ARCANA (33/37)

Sep 08, 2014 18:16

Title: Arcana
Rating: NC-17
Pairing: Sergio Ramos/Fernando Torres - Daniel Agger/Martin Skrtel
Warnings: alternative universe, slash
Disclaimer: This is a work of complete fiction.
Summary: Arcana. A story of love, magic, blood and tears.

Ritrovata la calma ed il fiato, Misa provò a districare la mente dalla foschia che gli annebbiava i pensieri, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era la bocca di Apollo su di lui.
Era stata la cosa più incredibile che avesse mai provato, nemmeno nei suoi sogni più spinti aveva mai osato così tanto. E ora non riusciva davvero a credere che potesse esserci di più.
Però il suo Febo gli aveva detto di si e lui gli credeva.
Con la coda dell’occhio guardò Apollo che riposava sdraiato accanto a lui, e il suo cuore accelerò di colpo: era un trionfo di muscoli e pelle, con il sesso ancora pienamente eretto, meravigliosamente spudorato ed erotico, sembrava una statua di marmo; quella visione risvegliò il suo corpo e prima che potesse fare qualcosa per nasconderla, la sua erezione svelò i suoi pensieri
“spero tu stia pensando a me”
la voce di Apollo lo fece trasalire e cercò di coprirsi, ma il lenzuolo gli fu strappato di mano e una montagna di muscoli si sdraiò su di lui
“non nasconderti da me”
Misa avvampò ma non riuscì a distogliere lo sguardo dagli occhi di Apollo, si ritrovò incatenato a quella braci che non si erano mai spente e quando Apollo gli allargò le gambe con un ginocchio infilandosi in mezzo, lui lo accolse senza fiatare; leloro erezionistrusciaronouna contro l’altra e lui rabbrividì chiudendo per un attimo gli occhi, se stava sognando non voleva svegliarsi, mai più
“guardami”
obbedì e Apollo era li, ad un soffio dal suo viso, che lo guardava come se lui fosse la cosa più bella che avesse mai visto
“vuoi fare l’amore con me Misa?”
oh per gli Dei …. come avrebbe mai potuto dirgli di no? Era quello che sognava da che ne aveva memoria
“si”
rispose, ma nel farlo tremò
“hai paura?”
Mise scosse la testa ma non riuscì a dire di no, perché in realtà un po’ di paura l’aveva.
Apollo prendendogli una mano se la portò sul cuore
“senti come batte veloce?”
Misa sgranò gli occhi nel sentire quanto galoppasse veloce
“questo è quello che mi fai provare tu. Non devi avere paura, ti amo Misa e non ti farei mai del male”
Misa rimase senza fiato e l’unica cosa che gli riuscì di fare fu sporgersi e baciare Apollo.
Si, aveva paura.
Si, non aveva la più pallida idea di cosa fare e di come farlo.
Ma non gliene importava nulla, perché il suo Febo lo amava e avrebbe avuto cura di lui.
Si abbandonò completamente alle mani di Apollo che vagavano già sul suo corpo, lo sentì ovunque, su ogni centimetro di pelle, gemette ad alta voce quando sentì la sua lingua affondargli nell’ombelico;quandoApollo lo fece girare pancia sotto, lui si beò dei morsi d’amore con i quali gli marchiò la schiena, poi qualcosa sfiorò la sua apertura e il cuore gli saltò in gola, accadde di nuovo e si dovette aggrappare alle lenzuola perché era la lingua di Apollo quella che accarezzava la sua apertura, che la leccava, la lubrificava, la esplorava.
Squittì, pieno di sorpresa e vergogna, ma Apollo non si fermò e a lui non rimase che affondare la faccia nel cuscino e ansimare per il piacere, un dito accompagnò la lingua, prima accarezzando, poi facendo sempre più pressione e alla fine penetrando l’anello di muscoli che istintivamente gli si strinse intorno.
Misa smise di respirare, ma Apollo gli accarezzò dolcemente la schiena
“rilassati, va tutto bene”
e lui lo fece. Si riappoggiò al cuscino e si rilassò il più possibile, presto il fastidio divenne piacere e quando al primo dito se ne aggiunse un altro, lui boccheggiò ma non per il dolore.
Le dita scivolavano fuori e dentro di lui, umide e lubrificate lo allargavano, lo plasmavano per quello che sarebbe venuto poi e il piacere cresceva di pari passo con il bisogno di avere di più.
Più penetrazione, più velocità, Misa non sapeva dirlo, ma voleva di più e lo voleva subito
“Febo …”
la sua voce elemosinava qualcosa, mentre si contorceva e si spingeva contro la sua mano e Apollo aggiunse un terzo dito, strappandogli un gemito strozzato.
Apollo era al limite, il bisogno di possedere Misa era così forte da fargli male, ma attese di essere sicuro che fosse pronto per lui, perché voleva farlo godere non ferirlo; Misa gridò ancora il suo nome, era al limite anche lui, allora Apollo tolse le dita e obbligandosi a non spingere con tutta la forza che aveva, cominciò a penetrarlo lentamente.
Si infilò appena dentro di lui e si chinò sulla sua schiena baciandogli la nuca per calmarlo, perché sapeva che stava sentendo dolore, si impose di rimanere immobile, in attesa che Misa si adattasse a lui, lo sentì singhiozzare, poi lentamente, grazie alle sue carezze cominciò a calmarsi e lui potè affondare ancora un po’.
Lentamente, con pazienza e amore, Apollo fece suo Misa, un centimetro per volta affondò completamente dentro di lui, quando capì che poteva farlo cominciò a muoversi, prima un dondolio dolce e Misa iniziò ad ansimare, il dolore aveva lasciato il posto al piacere e quando Apollo lo sentì miagolare il suo nome ancora e ancora, gli passò un braccio sotto la vita e lo sollevò, facendolo mettere carponi sul materasso.
Apollo afferrò Misa per i fianchi e si sporse su di lui
“adesso sei mio”
gli sussurrò all’orecchio
“mio per sempre”
l’erezione di Misa cominciò a gocciolare nel sentire quelle parole, Apollo si sfilò da lui quasi del tutto e si spinse dentro di nuovofacendologridare, lo fece ancora, e ancora, cavalcò quel corpo gracile, senza essere brutale, ma lo dominò facendogli sentire la sua forza e tutta la sua passione.
Misa si adattò a lui come un guanto,comeApollo aveva sempre saputo sopportò il suo ritmo e rispose con la stessa passione; anche senza esperienza riuscì ad essere caldo, esigente e capriccioso, esattamente ciò che Apollo desiderava.
Una spinta dopo l’altra si avvicinarono sempre più vorticosamente all’estasi, quando Misa raggiunse l’orgasmo, la cosa che lo fece godere senza limiti fu sentire Apollo svuotarsi dentro di lui, il calore che gli riversò dentro gli incendiò le terminazione nervose e lo lasciò tremante e sfinito, bocconi sul materasso.
Misa avrebbe voluto dire qualcosa, avrebbe voluto far capire al suo Febo quanto fosse stato meraviglioso quello che avevano fatto, ma non ce la fece, riuscì solo ad afferrargli una mano e a intrecciare le dita alle sue, poi crollò in un sonno serafico.

