Title: Arcana
Rating: NC-17
Pairing: Sergio Ramos/Fernando Torres - Daniel Agger/Martin Skrtel
Warnings: alternative universe, slash
Disclaimer: This is a work of complete fiction.
Summary: Arcana. A story of love, magic, blood and tears.
“Quella ragazzina non mi piace”
Fernando si spostò una ciocca di capelli dal viso con un gesto nervoso e Sergio sorrise
“perché no? Non la conosci nemmeno”
“perché di no! E’ appena arrivata e ti è già saltata addosso! NON MI PIACE”
stavano camminando fianco a fianco verso la casa e Sergio lo afferrò per un braccio e lo tirò tra le sue braccia
“sei geloso di una bambina?”
Fernando lo guardò negli occhi
“quella bambina non è poi tanto piccola visto il modo in cui ti guardava!”
Sergio rise
“io mi ricordo solo i suoi artigli sulla gola”
“se non le stai lontano, i prossimi artigli che ricorderai saranno i miei”
Sergio lo strinse più forte
“mi eccito da morire quando tiri fuori le unghie amore”
e Fernando spalancò gli occhi sentendo cosa stava crescendo nei calzoni di Sergio
“Seseee…”
Sergio rise
“non posso farci niente, è l’effetto che mi fai tu. E poi non scordarti che, prima di incappare nella ragazzina, mi stavi rincorrendo tu nella foresta”
Fernando arrossì
“ti stavo rincorrendo perché l’esercizio che ti ha fatto fare tua madre era sentirti una tigre, non ruggire e correre per tutta la foresta!!!”
gli occhi di Sergio scintillarono
“ma a te è piaciuto un sacco sentirmi ruggire … e sono certo che se ti avessi atterrato non ti sarebbe dispiaciuto per niente sentire cosa altro potevo farti mentre ero una tigre”
Fernando vibrò, no, non gli sarebbe dispiaciuto per niente, si chinò a baciare il collo di Sergio
“vorresti farmelo sentire adesso Sese?”
Sergio ringhiò e Fernando sorrise soddisfatto, almeno fino a quando Sergio non lo sbattè a terra e girandolo a pancia sotto gli strappò i calzoni
“Seseeeeeeee cosa fai??? Andiamo in camera!! Ci potrebbe vedere qualcunooo quiiii”
ma Sergio non si fermò, gli sollevò invece il sedere in aria e, affondando la faccia tra le sue natiche, mostrò a Nando perché le tigri avevano una lingua così lunga, cosa che Fernando non avrebbe scordato mai più.
◊◊◊●◊◊◊
Martin guardò per l’ultima volta Daniel che gli sorrise, poi uscì dalla stanza e si diresse da sua madre. Aveva fatto pochi passi, quando lei apparve in cima alle scale seguita da qualcuno che lui non aveva mai visto
“Martin stavo venendo proprio da te”
gli disse Haxa sorridendogli ma lui non ricambiò, continuando invece a fissare il demone accanto a lei
“lei chi è?”
“lei è Shere, un demone guardiano”
Martin si limitò a sollevare un sopracciglio e Shere lo ricambiò allo stesso modo
“il migliore”
tenne a precisare Shere in modo che lui lo sapesse e Haxa sorrise più ampiamente
“si, il mio migliore demone guardiano, e sarà il testimone dell’Ade al tuo matrimonio. L’ho voluta qua io”
Martin guardò perplesso la madre
“avevamo bisogno di un testimone dell’Ade?”
Shere sbuffò
“certo, sei il figlio della Signora degli inferi, siamo noi demoni che dobbiamo riconoscere la tua unione, non gli dei dell’Olimpo”
Martin si voltò lentamente verso di lei
“la mia unione la deve riconoscere chi decido io” gli occhi gli divennero neri e le mostrò le zanne in un ringhio poco amichevole “e brava, non dimenticarti mai chi sono, demone guardiano”
le ali di Shere si aprirono di colpo questa volta nere come la pece
“se vuoi ti mostro chi sono io”
Haxa si infilò in mezzo
“hey” tuonò “che diavolo vi prende?”
“ha cominciato lui!”
brontolò Shere
“non è vero! E’ stata lei a trattarmi come uno scemo”
“si bhè, forse perché sei uno scemo”
“tu sei scema”
uno spostamento d’aria anticipò i pugni che colpirono le loro teste contemporaneamente
“PIANTATELA!” gridò Haxa “ma siete impazziti? Cosa avete due anni?”
sfregandosi il punto dove era stato colpito Martin guardò la madre
“è lei che …”
“lei un bel niente! Siete due idioti! Trovate il modo di andare d’accordo o ve ne farò pentire!!!e non voglio più parlarvi per … per … non lo so per quanto!”
e se ne andò. Martin e Shere la guardarono allontanarsi, poi sentirono la porta della sua camera sbattere così forte da far cadere dei calcinacci dal soffitto
“l’hai fatta proprio arrabbiare. Adesso sarà intrattabile per giorni”
borbottò Shere e Martin la guardò scandalizzato
“io??? Guarda che era arrabbiata con tutti e due!”
la ragazzina lo guardò di traverso
“se sapevo che eri così antipatico non sarei venuta”
“non ti ho mica chiesto io di venire!!!”
Shere si imbronciò ancora di più
“certo, tu non ti abbasseresti mai a volere un demone guardiano come me al tuo matrimonio”
Martin rimase spiazzato
“no, non ho detto questo”
“mi hai trattato come uno scarto appena mi hai vista”
“ero solo sospettoso, Ade non mi ha riservato belle sorprese ultimamente, e non mi fido dei demoni che lo servono”
Shere lo guardò con la coda dell’occhio
“si … ho saputo, ma io non servo Ade, obbedisco solo ad Haxa”
Martin sembrava scettico
“ma lui è il signore dell’Ade”
Shere fece un verso come se stesse vomitando
“lui non è niente! L’unica signora dell’Ade è Haxa”
a Martin sfuggì un sorriso
“rifammelo”
“cosa?”
“il vomito”
Shere lo rifece e Martin sorrise ancora
“ok, credo che siamo partiti con il piede sbagliato” allungò una mano verso di lei “scusami se sono stato sgarbato, io sono Martin”
Shere fece ancora finta di vomitare, ma poi sorrise e gli strinse la mano
“si, forse non sei tanto male Martin, io sono Shere”
“nemmeno tu devi essere malaccio”
un vocina arrivò da lontano attirando l’attenzione di Martin che si illuminò quando Lys salì l’ultimo gradino delle scale e gli corse incontro pigolando felice, la prese al volo e la baciò
“ciao amore mio”
la bambina sfregò una guancia contro la sua ridendo, poi si accorse della nuova arrivata e la guardò con curiosità
“Lys lei si chiama Shere, è un’amica della nonna Haxa”
Shere le sorrise e Lys ricambiò
“è tua figlia?”
