Giorno: 1° febbraio
Titolo: Roses, velvet and chocolate
Fandom: Sherlock Holmes (libri)
Personaggi: Holmes/Watson
Prompt: rose, velluto e cioccolato
Genere: romantico
Rating: PG
Riassunto: Fu la sera del 14 febbraio 1887 che scoprii che Sherlock Holmes, il più grande investigatore dell’Impero britannico, aveva un lato romantico.
Avvertimenti: velati accenni ad una relazione omosessuale.
Note: No beta, il che dovrebbe già farvi girare alla larga. Ambientata nello stesso anno di pubblicazione di "Uno studio in rosso", Drury Lane era nota come una delle strade più malfamate di Londra, la pasticceria William Curley ad Ebury Street esiste ma è un anacronismo, è stata aperta nel 2004.
Fu la sera del 14 febbraio 1887 che scoprii che Sherlock Holmes, il più grande investigatore dell’Impero britannico, aveva un lato romantico.
Il secondo mese dell’anno iniziò senza quasi ce ne accorgessimo, presi dal caso dei gioielli di Lady Swanson. La ricerca della preziosa parure di rubini ci condusse sul continente e quasi senza rendercene conto fummo di ritorno a Londra intorno al dieci del mese.
Per i quattro giorni successivi mi dedicai alla stesura del resoconto dell’avventura parigina e Holmes si rinchiuse in camera sua in compagnia del violino e della cocaina. Ciò comportò un raffreddamento dei nostri rapporti fino ad una quasi totale indifferenza l’uno dell’altro: io troppo arrabbiato per la sconveniente e perniciosa condotta del mio amico, lui insofferente a causa dell’inattività intellettuale. Avevo imparato, con il tempo, che cercare d’ignorare, per quanto possibile, l’uso di droghe e l’umore tetro del mio coinquilino giovava al mio fegato e alle sue orecchie.
Il 14 febbraio era una domenica fredda ma luminosa. Mi recai, come mia abitudine, a St James Park con Gladstone per fare una passeggiata e leggere l’ultimo romanzo di Thomas Hardy, ma vi rinunciai ben presto stregato dalla bellezza del paesaggio.
Poco prima dell’imbrunire tornai in Baker Street dove, ad accogliermi, trovai solo un biglietto di Holmes, consegnatomi da Mrs. Hudson. Il testo, breve e conciso, come nello stile del mio amico, mi invitava a desinare al Marcini alle ore 19.00. Estrassi l’orologio dal taschino, avevo tempo per passare dall’editore a consegnare il manoscritto e recarmi al ristorante a piedi.
Quando arrivai, Holmes era già seduto al tavolo, in un angolo tranquillo, in posizione rialzata rispetto alla sala. Il mio amico stava osservando una donna anziana riccamente abbigliata, certo nell’intento di ricavare il maggior numero d’informazioni su di essa: un passatempo tutto suo.
- Buonasera, Holmes! - dissi accomodandomi al mio posto. Notai con sollievo che finalmente si era sbarbato, lavato e cambiato d’abito.
- Buonasera, dottore! Ha trovato noioso il testo di Hardy che aveva portato con sé?- mi chiese con un certo sorrisetto ironico sul viso.
Io mi limitai ad una breve risatina, sapevo che, solo vedendomi avanzare nella sala, il mio amico aveva dedotto, forse dal colorito vagamente più rosaceo o dalla polvere sul capotto, che non ero restato a lungo sulla panchina assorto nella lettura; ma non ero in vena di meravigliarmi per la sua perspicacia né di permettergli di darmi un’ulteriore lezione sul suo metodo investigativo scientifico: semplicemente ero ancora arrabbiato con lui e avevo accettato l’invito al Marcini solo per permettergli di scusarsi.
- Hardy non fa per me - tagliai corto con voce secca. Il sorriso di Holmes morì sulle labbra, risentito il mio ospite ordinò la cena.
Degustammo un ottimo stufato, annaffiato da una birra leggera e concludemmo il pasto con un pudding e un brandy d’annata. Parlammo poco durante la cena, per lo più se fosse opportuno o meno accettare l’invito di Lady Swanson a trascorrere le vacanze pasquali a Brighton, dove questa ci metteva a disposizione un cottage sul mare, come ulteriore segno di riconoscenza per i servigi che Holmes le aveva reso.
- Se la sente di puntare qualche scellino ad un incontro di boxe, Watson?- mi domandò Holmes deponendo il cucchiaino nel piatto ormai vuoto dove avevano servito il pudding.
- Dal lusso di Marcini allo squallore di Drury Lane… così tipico della sua natura controversa, Holmes!- esclamai rassegnato.
- Ancora amareggiato per il mio stile di vita non confacente al comune decoro, Watson? Dovrebbe essere ormai abituato ai comportamenti nichilisti che accompagnano la fine di ogni incarico - ribatté Sherlock Holmes con noncuranza, come se non stessimo parlando della sua salute e del suo benessere.
- Non ci si può mai abituare a vedere una persona cara distruggersi volontariamente - risposi con un sospiro.
- Eppure, stasera la sorprenderò, mio caro e premuroso amico! Il mio presente non può in alcun modo ripagarla della dedizione e delle cure di cui mi fa oggetto, e delle quali spesso non sono degno, ma desidero fargliene omaggio lo stesso. Lo prenda come un’altra delle mie stravaganze.
Holmes fece cenno ad un cameriere di avvicinarsi e questi giunse al nostro tavolo portando una scatola rettangolare, chiusa con un nastro rosso e la cera lacca.
- La prego, apra pure- mi esortò Holmes, quando il cameriere si fu allontanato, e i suoi occhi brillavano come quelli di un bambino davanti ad una vetrina di balocchi.
Sciolsi il nodo, facendo così saltare il sigillo recante le iniziali del mio amico, e sollevai titubante il coperchio: l’interno della scatola era foderato con velluto rosso e conteneva petali di rosa, dal profumo inebriante, e piccoli cioccolatini quadrati al rum stampigliati con il logo della pasticceria di William Curley, in Ebury Street.