◊◊◊●◊◊◊

Lys, nuda come gli Dei l’avevano fatta, con le orecchie da lupo tirate indietro e la coda sparata all’insù, ringhiava alle onde che si infrangevano a un passo da lei; da quando era arrivata in spiaggia dopo colazione, aveva iniziato una sua personalissima battaglia contro il mare, inseguendo le onde nel tentativo di azzannarle, ma l’unico risultato che aveva ottenuto era stato quello di bere un sacco di acqua salata.
Ma non demordeva.
Poco lontano da lei, tutti gli altri abitanti della casa oziavano al sole.
Era la prima volta chela Compagniasi ritrovava riunita per qualcosa che non fosse combattere o difendersi; sui volti dei guerrieri c’era serenità, erano tutti sani e salvi, in un posto meraviglioso, e le loro famiglie erano li con loro, al sicuro. Anche Akry si era unito a loro e se ne stava spaparanzato a pancia in su poco distante dal gruppo.
Haxa chiacchierava con Helda, che le stava raccontando la vita di Martin. Accanto a loro c’erano Alexis,Daniel e Martin che stavano seguendo le avventure di Lys, piuttosto tranquilli perché Kyara e Gholem erano sempre vicini alla bambina, pronti a riacciuffarla se si fosse lanciata in acqua.
Domino e Catalina sguazzavano in acqua da quando erano arrivati in spiaggia e non sembravano avere nessuna voglia di uscirne.
Calad, Natanian, e Dae erano tutti presi da un gioco elfico così noioso, che Blue si era addormentato in braccio a Dae russando sfacciatamente.
Sergio e Fernando chiacchieravano con Artemide, Ares ed Elettra, rispondendo alle loro domande su quello che era accaduto alla Rocca. Accanto a loro c’erano Apollo e Misa, che sdraiati sulla sabbia, si godevano il sole ascoltandoquello che dicevano.
Soltanto Re Samael e Re Brendan mancavano all’appello, avendo preferito passeggiare nella foresta piuttosto che stare al sole.
Era ancora un po’ strano per tutti vivere quella pace, ma nessuno sembrava volersi lamentare. Avevano bisogno di tirare il fiato, erano successe così tante cose nelle ultime settimane, che la necessità di fermarsi e riordinare le idee era diventata primaria rispetto al resto. Erano tutti ben coscienti che quello era solo un rifugio momentaneo, sapevano cosa li aspettava fuori e anche che presto sarebbero dovuti tornare per fronteggiarlo, ma non ora.
Quello era il momento per scaricare la tensione, ricaricare le energie e godersi la piccola vittoria che avevano ottenuto liberando Kyara, Lys e Misa.

