Ficlet inutile

Apr 19, 2009 23:08

Titolo: Photograph
Beta: akinera, mrs_toro_or, p_will <3
Disclaimer: Pete mi ha chiesto di scrivergliela e mi ha pagato profumatamente.
Niente di tutto ciò è mai accaduto, giuro.
Raiting: "Per cani e porci" rende abbastanza bene? XD
Pairing(s)/Personaggi: Jonden \O/
Sommario: “Perché fotografi sempre Ryan?”
Parole: 964
Note: C'è tanto fluff. Fluff a pacchi. Da morire di diabete. E' atroce. Non so nemmeno io perchè la sto postando in giro, sopprimetemi prima che diventi una donnina grondante melassa ;_;
Ah, nota curiosa: che Jon fotografi quasi unicamente Ryan è dato accertato dal suo account su Twitter XD


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“Ry, sorridi!” Ryan esegue meccanicamente, guarda l’obbiettivo con sguardo tranquillo e Jon scatta. Dall’altra parte della stanza, Brendon sbuffa rumorosamente, alzandosi per andarsene via.
Gli altri se ne rendono conto solo dopo altre tre o quattro foto.

“Ehi,” lo chiama, prendendo posto accanto a lui sul divanetto e ricevendo in risposta un’occhiataccia, “che c’è?”
“Niente.”
No, okay, non è ‘niente’. Non lo può proprio essere se Brendon, l’uomo dal perenne sorrisone ebete, sta guardando fisso davanti a sé con lo sguardo corrucciato e le ginocchia raccolte sul petto quasi a volersi proteggere da chissà cosa. Jon sospira, lo scuote un po’ per la spalla, e quando finalmente il ragazzo lo guarda negli occhi arrischia un sorrisino incoraggiante. “Dai… che c’è?”
L’effetto è quello di un riccio che si chiude nuovamente a palletta sul terreno. Brendon sprofonda la testa nello spazio tra le ginocchia ed il petto, le braccia strette a fargli un’ulteriore barriera contro la domanda e, forse, l’intera presenza di Jon. “Niente.”
“Brendon, smettila di fare l’idiota e spiegami cos’hai. Per favore.”
Il ragazzo lo guarda di nuovo ed è strano, perché Jon si sente stupidamente in colpa senza sapere nemmeno cos’ha fatto, tutto perché Brendon lo sta guardando con l’espressione incerta, titubante, con tanto di labbro inferiore tenuto ansiosamente tra i denti per evitare di parlare a sproposito. “Perché fotografi sempre Ryan?” gli chiede con la vocina ridotta ad un filo, ritornando nel suo bozzolo subito dopo.
Jon sorride, rilassato. Temeva apocalittiche rivelazioni, ed invece è l’ennesima riprova dell’egocentrismo di Brendon. Prima di rispondere si stringe nelle spalle, come se l’altro potesse vederlo, e le poche parole che gli escono sono divertite, impregnate di quel sorriso che non riesce a tenere. “Boh. E’ sempre in mezzo, dopo un po’ viene naturale fotografarlo.”
“Quello sono io, Jon.”
“Uh?”
“Io sto sempre in mezzo. A rigore, dovresti fotografare sempre me. E- non so, non mi calcoli mai quando hai quella stupida macchina fotografica in mano.”
“Non è vero.”
Brendon lo guarda, leggermente scocciato, poi sbuffa. “Avanti, allora. Fammi una foto.”
Jon non risponde subito alla provocazione. Altalena lo sguardo tra la macchina ed il ragazzo, sospira a sua volta e scuote la testa, un vago ‘non dire scemenze’ come giustificazione dietro la quale nascondersi. “Lo vedi?” insiste il cantante, senza sapere cos’altro aggiungere per concludere la discussione. Non è mai stato granché capace ad avere l’ultima parola, se questa esula da insulti infantili.
Il problema? Il problema è che Brendon non viene bene in foto. Cioè, per venire bene oggettivamente viene bene, ma il risultato non è mai nemmeno vagamente simile a come è dal vivo. In linea teorica le fotografie dovrebbero immortalare la realtà, e con Brendon questo non avviene. E’ qualcosa nei suoi occhi, nelle sue espressioni, in tutto il suo modo di fare. Quando ride, o quando parla, o- beh, in ogni momento c’è sempre qualcosa che gli illumina il volto, che se fotografato sparisce. Il sorriso è sempre lo stesso, rimane impresso nella pellicola così come è stato concepito nella realtà, ma lo sguardo… quello si perde. Jon ci ha provato, e dopo un po’ ha semplicemente lasciato perdere. Il risultato era sempre opaco, sempre stupido, sempre meno di quello che era in origine.
Brendon non è persona per le foto. Le foto sono statiche, e lui è costantemente in movimento. E poi c’è quell’egoistico bisogno di tenere per sé ogni sua smorfia, quell’impulso che Jon prova solo nei suoi confronti, quell’istintivo nervoso che sente quando vede Zack armato di cellulare che inizia a fare foto a destra e a manca.
“Non mi piace farti foto.” Spiega dopo diversi istanti di silenzio, mentre poggia delicatamente la macchina fotografica spenta su un tavolo vicino.
Brendon non lo guarda nemmeno, sprofondato com’è con la testa. “Perché?” pigola.
“Perché non voglio che gli altri ti vedano come ti vedo io.”
E’ la cosa più stupida che potesse dire, ma, beh. A volte parla senza riflettere, ed anche questa volta si rende conto di aver detto un’idiozia quando è un po’ troppo tardi per tacere.
“Uh?” Brendon continua a non alzare la testa, e Jon decide di non rispondere. Non subito, almeno, non prima di essergli scivolato un po’ più vicino sul divano e averlo abbracciato. E’ una mossa abbastanza infantile, visto e considerato che sembra stia abbracciando un sacco di patate e non una persona normale dotata di tronco, gambe e braccia, ma non intende lamentarsene. Il corpo di Brendon è caldo, e l’incavo della spalla sembra fatto apposta per poggiarci il mento.
“Se ora ti fotografassi,” comincia Jon, in un mormorio, “ti potrebbero vedere così anche gli altri. E non mi piace, come idea. E’ che con te ho sempre la voglia di non farti vedere dagli altri. Voglio- vorrei vederti solo io. Parlarti solo io. Tenerti solo per me. E- beh, ovviamente non posso farlo. Ma almeno quando mi parli, quando mi sorridi, quelle sono cose solo per me, sono mie. Non voglio che qualcun altro veda il mio sorriso.”
I movimenti di Brendon sono immediati e lenti al tempo stesso; naturali come se non avesse fatto altro in vita sua che sfiorare con il naso quello di Jon, improvvisi perché l’altro non si aspetterebbe mai di venire baciato così, in silenzio, con la lingua di Brendon che sfiora la sua e gli fa grippare qualcosa all’altezza del cervelletto, dove in teoria dovrebbero partire i pensieri. Si allontanano poco dopo, giusto perché Brendon possa sorridere pigramente e spingerlo un po’ con la fronte per poter piegare la testa in un angolo meno doloroso, sussurrando “Ma Ryan?” con una punta di fastidio, forse gelosia.
“Ryan è- dai, Ryan è neutro. Cioè, lui chissenefrega se lo vedono in tutto il mondo, si è sempre saputo che è un’attention whore peggio di te.”
“Ehi!”

-Fin.
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