- Lo so, sarebbe stato meglio un sigaro - si schernì Holmes ancor prima che io potessi dire alcunché.
- I cioccolatini al rum di Curley sono i miei preferiti - dissi in sua difesa, ma non osai chiedergli il perché dei petali.
- Ricordavo con precisione: un giorno mi obbligò a raggiungere Ebury Street solo per poterne assaggiare uno.
- Curley è una delle pasticcerie più care di Londra - dissi quasi sovrappensiero, mentre cercavo di calcolare quanto gli fosse costato quella confezione così riccamente composta. Holmes sorrise compiaciuto e accettò il cioccolatino che gli offrivo.
- Vogliamo andare, Watson?- mi esortò infine e io dimenticai di essere arrabbiato con lui.
Solo il giorno dopo, leggendo sul Times di un giovane che aveva scritto il nome della sua amata con petali di rosa sotto il balcone di questa, mi ricordai che il 14 febbraio è considerata le festa degli innamorati. Alzai gli occhi sul Holmes, preso a strimpellare il violino in modo insensato, e trattenni a stento una risata - Rose, velluto e cioccolato, eh? Che modo assurdo di chiedere scusa - pensai in cuor mio.
Giorno: 2 febbraio
Titolo: San Valentino secondo Kamui
Fandom: X(AU-Kamui:il volto dell'amore)
Personaggi: Fuma/Kamui
Prompt: "Buon San Valentino!", "... Sul serio, a volte mi domando cos'hai dentro la testa"
Genere: crack
Rating: PG
Riassunto: Kamui non smetteva mai di sorprenderlo.
Avvertimenti: velati accenni ad una relazione omosessuale.
Note: la ff fa parte della raccolta "Kamui:il volto dell'amore", dove Fuma e Kamui vivono un'improbabile vita pseudo-matrimoniale, a base di telenovelas e sceneggiati in costume.
Fuma rientrò a casa dopo una serata massacrante in giro con Yuto, alla caccia di un tizio che aveva avuto la disgrazia di trovarsi sulla lista nera di Kanoe. Già l’idea di dover cercare questo idiota in ogni locale di Ginza non lo allettava, poi farlo con Yuto Kigai che era di casa in ogni night-club più o meno malfamato della città…
Ad ogni modo era sopravvissuto a quella lunga notte e non desiderava che tornarsene a casa e sprofondare nel suo letto, ma Fuma Monou non aveva propriamente una casa, né un letto nel senso comune del termine: lui aveva una fasienda e un baldacchino oppure una villa con giardino di ciliegi e futon, a seconda se il suo compagno/inquilino decidesse di essere Consuelo, la protagonista di una demente telenovelas sudamericana, o il figlio di un imperatore Heian, come nel ridicolo dramma in costume intitolato Phanatasma. Eppure Kamui, lo stupido pulcino che continuava a tenersi in casa e a mantenere nonostante lo mandasse ai matti un giorni sì e l’altro pure, ecco, Kamui non smetteva mai di sorprenderlo.
Fuma Monou entrò in casa e apparve…
Un boschetto con un salice e una siepe a forma di cuore, un praticello verde puntellato da mughetti, margherite e non-ti-scordardi-me, l’arcobaleno attraversava un cielo terso dove le nuvole sembravano fatte con la panna spray, una cascatella scrosciava accanto ad un tempietto greco, dove una donna, mai vista prima, suonava l’arpa vestita da elfo, un unicorno brucava l’erbetta e gli uccellini cinguettavano liberi nel cielo.
Fuma rimase a bocca aperta per mezzo minuto almeno.
Come aveva potuto il pulcino trasformare il loro salotto nel set dei Teletubbies in meno di dodici ore? Come ci riusciva?
Kamui apparve nella sala (se così la vogliamo chiamare) vestito con una tunica bianca, ali candide e arco e frecce nella faretra, improbabile versione nipponica di Cupido, il dio dell’Amore.
- Buon San Valentino! - disse prima di gettargli le braccia al collo (o cercando di farlo, vista la differenza d’altezza tra i due).
Fuma scosse la testa rassegnato, trattenendosi a stendo dallo scoppiare a ridergli in faccia - ... Sul serio, a volte mi domando cos'hai dentro la testa.
Giorno: 3 febbraio
Titolo: Holmes e le sorprese
Fandom: Sherlock Holmes (libri)
Personaggi: Holmes/Watson
Prompt: Dannati regali
Genere: indefinito
Rating: G
Riassunto: Nei primi tempi della mia convivenza con Sherlock Holmes volli sorprenderlo con un regalo, credendo di fargli cosa gradita...
Avvertimenti: volendo (ma proprio volendo) slash
Note: no beta.
Nei primi tempi della mia convivenza con Sherlock Holmes volli sorprenderlo con un regalo, credendo di fargli cosa gradita: il risultato fu l’ennesimo scacco matto che il mio buon amico fece alla mia intelligenza. Holmes scovò con largo anticipo il regalo, che credevo aver ben nascosto, e ne indovinò il contenuto senza alcuna difficoltà, benché avessi usato un sistema di scatole cinesi per celarne la natura.
Quando, pieno di orgoglio e con una certa frenesia infantile, mi decisi a dargli il mio presente, Holmes non lo scartò né mostrò alcuna sorpresa, si limitò a dirmi - Gentile da parte sua, dottore, regalarmi una nuova pipa e tabacco forte - Rimasi a bocca aperta, sconvolto e deluso: i miei tentativi di sorprenderlo si erano dimostrati del tutto vani e lui non fece il minimo sforzo per dissimulare - Qualcosa non va, dottore?
- Nulla - mentii ma in cuor mio pensavo - Dannazione!