◊◊◊●◊◊◊

“Martin … posso chiederti una cosa?”
la voce di Daniel era esitante e Martin si voltò a guardarlo
“certo, dimmi”
Daniel non stava guardando lui, seduto a gambe incrociate, si fissava le dita che rastrellavano la sabbia intorno a lui e Martin capì che era nervoso
“che succede Daniel?”
“niente … cioè …” dopo qualche istante di esitazione finalmente Daniel alzò gli occhi mostrando tutta la sua insicurezza “tu vuoi tornare a Dromi?”
Martin rimase così sorpreso da quella domanda che gli ci volle qualche attimo per rispondere
“perché mi fai questa domanda?”
Daniel distolse di nuovo lo sguardo puntandolo questa volta verso Lys che correva spensierata
“perché prima che accadesse tutto questo avevamo deciso delle cose sul nostro futuro, poi sono arrivati Kronos, Lys e tua madre e tutto è cambiato. So che è ancora tutto incerto, Kronos è ancora la fuori e ci sta aspettando, ma vorrei capire cosa vogliamo fare di noi dopo. Andremo ancora a Psyra? Ora non possiamo più fuggire fingendo le nostre morti, nessuno lo crederebbe mai. Dovremo tornare a Dromi”
il silenzio che cadde tra loro fece sentire Daniel a disagio ma prima che potesse aggiungere qualcosa, Martin parlò
“il nostro futuro è semplice Daniel: io, te e Lys, insieme, ovunque noi vogliamo”
Daniel sospirò
“non è così facile Martin, io sono il Principe del Nord, e se non sono morto, allora devo stare a Dromi, nel Regno che un giorno governerò, vicino a mio padre, e tu sai cosa significa. Ci renderà la vita un inferno e non sarebbe certo il posto ideale per crescere Lys.”
una mano lo afferrò per la nuca e lo strattonò indietro, costringendolo a sdraiarsi sulla sabbia, subito dopo la faccia di Martin apparve sopra la sua e Daniel rabbrividì: gli occhi di Martin erano neri come la pece
“non hai ancora capito vero Daniel?”
la voce di Martin era spaventosa ed eccitante allo stesso tempo
“c..cosa?”
Martin si chinò portando le labbra al suo orecchio
“tu non sei il Principe del Regno del Nord, Tu sei il compagno del figlio della Dea Haxa. Il MIO compagno. Quando avrò condiviso il mio potere con te, tu diventerai il Principe dell’oscurità, il Principe dell’Ade. Il tuo Regno si estenderà ovunque enon ci sarà più niente che ti legherà a tuo padre, perché anche il tuo sangue sarà uguale al mio.”
quelle parole diedero a Daniel un senso di libertà che non aveva mai provato in vita sua, tremò, e Martin sorrise vedendolo
“era un brivido d’eccitazione quello che ho visto Daniel?”
Daniel annuì e Martin gli leccò la pelle delicata dietro l’orecchio
“Ti eccitano le cose oscure? Bambino cattivo”
“tu mi ecciti … soltanto tu”
ansimò e Martin lo ricompensò con un bacio appassionato che lo lasciò senza fiato, poi rimasero abbracciati, a godersi quella prospettiva in silenzio, ognuno di loro due immaginando nella propria mente il futuro che li attendeva.
(se ve lo stavate chiedendo ….
Il futuro di Daniel prevedeva: Kronos morto, Ade morto, Apollo morto, suo padre in esilio, vivere felici con Lys e tanto sesso con Martin.
Quello di Martin prevedeva: sesso con Daniel,Kronos morto, sesso con Daniel,Ade morto, sesso con Daniel, Re Brendan in esiliomorto, sesso con Daniel, vivere felici con Lys e tanto sesso con Daniel e …. uno spuntino prima di fare ancora sesso con Daniel e poi … no niente fumatina, il fumo fa male … ma una birra con Sergio si, magari mentre Fernando e Daniel portano Lys a giocare.
e se avete notato delle differenze tra le due visioni siete pignoli … troppo pignoli).

