Crack Meme: Accadde una notte

Nov 30, 2009 17:45

Titolo: Accadde una notte
Fandom: Gintama
prompt: tutti quelli del set 1 [Crack] @ Crack Meme di Michiru.
Personaggi: Shinsengumi, Gintoki, Shinpachi, Kagura, Otoe
Genere: crack
Rating: PG
Avvertimenti: presenza di uomini vestiti da donna e altri deliri vari ed eventuali. Il demoniaco vicecomandante e il capitano Okita mi stanno danno la caccia per farmela pagare (motivo per cui vi scrivo da un luogo protetto e segreto). La posto su lj perchè non sono del tutto convinta e per adesso non mi va di metterla sul sito (come se sul mio archivio ci siano solo capolavori...)
Breve riassunto: Tutto aveva avuto inizio con quel dannato imbuto...


Tutto aveva avuto inizio con quel dannato imbuto, che la Shinsengumi doveva proteggere durante l’esposizione al pubblico. Era un cono di latta con un forellino in fondo ad una cannuccia, serviva per versare liquidi, un oggetto del tutto banale, ma per un principe Amanto venuto a Edo per sposarsi, e quindi per lo Shogunato, aveva uno speciale valore simbolico: era il dono di nozze che il principe di Vattalapesca avrebbe regalato alla futura moglie, durante una mostruosa cerimonia che aveva Edo come scenario. Al demoniaco Vicecomandante della Shinsengumi non gliele fregava niente, se non per il fatto che doveva accettarsi che quel dannato imbuto restasse integro e fosse restituito al suo proprietario. Il comandante Kondo ebbe però un’idea assai originale su come proteggere l’imbuto. Era stata allestita una mostra di tre giorni per esporlo e il Comandante aveva deciso che i suoi uomini avrebbero protetto il regalo di nozze in borghese.
- Ecco perché ci vestiremo da donne!- esordì durante la riunione mattutina. Toshiro si strozzò con il fumo di sigaretta, Sougo si destò di colpo, Yamazaki rimase a bocca aperta per cinque minuti buoni. Ma Kondo era Kondo e quello che diceva (anche la cazzata più gigante) era legge: la Shinsengumi uscì dal quartiere generale in gonnella. Omoni nerboruti e pelosi agghindati in colorati kimono, con tanto di geta alti, ventagli variopinti e nastri tra i capelli. Toshiro Hijikata dovette far ricorso a tutto il suo sangue freddo per non uccidere il moccioso che lo sfotteva per il modo non del tutto aggraziato con cui cercava di stare in piedi su quei dannati trabiccoli. Oltretutto, cosa che gli indusse più di un conato di vomito, il capitano Okita in yutaka verde, parucca e trucco, assomigliava a Mitsuba-san in modo inquietante. Kondo-san invece sembrava la femmina di un gorilla, ma nessuno osò dirlo a voce alta, perché il comandante, seppure mascherato dalla moglie di King Kong, era sempre il comandante, e soprattutto perché il Vicecomandante, anche se avvolto in un kimono rosso da geisha, aveva la spada sguainata a portata di mano.
Dopo il turno di guardia all’imbuto, Hijikata, Sougo, Yamazaki ed altri, sempre nei loro graziosi e colorati vestitini, furono trascinati dal Comandante Kondo a rilassarsi in un karaoke.
- Cantiamo la discografia completa di Otsu-chan! Yamazaki-san, vai a prendere da bere - ordinò Kondo con il suo sorriso beato (o beota?) sulla faccia. Il povero Yamazaki, capelli afro e vestitino a pois con maniche a palloncino (quello aveva trovato della sua taglia dal robivecchi), si avviò sulle scarpe laccate di rosso verso il bar a prendere birre per tutti. In fondo bere era l’unico modo per dimenticare quella giornata terribile. La Shinsengumi, female version, prese ad affogare nell’alcool i drammi personali e quelli comuni. Nell’ebbrezza alcoolica, Toshiro Hijikata iniziò ad avere strane visioni di un mondo di mayonese, dove le case, le strade, le nuvole, tutto era giallo mayonese. Sougo Okita invece meditava di approfittare della prima distrazione del bastardo per decapitarlo, ma la voce roca e stonata di Kondo-san non aiutava a rimanere lucidi e prese a scolare un bicchiere di birra dopo l’altro, finché non decise che poteva andare a trovare quella ragazzina molesta che si credeva tanto forte e più brava di lui. Sougo Okita uscì dal karaoke, mentre Yamazaki si esibiva nella sigla d’apertura di “Jenny la tennista”, traballando sui geta e tremando per il freddo che entrava da sotto il vestito lungo le gambe nude: arrivò davanti al locale della padrona di casa dell’Agenzia tuttofare ed entrò.
- In nome della Shinsengumi, dov’è quella mocciosa?-
Otose e Cathrine fissarono la ragazzina che dimenava la spada reggendosi a fatica in piedi. Non riconobbero il capitano della Shinsengumi, né lo riconobbe Kagura, che iniziò a punzecchiarlo con un bastoncino, quando questi si accasciò a terra per vomitare.
- Non è bello ragazza che beve e vomita in casa di altri-
- Deve aver avuto una delusione d’amore- commentò con fare professionale Otose, osservando la giovane riversa a terra.
- I giovani fiori del ciliegio vengono strappati dal vento feroce della vita- aggiunse Gintoki, apparendo sulla porta in quel momento, con un bicchiere di latte alla fragola tra le mani.
Così la sorpresa a Kagura (anche se Sougo non riusciva a ricordare perché aveva deciso di fare una sorpresa alla ragazzina Amanto), si era rivelata un vero insuccesso e il ragazzo, incapace di alzarsi, lasciò che Sadaharu lo sballottasse da una parte all’altra del locale, come se fosse una palletta che rotola tra le zampe di un cagnolino.
- Sadaharu, no!- lo sgridò Kagura - Ragazza dal cuore spezzato non è palla per giocare- e dettò ciò sollevò di peso ciò che restava del capitano Okita e lo/la portò al piano di sopra - Tu fai dormita, adesso, domani sarà meglio-
- Hey, non vorrai mica accollarti quella tizia e farla dormire di sopra?- si risentì Shinpachi - E dove dovrebbe dormire, poi?-
- Nel letto di Gin-
Gin aprì bocca per obiettare, ma rinunciò: inutile cercare di farla desistere.
- Chi ripulisce?- chiese torva Otose. E Shinpachi prese spazzolone e straccio per ripulire ciò che lo stomaco del non riconosciuto capitano della prima unità della Shinsengumi aveva rovesciato a terra.