“si … cioè non è proprio mia mia, è una storia complicata ma si, è la mia bambina”
Shere lo guardò perplessa
“c’è qualcosa di non complicato nella tua vita?”
Martin ci pensò un attimo poi scosse la testa
“no”
Gholem apparve accanto a loro trafelato
“oh Syn …. la vostra bambina è veloce come un…”
poi vide Shere e gli occhi gli si illuminarono di gioia
“piccolo dragoooo”
Shere gli sorrise e gli diede un buffetto sulla testa
“ciao Gholem, mi sei mancato”
il demone gongolò, sembrava davvero affezionato alla ragazzina
“cosa ci fai qua Shere?”
“Haxa è venuta a prendermi. Poi ti spiegherà lei”
Gholem annuì
“sono felice che tu sia qui con noi” si voltò verso Martin “dovete sapere Syn che Shere è unica come la vostra Lys. Nel suo sangue scorre sangue di drago. Nessun altro è come lei”
Martin guardò la ragazzina con maggiore simpatia e lei gli sorrise
“si bhè, se lo chiedi a tua madre non credo che ti racconterebbe che questa è una cosa positiva. L’ho fatta impazzire quando ero piccola. La tua bambina invece cos’ha di speciale?”
Martin guardò Lys
“è l’erede di Fenrir”
Shere sgranò gli occhi
“quindi lei ha il potere di uccidere tutti gli dei?”
Martin sospirò
“si”
Shere fischiò ammirata
“caspita, questo rivaluta tutti i guai che ho combinato fino ad oggi. Lei potrebbe davvero togliermi la fama di distruttrice nell’Ade”
Martin la guardò di traverso
“Lys non distruggerà niente”
“si …. certo …” commentò Shere ghignando “anche tua madre, quando ha deciso di crescermi, pensava che una cosina piccolina come me non avrebbe certo potuto fare più danni di un cane infernale. Prova a chiederglielo ora”
Martin sbarrò gli occhi e Gholem gli sorrise
“se la vostra bambina diventerà la nuova distruttrice dell’Ade sarà un grande onore Syn … un grandissimo onore”
ma Martin, chissà perché, non riusciva proprio ad essere felice di quella cosa.
Chiuso il discorso andarono tutti insieme da Haxa, la furia della dea si placò subito non appena vide Shere e Martin riappacificati e sorridenti; dovevano andare d’accordo, era di vitale importanza che Martin la accettasse e le permettesse di stargli vicino, perché Shere era li per un motivo ben preciso che nessuno conosceva, e non era certo la cerimonia, lei era li per controllare Re Brendan, e nel caso fosse servito, per fermarlo, con qualsiasi mezzo.
Ritrovata la serenità, Martin potè finalmente dire ad Haxa quello per cui era andato a cercarla quando si erano incontrati poco prima: lui e Daniel avevano deciso di accettare il suo consiglio, e se lei era disponibile ad aiutarli, Martin avrebbe donato il suo potere a Daniel ora.
◊◊◊●◊◊◊
Quando bussarono alla porta della sua stanza, Daniel andò ad aprire, ma tutto si sarebbe aspettato tranne di vedere una ragazzina con le ali che teneva in braccio Lys
“ti prego di non colpirmi, mi hanno mandato Martin e Haxa”
Daniel sbattè gli occhi sempre più confuso e lei sospirò
“ma c’è qualcuno in questo posto che non mi odia appena mi vede? Ascolta, si sono un demone guardiano, ma mi ha portato qua Haxa per fare da testimone al matrimonio tra te e Martin.Ora Martin è di la con Haxa, lei lo sta aiutando a prepararsi per donarti il suo potere e mi hanno mandato qua con Lys perché nessuno può assistere a quello che stanno facendo”
Daniel guardò Lys che gli sorrise e quella fu l’unica spiegazione che gli servì
“va bene entra”
appena dentro Shere lasciò andare Lys che si andò subito ad infilare nell’armadio aperto
“cosa fa?”
“cerca una casacca di Martin e ci si infila dentro”
Daniel si sedette su una poltrona facendo segno a Shere di imitarlo, ma lei preferì il davanzale della finestra
“fatele una casacca tutta sua se le piacciono tanto”
Daniel rise
“non avrebbe il profumo di Martin, lei è quello che cerca, poi si mette sul letto e si addormenta”
in quel momento Lys uscì dall’armadio con una casacca di Martin di traverso sulla testa e corse verso il letto, cadde, ma non si diede per vinta, quando ci arrivò si aggrappò alle lenzuola e si arrampicò fino in cima, poi si sistemò in mezzo ai cuscini e si appallottolò felice. Due minuti dopo russava di già.
Daniel sorrise a Shere che ricambiò
“quindi tu saresti il Principe del Nord?”
Daniel annuì
“io in persona. E tu saresti … un demone guardiano giusto?”
“si”
“e cosa fanno i demoni guardiani?”
Shere ghignò
“la guardia?”
Daniel rise
“mi sembra appropriato. Hai già conosciuto qualcuno degli altri?”
Shere annuì
“si, Blue, il divino che è venuto a prendermi poi un tizio che si chiama Fernando e Sergio”
le ali di Shere vibrarono nel dire quel nome e Daniel sollevò un sopracciglio
“cos’era quello?”
“quello cosa?”
“le tue ali … si sono agitate quando hai detto il nome di Sergio”
Shere sorrise
“sanno riconoscere le belle cose”
“Sergio non è una bella cosa, Sergio è la bella cosa del tizio che si chiama Fernando”
Shere fece una smorfia schifata
“si, Haxa me lo ha detto”
“ma la cosa non sembra farti molto piacere”
“non mi piacciono i divieti, ma la mia signora sa essere molto persuasiva quando vuole quindi …”
“quindi?”
“quindi terrò giù le mani da Sergio”
ma Shere non convinse nemmeno Daniel.
Un rumore fuori dalla finestra attirò l’attenzione di entrambi e quando Shere si voltò, si trovò a fissare negli occhi Akry.
Il drago stava sospeso in aria e guardava la ragazzina intensamente, Daniel si alzò spaventato
“Akry lei è un amica di Haxa non è un pericolo”
ma ne Akry ne Shere lo degnarono di attenzione, rimasero a fissarsi fino a quando Shere non si lanciò fuori dalla finestra e volo via con il drago, lasciando Daniel a bocca aperta.
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Martin entrò in camera sua seguito da Haxa e trovò Daniel e Lys addormentati sul letto, avrebbe voluto accarezzare la bambina, ma era così carico di potere che non osò nemmeno sfiorarla
“la porto via io. Ci vediamo più tardi”
gli disse sua madre e se ne andò con Lys.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle, Martin si avvicinò al lato del letto dove dormiva Daniel e si spogliò.
