Titolo: Numeri (Lui si segnò nell’agenda che…)
Autrici:
izzieanne ma un grazie ENORME per la collaborazione a:
ruka_nanjou e
eowieBeta:
ruka_nanjou,
eowieFandom: Gorillaz
Pairing: Murdoc/Noodle
Rating: R, forse.
Conteggio Parole: 1564 W
Avvertenze: Maggiorenne/Minore con… abbastanza anni di differenza.
Disclaimer: I personaggi non sono nostri, ma bensì appartengono a quel pezzo di gnocco di Damon Albarn (questo lo pensa solo la
eowie) e a Jamie Hewlett, anche se la Chez e la Ruka hanno reso Noodlove la loro personale fidanzata…
Note: Dedicata a
eowie,
ruka_nanjou e a
vedova_nera. Per voi, senza perché. O forse perché senza la vostra presenza non l’avrei mai scritta… xD
Dedicata anche un po’ a me stessa, perché era una VITA che non scrivevo così tante parole e con così tanto trasporto. Dedicata a me e alla persona che se ne è andata.
E anche a
iosonosara. Non mi chiedete perché, ma è stato spontaneo il volergliela dedicare <3
Comunque, Noodle è lei, non riesco a togliermi dalla mente questo schema per questo personaggio :°(
E questa fanfiction ha dei punti in comune con la precedente {che trovate a questo link:
It’s DARE!}; ciò non vuol dire che sono collegate, ma che qualcosa vi ricorderà quella fanfiction là. È voluto. ^^
Tutto il resto, mi sembra fuorviante da aggiungere.
*
Uno.
Murdoc si sveglia di soprassalto. Sudato, sconvolto ed eccitato. Sì, perché se da un lato il sogno è finito terribilmente male, dall’altra non può negare a se stesso che l’immagine di Noodle danzante ha avuto - su di lui - un certo effetto.
Ed eccolo là, Murdoc Junior, in piena erezione.
E arriva, piano piano, la convinzione che deve fare qualcosa. Noodle danzerà ancora un po’ per la sua testa, questo è certo.
Due.
Dopo un paio di ore, ancora non è riuscito a prendere sonno. Ed è ancora notte.
Unica soluzione che gli viene in mente è quella di alzarsi, abbandonare momentaneamente il suo camper e salire negli studi Kong, per farsi un giro.
Distrarsi.
Si alza, si veste, si prepara. Tutti gesti meccanici, la sua mente è altrove… vorrebbe picchiarsi da solo, perché non è giusto che lui pensi questo di una ragazzina.
E Noodle lo è ancora, è una bambina nascosta. È evidente dal suo modo di comportarsi in alcune situazioni… è evidente da lei.
Ed è piatta. È piatta, non è ancora una donna con la quale si può pensare di fare sesso.
Ma lui l’ha pensato. L’ha fatto proprio adesso, mentre si ripete queste parole nella mente.
Sale le scale per arrivare al piano superiore della Kong praticamente correndo.
Tre.
Non ha una meta, quindi si limita a vagabondare. Non vuole svegliare nessuno, nemmeno gli pare il caso. La notte è tranquilla, anche se il tempo fuori dalla finestra fra praticamente schifo - ma quello sempre, alla Kong.
"Che ci fai qua?"
"Tu che credi?"
“Oh, ho semplicemente pensato che se stai camminando per questo piano e nel cuore della notte, è per andare a trovare Noodle... non di certo me.”
"Si è fregata il mio cappello."
“Tu non hai cappelli!”
“Me ne serve uno, adesso…”
Sta per dire altro, ma il batterista lo interrompe.
"Qualunque cosa tu abbia intenzione di fare, levatelo da quella cazzo di testa."
“Eh?”
“Qualunque cosa tu abbia intenzione di farle, levatelo da quella cazzo di testa."