Ma torniamo indietro, al locale di karaoke, dove il resto della Shinsengumi stava cantando e folleggiando (del tutto dimentichi di sembrare un branco di travestiti di terz’ordine). Il Vicecomandante non era tipo da unirsi al branco di scimmie, neanche da ubriaco, e poi lui stava sognando (ad occhi aperti) di essere divenuto il re di Mayoneselandia. Seduto su una poltroncina, con il suo kimono rosso, i geta laccati di rosso e i piedi fasciati in tabi bianchissimi, una parrucca da geisha, con tanto di pendagli e fiori di gelso, il viso truccato di bianco e le labbra appena colorate con un punto scarlatto, sembrava davvero una intreneuse. Se fosse stato in piedi si sarebbe notato che non poteva essere una donna, ma seduto a quel modo il dubbio era più che legittimo, e poi, da quando gli Amanto era arrivati ad Edo, un uomo che apprezzasse la compagnia di trans o travestiti non faceva più scandalo. Sakata Gintoki non era quel genere di uomo, ma quella sera aveva mangiato il suo parfait di cioccolato e aveva qualche soldo da spendere (aveva trovato un portafoglio per terra e lo aveva restituito al proprietario, seppur alleggerito del contenuto).
- Cerca compagnia, signore?- gli chiese il proprietario del locale - Abbiamo ragazze molto carine-
Perché no? Alla peggio, filava via senza pagare, si disse.
Il proprietario lo fece accomodare in una stanzetta appartata e andò a chiamare una delle ragazze, ma nella confusione della serata, prese per un braccio e trascinò all’appuntamento al buio, Toshiro Hijikata che tornava dalla toilette.
- Tu! - quasi urlò al malcapitato/a - Va’ di là e fa compagnia al cliente: un pezzente del genere, certo si accontenterà di una racchia come te. Con tutto il casino che stanno facendo quegli idioti della Shinsengumi, mi ci mancava pure quello sfigato-
Le parole Shinsengumi e idioti giunsero alla mente confusa e alcolizzata di Toshiro come un fastidioso fischio e il braccio si mosse da solo: il povero padrone del karaoke si salvò per miracolo, il vestito tagliato per la lunghezza e un enorme livido sulla fronte.
Gintoki sentì il rumore del tafferuglio e uscì sul corridoio dove gli apparve la visione, non proprio celestiale, del demoniaco Vicecomandante stile geisha di Gion che stava per affettare l’indifeso padrone del locale.
- Tesoro, che ne dici di lasciarlo stare?- ghignò divertito. Avrebbe riconosciuto quel modo di usare la spada ovunque, perfino travestito da cortigiana.
- Tesoro?- domandò irritato Toshiro Hijikata, improvvisamente rinsavito.
- Non sai che la rabbia rovina l’incarnato delle fanciulle?- ribatté Gin.
- Bastardo!- inveì Hijikata, ma Gin fu più veloce e sparì dal suo raggio d’azione prima che la spada del Vicecomandante lo colpisse.
- Rimandiamo il nostro appuntamento al buio ad un’altra volta, bellezza- salutò Sakata uscendo dal locale.
- Ti ucciderò- promise Toshiro a sé stesso mentre cercava di accendersi una sigaretta. L’accendino, per ironia della sorte, non ne voleva sapere di funzionare. Hijikata provò una seconda volta e una terza, ma nulla. La scintilla non partiva e più lo zippo faceva cilecca, più la necessità di assumere nicotina cresceva e più Hijikata si infuriava. Alla fine aveva così bisogno di fumare, che il samurai si avvicinò ad un gruppo di ragazzotti che stanziavano dall’altra parte della strada.
