An interesting diary

Feb 02, 2010 13:33

Fandom: Harry Potter
Titolo: An interesting diary
Rating: Nc-17
Personaggi - Pairing: Harry Potter, Tom Riddle - Tom/Harry
Avvertimenti: Yaoi, slash, magic!sex
Note: Scritta per il P0rn Fest con il prompt "Harry Potter, Harry/Tom Riddle, diario". E’ ambientata durante il secondo anno di Harry a Hogwarts ed è dedicata a shokka_chan e ovviamente ad Alice perché glielo devo dopo aver avuto un figlio con un'agenda.
Cretinate a parte, in teoria Harry non potrebbe venire perché le ghiandole che secernono sperma non sono abbastanza sviluppate fino ai quattordici anni circa e bla bla, ma Harry è molto precoce (perchélodicoio), è un mago, è un Grifondoro e quindi si fa come dico io perché io sono l'autrice e lui solamente un povero personaggio schiavizzato. Ah!

AN INTERESTING DIARY

Harry si gettò sul letto a baldacchino e tirò le tende, per poi estrarre furtivo da sotto il cuscino il diario di Tom Riddle.
Si erano già parlati un paio di volte: Harry gli aveva posto domande in merito alla Camera dei Segreti e Tom si era sempre premurato di rispondergli con garbo e un pizzico di ironia, che però il giovane Potter ancora non riusciva a comprendere appieno.
Il dodicenne estrasse dalla cartella una penna d’oca e la intinse nel botticino d’inchiostro blu che si trovava sul comodino. Con mano ferma, iniziò a tracciare lettere nitide e sottili.
“Ciao, Tom.”
“Ciao, Harry.” fu la pronta risposta del diario, o di Tom.
“Come stai?” domandò Harry cortese.
“Non c’è male. Posso farti una domanda, Harry Potter?”
Incuriosito, il giovane rispose affermativamente.
“Hai una fidanzata?” scrisse allora Riddle.
“No. Perché?”
La mano di Harry iniziava a tremare leggermente: perché il diario gli stava facendo domande così personali?
Ormai il ragazzo aveva imparato a conoscere i poteri degli oggetti del mondo magico, ma ancora non finiva di sorprendersi. Quel libricino aveva un’anima malvagia? Avrebbe dovuto parlarne con Silente?
Respinse immediatamente l’idea, troppo curioso per rinunciare ad avere maggiori informazioni sul possessore di quella misteriosa agenda.
“Quindi non hai mai fatto sesso?” gli scriveva intanto Tom.
Harry arrossì violentemente. Ma che razza di quesiti erano?
“Certo che no! Ho solo dodici anni!” ribatté, un po’ risentito.
“Non pensi mai a come sarebbe?” continuò imperterrito Riddle.
Il giovane Potter si mordicchiò il labbro inferiore indeciso. Come si permetteva quell’essere d’indagare su argomenti così personali? Non si vergognava? Effettivamente non aveva mai sentito parlare di diari che si vergognassero, ma in quel mondo tutto era possibile.
“Sono ancora troppo piccolo, temo.” scrisse allora con risolutezza, deciso a non assecondare quello strano oggetto.
“Io ho esperienza. Ho sedici anni, sai? Potrei insegnarti qualcosa.”
Harry sussultò: la situazione stava diventando ingestibile.
“Sei un diario…” replicò allora, quasi più per convincersene che per altro.
“L’apparenza inganna, Harry Potter.”
Il ragazzino grugnì qualcosa d’incomprensibile.
Chi si credeva di essere quel Tom Riddle? Non poteva nemmeno più dire di essere Tom Riddle, ormai era solo uno sciocco diario e non aveva motivo di pensare di essere superiore a lui.
“Mostrami cosa sapresti fare, allora.” scrisse supponente.
“Dimmi cosa vuoi che ti faccia.”
Harry sobbalzò e si coprì imbarazzato il viso con le mani, come se quei fogli di carta ingiallita potessero spiarlo di nascosto.
Un istinto incomprensibile lo spinse a riprendere la penna d’oca e continuare a scrivere.
“Non lo so. Sei tu l’esperto.”
“Inizia col dirmi dove sei…”
Il giovane deglutì, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
“Nel mio dormitorio. Sdraiato sul letto.”
“E c’è qualcun altro con te?” gli chiese Tom.
“Ho le tende tirate e tutti gli altri dormono.”
Si stava lasciando trascinare un po’ troppo…
“Come sei vestito?”
Stupidamente Harry si fissò allibito il corpo, come se d’un tratto gli fosse comparso un perizoma di pelle nera addosso.