- So che era desideroso di farmi una sorpresa, mio caro amico, ma la mia natura curiosa mi ha spinto a scoprire quale segreto la tenesse tanto in apprensione in questi ultimi giorni. Se posso farle un appunto, evitando di creare un alone di mistero, avrebbe potuto più facilmente raggiungere il suo intento. Per nascondere un oggetto non c’è modo migliore che lasciarlo alla vista di tutti!
- Così, se avessi lasciato la pipa sul tavolino o sulla mia scrivania, non avrebbe intuito che era per lei, Holmes? - chiesi incuriosito dal suo ragionamento.
- Avrei notato il nuovo acquisto e, ammirandone la pregiata forma e la qualità del legno, sarei stato spinto a chiederle la pipa in prestito, allora lei avrebbe potuto farmene dono, io sarei rimasto enormemente impressionato dalla sua generosità!
- Capisco - commentai mestamente.
- Le do il merito di aver scelto il regalo più adatto; avrà sicuramente notato che la mia vecchia pipa si è scheggiata in un malaugurato incontro con i canini di Gladstone, al quale l'ho sottratta non abbastanza tempestivamente, quindi, grazie di cuore, mio buon dottore!
Mi sentii sollevato da quelle parole di gratitudine, ma da allora non ho più tentato di fare sorprese a Sherlock Holmes.
Giorno: 4 febbraio
Giorno: 5 febbraio
Titolo: Ritrovarsi
Fandom: Gintama
Personaggi: Hijikata/Mitsuba
Prompt: The miracle of having met you was preordinaited from long ago
Genere: angst
Rating: G
Riassunto: I vecchi monaci raccontano che due amanti si ritroveranno nelle loro vite future:
Avvertimenti: spoilers puntate 86 e 87
Note: no beta
I vecchi monaci raccontano che due amanti si ritroveranno nelle loro vite future: cambieranno i corpi, i volti, le voci, ma le anime sapranno ritrovarsi.
Toshiro Hijikata non sai se crederci o no a questa stronzata mentre fissi la stanza dove Mitsuba si è spenta poche ore fa. Hai atteso che Kondo portasse via Sougo prima di concederti il lusso di guardare con i tuoi occhi ciò che gli occhi di Mitsuba hanno guardato per ultimo, sdraiarti lì dove era sdraiata lei.
Ascolta il silenzio, Toshiro, ormai la sua voce non c'è più, la stanza è vuota, resta il silenzio per non pensare.
Aver incontrato Mitsuba è stato un miracolo, l'unico della tua vita, ammettilo!
Se è vero quel che dicono i buddisti, è stato un miracolo che si ripete di vita in vita.
Consolati, Toshiro Hijikata, forse in una vita passata siete stati felici insieme e, forse, lo sarete in quella futura.
Se Mitsuba è stata la metà della tua anima, la ritroverai; intanto, in questa vita non ti serve avere un'anima, ti basta la tua spada, una sigaretta tra le labbra e, sì, anche la sciocca convinzione che il destino vi deve una seconda opportunità.
Giorno: 6 febbraio
Titolo: Alberto e l'mbuto magico
Fandom: RPF
Personaggi: Alberto/Vulvia
Prompt: “Light at the end of the world”
Genere: crack
Rating: G
Riassunto: Fin da piccolo Alberto si era sempre chiesto cosa ci fosse alla fine del mondo.
Avvertimenti: nessuno
Note: I personaggi esistono, non sono miei, fanno quel che vogliono, ma di certo non hanno fatto quel che ho scritto qui. L'idea l'ho prestata a Michiru, ma mi è venuta voglia di usarla anch'io!
Fin da piccolo Alberto si era sempre chiesto cosa ci fosse alla fine del mondo. Suo padre Piero, che pur sapeva molte cose e aveva sette o otto lauree ad honorem, non sapeva rispondergli, ma un giorno gli diede un giaccone antivento e una cazzuola - Va, Alberto, scopri cosa c’è alla fine del mondo e, visto che ci sei, cerca di ottenere almeno il 10% di share!
Ligio agli insegnamenti paterni, Alberto studiò geologia, archeologia, antropologia, viaggiò in lungo e in largo, sopra e sotto la Terra, ma il mistero dei misteri non voleva rivelarsi ai suoi occhi.
Poi un giorno, mentre prendeva un caffè nel bar di via Mazzini, la vide: era la donna più bella e seducente che avesse mai visto, più bella di Cleopatra ed Elena di Troia. Sedeva su uno sgabello, i lunghi capelli biondi ricadevano oltre le spalle ampie ed indossava un provocante abito di velluto rosso dalla generosa spaccatura.
- Salve! - disse Alberto avvicinandosi spinto come da una forza più grande di lui (altrimenti non avrebbe mai importunato una signora, lui era un vero gentiluomo!) - Signorina, ho notato che stava tutta da sola, posso farle compagnia? Forse mi conoscerà per qualche documentario sui vespasiani dell’Antica Roma o sulle feste della fecondità delle isole della Micronesia… Mi chiamo Alberto… sì, Alberto Angela. Posso sapere il suo nome?
- Il nome - la voce bassa e profonda della donna lo sconvolse dalle viscere - Il nome lo hanno inventato le donne preistoriche, stanche di chiamare i figli per la merenda con dei grugniti, che quelli poi facevano sempre finta di non capire. Il nome…Su Rieducational Chanel!
- Ma allora lei è Vulvia! - esclamò incredulo Alberto - Dal vivo è molto più bella!
- È il cerone, lo dico sempre alla truccatrice - si schernì Vulvia - Chi ha inventato il cerone? Scoprilo su Rieducational Chanel!
- Tu sei un’enciclopedia vivente… Oh, mia dea!- Angela era prossimo alle lacrime, talmente era commosso.
- Vieni, Alberto Angela, è tempo che tu sappia!- sussurrò sibillina la donna, scendendo dallo sgabello e prendendo il presentatore per mano. Lo condusse fuori dal bar, fuori dai tetri e squallidi uffici Rai, fuori dal mondo gretto ed ignorante che non distingue il suono del digiridu dal campanello di casa.
