[DC Comics] Fail to recognise the enemies within

Apr 22, 2009 23:29

Titolo: Fail to recognise the enemies within
Fandom: DC Comics, new gen
Autorice: Namida
Beta: Talpina Pensierosa e cialy_girl (sempre sia lodata)
Personaggi: Jim Kuttler, Lena Luthor, Josh Mardon, Helena Kyle, Mary Grayson, Thomas Blake Jr, Enigma nella versione di iosonosara ovvero figlia Harleen e Nigma (e un'altra caterva di personaggi nominati .__.)
Rating: PG16 per linguaggio
Prompt: - "Not sure I understand this road I've been given." (Feel - Robbie Williams) [Temporal-mente]
- Jim Kuttler, Lena Luthor - (Mary Grayson) “Avanti, per chi mi hai preso? Non ti chiederei mai di scegliere tra la tua migliore amica e una quasi-parente. Quello che ti chiedo è di passare dalla parte del più forte, che è ciò che fai sempre.” [ Gomitoli]
Parole: 5.338 (W)
Disclaimer: No mio (beh, le versioni dei pg sì un poco ._.) no lucro sì divertimento.
Note: La canzone continuamente citata nella ficcy è We Are di Ana Johnsson, una strofa della stessa è anche il titolo. Lo so, ragno marveliano, lo so, ma la canzone è faiga lo stesso.
- CINQUEMILATRECENTOTRENTOTTO PAROLE.
- Ho provato a far in modo che Mary assomigliasse al padre +_+ *butta lì tanto per dire qualcosa*
- AHHHHHHHHHHHHHHHHHH *urla*
- Cinque tre tre otto ò_ò


Thomas era ancora più silenzioso del solito, e questo avrebbe dovuto metterli in guardia; invece nessuno di loro ci fece caso. In futuro, ebbero modo di pentirsene.
Jim Kuttler non raccoglieva dalla strada tutti gli imbecilli che gli capitavano davanti, solo la gente che, in qualche maniera, poteva tornargli utile. Jim Kuttler non aveva dovuto sopportare la presenza di Josh, Thomas o Helena, aveva deciso che potevano restare nel suo appartamento e nella sua vita. Jim Kuttler era pienamente padrone del suo destino.
Non di quello altrui.

Le giornate peggiori cominciano in modo pressoché identico a quelle buone, con una sveglia snervante che ti costringente ad aprire gli occhi, uno sbadiglio, una doccia e tutto il resto. Il vero campanello dall’allarme che ti assicura un posto tra le persone poco fortunate sono gli esseri umani. Tipo gli amici. Tipo il tuo migliore amico che se ne sta seduto in cucina, con la faccia depressa e due occhiaie da paura. Per essere precisi, pignoli e onesti, sei fidanzato con la ragazza per cui lui ha una cotta, te le scopi tranquillamente nell’appartamento che lui ti ha trovato e che lui paga, partecipando ai colpi che lui vi organizza e facendoti salvare il culo sempre da (indovinaunpo’) lui quando le cose non vanno come previsto. Questa caterva di sensi di colpa ha spinto Josh Mardon a tacere sulla relazione con Helena Kyle, provocando però la rabbia del ragazzo.
Perché Jim Kuttler non è un idiota, e lo sa. D’altra parte la storia tra i due è talmente evidente che spesso e volentieri Jim si chiede per quale insana ragione continuino con la farsa del siamo-solo-buoni-amici. Forse sono convinti che i solo-buoni-amici facciano del sesso tra di loro, e conoscendoli non sarebbe poi così improbabile, come ipotesi. O più semplicemente lo ritengono talmente imbecille da non riuscire a capire cosa stia succedendo. O troppo debole per sopportare la notizia.
Ed è doloroso, una continua presa in giro che pare non finire mai. Per questo - anche se non lo ammetterebbe per nessuna ragione - ha cominciato ad ammazzarsi di lavoro, arrivando a non rientrare a casa per giorni, pur di svolgere qualsivoglia mansione. Più per chiunque altro, lavora per Lena, e la ragazza sa bene come tenerlo occupato, facendogli sbrigare dai più umili e stupidi lavoretti, a quelli più difficili e pericolosi. Tra un incarico e l’altro, gli dice delle cose. Jim prova a togliersele dalla testa, a fingere indifferenza, a non ascoltarla. Ma non è semplice.
«Il padrone di casa è tornato, infine!» Josh si avvicina con un sorrisone, sinceramente contento di rivedere il suo solo-buon-amico-con-cui-non-scopa. «Cos’è quella faccia funebre? Non sei felice di essere di nuovo qui?»
Nessuna risposta. Così Josh ci riprova, blatera, blatera, dice qualche battuta, ma l’altro non dà segni di vita.
«Ehi! Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
Finalmente, Jim alza lo sguardo. In quel momento entra Helena, sbadigliando.
«No. Ha solo trovato un altro padrone.»