◊◊◊●◊◊◊

“Non riuscirò mai a smaterializzarmi…”
Sergio si lasciò cadere sconfortato sullo scoglio da dove, da più di un’ora, cercava di smaterializzarsi, fallendo miseramente e procurandosi un mal di testa così forte da fargli lacrimare gli occhi. Fernando si sedette al suo fianco
“devi avere pazienza amore, vedrai che ci riuscirai”
ma lo sconforto di Sergio sembrava inconsolabile, scosse la testa
“non è vero. Tu prendi fuoco e ti smaterializzi, Martin chiama l’oscurità, si gonfia tutto e chissà cosa altro può fare, e io? Io non faccio niente. Non ho nessun potere, sono un Syn venuto male”
“ma noooo. Non dire così Sese, tu sei perfetto! Devi solo scoprire quali sono i tuoi poteri. Io sono cresciuto con mio padre, per me è stato facile capire cosa potevo fare, tu non sai niente di tua mamma, parla con lei, sono sicuro che lei ti può insegnare quello che ti serve”
“ha ragione”
la voce di Apollo li sorprese facendoli sobbalzare
“scusatemi, non volevo spaventarvi”
il Dio del sole si sedette accanto a loro e guardò suo nipote
“Fernando ha ragione Sergio. Tu hai molto potere dentro di te, sei figlio di Artemide, Dea della Luna, della Madre Terra, devi solo imparare ad usarlo, e per farlo devi chiedere a lei”
Sergio si imbronciò
“ma loro ci sono riusciti senza chiedere a nessuno”
“vero, ma loro non devono imparare a controllare gli elementi, tutti gli elementi, o a parlare con gli animali o con le piante. Fernando governa il fuoco, Martin l’oscurità, tu puoi governare acqua, aria, terra, legno, pietra e ogni altra cosa Madre Natura abbia creato, e puoi prendere forza e potere da tutto praticamente”
Sergio lo fissava a boccia aperta
“davvero posso fare tutte queste cose?”
Apollo annui
“certo, chiedi a tua madre e vedrai che ti insegnerà come fare”
Sergio scattò via così velocemente che sollevò il vento dietro di lui, Fernando non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo
“ma che cafone, poteva almeno aspettarmi”
si alzò ma Apollo lo fermò
“mi dispiace Fernando ma questa è una cosa che lui e mia sorella devono fare da soli”
Fernando lo guardò di traverso
“perché scusa? Io voglio essere con Sese quando scopre i suoi poteri”
Apollo gli sorrise dolcemente
“lo so ma lui ha bisogno di stare con sua madre da solo per scoprire chi è veramente. Ci sono cose che tu condividi solo con tua madre giusto?”
a malavoglia Fernando annui
“anche Sergio ha bisogno di qualcosa da condividere solo con lei”
Fernando capì cosa Apollo volesse dirgli, e tornò a sedersi
“dov’è Misa?”
Apollo indicò un punto sulla spiaggia e Fernando vide Misa intento a scavare con accanto Lys
“cosa stanno facendo?”
Apollo scrollò le spalle
“credo che Lys abbia sepolto vivo Gholem e Misa cerca di tirarlo fuori dalla sabbia, ma ha troppa paura di rovinarsi le unghie quindi ci vorrà un po’…”
Fernando scattò in piedi
“ma povero Gholemmmmmm!!! Perché non lo hai aiutato??”
Apollo lo guardò quasi offeso
“hey, io dovevo aiutare mio nipote, non posso fare tutto da solo”
Fernando non trovò nemmeno le parole per rispondergli, si limitò a fulminarlo con gli occhi e svanì
“via a fare del bene” brontolò Apollo sdraiandosi sullo scoglio “nessuno ti ricompensa mai, e ti trattano anche male … ingrati”
agito una mano in aria e un attimo dopo Misa apparve sopra di lui e urlando gli crollò sul petto
“Febooooooo”
Apollo lo abbracciò e se lo strinse addosso impedendo al piccolo prescelto che si agitava di allontanarsi da lui
“lasciami Febooo… devo liberare Gholem”
“ci penserà Fernando. Ti voglio qua con me, mi sei mancato”
a quelle parole Misa si sciolse
“davvero?”
Apollo annui
“tantissimo”
Misa si voltò a guardare la spiaggia e vide Fernando scavare nella sabbia ad una velocità impressionante
“in effetti è più bravo di me”
Apollo gli accarezzò il sedere
“tu sei più bravo a fare contento me Misa”
“vero …”
e senza più ribattere Misa si sdraiò più comodo sul suo Febo e lo fece contento per davvero, due volte.

◊◊◊●◊◊◊

All’ora di pranzo si riunirono tutti nel salone e mentre Helda serviva loro il pasto Martin trovò un momento per appartarsi e parlare con Haxa
“come faccio a condividere il mio potere con Daniel? C’è un rituale o qualcosa del genere?”
Haxa sorrise
“si qualcosa del genere. Ma non è una cosa semplice, tu sei un Syn, non un Dio quindi potrebbe essere più difficile, potresti non avere abbastanza potere per farlo”
Martin impallidì
“Kyara ha detto che potevo, ha detto che era possibile … io devo farlo … io”
vedendo il panico crescere nel figlio Haxa gli afferrò una mano
“ho detto che tu puoi non essere abbastanza forte per farlo, per questo ti aiuterò io”
Martin sgranò gli occhi
“davvero?”
“certo”
“gli darai il tuo potere?”
Haxa si ritirò come se si fosse scottata
“no. Lo scambio è una cosa troppo intima che lega due persone per sempre. Io darò il mio potere a te e tu lo darai a lui”
Martin rimase per un attimo immobile poi abbracciò la madre d’istinto, la strinse forte
“grazie, grazie mamma”
ad Haxa per poco non scoppiò il cuore per l’emozione e quando ricambiò l’abbraccio si sentì scaldare da un calore che le mancava dal giorno della scomparsa di Martin
“per te farei qualsiasi cosa Martin”
“lo so”
e quella risposta fu forse meglio dell’abbraccio.

Daniel entrò nella biblioteca in cerca di Martin ma si trovò di fronte sue padre. Re Brenda era fermo sulla porta di fronte a quella da dove era entrato Daniel e non sembrava li per caso
“cerchi qualcuno?”
il tono tagliente della voce fece rabbrividire Daniel, ricordava quante volte era stato punito dopo aver sentito quel tono,
“cercavo Martin”
sul volto del padre si dipinse un’espressione di disgusto
“non ti vergogni?”
quelle parole colpirono Daniel come uno schiaffo e gli tolsero il fiato per rispondere, lasciando a suo padre la facoltà di continuare
“lo rincorri ovunque, gli stai attaccato ai pantaloni come una cagna in calore. Non hai un po’ di orgoglio? Sei un uomo per gli Dei, come puoi comportarti così. Tua madre si vergognerebbe di te, lei avrebbe preferito mille volte non metterti al mondo che vederti accoppiare con un uomo.Ti odierebbe per quello che fai con Martin”
Daniel boccheggiò quando sentì parlare della madre, era la prima volta che suo padre la nominava da anni, e quel colpo scorretto andò dritto al suo cuore come una lama arroventata strappandogli un lamento. Negli occhi di Re Brendan passò un lampo di soddisfazione che non si sforzò nemmeno di nascondere
“ti lamenti anche come una cagna in calore”
sibilò, poi se ne andò lasciando il figlio distrutto, esattamente come aveva progettato quando lo aveva seguito in biblioteca.