"Cazzo dici" bofonchia in un confuso borbottio che non convince nessuno, tanto meno lui. Figurarsi Russel che non è certo il suo miglior amico - ma quando si tratta di cazzate imminenti, quel ciccione ha un sesto senso. E anche settimo e ottavo, se si tratta di lui o di Noodle - e qua si tratta di entrambi.
“Ti stai arrampicando sugli specchi. Non sono scemo, amico. E so bene che non sono l’unico su questo piano e che non hai intenzione di prenderle un cappello. Quindi, dimmi chiaramente che cosa hai in mente e forse ti lascerò passare.”
Murdoc vorrebbe rispondere a tono. Vorrebbe. Non fa in tempo che la ragazza fa la sua apparizione, nel corridoio.
“Russ, se vuole un cappello può venire a prenderselo... basta che mi fate dormire, dopo.”
La sua voce è strana… forse è perché è assonnata, forse perché suona un po’ annoiata… ma non è la voce che ha normalmente. Murdoc si chiede persino se lei abbia recepito il vero soggetto della discussione e se quel doppio senso nella frase sia stato voluto…
Prende la palla al balzo, però, e si avvia subito dietro di lei.
Russel non si permetterebbe mai di andare contro una decisione di Noodle - inizia a trattarla come una ragazza, adesso, e lei ne è così contenta che ogni volta sorride di gusto -, ma sa bene che aspettando, non ne ricaverebbe niente - se non un’occhiata del nero.
Quattro.
La camera di lei ha le pareti azzurre. Murdoc pensa che quello sia il suo colore preferito, perché lo indossa spesso.
Ridacchia e si trova patetico: non sopporta queste cose quando le fanno gli altri e ora inizia a comportarsi lui, così? Bleah.
“Ho una collezione intera di cappelli, ma dubito che tu voglia uno di quelli.”
“Uh?”
“Guarda che nemmeno Russel c’è cascato. Era palese che mentivi.”
Nella sua mente, è comparso un enorme insulto rivolto alla ragazzina; soprattutto perché ha sentito una certa ironia nel tono di voce.
“Quindi non sei solo una specie di karate kid, ma anche un’impicciona!”
Credi che il sarcasmo sia l’arma migliore?
“Usi il sarcasmo quando ti trovi in difficoltà?”
Merda.
“A volte.”
Un po’ di silenzio, nessuno che parla. Soprattutto perché entrambi sanno che ogni loro dialogo - almeno per il momento - sarà seguito dal batterista lasciato fuori…
In questi secondi, Murdoc si prende la libertà di guardarla un po’ meglio. Di osservarla. Di spiarla.
La camicia da notte che porta è bianca. E dovrebbe essere bianca anche la sua biancheria, perché non vede colori trasparire sotto la stoffa.
Non è sexy, questo no… non ricorda effettivamente una volta in cui lei lo sia stata (fatta esclusione per i suoi recenti sogni - ad occhi aperti e non - ovviamente).
“È così che vai a dormire, di solito?” le chiede, non riesce nemmeno a nascondere la malizia nella sua voce. Non si pente nemmeno, quando vede che lei è diventata rossa.
Borbotta qualcosa in giapponese, che lui non riesce nemmeno a recepire.
La tensione è troppa. Decide di spezzarla e di parlare subito; è ora di mettere le carte in tavola.
Cinque.
“Perché hai deciso di prestarmi un cappello?” la frase è uscita dalle sue labbra molto più brusca di quanto volesse.
“…Dicevi che ti serviva…”
“Ma come? Non sapevi che mentivo?”
Altro borbottio, anche questo in giapponese.
È caduta nella trappola, ora puoi fare la tua mossa.
“Pensavo che fosse abbastanza ovvio che parlavamo delle mie intenzioni verso di te. Anzi, per la precisione, verso una tua determinata parte anatomica.”
’Un giorno, ti sposerai con il sarcasmo’ pensa.
Non risponde, Noodle; non sa che cosa dire. Perché è logico che aveva capito anche quello. Così com’è logico che l’ha ‘salvato’ per fargli capire che lei ci sta.