Sua madre lo aveva saturato di potere, gli aveva donato talmente tanto potere che lui si sentiva esplodere, si sentiva invincibile, e soprattutto, si sentiva irresistibilmente attratto da quel corpo addormentato tra le lenzuola.
Silenzioso come un gatto si sdraiò accanto a Daniel e rimase a guardarlo per un po’, beandosi della sua bellezza, poi lentamente cominciò a slacciargli la casacca, accarezzando la pelle che si scopriva un po’ per volta, Daniel sospirò dolcemente, godendo nel sonno di quel tocco e l’erezione di Martin rispose subito. Una volta aperta la casacca le dita presero ad armeggiare con i lacci dei calzoni e appena furono sciolti, Martin ci infilò dentro la mano, Daniel si svegliò inarcandosi, spalancò gli occhi disorientato, poi riconobbe Martin
“amore …”
Martin calò su di lui e lo baciò, la sua mano si muoveva sapientemente tra le gambe di Daniel, lo fece ansimare, lo fece gemere, poi si fermò scatenando le sue proteste
“spogliati Daniel”
“Martin …”
“spogliati, ora”
Daniel comprese che non stavano giocando a stuzzicarsi come facevano di solito, lo sguardo di Martin gli disse che quello che stava per donargli non era sesso, il cuore cominciò a galoppargli nel petto ferocemente, si spogliò senza staccare gli occhi da Martin e quando fu nudo attese
“sdraiati”
obbedì e Martin gli si avvicinò tanto da stargli quasi sopra
“voglio che mi guardi, non devi mai distogliere lo sguardo da me”
con la gola secca per la tensione Daniel annuì e Martin gli appoggiò una mano sul petto
“ti amo Daniel”
“anche io ti amo”
gli occhi di Martin divennero neri come la pece, le dita della mano che aveva poggiato sul suo petto, divennero artigli affilatissimi che penetrarono la pelle di Daniel aggrappandosi alla sua carne. Daniel urlò per il dolore, si contorse, ma la mano di Martin lo tenne schiacciato contro il materasso fino a quando tutto il dolore non sparì e Daniel si accasciò ansimando.
Dopo il dolore venne l’oscurità.
La luce nella stanza cominciò a sparire, lentamente tutto fu avvolto da un manto nero che oscurò ogni cosa.
Nero assoluto.
Daniel andò nel panico, non vedeva più nemmeno gli occhi di Martin, gli sembrò di essere immerso nel nulla, ad un tratto sentì la sua voce
“sono qui amore mio”
e il panico svanì.
Dopo l’oscurità giunse il potere.
Un fiume di calore freddo si riversò nel petto di Daniel.
Potere oscuro che scorreva lento dentro il suo corpo, come acqua cheta che riempiva ogni cellula dell’essere di Daniel, fin anche l’anima. Bollente poi gelido. Potente poi delicato.
E Martin. Tanto Martin ovunque.
Dentro la sua pelle, dentro la sua carne, dentro i suoi pensieri.
Un flusso che durò ore, durante le quali nulla di ciò che Daniel era prima rimase intatto, tutto divenne altro dentro di lui, c’erano ancora il suo nucleo, il suo pensiero, il suo essere, ma si stavano fondendo con quelli di Martin. Erano in evoluzione.
L’oscurità divenne qualcosa di cui non avere paura, divenne parte del pensiero, e i suoi occhi furono in grado di vedere anche in quel nero profondo. E videro Martin.
Niente avrebbe mai potuto spiegare quell’istante: il momento esatto in cui le loro anime si fusero e divennero una. L’attimo esatto in cui loro smisero di esistere come esseri separati e rinacquero come una sola entità.
Poi vennero i marchi.
L’oscurità che li avvolgeva non era più una barriera, ma una culla, nella quale Daniel vide la pelle di Martin cambiare e i suoi tatuaggi spostarsi, scorrere verso la mano ancorata al suo petto, li vide scendere e cominciare a strisciare sul suo torace per poi spandersi su tutto il suo corpo. Al loro passaggio lasciavano una scia di fuoco, dolorosa, atroce, Daniel si inarcò, gridò, dalla sua bocca spuntarono zanne che fecero ruggire di orgoglio Martin quando le vide.
E per ultimo giunse il sangue.
I marchi erano stati impressi, il rituale mancava solo di un ultimo passo per essere completo, Martin calò sul collo di Daniel e affondò le zanne nella sua carne, un fiotto di sangue caldo gli arrivò in bocca e lui lo inghiottì, mentre il sapore metallico colpiva le sue papille gustative sollevò la testa di Daniel e lo avvicinò al suo collo.
Non ci fu bisogno di spiegare, guidato da una sete data dal potere oscuro che ora lo governava Daniel spalancò la bocca e affondò anche lui le zanne nel collo di Martin.
Bevvero uno dall’altro.
Si nutrirono uno dell’altro.
E quando il sangue entrò loro in circolo, i loro corpi vibrarono ed esplosero in un orgasmo unico ed irripetibile.
Poi il silenzio.
La luce tornò, fioca, perché era oramai sera inoltrata quando tutto finì, e mentre loro, abbracciati, dormivano un sonno ristoratore, due camere più in là Haxa piangeva di gioia, il suo potere aveva appena messo al mondo il suo secondo figlio, e lei lo avrebbe amato come il primo.
◊◊◊●◊◊◊
Natanian e Calad, seduti nell’erba del giardino del castello, guardavano Akry e Shere appollaiati sul tetto di una delle torri
“una ragazza drago. Non avevo mai sentito niente di simile”
commentò il Principe di Ithil e Natanian sospirò
“nemmeno io, ma Akry mi ha detto che invece è proprio così” guardò con la coda dell’occhio il suo compagno “pensi che adesso vorrà stare solo con lei? E’ la prima creatura simile a lui che incontra e so quanto desiderasse conoscerne una”
Calad percepì nella sua voce ansia e dispiacere, così gli cinse le spalle e lo tirò contro il suo fianco baciandogli poi la testa
“non devi preoccuparti. Akry non ti lascerà mai. La ragazzina per lui è una novità, è curioso, e penso che sia giusto che lo sia, ma poi vedrai che tornerà da te”
Natanian si lasciò andare contro di lui
“non voglio separarmi da Akry, lui è il mio migliore amico”
Calad sorrise
“non vi separerete amore”
“lo pensi davvero o lo dici solo per rassicurarmi?”
“lo penso davvero e ti dirò di più. Guardandolo su quella torre, mi è venuto in mente che potremo far costruire per lui un rifugio su una delle torri alla Reggia di Ithil. Così sarà sempre vicino a te”
Natanian si scostò quel tanto che bastava per guardarlo in viso
“Ithil? Vuoi portarmi con te alla Reggia?”