Helda uscì dalle cucine con un enorme vassoio di carne fumante e vide Re Brenda allontanarsi lungo il corridoio, subito il malumore la pervase ma si riscosse alla svelta, non voleva rovinarsi la giornata, era orgogliosa di se stessa, tutti amavano quello che cucinava e lei si sentiva importante, cucinare per degli Dei non era cosa da tutti, così riprese la sua strada gongolante ma quando passò davanti alla biblioteca e guardò dentro, il sorriso le morì sulle labbra.
Immobile, al centro della stanza, Daniel piangeva come un bambino, sul suo viso una maschera di dolore che fece tremare Helda
“cosa è successo Daniel …”
ma era una domanda inutile, Helda sapeva di chi era la colpa
“è stato tuo padre! È stato lui vero?”.

Daniel non le rispose, non la sentì nemmeno, soffocato dal dolore delle parole di suo padre.
Quello che gli aveva detto sul giudizio che sua madre avrebbe avuto di lui lo aveva spezzato.
Per tutta la sua vita gli era mancata sua madre, eracresciuto nel suo mito, amandola attraverso i racconti che Helda gli aveva fatto di lei.La Regina Annasel, amata dal suo popolo e da tutti quelli che l’avevano conosciuta. Nelle sue fantasie era la mamma più dolce e amorevole del mondo, sempre disposta a difenderlo e a capirlo. Quando anni prima aveva capito di amare Martin, era con sua madre che aveva parlato di notte, era a lei che aveva confidato quel segreto che non avrebbe mai potuto rivelare a nessuno, e lo aveva fatto perché era certo che se lei fosse stata viva, lo avrebbe compreso e amato comunque.
Ma le parole di suo padre, le parole dell’uomo che l’aveva conosciuta davvero e che sapeva cosa lei pensasse realmente, avevano sbriciolato quella convinzione.
Per tutti quegli anni si era solo illuso? Sua madre lo avrebbe odiato? Si sarebbe vergognata di lui?
Alla fine suo padre c’era riuscito, aveva detto le uniche parole che potevano distruggere la sua fiducia e minare la sicurezza delle sue scelte.

◊◊◊●◊◊◊

Helda posò il vassoio e si avvicinò al suo ragazzo
“parlami Daniel … ti prego”
ma non ottenne nulla se non che Daniel singhiozzasse più forte, all’ora capì che non era di lei che aveva bisogno e corse fuori, alla ricerca di Martin.

Martin piombo nella biblioteca qualche minuto dopo, trovò Daniel inginocchiato a terra e corse da lui
“sono qui amore”
lo prese tra le braccia e Daniel si aggrappò a lui disperatamente
“ha detto che mia madre si vergognerebbe di me”
Martin si congelò
“ha detto che lei mi odierebbe perché amoun uomo. Io non ho mai conosciuto mia madre … lui si … lei mi odierebbe Martin? Mia madre mi odierebbe?”
Martin sentì la rabbia crescergli dentro come un onda spaventosamente grande e violenta, le zanne gli spuntarono così velocemente che gli ferirono le labbra
“tua madre non ti odierebbe mai”
ringhiò ma Daniel continuò a chiederglielo ancora fino a che una voce non lo interruppe
“tua madre era una donna meravigliosa, dolce e amorevole”
Helda,che aveva seguito Martin, era in piedi accanto a loro e stringeva i pugni per la rabbia e per il dolore di vedere Daniel in quello stato
“lei ti amava più di ogni altra cosa al mondo, mentre crescevi dentro di lei io le stavo accanto ogni giorno per accudirla, e ti posso giurare sulla mia stessa vita, che lei oggi sarebbe solo orgogliosa dell’uomo che sei diventato. Era così che ti voleva, libero, forte, gentile, onesto e coraggioso. Lei avrebbe Amato te e Martin e sarebbe stata felice di vedervi insieme”
Daniel sembrò calmarsi ma Martin continuò a stringerlo e a cullarlo ugualmente
“ti amo Daniel e in questo non ci può essere niente di sbagliato”
Daniel singhiozzò con la faccia ancora nascosta nell’incavo del suo collo
“mi dispiace Martin, non volevo mettere in dubbio niente di noi ma mio padre … mio padre mi ha detto quelle cose e io non ero preparato ad affrontarlo … non così…”
“va bene Daniel … stai tranquillo”
Daniel si spostò per avvolgere le braccia intorno al suo collo e Martin gli accarezzò dolcemente la schiena
“non piangere più amore”
“ha usato mia madre per colpirmi perché sa quanto la amo … perché lo ha fatto? Perché è stato così crudele?”
Martin dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per non alzarsi e andare a fare a pezziil padre di Daniel, respirò profondamente invece
“perché lui è così, se non ottiene quello che vuole allora lo distrugge”
Daniel non disse più niente e rimasero li, sul pavimento, abbracciati fino a quando Daniel non smise di piangere, allora Martin si scostò un po’ e gli asciugò le guance
“tuo padre può dire quello che vuole Daniel, ma tu in fondo lo sai che mente. Mi hai sempre detto che sentivi tua madre vicino a te, che sentivi il suo amore. Questa è la verità. Lei è sempre stata al tuo fianco e lo sarà sempre”
altre lacrime rotolarono sulle guance di Daniel e Martin asciugò anche quelle
“mi ami Daniel?”
Daniel annuì senza esitazione e Martin gli fece un piccolo sorriso
“anche io ti amo e vorrei darti la famiglia che ti manca e che meriti.Non voglio più che tu ti senta sbagliato o sporco, non voglio più che tu sia costretto a nascondere quello che provi”
ci fu un lungo momento di silenzio,Martin gli sistemò una ciocca di capelli poi …
“Sposami Daniel, scambiamoci le promesse di fronte agli Dei e creiamo la nostra famiglia”
lo shock per Daniel fu così grande che sobbalzò,facendosi sfuggire un gridolino molto poco maschile.
Martin non fece una piega e proseguì imperterrito
“So che non abbiamo mai parlato di cerimonie e legami ufficiali. Ma non credo che non lo abbiamo fatto perché non lo volevamo, ma solo perché pensavamo che fosse impossibile per noi poterlo fare. Adesso io credo che per noi due tutto sia possibile, basta che lo vogliamo. E io lo voglio. Voglio te, al mio fianco, per sempre, come mio compagno, davanti agli Dei e agli uomini. Dimmi che lo vuoi anche tu Daniel. Dimmi di si e io ti renderò felice per l’eternità”
Daniel dovette posarsi una mano sul petto per essere certo che il suo cuore battesse ancora, era passato dal provare un dolore immenso, al provare la gioia più grande della sua vita. Si rese conto di aver cominciato a tremare per l’emozione ma non se ne curò
“si”
sussurrò senza fiato
“si Martin, non c’è niente che io desideri più di questo”
gli occhi di Martin si incendiarono e, afferratagli la nuca, lo baciò con una passione tale da essere quasi dolorosa. Quasi.
Una valanga d’amore piombò su di loro
“i miei bambiniiiiiiiiiiiii”
il dolce peso di Helda fece finire tutti e tre sul pavimento e mente lei piangeva, i due ragazzi scoppiarono a ridere
“mamička … cosa fai???”
“sono tanto felice per voiiii”
e li per terra, su quel pavimento freddo e sconosciuto, una famiglia vera ritrovò le sue radici.

