Capitolo 4°: Il primo giorno di scuola (prima parte)

Aug 31, 2008 14:59





CAPITOLO 4°: Il primo giorno di scuola (prima parte)

Titi-titi-titi…
Sono le 6:14 di lunedì mattina e anche il mio primo giorno di scuola qui a Downey.
Spengo la sveglia, che nel frattempo avrà buttato giù dal letto tutta la casa, a parte ovviamente mio padre! Non lo sveglierebbe un tir, come non lo sveglierebbe il profumo della pizza al salame piccante con peperoni, wurstel, patatine fritte e cetrioli, la sua preferita! -_-




Mi stiracchio un po’ e a malavoglia mi dirigo in cucina, aprendo però prima la porta di camera mia, che ieri sera ho accuratamente chiuso per evitare nasi indagatori (mamma).


In cucina c’è solo lei, che sembra aver capito che il fornello non serve solo come arredamento per la cucina, ma serve anche per cucinare qualcosa, come il cibo!


C’è profumo di frittelle appena fatte… mmmhhhh! Quando ci si mette bisogna ammettere che mia madre è proprio brava a cucinare!
Adesso però non sta facendo le frittelle…Spaghetti al pesto?!?


Va beh, sono buoni anche quelli…Ma a che ora si sarà alzata per fare le frittelle? Ma soprattutto, dove sono quest’ultime? C’è il profumo, ma non ci sono loro…
“Ciao mamma!” la saluto
Lei si gira verso di me guardandomi sorpresa. Evidentemente non si aspettava di vedermi alzata così presto.


“Ah, sei tu…” mi dice
Cosa vuol dire “Ah sei tu?” Sono sua figlia o no? Comincio a nutrire forti dubbi al riguardo…
“Ci sono frittelle per colazione?” le chiedo
“Come? Ah sì, prendine un paio, ma ricordati che devono bastare anche per tuo padre e per tua sorella! Ok?”
“Sì sì…ma tu oggi inizi già il lavoro?”
“Che domanda è? Ovvio che devo iniziare il lavoro! Quando ho chiesto lo spostamento come ufficio e stabilimento da West Palm Beach a Los Angeles, ho chiesto anche due settimane di ferie, che come avrai notato sono servite per il trasloco!” conclude seccamente mia madre
Mentre lei parla mi servo con due buonissime frittelle prese dal frigo e mi siedo al tavolo a mangiare.


“Ma non sei sballata un po’ per il fuso? Dopotutto tra West Palm Beach e questo buco di periferia ci sono sempre tre ore differenza.” Le dico cercando d’interessarmi
“Ma non farmi ridere! Te ti sballi il fuso solo per tre ore? Qua siamo solo indietro di tre ore rispetto alla Florida!”
“Ok ok, calmati!” dico “E comunque la tua postazione ora è in centro a Los Angeles, mentre noi siamo fuori città…Perché non potevamo andare a vivere in centro?”
“Ginny, oggi mi vuoi proprio stressare? Piuttosto vai a prepararti per la scuola, mentre io sveglio tua sorella!” dice cambiando discorso
Vuole sempre deviare qualsiasi domanda che sia “Perché siamo venuti a vivere qui?” o cose del genere…Sono stufa di trasferirmi, non è la prima volta, abbiamo vissuto anche a Portland prima della Florida, quando Emily non era ancora nata…Chissà…
Finisco le mie frittelle e vado prepararmi uscendo in giardino per raggiungere il mio armadio…


***

“Emily svegliati!” mi dice mia madre scuotendomi
“Che ore sono?” le chiedo un po’ confusa e frastornata
“Le 6.30 circa.”
“Ma è prestissimo mamma!”
 



“Non così tanto, l’autobus arriva alle 7 e la scuola inizia alle 8.”
“Ok, ok, mi alzo…Ginny è già in piedi?”


“Sì, si sta preparando, ma nel frattempo va a fare la colazione, ho preparato delle frittelle.”
La parola “frittelle” mi risveglia totalmente, anche se mi confonde non poco, visto che la mamma non cucina mai…


Così mi reco in cucina seguita dalla mamma che ha assunto uno sguardo materno e affettuoso: stamattina è stranamente dolce e gentile con me, meglio approfittare finché è così!
Sul fornello c’è una padellina con 4 frittelle, di cui me ne servo due in un piatto, aggiungendo poi un’abbondante quantità di caramello (praticamente non si vede nemmeno più la frittella!)
Inizio a mangiare, mentre mamma legge il giornale del mattino seduta sul divano.




E proprio quando ormai sono all’ultimo boccone di frittella, Ginny esce dal bagno:
“Io ho finito, il bagno è libero.”
“Ehm, sì grazie…” rispondo io
La guardo. Indossa una maglietta nera con in mezzo un cuore rosso e una minigonna di jeans. I capelli sono tenuti nel solito modo e sono come al solito crespi, indomabili e…tinti.
“Emily, svegliati fuori ad andare in bagno, per le sette dovete essere pronte!” dice mia madre ritornando al suo tono scorbutico di sempre.
Sembra quasi che vedendo Ginny il suo umore sia totalmente cambiato.
“Sì mamma, adesso vado…” dico io ritornando timida come al solito.
Così metto il mio piatto in lavastoviglie e vado in bagno a cambiarmi.