Thomas se n’è andato. Che vuol dire “se n’è andato”? Vuol dire che non abita più con noi, che non lavora più per me, che non avremo mai più a che fare con lui. Cosa?! Come? Quando diavolo è successo? Stamattina. Me lo ha detto stamattina, ha preso le valige e se n’è andato. Andato dove? E perché! Dice che vuole essere un mercenario. Ammazzare la gente? Ammazzare la gente. Questo non è da lui. Chi cazzo gli ha messo certe idee di merda in testa? Hanno fatto leva sul suo parentado, sicuramente. Quei fottuti stronzi dei suoi genitori, vero? Ma noi adesso ce lo riprendiamo. Thomas è nostro. Non è mica un oggetto che puoi rubare. Lo possiamo rapire! Tornerebbe dal suo capo. Perché dovrebbe fare una cosa del genere! Lui… lui è dei nostri. In quel caso, non se ne sarebbe nemmeno andato, non trovi? Jim, che cosa stai dicendo? Che dobbiamo rispettare la sua scelta. Ahhh! Ti sei drogato, ho capito. Non puoi dire sul serio. Jim, non ci sono i suoi genitori dietro questa situazione, vero? Per chi lavora, adesso, Thomas?

Per Lena Luthor. La risposta non vuole uscire dalle labbra, che restarono ben serrate, come le mani sulla medaglietta di Thomas.

Pochi minuti prima Thomas era seduto davanti a lui. Glielo aveva detto guardandolo negli occhi.
«Non arrabbiarti con lei.» aveva cominciato così. «Le ho chiesto di non spiegarti nulla. Volevo parlartene io, direttamente. Ma non sono riuscito a trovare l’occasione giusta, così mi tocca fare tutto all’ultimo momento.»
«Uhm. E di cosa staresti parlando?» aveva bevuto un sorso di caffè, incuriosito.
«Me ne vado. Lavorerò per Lena Luthor.»
Lentamente, posò la tazza. Era una brutta sensazione quella, sentirsi derubato e tradito. Incapace di trattenere le persone a cui tieni vicino a te. Sfuggono via, e tu puoi solo stare a guardare. «Perché? C’è qualcosa che non va in questa squadra? Lena ti paga di più? O magari vuoi una casa tutta per te? Possiamo parlarne, Thomas. Possiamo risolverli, i problemi.»
Il ragazzino parve pensarci un istante. «Non è quel che ho… non è per i soldi, per la squadra… è per quel che sono. Tu non mi vieti di agire in un certo modo, ma mi metti nelle condizioni di non dover prendere determinate decisioni.» inclinò la testa di lato. «Sono stato cresciuto con un ideale preciso. È una parte di me, che non posso, non voglio, non devo negare. Ho cominciato ad avere degli incubi. Non è stato piacevole. Voglio tornare ad essere quella persona. Se resto qui…»
Non completò la frase.
«Grazie di tutto. Salutami gli altri.»
«Lian si incazzerà da morire.»
«Lo faccio anche per lei.»
Poi si era alzato, e addio. È stato un vero piacere.

