Della serie: "Ma non hai un cazzo da fare oltre iniziare progetti di cui sai benissimo non vedrai mai la fine?"
Risposta: "Probabilmente sì, ma il fatto che abbia di meglio da fare non significa che intenda seguire il buon senso".
Quindi, in attesa di fingere di aver capito cosa ne sarà della mia vita finire l'altro parto su Lance e Cassie (...), ho iniziato quest'altra cosa, perchè gli esami sono vicini e io cerco di deviare il pensiero su tutt'altri canali che non abbiano a che fare con diritto privato ed economia politica.
PS. Sì, la colonna sonora è piuttosto univoca, ma io venero gli artisti in questione e questo è quanto.
The long and winding road
Prologo.
Golden slumbers
[1] Golden slumbers fill your eyes
Smiles awake you when you rise
Sleep pretty darling do not cry
And I will sing a lullaby
Once there was a way to get back homeward
Once there was a way to get back home
Sleep pretty darling do not cry
And I will sing a lullaby
[Golden slumbers - Beatles]
Il tacco alla fine l’aveva abbandonata dietro l’angolo di casa, dimostrandole così l’unica gentilezza ricevuta in tutta la disastrosa serata che le era toccata in sorte quel giorno. Zoppicando fino al portone di casa Matilde aveva presto scoperto che l’ascensore era per l’ennesima volta fuori servizio e che avrebbe dovuto farsi la marmorea rampa di scale a piedi, con un tacco rotto e la caviglia che non aveva trovato altro modo per difendersi se non quello di diventare insensibile.
Senza preoccuparsi di svegliare il loro indisturbato sonno eterno a tarda ora, Matilde Brandi imprecò tirando giù dal letto tutti i santi del paradiso e i diavoli infernali, cercando al tempo stesso di non svegliare nessuno dei vicini, per evitare ulteriori guai.
Dopo aver preso ulteriormente atto che le chiavi di casa erano inspiegabilmente sprofondate nei meandri abissali della sua borsetta dieci centimetri per tre, trovò un modo per introdursi in casa propria, di soppiatto e con l’atteggiamento molto più simile a quello di un ladro che della ragazza di una delle più facoltose famiglie della borghesia romana, a dirla tutta.
«Rilassati. Mamma è al secondo Xanax della giornata».
Le dita ossute di Matilde si arrestarono per un secondo, serrandosi strettamente intorno alla maniglia di ottone della propria camera, mentre la loro proprietaria perdeva cinque anni di vita tutti in un colpo.
«Per la miseria, mi hai fatto prendere un colpo!» bisbigliò a labbra serrate, ma rilassando subito i muscoli. Con una cautela appena più blanda - dopotutto era il secondo Xanax - si allontanò dalla porta ed entrò in quella socchiusa della camera accanto.
Sua sorella era seduta sul letto sfatto, i capelli raccolti in due trecce e l’aria di chi ha provato a dormire per lunghe ore senza ottenere quanto desiderato.
Abbandonando nell’angolo le traditrici Jimmy Choo, complici dell’orribile serata tra l’altro, Matilde si lasciò cadere con un sospiro teatrale sul letto. Costanza lanciò un’occhiata indecisa tra lo scetticismo e la comprensione fraterna verso Matilde, scansando le coperte e sciogliendosi le trecce per rifarle da capo, assecondando la sua mania perfezionista.
«La serata è andata di merda» le comunicò senza fingere un tono di domanda. Conosceva discretamente bene sua sorella, e non lo diceva con presunzione.
«Si sente l’odore?» borbottò sarcastica come sempre l’altra, sospirando di nuovo, con la stessa intensità ma stavolta per stanchezza e sincera afflizione.
«E’ qualcosa che la tua dignità ti permette di raccontare?» insistette Costanza, indugiando sul profilo di Matilde, senza azzardarsi ad accendere la luce. Di sicuro il trucco perfetto con cui era uscita di casa aveva incontrato qualche ostilità durante la serata, a dire dall’alone nero che aveva sotto gli occhi. Nonostante il mascara e la matita fossero miseramente colati, Matilde appariva ugualmente bella. Il look disfatto da Drama Queen le donava molto di più, pensò Costanza, senza però dirglielo ad alta voce, o avrebbe cercato di riprodurlo rovinando quell’effetto di rarefatta bellezza che solo l’inconsapevole naturalezza avrebbe potuto conferirle.