***

Sarà strano, ma mamma è stranamente gentile con Emily…Forse sta cercando di farsi perdonare per il fatto che l’hanno dimenticata in autogrill ieri…Ma è davvero successo ieri??? Mi sembra passato così tanto tempo…
Quando Emily esce dal bagno sono le 6.55 e in attesa dell’autobus ci sediamo entrambe sul divano attendendo istruzioni da parte di nostra madre.


“Ragazze” inizia, provocando un sospiro rassegnato da parte mia e di mia sorella. Nel momento in cui mamma ci deve fare raccomandazioni o spiegazioni mi sembra un robot, perché sono convinta che le dica solo per far finta di essere una madre responsabile e attaccata alle figlie…
“Ragazze, dovete tenere ben presente che andrete nella stessa scuola. Elementari, medie e superiori sono nella stessa struttura, quindi è probabile che vi incontrerete spesso durante la giornata. Alcuni giorni andrete a mensa, mentre altri, come oggi entrerete prima a casa. Tu Ginny, oggi finirai la scuola all’una, mentre Emily, tu la finirai alle 15, tutto chiaro? Spero di sì, perché non ho intenzione di ripetere…Detto questo, andate a scuola, arrangiatevi e vivete la vostra vita!” conclude alzando il tono di voce e dirigendosi in camera sua.
“D-dove vai?” chiede Emily con un filo di voce
“A svegliare vostro padre e a finire di prepararmi per il lavoro.”
“Ma-ma, papà a che ora tornerà dallo studio legale?” chiede di nuovo mia sorella
“Quando arriverà, arriverà! Punto e stop, fine della questione!” esclama mamma
Proprio in quel momento sulla strada arriva un’autobus che ci suona il clacson.


Quello è l’autobus che ci porterà a scuola. Prma di salire assaporo l’aria e mi guardo intorno.
 

Poi salgo.
 

Sale anche Emily dopo di me, che guarda con nostalgia casa nostra. 


Ormai non si può più tornare indietro. Stiamo andando a scuola.
Noto che sull’autobus non c’è ancora nessuno e che quindi la nostra deve essere la prima fermata per la scuola.


Prendo posto a sedere più o meno nei posti in mezzo, a sinistra insieme ad Emily.
Il tempo passa e man mano che si va avanti nelle fermate l’autobus si riempie sempre più di gente di tutte le età. E’ ovvio che quelle che sono sull’autobus non sono le uniche persone che lo prendono, anche perché ci sono altri 14 autobus che portano a scuola, ma non ci sono più posti a sedere comunque.
Durante il viaggio, man mano che le persone entrano, io e Emily veniamo guardate con curiosità. Si vede davvero così tanto che siamo ragazze nuove? Forse in un paesino così piccolo tutti conoscono tutti…Ma nonostante il fatto che veniamo fissate, nessuno ci rivolge la parola. Che strano posto!
Alla mia destra Emily è impaurita da tutte quelle persone nuove, sembra che abbia visto mio padre in mutande!
“Emily, va tutto bene?” le domando un po’ preoccupata dalla sua faccia
“Ehm…Non tanto…” dice lei con la voce che le trema
“Hai bisogno di qualcosa?”
“No. E’ solo che…bleah!!!” Emily vomita vicinissimo alle mie scarpe, facendo nascere in me spavento, stupore e preoccupazione ancora più fitta.
“E-Emily?” adesso è la mia voce che trema. Mia sorella non sta mai male, ma soprattutto non sta male così per caso!
“Sì, adesso mi sento meglio! Dev’essere stato qualcosa che ho mangiato!” dice lei più allegramente
Le sorrido incoraggiante, ma proprio in quel momento intorno alla folla di ragazzi che bisbiglia il pulminista esclama arrabbiato:
“Bambina, se tu non sei capace di stare tranquilla sul mio autobus ti consiglio di scendere, ma non prima d’aver pulito!”
Emily evidentemente mortificata tira fuori un fazzoletto dalla sua borsa e inizia a pulire il…Sì, beh, insomma, avete capito no? Dopodichè il pulminista ci dice: “Tanti saluti e baci!” e accosta al bordo della strada facendoci scendere entrambe.
Adesso, io mi chiedo, che cosa c’entro io se mia sorella vomita in pullman??? Il tipo mi avrà considerata in combutta…
Per fortuna però, la scuola non è lontana e la si vede all’orizzonte.


Così in silenzio iniziamo a camminare verso la meta comune…Non so perché, ma questa scena mi fa tanto vecchio film western con John Wayne!

Continua…

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