«Me lo dovevi dire.» tutta la sicurezza e la rabbia che lo aveva convinto ad affrontare Lena è ora praticamente scomparsa al suo cospetto. La verità è che la ragazza riesce a mettere in soggezione chiunque le capiti a tiro.
«È precisamente quello che non dovevo fare, Jim. Thomas me lo ha chiesto.»
«No, no e no, è una questione di principio, ancor prima di parlarne a lui, dovevi domandarmi se ero d’accordo, se mi andava bene che tu cercassi di rubarmi un membro della mia squadra. Me lo dovevi, cazzo.»
«Blake è un essere umano, perfettamente capace di intendere, di volere e di fare scelte riguardo alla sua vita. E ha deciso di stare dalla mia parte.» si stringe nelle spalle. «Non capisco proprio cosa ti dia fastidio, di questa storia.»
Ogni sua singola parola è, ovviamente, vera. Lena ha ragione. Sarà pure una stramaledetta criminale, e quindi dalla parte del torto, ma questo suo difetto tende a non presentarsi praticamente mai.
«Lui ha preso una scelta definitiva. È questo che ti infastidisce?»
Silenzio.
«I ragazzi che lavorano per te sono, in fin dei conti, innocui.» riflette: «Picchiano e rubano, ma non uccidono. Niente scopi politici. Niente lavoretti su commissione. Niente droga, niente prostituzione… non che tu non abbia le mani anche in quei campi. Lo fai per proteggerli? È tempo perso, come vedi. Tommy è uno dei cattivi e compierà cose cattive. Helena? Josh? Red X? Ci cadranno anche loro, è solo questione di tempo. Oppure finiranno dalla parte degli eroi. Spero vivamente che tu non faccia questo errore.»
In un attimo la vita gli scorre davanti, ma non è quella che ha vissuto, è quella che vivrà: immagini confuse di un futuro ancora più incerto.
Jim che prende il posto di Oracolo, Jim che trasferisce lo studio vita natural durante nella Torre dell’Orologio, Jim con il suo stupido gruppo di super-eroi inetti, Jim che svende informazioni sudate sangue gratuitamente a qualsivoglia imbecille in calzamaglia, Jim che lavora per Batman, Jim che lavora per Ibn, Jim che lavora per Mary, Jim che lavora per il gruppo concentrato-di-teste-di-cazzo-JLA, Jim che non avrà più a che fare con ladri, assassini, Lena, Thomas, Josh ed Helena, Jim che perde tutto, Jim che finisce i suoi giorni in una cazzo di stanza, davanti ad una merda di PC, con una pallottola in corpo e sangue sul pavimento, per aver trovato l’informazione sbagliata da regalare all’eroe incapace di fare il suo mestiere.
Il funerale di Jim, pieno di volti mascherati, perché è l’unica cosa che sono, gli eroi: maschere.

Spero vivamente che tu non faccia questo errore. Spero vivamente che tu non faccia questo errore. Spero. Vivamente. Che. Tu. Non.
«Jim?» sposta lo sguardo, fino a quel momento fisso al soffitto. Faccia. Questo. Helena è a pochi centimetri di distanza da lui, inginocchiata davanti al divano, l’espressione preoccupata. Errore. «Jim, cosa ti prende?»
Helena che ride come una scema ad una battuta di Josh. Helena che gli lancia quello sguardo. Helena che gli passa accanto, sfiorandogli la mano. Helena in abito bianco, che cammina verso l’altare: ad aspettarla, Josh, tra i testimoni, Jim. Questo è un incubo. E la voce di Lena, che inesorabile ritorna: «Sinceramente, Kuttler… che hai da spartire con ladruncoli come quelli?»
Sinceramente, Kuttler, cosa cazzo c’entri?
«Jiiim!»
«Sto bene.»
«Davvero?»
«Sì.»
«Allora hai un piano?»
«No. Ma il mese prossimo passa un camion porta valori, possiamo…»
«Intendevo per Thomas! Per riprenderci Thomas!»
«Non possiamo farlo.»
Si alza di scatto, furiosa.
«Tu non vuoi riprenderti Thomas!»
Alza le spalle.
«Ha scelto.»
«Ha scelto male!»
Il male.
«E non capisco perché tu non voglia aiutarlo!»
Salvarlo.
Sinceramente, Kuttler, che hai da spartire con la brava gente affetta da cleptomania?
Sinceramente, Kuttler.
Che cazzo c’entri?