«Ho visto Lorenzo, stasera» confessò Matilde sprofondando ancora di più nel buio avvolgente della stanza. Nonostante la totale assenza di luce, vide il lampo che d’improvviso squarciò lo sguardo della sorella.
«Cazzo, Ilde!» fu il regale commento, mentre l’aristocratica autrice si tirava su dal letto assumendo una posizione da capo indiano durante una seduta spiritica.
«Beh, che c’è? Non posso uscire con un ex?!» si difese subito l’altra, non perdendo occasione di schierarsi sulla difensiva, perfettamente consapevole della coda di paglia pronta a prendere fuoco, a tal punto da passare oltre il deturpante nomignolo con cui era stata chiamata. Costanza storse il naso in una maniera tanto convinta che fu visibile anche al buio; o forse era sua sorella e Matilde la conosceva troppo bene per dubitarne.
«Ma Lorenzo non è un ex!» squittì in tono concitato Costanza, sporgendosi verso l’altra con fare minaccioso. Matilde alzò un sopracciglio con aria scettica al riguardo. Eccome se lo era.
«Ah no? E che cos’è?» domandò immaginando il viso perfetto di Lorenzo in un corpo da pomodoro OGM. L’immagine peggiorò ulteriormente la serata. Costanza sembrò pensarci seriamente, prima di arrivare alla soluzione.
«… è Lorenzo».
Seguì un silenzio meditabondo tra le due, durante il quale Matilde ebbe modo di sentirsi ancora più in colpa, ancora più stupida, ancora più nel torto, più accusata e per questo ancora più infastidita.
«L’hai già usata una volta questa carta» la ammonì Matilde, lanciandole uno sguardo di puro odio. Vatti a fidare dei consigli di una sorella, non puoi mai sapere che non li stia riciclando dall’ultima volta che glieli hai chiesti.
«Eh?» finse di non capire l’altra, o forse non era davvero consapevole di essere una pessima consigliera. Matilde sbuffò assottigliando gli occhi, mentre d’improvviso il caldo afoso di Roma in pieno luglio le piombava addosso.
«Quando io e Lorenzo ci siamo lasciati» spiegò iniziando a slacciare freneticamente i lacci del vestito che aveva addosso, ottenendo come risultato quello di stringerli in un nodo scorsoio «Mi hai detto che non potevo lasciarlo, allora io ti ho detto beh che c’è una ragazza non può lasciare il suo ragazzo? E tu hai detto Ma Lorenzo non è un ragazzo! Allora io molto preoccupata ti ho chiesto Perché, che cos’è? E indovina? Tu mi hai risposto E’ Lorenzo!» con uno strattone si liberò del vestito, e pentendosi subito dopo della poca grazia con cui lo aveva trattato si affrettò a ripiegarlo con estrema cura e uno sguardo di amorevoli scuse rivolto alla tenera creazione di sartoria fatta realizzare su misura per lei il giorno del suo diciottesimo compleanno. Costanza sembrava aver accusato il colpo, ma non avrebbe mai fatto un passo indietro sulle proprie posizioni, quindi ebbe la sfrontatezza di domandare «E allora?».
Una cascata di capelli rossi scivolò sulle spalle di Matilde quando sciolse l’acconciatura che aveva elaborato prima di uscire. Mentre cercava di recuperare le venti forcine disperse nella massa di capelli, Matilde scoccò alla sorella l’ennesima occhiataccia.
«Allora mi verrebbe da chiederti se c’è qualcosa che secondo te posso fare con Lorenzo» domandò sull’orlo dell’isteria, evitando di pestare i piedi per terra solo per non svegliare il resto della famiglia.
Costanza si limitò a scrollare le spalle serafica.
«Sesso, immagino».
Con uno sguardo furente e le guance arrossate, Matilde si chinò a recuperare il vestito e sbattendo la porta contro ogni buon proposito mise fine alla discussione, con i suoi soliti modi da baronessa inglese.
Buonanotte contessa pensò Costanza, prima di prendere atto che erano le tre di notte e che forse poteva avanzare un ultimo tentativo e cercare di dormire.
Fine prologo.
[1] The Beatles, Golden Slumbers,
http://www.youtube.com/watch?v=lb2iANN_D_Q .