Non aveva di certo passato gli ultimi mesi a farsi carina per niente.
“Quindi l’avevi capito. E ci stai.”
Un sogghigno cattivo accompagna la frase. E non c’è bisogno di parlare, se non fosse per quella infinita voglia che lui sente - e non si tratta di volere il suo corpo. Si tratta di urlarle contro che è stupenda e che la sua figura è ovunque, soprattutto nei suoi sogni - e che lo porta a dire altro, ad aggiungere parole: “Ci stai, anche se sai che sono una specie di pervertito?”
Altro borbottio, ‘stavolta in inglese, tanto che riesce a captare qualche parola poco gentile.
“Sì, bimba, so che in questo momento mi vedi come una specie di principe azzurro ma…”
“Mai pensato. E non sono una bimba… sto crescendo, non hai notato? Pensavo di sì, dal modo in cui mi fissavi.”
Murdoc si segna sulla sua agenda mentale: Noodle sa essere acida, quando vuole.
“Era un modo per dirti che probabilmente ti farò male.”
“Non ti interessa.”
Non lo sa, lui. Non lo sa davvero; nemmeno osa immaginarlo… in mente ha un immagine del tutto diversa, del sesso che potrebbe fare con lei: immagina coperte, azzurro, lei, lui, tatto.
Immagina che lei sarebbe felice, nel sentirlo dentro, e la vede già - preda del proprio orgasmo - nella frenesia dell’atto.
“Cos’hai?”
Le chiede lei, un po’ titubante.
“Non so se mi interessa. Ma so che voglio vedere. Quindi, se ci stai, dimmelo subito.”
Sei.
E’ lei che lo bacia per prima; e Murdoc avverte anche una certa curiosità in quelle labbra.
In realtà, ci sente così tante cose, che non riesce nemmeno a classificarle… è come se fosse finalmente riuscito a raggiungere un traguardo, un qualcosa che sognava da mesi.
Effettivamente è così. Anche se non si sarebbe mai sognato di ammetterlo.
Lui la tocca, la sfiora, accarezza tutto ciò che può toccare. Tutto ciò sul quale può posare le mani, senza nessun pensiero di sorta - non ne ha bisogno. Non ci riesce nemmeno: tutto ciò che la sua mente produce è confuso e scompare alla velocità della luce - a rovinare quel momento.
C’è un qualcosa di molto dolce nella situazione.
E stranamente, non gli piace.
Per questo lascia scivolare una mano dentro le sue mutandine e, in quello stesso istante, Noodle si rende conto che tra poco sarà definitivamente una ragazza.
Ma Murdoc di questo ne è già convinto; così talmente convinto che non esita proprio a toccarla. Le parole di Russel sono lontane nella sua mente.
Il suo unico pensiero concreto è dimostrare a se stesso che lei godrebbe davvero sotto le sue attenzioni, sotto le sue dita. Non è tanto per se stesso - ma anche sì - ma per lei.
Per premiarla del fatto che è diventata così carina.
Dal canto suo, Noodle non ha alcun rapporto con il sesso. È cresciuta con un gruppo di tre ragazzi, di cui nessuno si è mai premurato di spiegarle qualcosa.
Non sa niente di preliminari, pratiche o altro.
Ed è confusa - anche se stare lì non le dispiace di certo -, le dita che sente (a tratti dentro, a tratti fuori) la confondono, non riesce nemmeno a pensare concretamente a qualcosa.
Non se ne rende nemmeno conto, fino a quando non le esce un lieve sospiro dalle labbra.
Murdoc ridacchia un po’ - ci sta riuscendo - e lei pensa subito che non doveva farlo. Cerca di sforzarsi e non farne più, di sospiri.
Ma sa che sarà inutile e già pochi secondi dopo, si lascia definitivamente andare.
Non le importa essere vinta, questa volta.