- Hey, cari, avete da accendere?- chiese con voce in falsetto, avanzando con piccoli passi, proprio come una vera geisha, e comprendo il viso, la barba non fatta, con il ventaglio.
- Come no, bambola, vieni qui- rispose uno dei ragazzi e allungò il braccio con l’accendino. Nella penombra una fiammella si accese e Hijikata poté assaporare il primo amarissimo tiro.
Che cosa non si fa per una sigaretta! pensò in cuor suo il demoniaco (?) Vicecomandante, facendo l’occhiolino al tipo con l’accendino.
Dopo aver vigilato su un imbuto di nozze, essersi vestito da donna, aver cantato e bevuto al karaoke con le scimmie ammaestrate suoi commilitoni e aver abbordato un tizio in cambio di una sigaretta (il fatto che Gintoki Sakata lo avesse visto in quel modo e lo avesse chiamato “tesoro” lo voleva rimuovere dalla testa), Hijikata si avviò verso il quartier generale della Shinsengumi, dove si dedicò ad un lungo, lunghissimo bagno ristoratore, senza imbecilli a dar noia. Si tolse il kimono, i geta, le imbottiture posticce su petto e glutei, si struccò e, nudo come mamma lo aveva fatto, vagò in mascolina sconcezza in cerca dell’amico barattolo di mayonese per farsi un panino extra prima di gettarsi nella vasca per l’agognato bagno, con solo il pacchetto di sigarette a fargli compagnia.
Era stata una giornata di merda!
Se Sougo Okita, ubriaco, si era recato a trovare l’odiata amanto Kagura, per poi finire a ronfare nel letto di Shinpachi con Sadaharu a fargli da cuscino, e Toshiro Hijikata aveva avuto la più brutta notte della sua vita, cosa aveva combinato il capo del corpo di polizia più temuto e rispettato di Edo?
Naturalmente, dopo aver sufficientemente bevuto e riscaldato l’ugola al karaoke, si era recato, alle tre di notte, davanti casa della bella Otae per cantarle una serenata. Poiché, giustamente, Yamazaki gli aveva fatto notare che non poteva andare da lei vestito da trans-scimmia (non proprio con queste parole), Isao Kondo si denudò e, perizoma rosso e sedere peloso all’aria, attraversò la città fino a casa della sua amata. Lì intonò i grandi successi della cantante Otsu, finché non ricevette una risposta al suo canto appassionato: risposta che si palesò in una gigantesca pietra scagliata con forza inaudito dalla piccola Otae per fargli capire la vastità del suo amore per lui. Il fatto che il vicinato gridasse “Maniaco!” o “Depravato!” non lo turbò affatto, in fondo tutte le grandi storie d’amore sono osteggiate dagli invidiosi!
Il tentativo di seduzione della piccola Otae non era andato a buon fine, d’altra parte lei era così casta e pura da non poter concepire che un uomo, seppur avvenente e muscoloso come lui, potesse varcare la sua casa di notte senza la presenza di un parente maschio. Dunque Yamazaki e gli altri si intrufolarono in casa e svegliarono il fratello di Otae-san, così che potesse presenziare all’incontro tra i due innamorati.
- Deficienti, che fate?- protestò Shimpachi mentre la Shinsengumi lo trascinava lungo l’engawa ancora in pigiama.
- Il comandante Kondo è deciso a fare la corte alla signorina Otae, e tu devi essere presente!- gli rispose Yamazaki, ancora nel suo vestitino a pois.

