Titolo: Friends with benefits
Fandom: RPF - soccerdom
Personaggi: Sergio Ramos, Fernando Torres, Steven Gerrard, Juan Mata + vari camei dei calciatori del Real Madrid e del Chelsea
Genere: commedia, fluff, romantico
Rating: arancione/16 +
Avvertimenti: AU!, linguaggio (non troppo forte, ma un po’ volgarotto), slash (ma va? -.-), lime
Parte: 2/10
Sommario: “Sento ancora la testa che scoppia da quanto ho bevuto, ma almeno posso dire una cosa. Lo so che i lettori di questo blog vorrebbero leggere i resoconti dettagliati delle mie avventure, visto che di solito li riporto sempre, ma no, stavolta niente. Anche perché mi sono scopato il mio migliore amico quindi non mi pare proprio il caso. Posso solo dire che ne è valsa la pena.”
Note: sono un po' assediata dagli esami ma fino a che non avrò dato questo, la
derezzed-v purtroppo si dovrà accontentare di questo capitoletto per il suo compleanno. Auguri, amour <3
SECONDA REGOLA: "Mai farlo con qualcuno che hai paura di perdere per davvero"
L’imbarazzo non era arrivato subito. La mattina Fernando si era svegliato nel suo letto, con un cerchio alla testa, una sete di dimensioni bibliche e la voglia di vomitare anche l’anima. Aveva un corpo caldo e, a giudicare dai troppi centimetri di pelle a contatto tra loro, nudo appiccicato addosso. Aveva avuto quasi paura a girarsi a controllare chi fosse. Sapeva che da ubriaco tendeva a lasciarsi andare parecchio e gli era capitato un paio di volte di uscire con Sergio e tornare a casa ubriaco fradicio con qualcuno appena conosciuto. Aveva ricordi confusi della sera prima, come dei flash che gli attraversavano la mente, riportandogli dettagli alla memoria.
Sergio, champagne, labbra, tequila, mani sui fianchi, Cristiano che rideva, Sergio che lo baciava ancora. E ancora e ancora. E Iker che li fissava mentre si baciavano come se non ci fosse stato domani sul sedile posteriore della sua auto. Scosse la testa piano, quasi come a voler scacciare quel pensiero, ma ciò non fece altro che aumentargli la nausea. Fernando si mise seduto, scostandosi di dosso Sergio, sperando che non si svegliasse prima che lui si fosse rivestito. Purtroppo però la sua sfortuna colpì proprio in quel momento e uno sbadiglio si levò dal lato del letto occupato da Sergio. La testa del ragazzo fece capolino dal groviglio di coperte e si girò a fissarlo sorridendo, con il segno del cuscino stampato su una guancia.
« Buongiorno, Nando » lo salutò. Fernando scattò in piedi e si rimise i boxer che la sera prima aveva lasciato cadere a lato del letto e, una volta indossati, si sentì già più sicuro.
« Ciao » ricambiò il saluto, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Fernando non sapeva bene come ci si comportasse in questi casi. L’unica volta che aveva fatto sesso senza impegno con un suo amico aveva diciotto anni, l’ormone che comandava e Sergio era ancora un ragazzino. Se lo ricordava come se fosse successo solo il giorno prima e non anni prima. Sergio gli era scoppiato a piangere davanti e Fernando era andato in panico perché Sergio era quello forte, quello che non piangeva mai, anche se poi, davanti al suo film preferito si scioglieva e iniziava a frignare di nascosto, cercando di asciugarsi le lacrime con le maniche della maglietta. Fernando non ricordava di averlo mai visto piangere in quel modo. Tra un singhiozzo e l’altro, Sergio gli aveva confessato di essere attratto dagli altri ragazzi e che aveva una specie di fidanzato che voleva andare oltre con lui. Era il solito venerdì tra i loro due compleanni e Fernando aveva deciso di aiutarlo, credendo di immolarsi per la causa, ma scoprendo invece che fare sesso con uomo era soddisfacente quanto farlo con una donna - anche se a considerare i precedenti rapporti con le sue coetanee, che si erano rivelati dei disastri di dimensioni epiche, forse gli uomini davano qualche soddisfazione in più. Da quel momento Sergio passava la sua vita districandosi da un letto all’altro e Fernando viveva nel ricordo della sua prima - e unica fino a quella notte - volta con lui.