“non so, era solo un’idea, ma se tu non volessi andarci per me andrebbe bene un posto qualsiasi. anche una barca in mezzo al mare, basta che tu sia con me”
Natanian apprezzò quelle parole, il suo sguardo lo diceva chiaramente, ma c’era anche tristezza nei suoi occhi
“non è che non voglio venire, ma li c’è tuo padre e lui non mi accetterà mai”
“ti sbagli Natanian. Lui è cambiato. Si è pentito del modo in cui ti ha trattato e sarebbe felice di poter riparare ai torti che ti ha fatto”
Natanian lo guardò con sospetto
“e tu come fai a saperlo?”
Calad gli sorrise
“perché me lo ha detto lui”
gli occhi di Natanian si ingrandirono a dismisura
“davvero Calad?”
“si, non ti mentirei mai su questo, e voglio che tu sappia che non pretenderò che tu gli dia una possibilità se non vorrai farlo. Il male che ti ha fatto è immenso e ha cambiato per sempre le nostre vite, quindi, se non vorrai ascoltarlo, io sarò dalla tua parte”
“come ascoltarlo? Vuole parlare con me?”
“vuole farti personalmente le sue scuse”
Natanian era incredulo, si scostò dal fianco di Calad e si raddrizzò, fissando i fili d’erba di fronte a lui cercava di elaborare quello che stava accadendo, avrebbe dovuto sentirsi felice e sollevato per quel risvolto inaspettato, invece la sua mente gli diceva di stare all’erta, perché forse Re Samael non attendeva altro che umiliarlo ancora.
“Natanian”
la voce gentile di Calad lo riscosse dai suoi pensieri e si voltò verso il suo compagno che lo guardò preoccupato
“che succede?”
“vuoi la verità?”
“certo”
“la mia testa mi dice di non fidarmi di tuo padre. Mi dispiace. Forse sono una cattiva persona che non sa perdonare”
Calad gli afferrò una treccia, che lui stesso gli aveva fatto quella mattina, e la tirò, costringendolo ad avvicinare il viso al suo, quando furono occhi negli occhi, ad un soffio dall’altro, gli diede un bacio leggero sulle labbra
“tu non sei una cattiva persona, sei un uomo, con un orgoglio e un onore da difendere. E io amo la tua testa, ragiona magnificamente e ti protegge”
Natanian gli sorrise debolmente e lui lo baciò ancora
“non voglio che la questione di mio padre ti angosci, te l’ho detto solo perché era giusto che tu lo sapessi. Noi due stiamo bene anche da soli amore. Non abbiamo bisogno ne di mio padre ne di chiunque altro”
fu Natanian a baciarlo questa volta, sapeva che quella questione non sarebbe finita li, ma le parole di Calad gli avevano dato sollievo.
Quando aveva conosciuto Calad, vedeva il suo futuro con lui, al suo fianco alla Reggia; quando era stato cacciato da Re Samael il suo futuro si era dipinto di nero, e lui si era immaginato a passare il resto della sua vita in cerca di vendetta; poi aveva ritrovato Calad e il suo futuro era cambiato ancora, e lui si era immaginato su una barca, in mezzo al mare che tanto amava, con l’uomo che era anche la sua vita.
Ora, la proposta di pace di Re Samael, sembrava volergli restituire il suo primo futuro, quello alla Reggia accanto a Calad.
Che fosse il cerchio che si chiudeva o il tentativo estremo di distruggere ancora il suo futuro questo Natanian non lo sapeva, ma era certo che presto lo avrebbe scoperto.
◊◊◊●◊◊◊
“Avanti”
ricevuto il permesso di entrale, Alexis aprì la porta, ma il sorriso con cui era arrivato gli morì sulle labbra non appena vide gli occhi rossi di Haxa
“mia Regina perché piangi?”
colmò la distanza tra loro in un attimo e si inginocchiò di fronte alla poltrona dove lei era seduta, le prese le mani
“chi ti ha fatto piangere? Dimmelo”
Haxa singhiozzò
“nessuno” un altro singhiozzo “piango di gioia”
Alexis sentì il cuore fargli le capriole nel petto
“di gioia luce dei miei occhi?”
Haxa annuì e lui potè finalmente sorridere, era così bella la sua Regina quando si toglieva la maschera crudele che gli imponeva il suo ruolo e gli mostrava le sue debolezze, quando si lasciava andare, nell’intimità, e gli apriva il suo cuore. Si sporse in avanti facendosi spazio tra le sue ginocchia, i capelli le ricadevano davanti al viso e lui li pettinò con le dita, delicatamente, spostandoli così da poter vedere quel volto meraviglioso che tanto amava
“potrei morire di fronte a due occhi così belli”
le sussurrò e Haxa si lasciò sfuggire un altro piccolo singhiozzo
“stupido”
lui le sorrise apertamente
“si, ma sono il tuo stupido”
e riuscì a strapparle il sorriso che tanto desiderava vedere, le sistemò un'altra ciocca di capelli
“vuoi dirmi cosa ti ha reso così felice da farti piangere disperatamente?”
“avrò un altro figlio”
………………
ecco …..
magari detto così poteva essere frainteso …
ed infatti, il colorito verdognolo del volto di Alexis, fu la dimostrazione che lei poteva certamente spiegarsi meglio …
“Alexis …”
la dea si rese conto che Alexis si stava irrigidendo e il verde del suo viso si stava trasformando in grigio marmo
“Alexis ti senti male?”
lui, occhi spalancati e rigidità cadaverica, riuscì ad emettere un suono tipo “nghnghngaa” poi svenne.
Alexis riaprì gli occhi e vide il viso di Haxa sopra di lui, la dea lo guardava preoccupata
“Alexis come stai?”
ma lui non era in grado di rispondere a quella domanda: non sapeva come stava, era sdraiato sul pavimento della camera della sua Regina, probabilmente perché era svenuto, ed era svenuto perché … sbarrò gli occhi al ricordo delle parole di Haxa
“diventerò padre”
la dea sollevò un sopracciglio, ma prima che potesse insultarlo si ricordò le parole che aveva pronunciato poco prima e comprese cosa stava accadendo, lo sguardo le si addolcì
“mi dispiace ma credo ci sia stato un errore”
Alexis si sollevò su un gomito
“un errore?”
“non aspetto un bambino”
la delusione che si dipinse sul volto di Alexis fece sentire Haxa ancora più in colpa
“perdonami. Oggi ho condiviso il mio potere con Martin per permettergli di donarlo poi a Daniel, e ora è come se avessi due figli. Sento il mio potere dentro di loro.” si morse un labbro mortificata “scusa … mi sono spiegata male”
Alexis sospirò sollevandosi a sedere
“oh bhè certo. Sono stato uno stupido, avrei dovuto chiedere prima di …”
si interruppe e Haxa gli sorrise
“prima di svenire?”
il guerriero arrossì leggermente
“molto virile vero?”