Martin e Daniel salirono in camera loro, mentre Helda andava a chiamare Haxa e la mandava da loro.

Daniel, seduto sul loro letto, non riusciva a staccare gli occhi da Martin che lo guardò incuriosito
“perché mi guardi così?”
“perché ti amo”
sorridendo Martin gli si avvicinò e si chinò a baciarlo dolcemente
“anche io ti amo”
fece per rialzarsi ma Daniel gli afferrò la nuca trattenendolo li
“mi hai davvero chiesto di sposarti?”
Martin annuì
“si.E se non sbaglio tu mi hai risposto di si”
si guardarono negli occhi per qualche istante
“non te ne farò mai pentire Martin, ti amerò per sempre e ti renderò felice”
lo sguardo di Martin si caricò di un amore puro e totale, i suoi occhi brillarono, poi afferrò con entrambe le mani il viso di Daniel e schiantò le loro bocche insieme.
Le sue labbra voraci divorarono il suo compagno che si aggrappò al suo collo, affamato e bisognoso, ma la porta si aprì di colpo e Haxa entrò come un ciclone trovandoli avvinghiati come due rampicanti sul letto
“oh per Zeus scusatemi”
si girò per andarsene ma Martin la chiamò indietro
“no non te ne andare!Abbiamo bisogno del tuo aiuto”
imbarazzata Haxa li guardò in evidente difficoltà
“aiutarvi in cosa? io … io non sono la persona più indicata per aiutarvi in quello che stavate facendo”
Daniel avvampò e Martin scoppiò a ridere
“non abbiamo bisogno di nessun aiuto per fare quello che stavamo facendo, Daniel se la cava molto bene e io modestamente non sono da meno”
“Martin! Smettila!”
squittì Daniel sempre più rosso e lui rise di gusto rialzandosi dal letto
“volevamo parlarti di un'altra cosa”
più rilassata Haxa si accomodò su una poltrona mentre loro si ricomponevano
“ditemi”
“ho chiesto a Daniel di passare il resto della sua vita con me e lui mi ha detto di si”
Haxa non comprendendo subito si mise a ridere
“si bhè, non è che sia una novità questa”
Martin sollevò un sopracciglio
“intendo ufficialmente mamma, gli ho chiesto di sposarmi”
Haxa spalancò gli occhi e la bocca
“oh per Zeus. Voi due … intendi … sposati sposati?”
Martin annuì e sul volto della dea si alternarono una miriade di emozioni: sorpresa, orgoglio, commozione, felicità, amore, rispetto
“è una cosa meravigliosa”
e Martin le sorrise soddisfatto della sua reazione
“Ora però abbiamo bisogno di te. Sappiamo che il Legame è un rituale solo elfico e noi non possiamo celebrare in quel modo il nostro matrimonio, ma è anche l’unica cerimonia che conosciamo che consenta a due uomini di unirsi. Tu sai se esiste un altro tipo di cerimonia come il Legame?”
gli occhi di Haxa lampeggiarono fieri, il fatto che il figlio si fosse rivolto a lei la fece sentire importante e immensamente felice
“Certo che c’è,ed è anche bellissima”
gli occhi di Daniel si illuminarono
“davvero?”
Haxa annuì
“si, è la cerimonia che gli Dei usano per sposarsi. E’ uno scambio di promesse che gli amanti si fanno di fronte a chi celebra e a dei testimoni, la parte principale della cerimonia sono le promesse e il rituale del legare insieme le mani degli sposi.”
“legarsi le mani?”
“si, è un atto simbolico, perché questa cerimonia lega le anime degli amanti che la celebrano.Le loro anime rimarranno legate in questa vita e anche oltre. Ogni volta che rinasceranno i due amanti si ritroveranno e si ameranno ancora, per l’eternità.”
Daniel guardò Martin e si capirono senza bisogno di parlare: era esattamente quello che volevano per loro; Haxa si alzò e li raggiunse