Perso com’era nel suo viaggio mentale nel tempo, Fernando non si rese conto che Sergio gli si era avvicinato pericolosamente, con le labbra protese quasi come se volesse fargli un bacio. Schizzò lontano, con lo sguardo allucinato, gli occhi spalancati di un pazzo. Sergio lo guardò, con la fronte aggrottata cercando di interpretare quella reazione.
« Ma vatti a lavare i denti prima di avvicinarti a me, che schifo » si schermì, facendo ridere di gusto l’altro.
« Vado subito, mamma » lo prese in giro. Si alzò in piedi, nudo come sua madre Paqui l’aveva fatto e se ne andò in bagno. Fernando si fece cadere tra i cuscini del suo letto e si chiese cosa avesse fatto di male al mondo.
« Stevie, non puoi capire. In un’altra vita devo aver ucciso un bambino e mangiato le sue ossa » esclamò, aggrappandosi alla spalla del ragazzo affianco a lui per rimanere in piedi mentre si allungava il muscolo della gamba.
« Ma smettila di dire cazzate! » Stevie gli tirò un colpo sul coppino, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Continuarono a fare stretching in silenzio, prima di iniziare a correre come al solito sui due tapis roulant vicini. Ormai, tutte le sere, s’incontravano in palestra per cercare di mantenersi un po’ in forma.
« Il karma è una puttana, Stevie » riprese Fernando, mentre iniziavano a correre a ritmo lento. Il ginocchio di Fernando sembrava a posto in quei giorni e non gli stava dando troppi problemi, ma per sicurezza non esagerava mai troppo con la corsa. « Seriamente, non sto scherzando. Non capisco che ho fatto di male per dover pagare in questo modo ».
« Ma smettila » lo redarguì, smanettando con i pulsanti del tapis roulant per aumentare la velocità. « Lo sappiamo entrambi che non vedevi l’ora ».
Fernando sospirò. Aumentò di poco la velocità per vedere se il ginocchio continuava a collaborare e restava in quello stato di grazia. Le prime gocce di sudore cominciarono a scendergli lungo il collo, sotto l’attaccatura dei capelli, fermati per l’occasione dalla fascetta che usava quando giocava a calcio.
« Sì, ma non doveva andare così ».
Stevie rise, continuando ad aumentare la velocità. Fernando si trovò a invidiare il suo stato di forma perfetto. « No, infatti. Tu sognavi una dichiarazione con i controfiocchi e una promessa di amore eterno che avreste sugellato facendo l’amore » concluse, girandosi appena per guardarlo. Vide Fernando arrossire un po’ per lo sforzo e un po’ per l’imbarazzo.
« Magari la promessa di amore eterno no, ma una cosa del genere » rispose, sentendosi sommergere dall’imbarazzo più puro. Odiava fare il sentimentale, soprattutto parlando di Sergio. Sapeva bene che il suo migliore amico non era fatto per relazioni stabili e durature, quindi si era messo l’anima in pace già molto tempo prima.
« Sergio non lo conosco, ma da quello che mi racconti è uno che non prende sul serio il sesso » replicò, diminuendo la velocità del tapis roulant per iniziare il defaticamento. Fernando lo imitò con il ginocchio che iniziava a dare i primi segni di cedimento.
« No, ma lo so bene che è fatto così ».
« Quindi vedila per quello che è: una scopata in amicizia. Amen » concluse Steven.
Fernando sospirò.
Dopo due ore di esercizi rinforzanti in palestra, Fernando tornò a casa con ancora la tuta addosso e la voglia di farsi una doccia calda per scaldarsi. Mise piede in casa e trovò Sergio sul divano, intento a guardarsi una soap opera di dubbio gusto.
Fernando rimpianse di non essersi lavato in palestra, sicuramente era sudato e doveva essere uno spettacolo a dir poco pietoso.
« Ciao, Fer » lo salutò Sergio, saltando in piedi dal divano. Fernando sentì il sangue defluirgli dalla faccia, non aspettandosi di vederlo andargli incontro.
« Ciao, Sese. Come va? »
« Dobbiamo parlare » tagliò corto Sergio, facendogli segno di sedersi sul divano con lui. Fernando sospirò.
« Dai, sono sudato. Fammi andare a fare una doccia prima » cercò di schermarsi per guadagnare tempo prima di quella chiacchierata che avrebbero dovuto affrontare già quella mattina.
« No, prima ne parliamo e meglio è » replicò l’altro.
Fernando non si sedette sul divano, ma rimase in piedi appoggiando solo il borsone della palestra.
« Non è che c’è molto da dire, Sese. È successo e stop. La cosa finisce lì » gli rispose, stringendosi nelle spalle come a voler minimizzare la cosa.