Mary è sempre molto felice quando la porta fuori. Soffre di carenza d’affetto, a causa di Bruce come nonno, uno zio troppo occupato, un padre inadatto al ruolo e un fidanzato assente. Ha un amante, ma data la sua situazione attuale è una scelta talmente comprensibile che nemmeno Ibn ha voluto metterci becco, almeno fin quando non riuscirà a comportarsi come si deve.
E Jim non è poi tanto migliore di loro. Gli uomini nella vita di Mary, per un motivo o per l’altro, lasciano molto a desiderare, ed è strano che i suoi problemi con il sesso maschile siano così limitati. Ne è uscita bene, nonostante la famiglia in cui si è ritrovata.
Il principale motivo di contrasto tra Jim e Mary è Lena Luthor: il fatto che Jim le abbia taciuto l’amicizia che lo legava alla ragazza e che sapesse della sua relazione con Allan, senza però mai dirle nulla. Ma, andando a scavare, c’è anche il suo vendere informazioni ai criminali. Tende a difenderlo sempre quando tra i parenti salta fuori il discorso, e non ne fa parola quando sono insieme, soli, ma sanno entrambi che a lei questa cosa non và giù. Però, ed è questo che lui più apprezza, Mary lo ha accettato. Mary lo accetterebbe anche se gettasse il computer dalla finestra e cominciasse a vivere di rendita senza fare un cazzo dalla mattina alla sera, Mary lo accetterebbe anche se pugnalasse Bruce con venti coltellate alla schiena, continuando ad andare a visitarlo in prigione, Mary lo accetterebbe anche se si sposasse con Lena Luthor, o con Allan Wilson, o con Ibn Al Xu’ffasch.
Beh, più o meno.
Non è la tipica ragazza che perdona tutto a tutti, ma è la tipica ragazza convinta che ci sia del buono nella gente. Ed è certa di aver visto qualcosa, in Jim; e trova inutile rinfacciare ad una persona il male che ha compiuto, se si vuol far emergere il lato buono della stessa. Per questo a lui perdonerebbe azioni che, ad altri, costerebbero la vita.
«Così, ti sei innamorato di me.» mormora, guardando il ristorante. «Fantastico. Mi piace essere corteggiata.»
Prova un moto d’affetto verso di lei. «Certo che ti amo.»
Mary si volta, sorridente, senza travisare il senso delle sue parole. «Come non potresti?» scherza.
E non riesce ad immaginarla in futuro, perché lei resterà sempre così: la sua cuginetta, la sua adorabile sorellina che lotta contro il crimine per rendere il mondo un luogo migliore, la sua utopistica, testarda, sciocca e dolcissima sorellina, convinta della bontà nella gente, e nella persona che adesso ha di fronte.
“Spero vivamente che tu non faccia questo errore, Kuttler.”
«Ho delle brutte notizie da darti, Mary.» sospira, innervosendosi. Avere la voce di Lena che ogni tanto gli parla nella testa non è piacevole. La ragazza diventa immediatamente seria, nota come il suo sguardo si fa attento.
«Riguardo?»
«Thomas. Lui… non è più un mio protetto, ha lasciato la mia squadra. Credo che dovresti dirlo tu a Lian, sei la sua migliore amica.»
Annuisce: «E ora per chi lavora?»
Nessuna risposta.
«Per lei?»
Ancora non riesce a fiatare.
«Quella lurida puttana,» sibila. «Te lo ha fregato!»
Ragionare con Mary non servirebbe a nulla, soprattutto non se si parla di Lena, questo lo sa bene.
«Avete già pensato ad un modo per riprenderlo?»
La tentazione di rinchiudersi nel silenzio è forte, ma non può permetterselo: «Ancora no.»
«I suoi sistemi di sicurezza devono essere micidiali. Dovrete cercare di parlargli quando è fuori, per qualche missione.»
«Sarebbe la cosa più saggia.»
“I buoni ti parlano credendo che anche tu sia buono. Loro hanno speranza, amore, e sembrano convinti che l’uomo medio sia disposto della loro stessa dose di utopia. Non capiscono che c’è gente con i piedi ben piantati a terra. Non capiscono che c’è gente come noi. Non riescono a riconoscerci nemmeno quando siamo a pochi centimetri dal loro naso. Sono fatti così, i buoni. Idioti dalla punta dei capelli all’unghia dei piedi. E ti dicono sempre che andrà tutto bene,”
Gli afferra una mano.
«Vedrai che andrà tutto bene.»
“Senza rendersi conto che va già tutto benissimo. Esseri strani, non trovi?”