Quando furono nel tempio della dea, uno studio televisivo con lo schermo blu e uno sgabello come unico arredo, la donna affidò ad Alberto un oggetto dalla forma triangolare, avvolto da un paramento, senz’altro una preziosa reliquia.
- ‘mbuto! - disse suadente Vulvia, spostando una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi di lato.
Alberto, tremante, ubbidì all’ordine e guardò attraverso l’imbuto e vide ciò che da sempre stava cercando.
- La lu…La luce!- balbettò sgomento.
Vulvia annuì complice, ma poi fissò l’uomo negli occhi e lo ammonì severamente.
- Il segreto dell’mbuto non devi raccontarlo né a Quark né a Nord-Ovest e mai, mai su Rieducational Chanel!
Alberto promise.
Giorno: 7 febbraio
Titolo: This is The End, or not?
Fandom: X(AU-Kamui:il volto dell'amore)
Personaggi: Fuma/Kamui
Prompt: "Ma cent’anni equivalgono a poche ore/quando si tratta del vero amore”
Genere: crack
Rating: PG
Riassunto: Sul teleschermo apparve la scritta “Fine” e Kamui scoppiò in singhiozzi convulsi.
Avvertimenti: spoiler sul finale di "Consuelo: il volto dell'amore", velati accenni ad una relazione omosessuale.
Note: la ff fa parte della raccolta "Kamui:il volto dell'amore", dove Fuma e Kamui vivono un'improbabile vita pseudo-matrimoniale, a base di telenovelas e sceneggiati in costume.
Il corpo di Consuelo fu circondato da una luce dorata e iniziò a salire in cielo dove, da una nuvola, Santo Palombo e Carmen la sensitiva aspettavano la donna che con la forza del suo amore aveva salvato la città di Santa Maria da una pioggia di fuoco millenaria.
Johnny, impotente, osservava la sua amata ascendere, mentre Junior e il piccolo Francisco gli stringevano le mani.
- Addio madre! - dissero i piccoli tra le lacrime.
- Addio figli miei! - rispose Consuelo dall’alto.
- Consuelo, come farò senza di te? - gridò disperato Johnny, gettandosi a terra e stappandosi la camicia.
- Fra cento anni tornerà - gli ricordò l’amico Evandro.
- Cent’anni - gemette il bello e ricchissimo Johnny, rimettendosi in piedi, con l’aiuto dell’amico e dei figli.
- Ma cent’anni equivalgono a poche ore quando si tratta del vero amore - cercò di consolarlo la giovane Miranda.
- Addio Consuelo, addio amore mio!- invocò senza quasi più forze Johnny.
- No, non addio, Johnny, arrivederci!
La donna si disfece in un’esplosione di luce e cadde il buio.
Sul teleschermo apparve la scritta “Fine” e Kamui scoppiò in singhiozzi convulsi.
- Che succede, pulcino scemo?- chiese Fuma riemergendo dallo studio del libretto delle istruzioni allegato al nuovo forno a microonde, svolta decisiva nella vita domestica e nell’alimentazione della sedicente coppia.
- Co… Consuelo è … È ascesa - singhiozzò Kamui, premendosi al naso un fazzoletto di pizzo.
- Di nuovo? - Fuma alzò gli occhi al cielo - Ma quand’è che muore davvero ‘sta tizia?
- Mostro insensibile! - urlò Kamui tirandogli un cuscino - Ora Johnny dovrà aspettare cent’anni per poterla rivedere.
- Che culo! - commentò elegantemente Fuma fissando sconvolto il volto lacrimoso del suo inquilino-barra-compagno - Quando lei si degnerà di scendere, lui sarà defunto o sul punto di esserlo!
Kamui si fermò a soppesare quella affermazione - Non ci avevo pensato - mormorò meditabondo.
- Ma dai? - lo schernì Fuma.
- Sai cosa significa?- esclamò di colpo Kamui, una luce pericolosa negli occhi da folle.
- Che hanno fatto mille milioni di puntate per un finale di merda?! - rispose Fuma in contropiede.
- No, significa che bisogna scrivere il seguito. Devo chiamare il regista in Venezuela…. - e corse a chiudersi in camera.
Fuma fissò perplesso Consuelo, il leopardo di casa - A quando la saga “Fuma: l’uomo che voleva distruggere il mondo e si ritrovò a badare ad un pulcino invasato”?
Giorno: 8 febbraio
Titolo: Intermezzo
Fandom: X(AU-Phantasma)
Personaggi: Seishiro/Subaru
Prompt: "Kiss my eyes and lay me to sleep”
Genere: romantico
Rating: PG-13 (per la tematica)
Riassunto: - Chiudi gli occhi -
Avvertimenti: "Phantasma", il racconto di
michiru_kaiou7, affronta tematiche come l'omessualità e l'incesto, esse sono quindi presenti, seppur velatamente, anche qui.
Note: "Phantasma" è di Michiru, io ci posso giocare solo perchè lei me lo permette. La drabble non si colloca in un momento preciso del racconto, più che altro è ispirata ad esso.
- Chiudi gli occhi - disse amorevolmente Seishiro Sakurazuka a suo fratello; seguì un tenero contatto tra le labbra umide del maggiore e le palpebre febbricitanti del minore.
- Resta qui con me - rispose Subaru, un timido sussurro, una richiesta quasi impercettibile. Le dita affusolate, bianche come avorio, trattennero la stoffa del kimono scuro con un tocco lieve.
Seishiro, acconsentendo a quella richiesta infantile, si sdraiò accanto a Subaru, non tanto per vegliare il suo sonno di malato, ma per convincere, una volta per tutte, quelle stanche membra che casa era lì dove loro due potevano stare assieme.
Giorno: 9 febbraio
Titolo: Ricordare
Fandom: X
Personaggi: Fum/Kamui
Prompt: "I remembered some things... from before I came here...”