Haxa rise e avvicinò il viso al suo
“non ho mai visto niente di così virile in vita mia”
“non prendermi in giro. L’idea che tu potessi aspettare un figlio mio mi ha fatto emozionare”
“lo so”
lui le accarezzò una guancia con il dorso della mano
“vorrei tanto che tu potessi darmi un figlio”
Haxa per un attimo rimase in silenzio, poi sorrise
“diamo tempo al tempo guerriero. Ora risolviamo i guai che ci aspettano e poi, quando tutto sarà finito, decideremo cosa fare di noi. Potresti anche non volermi più alla fine di questa avventura.”
Alexis la afferrò e la rigirò sotto di lui veloce come un fulmine
“io e te staremo insieme per l’eternità”
l’intensità del suo sguardo e la decisione nella sua voce, fecero vibrare Haxa, la forza con cui Alexis la teneva sdraiata a terra le piaceva, quel guerriero le piaceva, il modo in cui la trattava le piaceva
“come puoi saperlo?”
gli occhi di lui fiammeggiarono
“lo so perché ti amo e perché so che anche tu ami me”
poi si chinò su di lei e la baciò con passione e forza, dominandola, e la sentì gemere nella sua bocca perché a lei piaceva che lui fosse il più forte, che le tenesse testa e che non la lasciasse fuggire, quando allontanò il viso dal quello di lei, Alexis aveva uno strano ghigno sul viso
“sai cosa penso mia Regina?” le aprì le gambe con un ginocchio e ci si infilò in mezzo “penso che oggi è un buon giorno per fare bambini”
Haxa sgranò gli occhi e cominciò ad agitarsi
“no, no … non fare lo stupido o ti …”
Alexis la baciò di nuovo soffocando il resto delle sue minacce, lei continuò a insultarlo e a tentare di liberarsi, poi i vestiti volarono via, la pelle incontrò la pelle, il fuoco divampò, e tutte le proteste si spensero in un attimo.
◊◊◊●◊◊◊
Catalina, seduta su un ripiano della cucina, osservava affascinata Helda preparare la cena, la donna non era infastidita dalla sua curiosità e le faceva piacere avere qualcuno che le tenesse compagnia
“come ci riesci?” le chiese Catalina “tutto quello che tocchi si trasforma in qualcosa di incredibilmente buono”
Helda rise
“ti ringrazio cara, ma è solo una questione di pratica. Dopo tanti anni che lo faccio, se quello che cucino venisse ancora una schifezza come quando ho iniziato, vorrebbe dire che ho sbagliato lavoro non credi?”
Catalina rise con lei
“io ci ho provato ma sono proprio negata. Per fortuna c’è Domino che cucina per me”
Helda si voltò e la guardò con aria severa
“e tu lasci che il tuo uomo cucini al posto tuo?”
Catalina si mise sulla difensiva
“non è che lo faccio apposta. Sono davvero una frana, non voglio avvelenarlo e lui lo sa”
Helda si portò le mani sui fianchi, seria
“tu non sei una frana, semplicemente non hai avuto nessuno che ti insegnasse. Lo farò io, così finalmente imparerai”
la ragazzina sbarrò gli occhi e saltò giù dal ripiano
“uh io ti ringrazio ma no”
le sopracciglia di Helda si sollevarono fino quasi a toccare l’attaccatura dei capelli
“io invece dico di si”
le rispose e Catalina capì che quella vecchietta tanto gentile, forse non era così tanto gentile come aveva pensato, cominciò ad indietreggiare
“tu sei davvero molto gentile, ma a Domino non dispiace dover cucinare e io sono felice così”
si voltò per fuggire ma Helda l’afferrò per la coda facendola guaire e la trascinò verso i fornelli
“non ci provare con me bambina, non dimenticarti che ho allevato Daniel e Martin, sono un’esperta nel fare fallire ogni tentativo di fuga”
prese un grembiule e lo lanciò a Catalina che si stava accarezzando la coda dolente
“indossa quello e vieni qui”
e vedendo il grosso mestolo che Helda brandiva non osò replicare.
Si mise il grembiule e un attimo dopo era al suo fianco
“tu imparerai a cucinare bambina, e se ti sentirò ancora dire che ti va bene che il tuo uomo cucini al posto tuo …”
alzò il mestolo minacciosamente e le orecchie da lupo di Catalina si piegarono indietro
“non lo dirò più, lo giuro”
Helda annuì
“bene, ora passiamo alle cose piacevoli”
e per quanto potesse ritenerlo impossibile in quel momento, Catalina si divertì davvero.
Helda era un’insegnante decisa ma paziente, e quando ebbero finito di preparare la cena, Catalina aveva davvero imparato qualcosa.
“allora, pensi che sia stata una buona idea fermarti con me?”
Catalina sorrise ad Helda
“si, mi sono divertita molto”
“bene” gongolò Helda “e vedrai che lui” e indicò un punto alle spalle di Catalina “sarà molto più felice quando sarai tu a cucinare”
Catalina si voltò e vide Domino appoggiato ad un muro
“e tu da quanto sei qui?”
“da quando hai lanciato quelle uova contro il muro”
Catalina divenne bordò guardando la macchia che era rimasta sul muro e le orecchie le si abbassarono
“non lo avevo mai fatto prima”
disse mestamente e Domino sorrise
“e io sono felice che tu lo abbia fatto. Non vedo l’ora di assaggiare qualcosa cucinato da te”
Catalina lo guardò sospettosa
“non hai mai voluto che cucinassi per te”
lui si strinse nelle spalle
“la prospettiva di morire avvelenato non era allettante. Ma oggi ho visto grandi miglioramenti”
gli occhi della ragazzina scintillarono
“davvero?”
“assolutamente si”
Domino si staccò dal muro e allargò le braccia, un chiaro richiamo e Catalina corse da lui saltandogli in braccio
“sei davvero contento?”
“molto contento”
“e mi farai cucinare per te?”
Domino annuì mentre usciva dalla cucina portandola via
“diventerai la mia cuoca. Ora però andiamo a lavarci, hai cibo ovunque. Sai, non avevo mai visto nessuno cucinare con tutte le parti del corpo”
Catalina rise
“ma io sono speciale in tutto quello che faccio”
e il bacio che lui le diede le dimostrò che per lui era proprio così.
◊◊◊●◊◊◊
Misa uscì dal bagno, aveva fatto un lungo bagno profumato ed ora si sentiva fresco e rilassato, Apollo gli aveva fatto compagnia per un po’, poi se ne era andato, chiamato dalla sorella Artemide che voleva parlargli.
Preferendo tenersi l’asciugamano che si era avvolto in vita, invece di rivestirsi, andò a sedersi di fronte alla toletta con lo specchio e prese a spazzolarsi i capelli. Mentre si pettinava, i suoi pensieri andarono agli avvenimenti degli ultimi giorni, al suo Febo, alle sue parole d’amore e anche a quello che avevano fatto. Ricordando quei momenti intimi arrossì e sghignazzo, ma un luccichio nello specchio attirò il suo sguardo, si voltò cercando di capire da dove arrivasse e quando lo vide i suoi occhi divennero enormi.