“se per voi va bene sarei felice di occuparmi io di tutto”
Martin e Daniel annuirono e lei abbracciò prima il figlio e poi il suo compagno, quando si allontanò era emozionata e agitata
“ci sono un sacco di cose da fare. Dovete scegliere i testimoni e scrivere le promesse. Io mi occuperò della cerimonia e di dirlo agli altri. Vorranno partecipare tutti in qualche modo”
la temperatura nella stanza scese rapidamente, perché tutti e tre pensarono alla stessa persona: Re Brendan. Haxa guardò Daniel
“cosa vuoi fare con tuo padre? non credo che lui possa accettare di buon grado una cosa del genere”
Daniel abbassò lo sguardo
“lo so, è stato piuttosto chiaro prima su cosa pensa di me e Martin”
Haxa guardò Martin in cerca di spiegazioni e lui le raccontò cosa era accaduto in biblioteca, la dea ascoltò in silenzio e non disse nulla nemmeno alla fine, Martin la guardò preoccupato
“perché non dici niente?”
“sai cosa penso di lui. Ha cercato di uccidere mio figlio, ha ferito Daniel e continua a farlo! Per me deve solo morire.”
Daniel sussultò e Haxa si voltò verso di lui
“non può restare impunito per sempre Daniel. Lui è una minaccia per Martin e anche per te, che tu lo voglia vedere o meno, e io non gli darò il modo di colpirvi ancora”
Daniel cominciò a piangere
“io … io lo so che è malvagio ma è mio padre”
“lui ci riproverà Daniel, con me e con te”
disse Martin e Daniel lo guardò mortificato
“lo so, so che lo farà e lo odio per questo, soprattutto per il male che ha fatto a te … ma …”
era davvero angosciato e Martin guardò sua madre, la dea annuì e si avvicinò a Daniel accarezzandogli una spalla
“non accadrà niente a tuo padre. Almeno che non provi a farvi del male io non gli farò nulla, te lo prometto”
Daniel singhiozzò
“mi dispiace. Sono un debole lo so”
Martin gli passò un braccio intorno alle spalle e lo attirò a se
“non dire sciocchezze, non sei debole. Sei giusto e buono ed è per questo che ti amo”
Daniel gli abbracciò i fianchi e schiacciò il viso contro il addome borbottando qualcosa che non si comprese, rimase così e Haxa capì che era il momento per lei di andare, si diresse verso la porta ma prima di uscire si voltò a guardarli
“oggi potrebbe essere un buon giorno per condividere con Daniel i tuoi poteri Martin. Sarebbe il sigillo perfetto per la vostra decisione di sposarvi,renderebbe questa giornata indimenticabile. E non soltanto per voi”
lo scintillio dei suoi occhi disse chiaramente a Martin a chi si riferiva, e lui le regalò un sorriso d’intesa.
◊◊◊●◊◊◊

Appena uscita dalla stanza,Haxa liberò la rabbia che aveva trattenuto di fronte ai ragazzi, con gli occhi anneriti dall’oscurità ringhiò, mostrando le zanne in tutta la loro ferocia
Non avrebbe lasciato Re Brendan libero di colpire ancora Daniel o Martin.
Si smaterializzò e riapparve nella foresta, dove Blue e Dae stavano passeggiando, i due ragazzi vedendo la sua espressione si preoccuparono
“Haxa, tutto bene?”
le chiese Blue e lei scosse il capo
“no, ma farò in modo che le cose migliorino. Dobbiamo andare a prendere una persona”
“in che senso scusa?”
“nel senso che io e te ora scenderemo nell’Ade e porteremo qua una persona a vivere con noi”
Blue sgranò gli occhi
“nell’Ade? Ma Kronos e Ade lo scopriranno subito”
Haxa ghignò mostrando ancora di più le zanne
“nessuno lo scoprirà mai, fidati di me!”
e Blue non potè fare altro che fidarsi.