Oltre a parlare nella sua testa, Lena ha un sacco di altre doti. Ad esempio, sa sempre tutto. Sempre. Tutto. Qualunque cosa capiti a Gotham City, anche la più inutile e banale. Gli americani sono convintissimi che l’F.B.I. li spii continuamente, tanto che alcuni affermano di sentir respirare, quando alzano la cornetta… ma ovviamente si sbagliano. Non è l’F.B.I.
Sono i Luthor.
«Così hai cenato con Mary, ieri sera.»
Sposta lo sguardo dal monitor.
«Qualche problema in proposito?»
«No, no, figurati. Non io. Beh, ovviamente la odio a morte, ma sono problemi di cuore, questi. Nulla che abbia a che fare con te. Solo… ti credevo più discreto.»
Si alza di scatto.
«Thomas è il fratello di una mia cara amica.»
Resta un attimo perplessa, davanti a quell’affermazione: «Amicizia. Giusto. Però, sai… anche la professionalità è importante.»
«Non credo di averti fatto nessun danno.»
«No, è vero, nulla di grave. Te lo dico per la prossima volta.»
«Quale prossima volta?»
Lena sorride, e non risponde.

“Sinceramente, Kuttler. Che hai da spartire con ladruncoli come quelli?”
Li guarda annoiato. Non riesce a far a meno di esserlo. «Fallirete.» li avvisa.
«Dovremo crederti? Non sei Oracolo.»
«Ah-ah. Divertente, Mardon. Questa me la segno.»
Sistemano con cura maniacale l’attrezzatura nelle borse, già pronti per commettere una cretinata.
“Sinceramente, Kuttler.”
«Riporteremo Thomas a casa.» afferma Helena, chiudendo la zip.
«Se lo dici tu.»
«È precisamente quello che sto facendo.» arrabbiata, la gattina.
Alza le mani. «Tregua?»
I due lo osservano un attimo, perplessi.
«Ultimamente sei strano, Jim.»
“I buoni ti parlano credendo che anche tu sia buono.”
«Lavoro, credo.»
«Dovresti prenderti una vacanza. E aiutarci a salvare il gatto dalla malefica strega.»
“Non riescono a riconoscerci nemmeno quando siamo a pochi centimetri dal loro naso.”
«Non mi va di giocare a fare l’eroe, tutto qui.»
«Perché, hai paura?»
Perché è inutile.
“Sono fatti così, i buoni. Idioti dalla punta dei capelli all’unghia dei piedi.”
«Non vedi come tremo?»
«Ma fottiti.» bisbiglia Helena, rabbiosa.
«Prima o dopo che ti ha fottuto Josh?»
I due si congelano sul posto. Il ragazzo gli ha piantato gli occhi addosso, spalancati, Helena gli dà le spalle, e da come si muovono i loro corpi sembra che respirino appena. Alza le sopracciglia.
«Oh. Mi credevate proprio idiota.»
Lei si volta, fa per parlare, ma la interrompe.
«Non sono infastidito. Solo, spero che abbiate avuto la decenza di evitare il mio letto, durante le vostre effusioni romantiche.»
«Noi…» adesso è Josh che prova a prendere la parola.
«Vi amate.»
Nuovamente, non sanno cosa dire.
E nemmeno lui.
Sinceramente, Kuttler. Che cazzo c’entri?
Che. Cazzo. C’entri.

«Com’è andata con i tuoi?»
«Mi hanno sgridato, ovviamente.»
«Ragione?»
«Comunico con te.»
«Questo si chiama razzismo.» Lena sbuffa, contrariata.
«Sei tu la prima a vantarsi di essere una Luthor.»
«Non dovrei?»
«Perché sto sprecando fiato?»
«È un mistero anche per me.»
«Come sta Thomas?»
«Lian gli rompe le palle. E così i tuoi due amichetti. A un certo punto deve aver detto qualcosa di terribile, perché se ne sono andati. Per il resto, tutto bene. Sono buona con i miei dipendenti.»
«…»
«No. Non puoi rivederlo.»
«Quindi, se diventassi uno dei tuoi…»
Lena sorride, amaramente: «Kuttler, deve esserci una motivazione molto più valida per entrare nella mia squadra. In realtà, basterebbe che ti togliessi quella maschera buonista che ti hanno cucito addosso, per diventare “uno dei miei”. Fino ad allora, non c’è speranza. Lo sai, non amo gli uomini mascherati.»