“Ho il pigiama.” scrisse con un lieve imbarazzo.
“Se fossi lì…
Ti sfilerei prima la maglia -devi avere sicuramente un bel fisico- e incomincerei a toccarti. Poi inizierei a leccarti i capezzoli, fino a quando non diventano duri. E dopo continuerei a leccarti per arrivare all’orlo dei tuoi pantaloni. Non te li sfilerei, non ancora, e te lo toccherei attraverso la stoffa. Muoverei la mano sul tuo pene fino a quando non diventa duro e…”
Harry per poco non urlò leggendo quelle poche righe.
Il suo respiro si fece affannoso e una mano gli scivolò istintivamente sul cavallo dei pantaloni.
Un pensiero si fece largo nella sua mente: avrebbe dovuto scrivere qualcosa? Che cosa?
“E…?” si limitò allora a rispondere.
“E comincerei a sentire un pochino di bagnato. Ce l’hai grosso, Harry, oh sì! Molto lentamente ti calerei i pantaloni del pigiama e continuerei a toccarti, però ancora senza toglierti le mutande.
Ti bagneresti sempre di più.
Allora ti sfilerei le mutande… aspetta, come sono?
Harry ansimò, stringendosi spasmodicamente una coscia.
“Bianche.”
“Bene, Harry Potter. Allora ti sfilerei le tue mutande bianche da ragazzino innocente, quale sicuramente non sei, e comincerei a sfiorarti senza più stoffa a dividere la tua erezione dalla mia mano.
Sai, è più grossa di quanto mi aspettassi…”
Il ragazzino gemette forte, guardandosi intorno subito dopo, terrorizzato che qualcuno lo sentisse.
Riusciva perfettamente a immaginare Tom -di cui ormai conosceva l’aspetto avendolo visto nel suo ricordo- sopra di lui che lo masturbava come nemmeno lui stesso aveva mai osato fare.
Il suo viso era scarlatto e madido di sudore, mentre le sue mani tremavano a contatto con la pelle bollente.
“Cosa stai facendo, Harry?” domandò Riddle, interrompendo il racconto.
Harry, totalmente colto di sorpresa ebbe l’ennesimo sussulto.
Cosa gli doveva rispondere?
Non voleva dargliela vinta troppo facilmente, ma era evidente che il fatto che stesse continuando a leggere quello che l’altro scriveva testimoniasse il suo apprezzamento.
“Mi sto toccando.” Rispose allora semplicemente.
“Ti piace, quindi.”
Il ragazzino si astenne dal rispondere ad una domanda tanto ovvia e aspetto che Riddle scrivesse ancora.
“Beh, allora non vedo perché non dovrei passare a qualcosa di più forte, visto che stai apprezzando.”
Harry fremette.
“Smetterei di masturbarti e ti aprirei le gambe; accosterei il viso al tuo pene e comincerei a leccarti.”
Il ragazzino percepì chiaramente qualcosa di ruvido e bagnato sulla sua erezione e gemendo si domandò se facesse parte della magia del diario o se fosse solo un’illusione.
“Te lo prenderei completamente in bocca e succhierei. Non dureresti molto, sei già al limite! Verresti nella mia bocca ed io ingoierei tutto senza problemi. Hai un buon sapore, Harry Potter.”
E Harry venne davvero, nella sua mano. Ansimando, si pulì alla bell’e meglio sui pantaloni del pigiama calati per metà e inarcò la schiena, sentendo il peso del diario stranamente caldo sullo stomaco.
“Ti è piaciuto?” chiese Tom.
Il dodicenne annuì, ricordandosi immediatamente dopo che Riddle non poteva vederlo, così scrisse un “sì” dalle lettere tremolanti sulla pagina nuovamente immacolata del diario.
“Bene, perché non ho ancora finito.”
Un sorriso radioso illuminò il volto di Harry. Cosa ci poteva essere di più bello di quello che Tom gli aveva appena fatto provare?
“Devo fare qualcosa io?” scrisse allora, preso da un impeto di buona volontà.
“Fa’ quello che io ti farei.
Sei pronto?”
Ancora una volta Harry annuì solitario nel buio, convinto di trovarsi un accattivante e seducente Tom davanti, per poi rammentarsi che purtroppo così non era e scrivere di nuovo un “sì” un po’ deluso sul diario.
“Sei ancora seminudo e ansimante, piccolo Harry. Mi sdraierei su di te -senti la mia pelle fresca sulla tua bruciante?- e ti bacerei.
Oh, non sai quanto ho desiderato farlo!”