Si alzò e si avvicinò al letto dove, adagiati in bella mostra, c’erano una serie di gioielli che lui non aveva mai visto prima e che recavano tutti il marchio di Apollo.
Erano gioielli nuziali. Un regalo del suo Febo.
Misa si era sempre rammaricato di aver perduto i suoi, Ade glieli aveva strappati e buttati via quando lo aveva portato da Kronos, e quella perdita lo aveva fatto soffrire molto. Erano i marchi del suo sposo ed erano insostituibili. O almeno così pensava.
Misa li prese uno ad uno e, accarezzandoli con adorazione, li indossò.
Questi gioielli erano ancora più belli dei precedenti, erano unici perché erano un regalo del suo Febo, e il marchio impresso non era come quello dei gioielli precedenti, questo nuovo marchio lo identificava come il vero sposo di Apollo. L’unico.
Andò di fronte allo specchio grande accanto all’armadio, e si guardò, quei gioielli erano tutto quello che avrebbe voluto indossare per il resto dei suoi giorni; ne rimaneva ancora uno da indossare, una catena d’oro, con un ciondolo a forma di sole, sorridendo al suo riflesso nello specchio si sciolse l’asciugamano e invece di mettersela al collo, se la allacciò in vita, con il ciondolo che gli accarezzava la pelle appena sotto l’ombelico
“questo credo che il mio Febo lo apprezzerà più di tutti gli altri”
disse sghignazzando poi tornò alla toletta, dove nudo, attese il ritorno del suo sposo.
Apollo si materializzò in camera da letto, dopo la chiacchierata con sua sorella il suo umore si era incrinato, Martin si sposava e lui, insieme ad Ares, avrebbe dovuto celebrare la cerimonia.
Ma il suo malumore non era per il matrimonio. Era infuriato con se stesso perché quando Artemide glielo aveva detto, per un attimo aveva sentito dolore. E si sentiva stupido per questo. Non voleva provare niente per nessuno che non fosse Misa, nemmeno per un attimo.
Fu così che apparve in camera, imbronciato e torvo, ma appena Misa si alzò dalla sedia di fronte alla toletta, e lui vide il suo piccolo prescelto nudo, con indosso i suoi gioielli, tutto il malumore sparì.
Misa avanzò verso di lui, sinuoso come un gatto, e Apollo dimenticò anche che Martin esisteva, soprattutto dopo che ebbe visto la catena d’oro che gli ricadeva sui fianchi e il ciondolo che si agitava sotto il suo ombelico
“quello è davvero un ottimo modo di portare la mia collana”
sussurrò e Misa ridacchiò
“sapevo che ti sarebbe piaciuta”
poi Misa gli fu di fronte e circondò la sua vita con le braccia, e davvero Apollo comprese che no, non c’era nessuno di cui potesse importagli più di Misa, nessuno
“sei bellissimo”
gli accarezzò i capelli e Misa fece le fusa, Apollo allora lo prese in braccio e lo portò a letto
“ti amo Misa”
il piccolo prescelto lo guardò intensamente
“se me lo dici così dovrò perdonarti per quella piccola debolezza che hai avuto poco fa”
Apollo lo guardò sorpreso e Misa sorrise
“dimentichi che quello che senti tu lo sento anche io?”
Apollo sospirò
“hai ragione. Ma ti assicuro che è stato solo un attimo. Sono stato preso di sorpresa, non amo più Martin, davvero”
Misa gli allacciò le braccia intorno al collo costringendolo a portare il viso ad un soffio dal suo
“lo so Febo. Ma non osare mai più pensare ad un altro mentre io ti aspetto nudo, con indosso nient’altro che i tuoi gioielli, perché giuro che ti farò passare i prossimi cento anni in bianco”
Apollo socchiuse gli occhi
“se vado in bianco io, andrai in bianco anche tu”
ma Misa invece di preoccuparsi ghignò
“e chi lo dice questo? Se tu pensi ad un altro posso farlo anche io. E posso anche non limitarmi al solo pensarlo”
Apollo ci mise un secondo ad elaborare quell’informazione, poi comprese e dal suo petto scaturì un ruggito così potente che Misa urlò per lo spavento
“tu non farai niente del genere” gli ringhiò afferrandogli i polsi e inchiodandolo al materasso, tutto di lui emanava ferocia e potere, il suo corpo si stava illuminando come il sole, i suoi occhi emettevano luce fredda e furiosa “nessuno ti toccherà mai a parte me Misa, nessuno”
Misa aveva il cuore che gli stava scoppiando nel petto, si era spaventato, e aveva ancora paura, ma l’emozione più grande che provava per quella reazione era gioia
“sei geloso…”
sussurrò con gli occhi sgranati per la sorpresa e Apollo ringhiò ancora più forte, convincendolo che si, era proprio geloso. La sua paura svanì del tutto e i suoi occhi si riempirono d’amore puro
“oh Febo, sei bellissimo quando sei geloso”
Apollo lo guardò perplesso
“dovresti tremare di paura non gongolare”
“ma tu sei bellissimo”
la sua voce era carica d’eccitazione e Apollo ci rimase male
“non è questa la reazione giusta Misa! Abbi un po’ di paura per favore”
ma Misa non ci pensava proprio ad aver paura, si inarcò strusciandosi contro Apollo che sbarrò gli occhi
“MISA!! Paura … devi avere paura!”
invece Misa cominciò a miagolare e a contorcersi nel tentativo di strusciarsi contro di lui ancora di più,e Apollo capitolò
“gattino vigliacco”
sibilò prima di fiondarsi sulla sua bocca e baciarlo con passione.
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Kyara sedeva tranquilla sulla spiaggia, era sola e questo le faceva davvero piacere.
Non che avesse qualcosa contro gli altri, ma nella bolla sembrava quasi impossibile non incontrare qualcuno sul proprio cammino, almeno che non si fosse nella propria camera e, quei momenti di solitudine all’aperto, erano troppo rari e preziosi per non goderseli a pieno.
Cullata dal rumore delle onde, aprì la sua mente e la lasciò vagare libera, percepiva molte energie differenti, ognuna con un impronta ben precisa, ognuna legata ad uno degli abitanti della bolla, sentiva chiaramente la loro presenza, la loro vitalità.
Qualcosa era cambiato qualche ora prima, aveva percepito sulla propria pelle la potenza dell’energia di Haxa, aveva sentito Daniel e Martin unirsi e cambiare. Aveva provato una forte emozione per loro, li amava, erano i suoi ragazzi, e i loro cambiamenti erano un po’ anche i suoi.