“E soprattutto, i buoni vogliono che tu sia buono.”
«Avete fallito.»
«Come avevi profetizzato, Oracolo.»
Helena piange, sulla poltrona, il viso contro il bracciolo; Josh è sul divano, sdraiato, fissa il soffitto nella stessa posizione in cui si trovava Jim qualche giorno fa.
«Cosa è andato storto?»
«Thomas.»
«Ma non mi dire.»
«Seriamente, come Oracolo non saresti niente male.»
«Credo di averci preso pure gusto, sai? Ecco, il tuo futuro: una bella casa, in un quartiere alto di Gotham, avrai una vita agiata grazie ai soldi guadagnati, una moglie che ti ama e tanti bei bambini. Alcuni miagoleranno, altri manderanno scintille dagli occhi.»
«Pensi sia divertente?»
«Molto.»
Helena comincia a piangere un po’ più forte.

«Injustice League. Ti dice niente?»
«Oh. Ne ho sentito parlare.»
«Vero? Io adoro queste cose. Le tradizioni. Se sono una nemica giurata dei Kent, lo devo anche all’amore che provo per il passato. E per la sete di potere.»
«Cosa mi stai chiedendo?»
«Ti avviso delle novità, Jim.»
«Ci saranno anche il Joker e Cheetah?»
«Ovviamente.»
«Ti circondi di gente pericolosa, Lena.»
«Amo stare con i miei simili. Altrimenti perché passerei così tanto tempo con te?»

“I buoni non lo concepiscono, che, per alcune persone, il male è la cosa migliore che possa capitare. È un concetto che và al di là della loro comprensione.”
«Passi molto tempo con lei.»
«Ovvero?»
«Sai di chi sto parlando.»
«No, non lo so.»
«Hanno trovato Thomas, ma lui ha rifiutato qualsiasi aiuto. Anche da parte di Lian.»
«Lo ha fatto soprattutto per lei.»
«Sì? Bel modo di mostrare il suo affetto. Sono preoccupata per te, Jim.»
«Perché dovresti?»
“Spero vivamente che tu non faccia questo errore, Kuttler.”
«Perché ti amo!»
«Comprensibile.» scherza, ma Mary non sorride neppure.

«Thomas sta bene,» questa frase non produce l’effetto sperato: Josh ed Helena lo guardano sospettosi, scambiandosi un’occhiata.
«L’hai visto? Hai qualche informatore?»
«No.»
«Oh. Direttamente la boss, eh?»
«Lei.»
«E ti fidi di quella?»
“Sinceramente, Kuttler.”
«Per lei Thomas non è così importante, mi riferirà qualsiasi cosa a suo riguardo.»
«Questo sì che è confortante.»
S i n c e r a m e n t e.
«Non è morto. Questo non vi fa sentire meglio?»
«È in mano ad una Luthor. È come se fosse già morto.»
SinceramenteKuttlerchehaidaspartireconladruconlicomequelli?
Sinceramente, Kuttler. Che cazzo c’entri?

A Jim Kuttler piacciono le feste. Preferisce evitare quelle di supereroi e criminali, favorendo di gran lunga le normalissime festicciole dei non-metaumani; dopo giornate intere passate a trattare con gentaglia e computer, trova rilassante avere qualche conversazione che non implichi scambio di denaro o peggio. Poi c’è la musica di sottofondo, il chiacchiericcio indistinto, l’alcol, l’atmosfera.
Tutte cose che mancano nelle “feste” (se così possono definirsi) degli eroi, assolutamente noiose. Sono sempre tutti all’erta, pronti ad intervenire nel caso qualcuno li attacchi. E sono contagiosi, i maledetti, senza che tu te ne renda conto ti irrigidisci nell’attesa di qualcosa che, puntualmente, non si verifica. O peggio, effettivamente succede, e allora tutto va a farsi benedire.
Quelle dei criminali, invece…
Jim preferirebbe non parteciparvi. Agli inizi non capiva perché: Lena lo invitava spesso e volentieri, tranquillizzandolo in ogni modo, ma Jim rifiutava sempre; a impedirglielo forse era quella traccia di buon senso che, miracolosamente, è sopravvissuta nel suo cervello. In tanti anni aveva accettato solo due volte: questa, la seconda a cui partecipava, e la prima, grazie alla quale si rese conto del motivo per cui cercava di evitare quel tipo di festa.

