[Fluffathlon IV settimana] I fanfiction

May 30, 2009 00:42

Titolo: Appuntamento galante con finale a sorpresa
Fandom: You're my loveprize in viewfinder
Coppia: Asami/Takaba
Prompt: pornofluff o fluff orizzontale @ Fluffathlon + [Lista due: Matrimonio] 02. Anello @ Meme di Maggio di michiru-kaiou7
Rating: NC-17 (secondo il mio personalissimo autorating)
Conteggio Parole: 1250 (OpenOffice Writer dixit)
Riassunto: [...] Asami amava sorprendere e le sue sorprese divertivano solo lui!
Note: Asami è perfetto per queste mie incursioni nel mondo dei *felici rotolamenti tra le lenzuola*. Non c'è beta, quindi è la schifezza che è.

Da quando erano tornati da Hong Kong, la storia con Asami sembrava un po' più stabile e la vita un po' meno movimentata. Avendo del tempo per stare assieme con calma, Akihito aveva studiato l'uomo con più attenzione e ne aveva tratto due fondamentali verità: Asami amava sorprendere e le sue sorprese divertivano solo lui!

Una sera, come al solito senza il minimo preavviso, Asami lo aveva prelevato da casa sua, storcendo appena il naso di averlo trovato in jeans e t-shirt invece che vestito a festa - come se uno girasse in casa in smoking - e lo aveva portato a visitare un locale che intendeva comprare. Naturalmente non era un vero invito a cena, gli serviva solo un accompagnatore alla cena che il direttore del nightclub gli offriva, in modo che Asami potesse valutare se concludere o meno l'affare. Ad ogni modo, Akihito fu stupito di notare che il locale era chiuso al pubblico e che un solo tavolo era stato apparecchiato, per loro due.
Lume di candela, champagne, ostriche e caviale, una sala immensa avvolta in una penombra maliziosa e tre camerieri che si affaccendavano silenziosamente al loro tavolo.
Takaba si sentiva sempre un po' imbarazzato quando Asami dava sfoggio del suo denaro e del suo potere in maniera così plateale, ma ci si stava abituando, in fondo il lusso non era disprezzabile.
Alla fine del pasto, che ormai l'ottimo vino francese faceva il suo effetto, Asami estrasse dal taschino interno dell'elegantissima giacca di Armani una scatolina di velluto blu.
“Non può essere” pensò Akihito sentendosi come una liceale a cui il ragazzo dei suoi sogni regala il secondo bottone della divisa scolastica.
Insomma, di solito quel genere di scatoline blu contengono qualcosa di molto prezioso, piccolo e prezioso...
Ma di certo era un altro scherzo del bastardo! E anche se fosse stato un... Diamante? Anello di fidanzamento?
No, al sol pensiero sentiva il cuore in gola, lo stomaco accartocciato e le lacrime già pronte a sgorgare a mo' di fontana dai suoi occhi.
Asami gli offrì il pegno, allungando la mano verso di lui. Il ragazzo rigirò diffidente il contenitore tra le mani, fissando un po' l'uomo davanti a sé, un po' l'oggetto. Scuotendolo, questo produsse un rumore metallico, ma non lo aiutò a capire di cosa si trattasse.
Asami ridacchiò sommessamente mentre portava la sigaretta alla bocca.
“Sei peggio di un gatto fifone. Apri, non ti mangia mica!”
Per pura ripicca, Akihito fece scattare la chiusura della scatolina, fissando l'altro con alterigia.
Gattone fifone lui, ma figurarsi!
Dopo aver dato un primo sguardo al contenuto, Takaba comprese che la sua faccia tradiva tutta la sorpresa e lo sgomento.
Asami sogghignava, di quel suo sorriso appena accennato carico d'ironia e superiorità.
Akihito continuò a fissare interdetto l'oggetto: sembrava un bozzolo nero in silicone, collegato ad un filo che terminava in una sorta di telecomando. Le dimensioni erano piuttosto ridotte, pochi centimetri di lunghezza il bozzolo, una decina di centimetri il filo. Al tatto era liscio, levigato, come la buccia di un uovo. In effetti a guardarlo bene, sembra proprio un uovo...
Un uovo nero con un filo?
Akihito avrebbe voluto mantenere un atteggiamento più distaccato, ma involontariamente inclinò il capo da un lato mentre accarezzava il bozzolo di silicone.
“Non hai capito, vero?” gli domandò a bruciapelo Asami.
“Cosa dovrei capire?” rispose contrariato il ragazzo e lasciò ricadere nella scatolina il giochino.
“Te lo spiegherò io, ma dovrai attendere ancora un po'”. Detto ciò, Asami si alzò da tavola e raggiunse il direttore del locale, discussero per qualche minuto, poi l'uomo s'inchinò ossequiosamente e li accompagnò alla porta: l'auto scura stava già aspettando lungo la strada. Akihito montò e fece per riprendere il discorso interrotto, ma Asami non lo degnò di un'occhiata, stava già componendo un numero sul cellulare.
Non era il momento per fare conversazione, il suo compagno odiava essere disturbato mentre lavorava, così il ragazzo riaprì la scatolina blu, e continuò a fissare il curioso ovetto nero.