Ora era tornata la quiete, ma qualcosa dentro di lei la avvertiva che quella calma era solo il preludio ad una tempesta furiosa. Ne era certa. Ma la cosa che la impensieriva di più, non era la tempesta in se stessa, ma era che qualcuno aveva aggiunto una variabile imprevista alle sue visioni: la ragazza drago. Sapeva che era stata Haxa a chiamarla li, e sapeva anche il vero motivo per cui lo aveva fatto, ma oltre a quello non riusciva a vedere altro.
Non l’aveva mai vista nel futuro che aveva previsto, non aveva mai fatto parte dei suoi piani, e cosa peggiore, non riusciva a prevedere quello che avrebbe fatto.
Come avrebbe influito la sua presenza? Non riusciva a capire che ruolo avrebbe giocato nel loro futuro e non le era mai capitata una cosa del genere.
Quella nota disarmonica le inquietava i pensieri, ma non doveva distrarsi troppo dal resto, era di vitale importanza che non perdesse d’occhio l’insieme, e se la ragazza drago si fosse rivelata un problema, allora l’avrebbe rispedita da dove era venuta, che piacesse ad Haxa oppure no.
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Labbra calde e morbide sfiorarono le sue e Daniel non ebbe bisogno di aprire gli occhi per sapere che era Martin che lo stava baciando. Aveva sentito quando si era svegliato, non perché avesse fatto rumore o altro, lo aveva sentito dentro la mente, e si era svegliato con lui.
Poi aveva sentito i suoi pensieri, ed era rimasto ad occhi chiusi a godersi quella sensazione incredibile, e la cosa che più amava era sapere che Martin, sentiva lui e i suoi pensieri allo stesso modo, erano connessi.
Le mani di Martin vagarono sul suo petto e Daniel fu certo di sentirlo ridere nei suoi pensieri
“vorrei restare così per sempre”
sussurrò abbracciando il collo di Martin e questa volta lui rise a voce alta
“per sempre ora è una possibilità concreta amore, e può essere davvero molto tempo”
Daniel sorrise ma quando cercò di aprire gli occhi Martin non glielo permise posandoci sopra una mano
“aspetta, tienili chiusi ancora per qualche secondo”
“perché?”
“perché voglio che tu veda prima una cosa speciale”
Daniel non si oppose e seguì Martin che lo fece alzare dal letto e dopo pochi passi lo fece fermare
“spero che ti piaccia perché è la cosa più bella che io abbia mai visto”
disse Martin mettendosi alle sue spalle
“e cosa sarà mai questa cosa così bella?”
Martin tolse la mano e Daniel si ritrovò di fronte ad uno specchio
“sei tu amore”
e Daniel non ebbe le parole per rispondere.
Il ragazzo riflesso nello specchio era lui, ma non lo era, la sua pelle era coperta di tatuaggi, i suoi occhi erano neri come la pece, i suoi muscoli si erano gonfiati un po’ di più.
Daniel guardò Martin che, con il mento appoggiato alla sua spalla, stava ammirando la sua immagine riflessa
“sono davvero io Martin?”
“oh si amore mio”
Daniel cominciò a sfiorarsi la pelle seguendo le linee dei suoi nuovi tatuaggi
“sono uguali ai tuoi …”
“si”
passò un po’ di tempo prima che Daniel parlasse di nuovo
“mi ricordo tutto sai”
Martin sollevò un sopracciglio e Daniel gli sorrise
“del rituale, ricordo ogni cosa. IO ho bevuto il tuo sangue”
“ed io il tuo”
Daniel annuì
“si ma … IO ho bevuto il tuo sangue”
“si, lo so … ed io ho bevuto il tuo”
Daniel sorrise molto più apertamente, e quando qualcosa brillò tra le sue labbra, finalmente Martin capì
“oh … quelle? Si Daniel … hai le zanne”
e Daniel lanciò un
“SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”
con le braccia alzate al soffitto che fece ridere Martin fino alle lacrime.
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Nel salone, le voci dei commensali seduti intorno al tavolo, si accavallavano una sull’altra, Helda aveva appena finito di servire la cena e i vassoi ricolmi di cibo passavano di mano in mano riempiendo l’aria di profumi deliziosi, erano tutti incuriositi dalla presenza di Shere, (tranne alcuni di loro ai quali era già stato detto tutto di lei) ed erano in trepida attesa perché Haxa aveva detto che avrebbe rivelato il motivo della sua presenza a cena.
Nel frattempo, la nuova venuta se ne stava seduta in silenzio tra Haxa e Gholem, le sue ali nere ora erano nascoste, come i suoi artigli, e senza quelle note evidenti della sua identità demoniaca, sembrava una qualsiasi ragazzina, carina e timida, che e a parte qualche sorriso cortese a chi le rivolgeva la parola, non interagiva con nessuno.
Bhè, proprio con nessuno no.
Le poche volte che aveva alzato gli occhi lo aveva fatto per guardare l’unica persona a quel tavolo che lei riteneva degna della sua attenzione: Sergio. Non era affatto timida, semplicemente non le interessava interagire con nessuno su quell’isola, tranne che con il guerriero seduto dall’altra parte del tavolo (e Akry chiaramente ma lui era fuori contesto).
Shere era abituata ad avere ciò che le piaceva, erano poche le cose che Haxa le proibiva, e questo le rendeva la caccia solo più interessante. Non si sarebbe spinta troppo oltre, non voleva certo che la sua Signora le strappasse le ali (di nuovo…), ma niente le avrebbe proibito di giocare un po’.
Sergio si voltò verso di lei e, nell’attimo in cui i loro occhi si incontrarono, lei vibrò come le sue ali nascoste. Sergio poi guardò altrove e lei, sorridendo, prese un acino d’uva dal piatto e se lo mise in bocca: sarebbe stata una caccia memorabile.
A differenza di Shere, Sergio non aveva vibrato, e la sua attenzione era stata subito attirata da Haxa che si era alzata in piedi
“posso avere la vostra attenzione per favore?”
nella sala calò il silenzio e quando fu certa che tutti la stessero guardando proseguì
“avrete tutti notato che tra noi è arrivato un ospite, e dato che è un ospite che ho invitato io spetta a me l’onore di presentarlo a tutti e spiegare il perché lei è qui. Lei è Shere”
disse appoggiando una mano su una spalla della ragazzina
“è un demone guardiano” Shere fece per aprire bocca ma Haxa la anticipò “il mio miglior demone guardiano, e l’ho invitata qui perché avrà un compito speciale. Lei, come richiede la tradizione, sarà la testimone dell’Ade in una cerimonia che si svolgerà tra due giorni su quest’isola”
un brusio di voci sottolineò la curiosità scaturita da quella notizia e Haxa sorrise
“vi chiedo solo un attimo di pazienza e poi vi spiegherò tutto. Lo prometto. Prima però voglio che alziate i bicchieri con me per un brindisi speciale”
sollevò il calice e tutti fecero come lei, poi voltò lo sguardo verso Re Brendan
“brindiamo ai MIEI FIGLI, nati oggi sotto il mio potere e uniti in modo indissolubile per tutta l’eternità”
Daniel e Martin entrarono nel salone e subito tutti compresero le parole di Haxa, compreso Re Brendan, che vedendo la trasformazione di Daniel, sobbalzò, rovesciando un po’ di vino dal calice che stringeva in mano. Haxa ghignò al suo indirizzo e bevve imitata da tutti, ma non da lui che, bianco come un lenzuolo, guardò pietrificato il figlio prendere posto accanto alla Dea con Martin al suo fianco.