Genere: angst
Rating: PG
Riassunto: - Spaicente, dovrei? -
Avvertimenti: doppia drabble
Note: canon, per una volta!
- Possibile che non ti ricordi di me, di noi, di Kotori-chan? - chiede tra le lacrime Kamui.
- Spiacente, dovrei? - rispondo con una scrollata di spalle, la voce monocorde che uso sempre con lui, per aiutarlo a capire che io sono Kamui, non quel Fuma che rimpiange tanto.
In realtà, non è del tutto vero che non ricordo, qualcosa è rimasto in me, istantanee sfuocate di un tempo che mi pare lontano: tre bambini giocano nel giardino di un tempio, una mamma accarezza il capo del figlio maggiore, il senso d’impotenza davanti al corpo morente di un uomo, il monaco di Tokagure.
Sì, qualcosa ricordo di ciò che sono stato prima di risvegliarmi, ma quei ricordi non hanno importanza perché io sono solo un’ombra e le ombre non ricordano.
- Bastardo - gli sento dire, mentre sputa sangue.
Mi scappa una risatina, non è mancanza di rispetto, è solo che la sua testardaggine mi fa quasi tenerezza: Kamui si ostina a ricordare, così facendo, non riesce a vedere il futuro e, perso nella nostalgia dei bei tempi che furono, non capisce che la vita va avanti, non torna indietro. Finché non accetta questo semplice fatto, non potrà esaudire il suo desiderio, né il mio.
Giorno: 10 febbraio
Titolo: Amami come io t'amo
Fandom: You're my loveprize in viewfinder
Personaggi: Asami/Akihito
Prompt: “Do you have any feelings deep inside your heart?” + View, Asami/Takaba, "Like a virgin / Touched for the very first time" chiesto da
zia-chu per la Moulin Rouge
Genere: introspettivo, erotico
Rating: NC-17
Riassunto: Lascio che la mia mente s’inebri della musica, così come il mio corpo si contorce di piacere sotto le sapienti mani del mio amante.
Avvertimenti: scena di sesso non descrittivo tra due uomini.
Note: Ambientata dopo il capitolo Naked Truth 18. Poteva essere meglio, più lunga, più articolata, ma stasera non ci sto tanto con la testa. La citazione è tratta dalla Traviata di Verdi, atto II.
“Amami Alfredo / Amami come io t’amo”
La stanza si riempie del crescendo della musica, una melodiosa voce di donna intona un canto struggente per il suo amato. Non capisco l’italiano, né so nulla d’Opera, ma Asami ha messo su questo cd, mentre si versava un drink, e io sono rimasto imbambolato ad ascoltarlo. Quasi non ho fatto caso al fatto che mi stesse spogliando e conducendo sul letto.
Lascio che la mia mente s’inebri della musica, così come il mio corpo si contorce di piacere sotto le sapienti mani del mio amante. Nei suoi occhi, nella sua voce roca, nei suoi gesti trovo una devozione (è questo il termine per descrivere la luce che scorgo nel volto di Asami?) che non gli ho mai visto prima. È come se facessimo l’amore per la prima volta, è come se io fossi una casta sposa alla sua prima notte di nozze e lui il cavaliere dall’armatura lucente che si gode il suo prezioso premio, e forse è un po’ così: dopo Hong Kong, questa è la nostra prima notte insieme ed io sono folle d’amore come la sventurata donna che canta. La musica giunge alle mie orecchie da un punto indistinto della stanza; tutto si fa confuso: luce, suoni, gemiti, piacere, muscoli e nervi. Sento il suo respiro aumentare d’intensità e mi rendo conto che anche il mio si fa accelerato, assecondo i suoi ritmi e lui i miei, come se fossi due metà di una mela che finalmente combaciano. Mi stringo a lui e lei mie unghie graffiano la sua schiena, lui fa una mezza smorfia arricciando il naso, poi mi sorride e io mi rilasso di nuovo, prima di lasciarmi condurre all’apice del piacere e quindi al dolce oblio che segue. Cado inerme e spossato tra le braccia del mio amore e lui mi posa un bacio sulla fronte madida, mi culla come se fossi un bambino, io chiudo gli occhi, appagato, in estasi quasi, e mi addormento.
Non devo aver dormito molto, una manciata di minuti, perché al mio risveglio, Asami è ancora qui, si è già vestito e sta fumando una sigaretta.
- Avrò da fare tutto il giorno, trovati qualcosa da fare, quando avrò di nuovo voglia della tua compagnia ti farò chiamare.
Freddo, impassibile, completamente un altro uomo.
Resto nel letto, le lenzuola arrotolate intorno alle gambe, inebetito per quel trattamento scostante e mi chiedo quali siano i sentimenti di Asami nei miei confronti, cosa c’è veramente nel cuore di quell’uomo?
Giorno: 11 febbraio
Giorno: 12 febbraio
Titolo: Svegliarsi la mattina...
Fandom: originale
Personaggi: Io e Luna
Prompt: “Stare con lei era l'inferno; ma in fondo all'inferno c'era un cielo blu...”
Genere: biografico
Rating: PG-13
Riassunto: La sveglia suona come tutte le mattine...
Avvertimenti: nessuno
Note: Tutto vero, per una volta!
La sveglia suona come tutte le mattine e, come tutte le mattine, la spengo e mi rigiro dal’altra parte, con la solita scusa “ancora cinque minuti”.
Sento i passi dei miei in corridoio, i rumori della cucina, il profumo del caffè invadere l’appartamento e attendo il familiare, quanto snervante, suono del Tg mattutino, ma nessun suono giunge alle mie orecchie, finché mia madre non entra nella stanza buia e dà la notizia che ogni bambino sogna di ricevere: - Nevica!
Ora, io non sono più una bambina da un pezzo, ma la neve muove in me (come in chiunque altro, credo) quella magia infantile, quello sbigottimento fanciullesco che vorremmo avere anche per le altre meraviglie della vita, ma non ne abbiamo il tempo. La neve, invece, il tempo se lo ruba, lo inghiottisce, e con lui tutte le cose importanti che avevi preventivato per quel giorno.