Quando l'auto fermò davanti uno degli appartamenti di cui Asami era proprietario, Akihito iniziò a sospettare che l'ovetto avesse a che fare con certi giochini che piacevano al bastardo; la conferma giunse pochi minuti dopo.
Neppure il tempo di entrare e togliersi le scarpe, che Asami lo portò di peso in camera da letto e, senza tanti complimenti - li faceva mai? - sbottonò i jeans, li sfilò, lo fece sdraiare supino e lo invitò ad aprire le gambe, diciamo pure che le divaricò con un gesto secco delle mani.
Voltando la testa a destra, Akihito ebbe modo di vedere la cravatta e la costosa giacca di Asami volare sul comodino, uno dei cassetti aprirsi e la mano del suo partner frugare in cerca di un flacone blu, che gli era ormai molto famigliare.
Il gel era freddo a contatto con le natiche e le dita di Asami lo accarezzavano quel tanto da assicurare una corretta lubrificazione.
“Ora ti spiego il giochino dell'uovo” Asami lo fissò divertito, ed eccitato - i pantaloni, benché elegantissimi, non nascondevano una ben meno elegante erezione - “Le cortigiane della Città Proibita conoscevano una tecnica amatoria detta appunto dell'uovo: consisteva nel trattenere un uovo di gallina tra le natiche facendolo ruotare senza però romperlo; il movimento, così appreso, eseguito durante un rapporto sessuale sembra che regalasse al partner un piacere indescrivibile. Io non pretendo certo simili strabilianti capacità amatorie da parte tua, ma chissà che tu non debba imparare qualcosa di nuovo...”
Akihito era rimasto immobile, in quella posizione sconveniente, ascoltando la lezioncina senza proferire verbo, perché aveva capito finalmente a cosa servisse l'uovo e sopratutto il telecomando.
Asami introdusse il bozzolo nell'ano del ragazzo con l'aiuto delle dita e poi, troneggiando su di lui, in ginocchio sul letto e quasi del tutto vestito (come a rimarcare chi facesse cosa a chi), azionò il dispositivo. L'uovo all'interno del corpo di Akihito prese a vibrare stimolando in modo davvero nuovo le pareti interne, fino alla prostata.
Al primo singulto di approvazione, Asami aumentò l'intensità della vibrazione e Akihito contrasse appena i muscoli inarcando la schiena. La frequenza diminuì e Asami si chinò su di lui per baciargli i capezzoli, poi trattenendo appena un risolino, riportò il dispositivo sulla seconda velocità.
Questa volta l'ondata di piacere fu superiore e Akihito si lasciò andare a timidi sospiri, mentre il suo volto avvampava di piacere; distrattamente portò la mano sul pene per masturbarsi.
Nel momento stesso in cui iniziò ad accarezzarsi, Asami passò alla terza velocità e l'uovo nel suo ano prese a vibrare con ritmo frenetico, ritmo che il ragazzo cercò d'imporre anche alla sua mano. Alle labbra salirono parole sconce rivolte al suo amante e veri e propri gridolini di piacere. Asami afferrò il polso del ragazzo impedendogli di continuare a regalarsi piacere. Akihito sbuffò irritato, ma sentiva dentro di sé una sensazione di pienezza, simile a quando veniva preso dal suo uomo, ma al contempo diversa.
Asami spense il vibratore di colpo e Takaba si sollevò sui gomiti per guardarlo in faccia, stupito e infastidito dalla brusca interruzione.
“Allora, hai gradito il mio regalo, eh?”
Akihito sbuffò frustrato e attese che l'altro decidesse come stuzzicarlo ancora, ma giunse ancora una sorpresa: Asami non aveva voglia di giocare al gatto e il topo con lui quella sera, riaccese il vibratore, aumentò gradualmente le velocità e lo portò all'orgasmo masturbandolo con la mano libera. Solo quando il ragazzo si fu ripreso dalle sensazioni provate, lo fece girare carponi si prese il suo piacere penetrandolo come solo lui sapeva fare.

Postfazione piccina picciò: Se non fosse stato per le consegne del Fluffathlon non avrei scritto mai 'sta roba, ma bisogna saper affrontare le sfide che la vita ci riserva. E' stato difficile, mi veniva da ridere e mi sentivo scema a scrivere cose come si prese il suo piacere, ma le mie capacità p0rniche non vanno molto oltre a questi bassi cliché

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