- Tu devi essere completamente rincitrullito- esclamò Otae alla vista del comandante Kondo che le offriva Shinpachi come una sorta di pegno d’amore - Perché hai svegliato mio fratello?-
- Una fanciulla delicata e devota come te non potrebbe mai accettare la mia corte senza l’approvazione dell’uomo di casa- ammise candidamente Isao Kondo, immune dal freddo e dalla vergogna nel suo perizoma rosso.
- Lui sarebbe l’uomo di casa?- domandò scettica Otae, fissando il fratello come se lo vedesse per la prima volta.
- Otae-chan, non è colpa mia!- piagnucolò Shimpachi.
- Ma perché non vai da uno psicanalista bravo?- sbottò infine la ragazza prima di chiudere la porta in faccia al pretendente.
- Otae-san si preoccupa per la mia salute mentale- singhiozzò Kondo al colmo della gioia - Una donna non può capire la difficile via del guerriero, pensa che uno psicanalista possa essermi d’aiuto, cara ragazza!- Kondo si asciugò una lacrima furtiva e dichiarò a voce alta - Otae-san, da domani tutta la Shinsnegumi si recherà dallo psicanalista, ogni tuo desiderio è un ordine per me!
Yamazaki si chiese perché anche il resto della compagnia dovesse andare dallo strizzacervelli, ma bastò dare un’occhiata ai vestiti da donna che ancora indossavano per capire che, in fondo in fondo, non era una cattiva idea.

La Shinsengumi poté rientrare al quartier generale al sorgere del sole e, quando furono tutti di nuovo in divisa, Kondo diede inizio alla riunione del mattino (mancava Sougo, ma tanto lui non era mai molto partecipativo, e nessuno si domandò dove fosse). Come sempre nessuno lo ascoltava, mentre cianciava di psicoanalisi e imbuti, persino Toshiro faceva finta di starlo a sentire e sbraitava con meno convinzione del solito (aveva un mal di testa da manuale): erano tutti presi a scoprire chi tra di loro aveva collezionato più inviti durante la serata al karaoke, in una sorta di gara di popolarità. Il vincitore di quella singolare gara fu Yamazaki, che, nonostante il vestito a pois e la capigliatura afro, aveva avuto la meglio su altre mises più tradizionali.
Nel frattempo a casa di Gintoki, Sougo Okita e Kagura si contendevano ben altro premio: la colazione preparata dal povero Shimpachi, morto di sonno e di paura per le ritorsioni di Otae-chan.
- Perché dobbiamo sfamare anche questo moccioso?- si chiese Gin fissando i due bambini litigare per un piatto di curry, piatto che finì per volare sopra la sua testa.

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