Harry s’inumidì un dito e se lo passò sulle labbra, immaginando la lingua di Tom sfiorare piano la sua.
“Continuando a baciarti, mi sistemerei bene tra le tue gambe -le tue cosce devono essere veramente morbide, mi bagnerei un dito e lentamente lo infilerei nella tua apertura stretta.”
Il ragazzino si fissò allibito l’indice della mano destra, senza sapere cosa fare.
Se Tom diceva che avrebbe voluto farglielo, non doveva essere poi così terribile. Magari era piacevole…
Titubante, si inumidì nuovamente l’indice destro e tremando lo portò fino alla propria apertura, per poi rimanere immobile e terrorizzato.
Un brivido di rabbia lo percorse: lui era coraggioso, lo aveva dimostrato più e più volte, come poteva lasciarsi prendere dal panico in un momento simile?
Così inspirò profondamente e fece penetrare il dito con cautela.
Un sibilo serpentesco gli scappò dalle labbra e socchiuse gli occhi, scordandosi per un istante del diario.
“Fatto?” domandò Riddle, aggiungendo subito dopo:“Effettivamente non mi puoi rispondere; mi fido della tua buona volontà.”
Harry spinse il dito più in profondità, mugolando in solitudine e sperando che nessuno dei suoi compagni lo udisse. Dopo poco, cominciò a vedere il lato positivo della situazione e aggiunse un secondo dito, premendolo più in fondo che poteva.
In quell’istante, un pensiero lo raggelò. Tom aveva detto un solo dito… e se si fosse arrabbiato?
Un sorriso un po’ tirato gli apparve sul volto: doveva smettere di temere un insieme di fogli di carta come se si fosse trattato di una persona vera.
Quell’immagine lo rattristò. Tom era una persona vera?
Si costrinse a fissare la pagina del diario e si rese conto che stava apparendo una nuova scritta.
“Poi ne infilerei un secondo- Harry sospirò sollevato -e inizierei a muovere le dita dentro di te. Ti piace, Harry? Stai gemendo? Oh, non rispondere, so che non puoi, ma la mia curiosità mi spinge a porti domande.”
“Mi piace.” scrisse faticosamente il ragazzo con la mano sinistra, cercando di bloccare il tremore che lo aveva assalito.
“Grazie, Harry. Se sei d’accordo -non puoi non esserlo- aggiungerei un terzo dito. Ti piacerà…”
Harry, senza quasi nemmeno pensarci, infilò un altro dito e prese a muovere anche quello, spingendosi voglioso contro la propria mano e gemendo piano.
Avrebbe voluto sentire il corpo di Tom premere contro il suo, la sua voce sussurrargli nelle orecchie e le sue dita sfiorare zone inesplorate e segrete del suo corpo.
“Ansima, mio piccolo Harry Potter. Invoca il mio nome, urlalo. Vieni di nuovo, per me. Nessuno saprà cos’è successo questa notte, sarà il nostro eterno segreto. E potrà riaccadere, Harry, tutte le volte che vorrai.
Potrei darti di più, ma preferisco fermarmi qui. Non tutto in una volta, sei d’accordo? D’altronde, come potresti non esserlo? Non sai nemmeno ciò che ti aspetta. Oh, Harry, mi amerai. Sì, mi amerai. Come tutti, del resto. Ma per te sarà diverso, io sarò diverso. Sottometterti... Harry Potter, non sai nemmeno cosa significhi per me. Allora vieni, ragazzino, e amami con tutto te stesso.”
Harry lesse incuriosito quelle parole e, suo malgrado, non riuscì più a trattenersi. Con un gemito soffocato venne di nuovo, sfilando le dita e portando una mano alla propria intimità, vergognandosi e guardandosi intorno impaurito.
Troppo curioso per resistere, inforcò la piuma e rimase ad osservare le lettere tracciate da Riddle che svanivano lentamente per poi scrivere:“Potremo mai incontrarci, Tom? Dove sei? Posso raggiungerti? Puoi venire tu da me? Ti prego, voglio vederti.”
Gli sembrò quasi di udire una risata echeggiare lontano.
“Tutte domande, Harry, che non possono avere risposta. Non per ora, almeno.”
E con la consapevolezza che per quella notte non sarebbe accaduto null’altro, Harry chiuse il diario, lo ripose accuratamente sotto il cuscino, si rivestì alla bell’e meglio e rimase a fissare il buio.

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