Sono uscita sul terrazzo e Luna, che è con noi da un anno e la neve non l’aveva ancora vista, esce con me, annusa l’aria ed esplora.
Che sarà mai questa coltre bianca che ha nascosto il mio giardino? Dov’è il mondo?
È un’idiozia umana dare sentimenti e pensieri ai quadrupedi di casa, ma non posso trattenermi dal sorridere, mentre, nera e festante, salta tra le aiuole imbiancate e corre sul prato candido. Le sue zampette lasciano tracce ovunque, distruggendo la perfezione nevosa del terreno, ma lei è contenta e mi invita a giocare.
- Tu sei tutta scema - le dico ridendo, mentre, in pigiama e vestaglia, mi delizio dell’aria fredda e del silenzio.
Poi, tutto ad un tratto, la vita riprende.
Squilla il telefono: - No, non riesco ad uscire con la macchina… - sento dire da mio padre ad un collega.
- E il dottore? - si lamenta poi mia madre - Io devo andare dal dottore… come faccio?
Penso a mia sorella, bloccata a casa da sola, che magari dorme ancora visto che ieri sera ha finito di lavorare tardi, adesso toccherà trovare il modo di andare a prenderla, perché non può mica restare a casa da sola, con questo tempo!
Sento i vicini aprire le finestre, per un attimo immagino la loro sorpresa, ma poi li sento imprecare perché la rampa del garage è ostruita da venti centimetri di neve (da noi, che siamo gente di collina, venti centimetri è la paralisi totale).
Poi penso che se continua così, cavoli, non potrò prendere il treno e questo è il weekend di San Valentino: il futuro marito ed io, avevamo deciso di stare insieme, a casa sua, in Umbria.
Gli telefono, agitata.
- Ciao, amore! - mi dice, in sottofondo il rumore dell’ufficio. Tra una cosa e l’altra si sono fatte le nove e lui è già a lavoro.
- Amore, qui nevica!- piagnucolo, mentre videotelefono il mio giardino imbiancato.
- Qui, no!- risponde lui e mi mostra il parcheggio dell’ufficio tristemente grigio.
- Ti faccio sapere come va la giornata, perché qui rischio di non riuscire a partire!
Intanto penso alla mia amica che solo ieri sera mi diceva - Attenta alla neve, quando vai in Umbria!
E io ho riso dell’avvertimento, della serie “io donna, forte e coraggiosa, non mi faccio mica fermare da due fiocchi di neve umbri per raggiungere il mio amore”.
Se, come non detto.
E la neve continua a cadere ed è un vero guaio: tutto bloccato, tutto chiuso, appuntamenti saltati, lavoro rimandato, sorella dispersa, fine settimana probabilmente rovinato…
Intanto Luna saltella sulla neve, il manto nero puntinato dei fiocchi che vi si sono deposti sopra, e non ne vuole sapere di rientrare in casa. La neve le piace, non per niente è una fiera Labrador, abbaia agli altri cani, vuole giocare, la coda si muove all’impazzata.
Io la fisso divertita, sì, un giorno con la neve da questa parti è l’inferno, ma anche l’inferno ogni tanto si gela e i cani corrono scodinzolati e il mondo se ne può andare in malora, per un giorno almeno.
Giorno: 13 febbraio
Titolo: Al di là del tempo
Fandom: X (AU)
Personaggi: Fuma, Seishiro, Setsuka, Subaru
Prompt: The mornig light has the scent of hope
Genere: AU
Rating: G
Riassunto:
Avvertimenti: è uno spinoff delle ff di Michiru del 10, 11 e 12 e quindi di quella di Chu (appena posso metto i credits e i link come si deve)
Note: E' venuta più lunga e complicata di come pensavo, ci rimetterò mano, giuro, oggi prendetela così, non betata, non finita e manco riletta!
Quella mattina Fuma Monou si alzò di buon’ora e aprì le imposte della sua stanza: il sole illuminava la neve caduta la notte precedente, faceva freddo ma in modo sopportabile, era domenica e, se aveva fatto bene i conti interpretando correttamente i segnali, oggi era il gran giorno, il giorno che attendeva da tutta una vita, anzi da più di una vita.
Chiuse gli occhi, ripercorse mentalmente l’immagine che lo inseguiva fin dall’infanzia, un ragazzino che portava su di sé il peso del Mondo, e sorrise. Era tempo di riscattare il passato!
E un cielo così limpido, l’odore del bosco che scendeva dalla collina, il riverbero della neve sui tetti, per la prima volta da quando era riamasto vedovo, Fuma si sentì di nuovo in grado di gioire per le piccole cose.
- Giornata perfetta per fare pupazzi di neve e per sfidare il Destino!- si disse avviandosi verso la doccia.
Seishiro, il primogenito di Fuma, un ragazzino testardo e perfezionista di soli otto anni, era già ai fornelli a preparare la colazione. Cucinare era la passione di Seishiro, insieme con quella per le piante e le cose di lusso. Il computer di casa, Beast, gli stava dettando la ricetta per i pancake.
- Già in piedi? - esclamò il padre entrando in cucina. Con la casa completamente elettronica e Beast a supervisionare, non c’era pericolo che il piccolo chef desse fuoco alla cucina o che peggio si facesse male.
- Sto creando! - rispose scocciato il bambino, odiava essere interrotto mentre cucinava, da quell’impiccione del papà poi…
Fuma lo lasciò fare e salì a svegliare la principessina di casa. Setsuka-chan era una bambina di cinque anni, adorabilmente viziata e pericolosamente coscia del suo fascino ammaliatore, già a quell’età. Ora, poi, che era l’unica donna di casa, beh, semplicemente era riverita dai suoi uomini, come scherzosamente chiamava il padre e il fratello maggiore.
