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Jun 18, 2009 13:22

Day n.4 (Scrivo solo per smettere un momento di studiare potenziali perturbativi dei livelli energetici di un atomo di silicio)

Il mal di gola del day n.3 si fa sentire bello forte e chiaro. Ma grazie ai cerottini tuttofare nasobocca riesco a dormire e pure a liberare un po' le vie respiratorie dal delizioso ostruzionismo catarroso.

Dovendo liberare la stanza entro le 12, le cose da fare non sono poche, ma nonostante ciò la voglia di alzarsi resta comunque ai minimi storici. La sveglia del cellulare scagato suona come sempre alle 9:45, e a quel punto c'è poco da fare.
Il caldo che affligge la nostra stanza si fa sentire, essendo esposta ad est e non avendo un grande ricambio di aria. E' l'ultimo giorno a barcellona e agli apartamentos vilaret, e bisogna cercare di viverli al meglio nelle poche ore rimasteci. Ed è quello che vogliamo fare, lo spiego chiaramente anche a vale, e lei è d'accordo, ed è proprio quello che facciamo.
Dopo una doccia rigenerante io inizio a pulire la cucina e a raccogliere tutti gli ammenicoli vari sparsi ovunque per la stanza. Nel mentre che valentina si lava e si prepara io termino con tutte le cose e non resta che salutare la ridente pensione con una chiacchierata col ciccione alla reception.
"usted alamas telcals del sosleahoòl asjioaerl a".
"Ok, if i speak a little bit of english, can you follow me?"
"Sì sì como no"
"ok, do I have to bring out the garbage with me? or the cleaning service will do that for me?"
Attimo di silenzio.
"ok, do I have to bring" (mimando) "out with me" (mimando sempre più) "the garbage? the rubbish?" purtroppo in quel momento non mi viene in mente Litter.
Attimo di silenzio.
"Los rifiutos, lo puerto via? O ce penza el limpiazo?"
"NO no no no el limpiazo el limpiazo"
"ok, esta bien, gracias, a la proxima! Salutamincasa! Ciao Ciao!"
E siamo fuori dalla nostra casa per tre giorni.
Ultimo giro per barca prevede metropolitana sino ad un posto vicino alla stazione dove stare.
Quindi subito prendiamo per Arc de Triomf.
Ovviamente sbagliamo direzione della metro e prendiamo verso paral-lel, quindi dobbiamo scavalcare i binari e andare nell'altro senso. Finalmente, arriviamo ad arc de triomf, con i bagagli e le buste del cibo.
La stazione è individuata, la giriamo un poquito ma siamo coscenti della situazione, quindi ci addentriamo in un parchetto che sembra tranquillo dove gira poca gente e dove passano studenti e frociacci che fanno jogging.
Finiamo i nachos, il prosciutto, il formaggio. I piccioni spagnoli sono più civili dei piccioni italiani, stanno rigorosamente in fila, in attesa, ad una distanza che ci garantisce la nostra privacy. Come leviamo le tende (precisamente quando valentina rovescia la birra) i piccioni vanno ad ubriacarsi a mie spese, e inizia l'attesa dell'arrivo dell'ora X.
Io cerco di curare il mio mal di gola squagliandomi al sole, ma non ottengo risultati notevoli se non un sacco di insetti addosso, e una seconda lattina di birra rovesciata sempre da valentina, che non paga del gesto eroico va al bar a prendere un calippo (da notare che al primo tentativo è stata respinta dai baristi che in quel momento stavano mangiando) al limone che consumato con lussuriosa goduria, sotto il mio ridolino trash, le cade in terra, o meglio sull'erba, costringendola, per puro spirito di ingordigia (e lussuria ripeterei) a raccoglierlo, pulirlo dai rimasugli di terra e fili d'erba, e a concluderlo.
Con le mani appiccicosissime va a buttare la carta calpestando una cacca di cane.
E' così che concludiamo la nostra quattro giorni spagnola, con un abbarbonamento che mi costringe a scutullare la giacca (notare che io giravo, giustamente, in giacca) e ad infilarmi in mezzo ad un mare di italiani sulla corriera per Girona aeroporto. Grazie ad un mio trucco d'altri tempi riusciamo a salire sulla corriera e non rischiamo di perdere il passaggio verso l'aeroporto, trovando inoltre due posti liberi che non ci costringono all'ultimo viaggio prima di salutarci a distanza, visto che volgendo al termine, ogni minuto diventa inesorabilmente prezioso!
Il tempo peggiora nonappena saliamo sul pullman, e inizia a piovviginare. Che culo!
La macchinetta fotografica continua a funzionare random, quindi le foto vengono fatte nei momenti che meno te l'aspetti, tipo in corriera.
All'aeroporto di girona ci sono un casino di italiani, e un casino di lavori. Fa abbastanza pietà, parliamo di qualcosa al livello di mezzo aeroporto di cagliari un po' più povero, anche se in effetti la zona partenze dopo i controlli non è malaccio, anzi.
Il volo di valentina è in ritardo di circa 40 minuti, per stare più tranquilli facciamo subito i controlli e aspettiamo su che sia ora della partenza, seduti a parlare un po' del viaggio e un po' di nulla, come tipico in queste occasioni.
All'imbarco per Milano sale per ultima, tanto la fila è enorme e non cambia molto andare un po' prima o un po' dopo. La accompagno e ci salutiamo in terra spagnola, alla fine di un giro più incredibile che unico che raro. Deciso quasi random, quasi per scazzo, alla fine è arrivato, c'è stato, ed è finito.
A raccontarlo così non ci si direbbe ma effettivamente è un evento che ha un po' dell'incredibile.
Per il viaggio, per i protagonisti, per l'evento (ricordiamo che è nato tutto dal concerto degli AC/DC), per il contorno.
Un ultimo saluto prima di scendere la scaletta e un cenno con la mano che sicuramente non ha visto mentre si voltava verso i vetri perché sono oscurati da fuori, quindi suppongo si sia solo voltata senza vedere nulla!

Io attendo con pacatezza e molto mal di testa l'imbarco del volo per Cagliari.
Salgo sull'aereo vicino al motore, mi prendo una fila tutta per me, poggio la testa sul finestrino e saluto la Spagna.

Rock'n'Roll Ain't gonna die

ac/dc, vale, barcelona

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