Non ebbe il tempo di elaborare quello che era appena accaduto, che Haxa riprese a parlare
“ora posso finalmente, e con grande gioia aggiungerei, annunciarvi che …”
lasciò in sospeso la frase il tempo necessario perché lei, Shere, Gholem, Martin e Daniel si voltassero tutti insieme verso Re Brendan e infine la concluse
“Martin e Daniel si sposeranno tra due giorni”.
E mentre il salone esplodeva in urla di gioia, risate e applausi, l’odio di Re Brendan crebbe a dismisura, e questa volta non risparmiò nessuno dei presenti in quella sala, nemmeno Daniel.
La sua mente fu avvelenata completamente da quell’odio, come una cancrena divorò la ragione e l’ultima briciola di umanità rimasta in quell’uomo e Shere lo sentì.
L’odio del padre di Daniel la colpì e la fece vibrare, ma non come quando guardava Sergio, no, la vibrazione che sentiva ora era molto diversa, era desiderio di sangue.
Quell’uomo era una minaccia che cresceva a livello esponenziale, il gelo nei suoi occhi era quello che solo l’oscurità poteva generare, e lei l’oscurità la conosceva molto bene.
Lei era un demone guardiano.
Lei custodiva e vegliava l’oscurità.
Lei l’oscurità la accarezzava ogni giorno, la plasmava, la nutriva.
Ma la distruggeva anche. Ed era per questo che Haxa aveva scelto lei.
Perché lei era la migliore.
La migliore nel distruggere l’oscurità.
La sua natura di guardiano reagì all’oscurità di Re Brendan, cominciarono a spuntarle gli artigli, lentamente ogni suo senso si focalizzò solo su di lui, escludendo tutto il resto e lei divenne ombra. Scomparve lentamente, nessuno in quel salone, a parte Haxa, avrebbe potuto vederla in quel momento, era un dono dei demoni guardiani, scomparire senza che nessuno se ne rendesse conto, ed era molto utile. Osservò Re Brendan posare il calice che aveva in mano, non aveva brindato con Haxa, ma era abbastanza ovvio che non l’avrebbe fatto. Anche dall’altra parte del tavolo, Shere poteva sentire i meccanismi malati del suo cervello girare vorticosamente, elaborare, escogitare, pianificare. Meditava vendetta, e lo stava facendo proprio li, guardando suo figlio, e lei era certa che avrebbe colpito anche il suo stesso sangue questa volta, forse con ancora più forza di quella che avrebbe usato contro gli altri.
Svanì e riapparve alle spalle di Re Brendan, si avvicinò abbastanza da poterlo sfiorare e sollevò gli artigli verso il suo collo: sarebbe bastato un attimo, un solo movimento e tutto sarebbe finito, ma non erano quelli gli ordini che aveva. Haxa le aveva detto della promessa che aveva fatto a Daniel, e dovevano mantenerla, dovevano attendere la mossa di Re Brendan prima di agire: così Shere si limitò a una piccola puntura nel collo del Re. Un morso di zanzara, ma fatto con la punta acuminata di un artiglio, che lui nemmeno sentì, ma tanto bastò a lei per ottenere quello di cui aveva bisogno. Sangue. Shere guardò dall’altro lato del tavolo e vide Haxa che la guardava, si sorrisero e Shere leccò l’artiglio. Sentì il sapore del sangue del Re, era amaro come il veleno, resistette all’impulso di sputarlo via, quell’uomo era davvero marcio, ma ora che ne conosceva il sapore, lo avrebbe trovato ovunque, in qualunque momento.
Tornò al suo posto e lentamente riapparve, nessuno si accorse di niente e Haxa la coinvolse nella conversazione come se fosse sempre stata li
“e Shere, sarà la testimone dell’Ade alle nozze di mio figlio”
tutti gli sguardi puntarono verso di lei, che sorrise agli altri commensali e loro ricambiarono senza sospettare nulla.
L’euforia della notizia si placò molto lentamente, tutti volevano fare gli auguri a Daniel e Martin, un sacco di pacche sulle spalle e abbracci, poi finalmente ognuno si accomodò al suo posto e la cena riprese.
Daniel aveva sentito lo sguardo del padre perforargli la pelle per tutto il tempo, questa volta non si era illuso che avrebbe potuto capire, sapeva che non ci sarebbero stati auguri da parte sua o abbracci, nessuna riconciliazione.
Probabilmente, qualche ora prima, questo lo avrebbe ferito a morte. Ma non ora. Non più.
Ora c’era Martin dentro di lui, c’era la sua forza, il suo amore e il suo sostegno.
E anche se sentiva comunque il dolore per quel padre oramai perduto, Martin lo aiutava a sopportarlo, condividendolo con lui, alleviandogli il peso che, se fosse stato solo, lo avrebbe schiacciato.
Sentì la mano di Martin accarezzargli la nuca, si voltò a guardarlo e fu meraviglioso trovare il suo sorriso ad attenderlo, era vero, aver perso suo padre era doloroso, ma quello che aveva guadagnato valeva milioni di volte quel dolore.
Fu allora che decise che era ora di guardare in faccia la realtà, si voltò verso suo padre e ….
Non accadde nulla.
Il suo cuore non si spezzò, il dolore non aumentò, non versò nemmeno una lacrima. Semplicemente vide per la prima volta, chiaramente, l’odio negli occhi di quell’uomo e capì.
Il loro tempo insieme era finito.
Il loro legame era spezzato definitivamente.
Fu triste, ma fu liberatorio.
Daniel ora avrebbe finalmente potuto vivere senza legami emotivi che lo soffocavano e gli impedivano di essere ciò che voleva, e soprattutto, gli impedivano di ripararsi dal dolore.
Nessun attacco di suo padre lo avrebbe più ferito come prima, nessuna sua parola velenosa avrebbe fatto ancora breccia nel suo cuore.
Ora avrebbero combattuto ad armi pari.
Re Brendan lo stava guardando con disprezzo, sul suo viso si poteva leggere chiaramente quanto ribrezzo provasse per lui, ma questa volta a Daniel non interessò, e per farlo comprendere bene al genitore, gli sorrise provocatoriamente, mostrandogli con orgoglio le enormi, meravigliose e acuminate zanne che gli spuntavano dalle labbra, poi tornò a dedicare la sua attenzione ai suoi amici e alla sua famiglia, quella vera.