- Setsuka-chan, è ora di alzarsi da letto!- esclamò Fuma aprendo le tende della stanza, così da far entrare la luce all’interno.
-No, papino, ancora cinque minuti- piagnucolò la piccola.
- Muoversi, papino oggi ha una sorpresa per voi! - E come si aspettava, Setsuka-chan balzò fuori dalle coperte e gli gettò le braccia al collo. Fuma rise di quelle svenevoli moine e, nonostante fosse ormai grandicella per esser portata in braccio, se la caricò in spalle e scese di nuovo in cucina.
Dopo colazione, Fuma annunciò ai pargoli i suoi progetti per la domenica - Faremo un pupazzo di neve!
- Noooo - risposero in coro i figli.
- Come no? - si risentì il padre modello.
- Io voglio giocare alla principessa con la realtà virtuale! - disse Setsuka.
- Io voglio andare a Parigi con l’aereobus per vedere le vetrine dei negozi - disse Seishiro.
- Ai miei tempi non c’erano tutte queste diavolerie moderne - Fuma cominciò una delle solite filippiche dal titolo “Ai miei tempi”, motivo per cui i figli iniziarono subito a sbuffare - C’erano solo i mega computer e gli androidi per giocare.
- Che noia, papà! - brontolarono i piccoli.
- Il capofamiglia ha scelto l’opzione “pupazzo di neve”, inutile cercare di distoglierlo dal suo proposito! - la voce metallica di Karen li raggiunse in salone. Da quando le inteliggenze artificiali avevano ottenuto l’abolizione della schiavitù e godevano dei pieni diritti civili, Karen non viveva più con la famiglia Monou, ma dopo la morte della signora era tornata ad occuparsi dei piccoli part-time. Essendo, però, un modello un po’ datato, aveva un database linguistico limitato e una voce gracchiante, nonostante sembrasse in tutto e per tutto una donna vera - Ricordo al capofamiglia, che oggi sarebbe opportuno recare fiori ed incesso alla defunta signora Monou.
- Grazie, Karen-san, andremo prima dalla mamma e poi al parco, d’accordo, ragazzi? - concluse Fuma selezionando dall’archivio abbigliamento cappotti e scarpe per sé e i bambini.
- Sì, papà - annuirono i piccoli e non protestarono ulteriormente quando Karen mise loro cappelli e sciarpe.
- Buona giornata bambini! Buona giornata capofamiglia! - gracchiò l’A.I. dai capelli fulvi.
- Ueno Park, per favore!- ordinò Monou al taxi automatico che li attendeva davanti casa. L’autonavicella planò in direzione del vecchio cimitero.
Ueno Park era l’unico monumento rimasto in piedi dopo il devastane terremoto che rase al suolo la vecchia Tokyo nel 1999, era diventato un cimitero, dopo la devastazione e, anche se ora era considerato patrimonio dell’umanità, continuava ad ospitare, nel sottosuolo, il cimitero di Nuova Tokyo.
Ueno era anche l’unico parco naturale a cielo aperto della città, tutti gli altri erano serre o bioclimi artificiali; c’erano alberi di ciliegio secolari, vera neve e aria pulita, un luogo perfetto per i bambini, eppur non era affatto frequentato come luogo per passeggiate, forse perché ancora legato nell’immaginario popolare alla terribile catastrofe del secolo precedente.
Il trio scese dal taxi e s’incamminò verso l’ingresso del parco, si soffermarono appena un secondo davanti alla lapide che ricordava la Tokyo Tower, che sorgeva in quel punto, e il terremoto di cui era stata epicentro. Fuma chiuse gli occhi un secondo, cullò ancora un attimo l’immagine di quel ragazzino dagli occhi ametista che lottava e sorrise. Era passato così tanto tempo e lui, per quel che ne sapeva, era l’unico che ricordasse. C’era uan leggenda intorno al grnade terremoto del 1999, una storia che parlava di sette draghi della Terra e sette draghi del Cielo, di due stelle gemelle e della Fine del Mondo. In molti pensavano fossero solo stupidaggini, come il mostro di Loch Ness o le volpi che si trasformano in essere umani, ma lui conosceva la verità. Fin da bambino terribili incubi lo avevano attanagliato, ficnhè non aveva capito che erano scene della sua vita passata, vita a cui doveva rimediare. Non tutto era chiaro e delineato, ma Fuma sapeva che aveva fatto una promessa ad una persona importante, quindi quel giorno non portò i bambini a Ueno casualmente.
Il parco era ammantato di bianco, le stradine in superficie appena sporcate di nero, poche persone camminavano a piedi, in un’era in cui microjet potevano abbattere la forza di gravità e trasportarti ovunque senza sforzo, così incrociare altre persone era piuttosto raro e per tutta la visita al cimitero non videro che pochi vecchietti. Risalita in superficie la famiglia Monou s’imbattè in un gruppo di monaci di Kyoto-Heian, si capiva da come erano vestiti. Kyoto-Heian era divenuta sede dell’Università della Pace e lì si ritiravano a vivere studiosi e monaci da tutto il mondo, una città-tempio, da cui solo molto raramente i suoi abitanti si allontanavano. Per i bambini, quindi, fu una sorpresa enorme vedere da vicino dei veri monaci, con tanto di saio e sandali, anche in pieno inverno. Uno di loro si avvicinò a Fuma e gli chiese indicazioni.
- Per Nagano nuova, dovete prendere la metropolitana aerea, è la via più veloce - rispose cortesemente Fuma. Un bonzo in particolare aveva attirato l’attenzione di Seishiro e, quindi, di Setsuka. Aveva degli occhi di un verde smeraldo.
- Tu sei strano!- esordì la bambina con una smorfia.
- Ah, sì? - sorrise il giovane inginocchiandosi alla sua altezza - Tu invece sei una bambina molto carina, ma un po’ dispettosa, temo!
- E io sono carino? - civettò subito Seishiro, perennemente in competizione con la sorellina.