Sergio lo guardò, sgranando gli occhi. « Mi fa piacere sentirtelo dire, ma non era di questo che volevo parlare ».
Fernando spalancò la bocca, sentendosi un immenso cretino.
« Ho detto a Iker che non è successo nulla, che tu ti sei addormentato appena siamo arrivati a casa. Pensavo che sarebbe carino se lo dicessi anche al tuo amico folletto là ».
« Si chiama Juan » replicò Fernando, roteando gli occhi. « E perché non potevi dirgli che ti sei addormentato tu? » gli chiese, sentendosi quasi offeso nella sua virilità.
« Non sarebbe stato credibile. Infatti, Iker mi ha chiesto se non ho provato a stuprarti nel sonno ».
Fernando si batté una mano sulla fronte. « Che amici che hai, Sese… Posso andare a farmi questa maledetta doccia ora? »
Sergio lo guardò, sorridendo maliziosamente. Fernando si sentì arrossire fino alle orecchie.
« Solo se posso farla con te! »
Fernando scosse la testa, incredulo. « Cretino » ribatté sottovoce ma abbastanza forte da farsi sentire dall’altro.
Se ne andò in camera sua a prendersi il cambio e s’infilò in meno di due secondi sotto il getto di acqua bollente.
Non si sarebbe mai aspettato che Sergio lo raggiungesse veramente sotto l’acqua lamentandosi di quanto fosse calda.
Fernando arrossì visibilmente una volta usciti dalla doccia e non poteva più incolpare il calore dell’acqua e del vapore. Sergio si avvolse nel suo accappatoio mentre lo guardava con un sorriso soddisfatto e gli occhi opachi.
« La cosa non sarebbe mica dovuta finire lì? » gli chiese non appena si riappropriò delle proprie facoltà mentali dopo l’orgasmo inaspettato.
« Questo lo pensavo ieri prima di scoprire quanto fossi cambiato da quando avevi diciotto anni » gli rispose, prendendo il phon e passandoglielo. Fernando scosse la testa, incredulo. Non sapeva cosa fare, se ridere per quell’uscita o limitarsi a sospirare sentendosi lusingato.
« Mica te la facevi con quello Xabi che ieri ha pensato bene di infilarmi la lingua in bocca? » gli chiese. A titolo informativo, si giustificò con se stesso.
Sergio scoppiò a ridere. « E chi te l’ha detta questa? Lo sai che sei il primo a sapere queste cose. Xabi è un mio amico e basta ».
Fernando si sentì un po’ più leggero. « Me l’ha detto Cristiano. Mi pare gliel’abbia detto Mesut ».
« Mes ha una specie di cotta per me, ma lo sai che io non mi faccio i miei amici ».
Fernando inarcò un sopracciglio. « E cosa c’è di diverso per me? Sulla carta dovrei essere il tuo migliore amico » gli disse, cercando di non offendersi. Conosceva bene la filosofia di Sergio: “mai andare con qualcuno che hai paura di perdere davvero”. Doveva essere la prima o la seconda regola, non ricordava bene. Era incappato nel suo blog tempo prima e si era fatto delle risate leggendo quello che Sergio scriveva. Dai racconti e dagli aneddoti che gli raccontava, sembrava andasse tutto bene, che il sesso con il primo che capitava era divertente e che lui era una sorta di super macchina del sesso, mentre leggendo i post si era accorto di quante cose non gli diceva, di come, ad esempio, prediligesse i ragazzi carini e teneri e che sotto sotto, nella sua filosofia da “una notte e forse mai più” fosse un bastardo per le risposte che rifilava il mattino dopo o per come poi sparisse dalla vita di quelli che si era portato a letto. O in ascensore. O in auto. Non era più salito sulla sua auto quando aveva letto quello che ci aveva combinato dentro. Si ripromise di passare sul suo blog per leggere se aveva scritto qualcosa su quello che era successo tra loro.
« Forse perché so che tu conosci la mia filosofia di vita » replicò, ridendo. « Era già successo quando eravamo piccoli eppure ti ho sempre avuto affianco, abitiamo anche insieme. Non si è mai rotto niente tra di noi » concluse.
Fernando annuì, quasi convinto da quel discorso.
« Ecco, sarebbe carino se tenessimo la cosa tra noi » aggiunse dandogli le spalle per attaccare il phon alla presa di corrente. Fernando fece per rispondere che l’aveva detto al suo amico Steven, ma ormai Sergio aveva acceso il phon. Si limitò ad annuire.