempo - ad ogni passo, con ogni battito del cuore, in ogni respiro -, ti cercavo quando ancora non sapevo che mi mancasse qualcosa, ti ho scoperto quando pensavo non ci fosse più nulla da trovare» sussurrò il suo angelo, come se stesse recitando una poesia «E da allora ad ogni passo, con ogni battito del cuore, in ogni respiro, ho ringraziato il Signore per avermi portato da te» s’interruppe con voce un po’ tremante, ma solo per slacciare il fiocchetto che teneva una delle fedi legate al cuscino di supporto. «Con questo anello, non intendo prometterti nulla, voglio solo ricordarti che io ci sono e non vado da nessuna parte; sarò sempre dietro di te quando avrai paura di cadere e davanti a te quando non saprai dove andare. Sono accanto a te e intendo esserci per tutto il resto della nostra vita». La vera d’oro scivolò al suo dito liscia come olio e si fermò là, brillante e concreta.
Dean sentì qualcosa di umido rotolargli lungo una guancia, ma solo quando la vide precipitare sulle loro mani ancora unite, si accorse che era una lacrima. Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, avrebbe dovuto desiderare che tutti all’improvviso fossero diventati miopi come talpe, ma la verità era che non ricordava proprio che ci fosse nessuno. C’era qualcuno lì, oltre a Cas? E c’era qualcosa che lui doveva dire, vero? Sì, doveva rispondere al suo angelo. Cercò di ricordare quello che si era scritto, ma all’improvviso non riusciva a mettere in fila le parole.
Boccheggiò, poi prese un respiro tremante, sentendo l’aria sussultare nella sua gola chiusa. «Ho cercato le parole in una canzone…» cominciò, poco sicuro di come suonasse la sua voce o se anche solo si sentisse «… ma nessuna sembrava quella giusta. Poi mi sono ricordato. Non sono bravo con queste cose, lo sai, ma tu mi hai insegnato a coniugare i verbi al futuro» mormorò con gli occhi allacciati ai suoi e riconobbe la sorpresa tingerli quando anche Castiel rammentò quelle parole. Dean sciolse il secondo fiocchetto che teneva ferma l’altra fede e la prese tra pollice ed indice «Ora cercherò anche di coniugarli al plurale, di pensare sempre a noi e non più solo a me» concluse, facendola scivolare al suo anulare.
Il suo angelo rimase per qualche secondo immobile a fissarlo, senza quasi respirare, poi gli prese impetuosamente il viso tra le mani e lo travolse nel bacio che lui stava aspettando fin da quando si erano fermati sulla porta.
«Sì, può baciare lo sposo» sentì il Pastore Jim borbottare divertito e risate gioiose scrosciare un po’ in tutta la sala, ma erano solo un sottofondo bianco mentre stringeva le braccia attorno alla vita di Castiel e lo premeva contro di sé.
[1] L'
abito di Dean.
[2] L'
abito di Cas.
[3] Bon Jovi -
Thank you for loving me.
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