- Siete entrambi molto carini! - rispose sorridendo il monaco.
- Ma io di più! - ribatté Setsuka, che detestava essere messa in disparte dal fratello - Vero, papà? - aggiunse poi correndo a farsi coccolare da Fuma.
Seishiro alzò le spalle come a scusarsi del comportamento della sorella e il monaco gli sorrise di nuovo, accarezzandogli il capo per congedarsi. Entrambi ebbero una visione scatenata dal contatto, durò solo un attimo, ma a loro sembrò un’eternità.
Crescendo Seishiro avrebbe imparato cosa quella visione significava, ma quel giorno fu solo una sequenza d’immagini, come in un film muto: un ragazzo dal kimono blu immerso in una foresta d’aceri, la penombra di una stanza dove un fantasma si stava manifestando, due innamorati che si baciano al chiaro di luna in una pioggia di petali di ciliegio, un ponte di legno e un ragazzo bellissimo che chiede scusa ad un nobile samurai vestito di nero, un ciliegio in fiore un giovanotto e un bambino che si parlano, poi rovine, sangue e lo sguardo disperato di un uomo con un occhio verde e uno bianco.
Il monaco ritrasse il braccio spaventato e il piccolo corse a rifugiarsi nell’abbraccio del padre.
- Sei-chan, ti sei spaventato? - chiese Fuma accarezzandogli la testolina mora. Il bambino odiava quel nomignolo, ma quella volta non fece obbiezione e si strine più forte al corpo del padre.
- Perdonatemi! - esclamò sgomento il giovane monaco - Non volevo spaventarlo, non so cosa sia successo- balbettò ancora tremando a sua volta.
- È successo quel che doveva succedere, Subaru-san! - rispose sibillino Fuma - È il motivo per cui noi tutti siamo qui oggi.
- Come conoscete il mio nome? - chiese pieno di apprensione Subaru.
- Tutto a suo tempo - tagliò corto Fuma e prese i figli per mano avviandosi verso l’uscita del parco - Adiamo, ragazzi, la famiglia Monou deve ancora fare il suo omino di neve!
I piccoli lo seguirono senza protestare, ma Seishiro si voltò un paio di volte in direzione del giovane monaco dagli occhi verdi.
- Lo conosci papà? - chiese Setsuka.
- Io no, Setsuka-chan! - rise il padre.
- Ma come? Lo hai chiamato per nome - insistette la piccola.
- Quel ragazzo non poteva che essere Suabru-san - continuò allusivo Fuma.
- Ma non ha senso - sbottò Seishiro seccato che il padre, come al solito, facesse in finto tonto.
- Oh, se ce l’ha, ma se ti racconto tutto da subito, poi non c’è più gusto, no?
Seishiro mise il broncio, ma si dimenticò dell'accaduto quando Setsuka gli strattonò un braccio davanti ad una vetrina di dolci.
Fuma osservava divertito i figli, ma pensava ad altro, pensava alla promessa che in una vita passata aveva fatto ad un ragazzino coraggioso di nome Kamui e a se stesso, così da poter rimediare al male che aveva commesso, da allora si era rincarnato molte volte, espiando di vita in vita i suoi crimini (qualunque essi fossero) ed infine era arrivato il giorno del riscatto, avrebbe contribuito a riunire Seishiro a quel ragazzo dagli occhi verdi, esaudendo così un antico desiderio mai sopito. La luce di quella fredda mattina invernale aveva il profumo della speranza, o forse erano solo i dolci che i suoi figli stavano mangiando con gioia.
Giorno: 14 febbraio
Titolo: Il regalo più grande
Fandom: Tsubasa Reservoir Chronicle
Personaggi: Seishiro e Fuma (bambini)
Prompt: il regalo più grande + TRC, Seishiro e Fuma, compleanno per il Moulin Rouge Challenge
Genere: fluff
Rating: G
Riassunto: - Buon compleanno, Fu-chan! - esclamò Seishiro affacciandosi nella stanza del bambino.
Avvertimenti: AU
Note: Tratta dall'Au di Michiru "Long Way Home".
- Buon compleanno, Fu-chan! - esclamò Seishiro affacciandosi nella stanza del bambino.
Vi regnava il solito caos, libri, giocattoli, pezzi di puzzle, tutto alla rinfusa tra vestiti e calzini sporchi. Il fratello maggiore scosse la testa, la ramanzina sull’ordine l’avrebbe fatta un’altra volta.
- È il mio regalo? - domandò divertito il bambino scendendo dal letto con un salto - Oggi è il mio quinto compleanno e quello è il mio regalo! - continuò girando intorno al fratello che ruotava anticipandolo, così che il bambino non riuscisse a vedere ciò che l’altro nascondeva dietro la schiena.
- Sì, è il tuo regalo! - rise Seishiro e gli consegnò una scatolina metallica, di forma circolare.
- Cos’è? - chiese il piccolo perplesso.
- Una bussola - rispose Seishiro facendo scattare l’apertura.
- A che serve? - continuò ancora più perplesso Fuma.
- A sapere dov’è il nord - spiegò paziente Seishiro. Fuma lo fissò senza capire - L’ago punta sempre verso nord, così non ti perderai mai e saprai sempre tornare a casa!
Negli anni avvenire quella bussola sarebbe tornata utile più e più volte e, benché con il tempo si fosse rigata e rovinata, Fuma la custodiva come un tesoro prezioso, speranzoso che un giorno lo avrebbe condotto da Niisan.
6.313 parole totali
450 parole al giorno, in media
14 racconti
13 commenti (grazie!)
8 fandom diversi
5 storie su X, che è il fandom più prolifico
1 fandom nuovo, ovvero Real Person Fiction (non ci posso credere!)
1 bonus ritardo
I grattacapo, gli accidenti e i vari “ma chi me lo ha fatto fare” non si contano!
Però mi sono divertita e ho conosciuto molte donnine simpatiche che hanno i miei stessi gusti, il che è davvero straordinario!