Quando sparirono, Dae rimase fermo tra gli alberi, immobile come uno dei tanti tronchi che lo circondavano; due minuti prima stava convincendo Blue a spogliarsi e a fare un po’ di sano sesso in mezzo alla natura, ed ora era solo, in mezzo alla natura che tanto lo aveva ispirato.
E ne Blue ne Haxa avevano chiesto il suo parere.
Il suo umore peggiorò a vista d’occhio: passò dal preoccupato all’infastidito, poi almoltonervoso e alla fine aldecisamente arrabbiato.
Con un broncio infinito si sedette a terra e incrociò le braccia al petto, avrebbe aspettato il ritorno di Blue e poi …
Blue e Haxa riapparvero di fronte a lui e con loro c’era una ragazzina.
Davvero veloci.
“già fatto?”
chiese sorpreso e Blue gli sorrise, ma prima che potesse parlare, qualcosa sbucò fuori dal fogliame a tutta velocità. Alla ragazzina accanto ad Haxa spuntarono ali nere e artigli e si avventò sulla cosa che era sbucata atterrandola con violenza
“ferma Shere!”
la ragazzina si immobilizzò un attimo prima di squarciare la gola a Sergio.
Immobile a terra, Sergio fissava con gli occhi sgranati la ragazzina a cavalcioni sopra di lui che con una mano artigliata gli stringeva la gola,aveva lunghi capelli neri, una pelle bianca come la porcellana, labbra carnose ed enormi occhi grigio azzurri un po’ a mandorla, una bambolina, se non fosse stato per le ali nere e gli artigli: chi diavolo era?
La ragazzina, dal canto suo, fissava il guerriero che era sdraiato sotto di lei e, ora che lo aveva messo a fuoco, non riusciva a staccare gli occhi da lui: era a torso nudo, il sudore faceva luccicare i suoi muscoli definendoli ancora meglio, i suoi lunghissimi capelli erano sparsi intorno al suo meraviglioso viso, selvaggi, come l’aspetto che aveva nel momento in cui l’aveva atterrato, gli era sembrato una tigre, per quello lo aveva attaccato. Ed era caldo, il suo corpo bruciava, sentiva il suo calore attraverso i vestiti: chi diavolo era?
“Seseeeeeeee”
dal fogliame spuntò fuori correndo Fernando che, trovandosi di fronte quella scena, si paralizzò. Guardò prima Sergio e la ragazza, poi le persone in piedi intorno a loro e infine tornò a guardare Sergio, fu in quel momento che vide gli artigli della ragazza intorno alla gola di Sergio e prese fuoco.
Letteralmente.
Le fiamme dell’ira avvolsero Fernando completamente
“LASCIALO.ANDARE.ORA”
tuonò e la ragazzina, per tutta risposta, strinse invece la presa e gli ringhiò contro.
Haxa guardò la nuova venuta con divertimento e sorpresa: era un gesto di possessività quello che aveva appena visto? Prima che si scatenasse l’inferno decise di intervenire e si frappose tra lei e Fernando
“Shere, lascia andare Sergio”
la ragazzina la guardò dubbiosa e Haxa le sorrise
“quello avvolto dalle fiamme è il suo compagno, Fernando.”
Shere sgranò gli occhi e mollò subito la presa, saltando via da Sergio come se si fosse appena bruciata. Haxa si voltò verso Fernando
“mi dispiace Fernando, è stato solo un malinteso, Shere è appena arrivata e Sergio è spuntato dal fogliame all’improvviso, lei non sapeva chi fosse e ha solo cercato di difendermi”
le fiamme di Fernando si spensero e guardò la ragazzina, dopo una lunga riflessione si rilassò
“si bhè … forse avrei dovuto chiedere prima di arrabbiarmi. Ma sono stato colto alla sprovvista anche io. Mi dispiace”
lo disse direttamente a Shere che annuì
“anche a me”
la tensione si alleggerì notevolmente e Haxa sorrise
“bene. Ora che tutto è chiarito posso presentarvi Shere. Lei è un demone guardiano, il mio miglior demone guardiano, e stasera a cena vi spiegherò il perché è qui. Per oravi basti sapere che non è una nemica, quindi state tranquilli”
Sergio nel frattempo si era rialzato e si stava accarezzando il collo dove gli artigli di Shere avevano lasciato il segno
“bella presa”
disse rivolto a Shere che sollevò l’angolo della bocca in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso
“bell’entrata. Molto d’effetto”
Sergio sorrise e le ali di Shere si tinsero di sfumature di un rosso brillante che solo Haxa comprese. La dea prese la ragazzina per un gomito
“noi dobbiamo andare ci vediamo a cena”
e nessuno si rese conto dello sforzo che fece per farla voltare e portarla via.
Quando furono abbastanza distanti Haxa la lasciò andare e la guardò severamente
“No Shere. No”
la ragazzina fece l’indifferente
“no cosa? Non ho fatto niente”
le sopracciglia di Haxa si sollevarono contemporaneamente
“stai mentendo a me?”
e il suo tono fu abbastanza imperioso da far cambiare di nuovo il colore delle ali di Shere in un verde pallido
“scusa …”
Haxa si addolcì subito, Shere era la sua debolezza nell’Ade, tutti lo sapevano, gliel’avevano portata quando era ancora una bambina, un demone piccolo come un melone e dannoso come un tornado. Lei l’aveva cresciuta, istruita, allenata, e le voleva bene, quasi come una madre. Quasi, perchè Martin era sempre stato il solo figlio che lei aveva amato veramente, e Shere lo sapeva. Ma restava il fatto che quello che Haxa concedeva a lei, non lo concedeva a nessun altro.
“Sergio è di Fernando Shere. Sono destinati a stare insieme”
la ragazzina si imbronciò
“non è colpa mia se è bello”
Haxa si lasciò sfuggire una risatina
“no, non è colpa tua” tornò subito seria “ma sarebbe colpa tua se non lo lasciassi stare. Ho visto come è cambiato il colore delle tue ali, diventata così solo quando vedi qualcosa che vuoi davvero. Lui non lo puoi avere”
Shere la guardò da sotto le ciglia
“nemmeno un pochino?”
“NO!”
Shere sospirò rassegnata
“va bene ho capito: niente Sergio”
ma Haxa la conosceva molto bene e non si fidava di quella resa nemmeno un po’.

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