Jun 22, 2013 11:48
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Arthur Kirkland, William Shakespeare
Raiting: Giallo
Avvertimenti: Leggete a vostro rischio e pericolo!
Prompt: Arriverà l’estate anche per te, è solo una questione di stagioni e di tempo. O di persone. - Odissea
L'estate lo lasciava sempre tristemente indifferente.
Arthur Kirkland, l' Inghilterra, gliel'aveva detto chiaro e tondo, a quel suo amico commediografo, mentre in una calda sera d'agosto si stavano affrettando verso il Globe Theatre per visionare una nuova tragedia.
William Shakespeare, così si chiamava il ragazzo, gli aveva sorriso con quel suo curvare le labbra un po' dolce e un po' enigmatico prima di parlare e lui aveva aspettato ranquillo il suo discorso, stupendosi ancora una volta della capacità che solo lui e la Virgin Queen parevano possedere: fargli dimenticare la sua proverbiale attitudine all' "ultima parola".
Le foglie stormivano piano, lungo il Tamigi, e i rumori provenienti dalle imbarcazioni fluviali sembravano lontani e vicini ad un tempo, come se fossero in un sogno, quando William, tranquillo e sicuro di sé, iniziò a raccontargli una storia.
Il Globe era vicino, si poteva già vedere la sua forma cilindrica ed i primi spettatori che si aggiravano irrequieti per la panchina, ansiosi di poter entrare, ma loro non si affrettarono, anzi.
Entrambi rallentarono il passo, lui, che a cose normali era esasperatamente attaccato alle regole, per primo.
Quello che Shakespeare stava inventando lì per lì, solo sciogliere il freddo che da secoli portava in fondo al cuore, era troppo bello per essere accelerato nella sua nascita.
Parlava d'amore, di giustizia, di magia. Di amicizia.
Quando a teatro, nel bel mezzo del monologo di Amleto, Arthur capì che in realtà il filo portante dell'intera vicenda era proprio l'amicizia, quella di quattro giovani innamorati, non riuscì più a pensare ad altro che a quello e lasciò la corte del re di Danimarca al suo infausto destino.
Oh God, dopo secoli di solitudine voluta e sofferta aveva ritrovato davvero un amico, non solo un grande artista!
Se non fosse stato un gentleman -e lui lo era più di chiunque altro- si sarebbe messo a piangere, alla fine dell'opera avrebbe cercato quel ragazzo che lo aveva colpito nel profondo e lo avrebbe abbracciato.
Invece lo aveva salutato come sempre, si era complimentato con lui per quell'opera che non aveva visto ma, già lo sapeva, sarebbe stata un successo e si era avviato verso casa, come se nulla fosse accaduto di speciale.
Arrivato alla sua dimora poi aveva spalancato le ampie finestre e aveva aspirato a lungo i profumi nella sera.
Si era coricato e dopo lustri si era concesso un sogno felice, un sogno d'estate.
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