I documenti erano spariti. Spariti. Completamente. Mary lo avrebbe ammazzato, lentamente, molto lentamente, assaporandosi ogni suo minimo lamento. Oh, merda.
Non erano stati i suoi coinquilini a combinare quel disastro, li aveva torturati fino all’esaurimento per scoprire se c’entrassero qualcosa con il fatto, ma nulla.
«Jim, sei sicuro di non voler venire?» non alzò nemmeno lo sguardo, perché in quel caso avrebbe visto una splendida ragazza vestita con un elegante abito azzurro, senza maniche, che, cazzo, le stava da Dio.
«No, Helena, devo fare quella dannatissima ricerca per Mary.»
«Sempre a lavorare,» lo riprese Josh - probabilmente in smoking: «Andiamo! Per una sera puoi lasciar perdere! Persino Tommy viene con noi.»
Chiamato in causa, il ragazzino fece sentire la sua voce: «Neanche morto.»
E Jim finalmente si decise a guardarli. Ovviamente erano bellissimi, di quella bellezza che solo una coppia innamorata può possedere: «Se riesco a finire il lavoro in un orario decente vi raggiungo.» promise. Helena sorrise: «Fantastico! Allora ti aspettiamo, va bene?»
Jim alzò le spalle e tornò tra le scartoffie. I due uscirono di casa, e poco dopo anche Thomas seguì il loro esempio - probabilmente diretto in posti ben diversi della scuola (stupidi, stupidi balli).
Due ore dopo Jim si chiedeva quale fosse il modo più veloce e indolore per morire. Mary ci aveva messo mesi per trovare tutti quei documenti, spiegandogli che non era riuscita a farne nessuna copia e che, quindi, doveva prestarvi la massima attenzione.
Si prese il viso tra le mani. «Sono finito.» affermò, con convinzione.
«E per quale ragione?»
Scattò in piedi, guardingo, pronto ad urlare, combattere o implorare pietà, se necessario. Ma seduta poco distante da dove era lui, si trovava semplicemente Lena Luthor. Altri, al suo posto, le si sarebbero gettati ai piedi, implorando pietà.
«Lena!» esclamò: «Che diavolo…?»
«Passavo di qui, sai. Sto per andare ad una festa, ho pensato di invitarti. La porta era aperta,» Jim imprecò mentalmente contro i suoi coinquilini: «E appena sono entrata ti ho visto lì, tutto corrucciato e immerso nei tuoi pensieri…» fece un vago gesto con la mano: «È successo qualcosa?»
«Uh, no. Solo lavoro in sospeso.» tornò a sedersi. «Ho perso i dati d’accesso di una società, Mary è quasi impazzita per riuscire a trovare tutto. E adesso morirò. Strano, pensavo che sarei morto a causa tua. Comunque, grazie per l’invito, ma non posso venire alla festa.» e rimise mano ai documenti
Lena prese il suo computer. Jim, che non tollerava si toccassero i suoi oggetti, la lasciò fare, senza badarle troppo - a lei certe cose erano permesse, anche perché l’unica volta che gli aveva rotto qualcosa, uno stereo, per farsi perdonare gliene aveva regalato uno di ultima generazione, all’epoca non ancora sul mercato; insomma, volendo, povera rompergli pure la testa, non era quello il problema. Quando pochi secondi dopo lo costrinse a dare un’occhiata al PC, il ragazzo trasalì.
Ovviamente Lena era entrata nel sistema di sicurezza della sede della società, così che…
«Aspetta un secondo.» le lanciò uno sguardo stranito. «Io non ti ho detto il nome della compagnia su cui Mary sta lavorando.»
Lena sorrise.
«Ma io so sempre quando qualcuno sta cercando di fregarmi, Jim.»
«Allora…»
«Sì. I prestanome sono una bella cosa. È tutto della Luthor Corp., come al solito.»
«Quindi, sei tu il cattivo.»
«Ne dubitavi, forse?»
«Mary mi ucciderà.» sospirò.
«Dalle tutto quello che vuole, Jim. Non mi preoccupa se scopre qualcosa.»
Il ragazzo le lanciò un’occhiata di sbieco: «La consideri un avversario di così poco conto?»
«È una persona sopravvalutata, su questo non c’è dubbio. Ma no, ho solo preso le mie precauzioni. Anche se riuscisse a scoprire tutto sul’azienda in questione non troverebbe modo di accusare me.»
«Sei fuori pericolo.»
«Totalmente. Per ringraziarmi potresti accompagnarmi alla festa, sai?»
Il ragazzo si alzò e le porse la mano, per aiutarla a fare altrettanto: «Ho promesso a Josh ed Helena che sarei passato al ballo della scuola.»
«Ahhh!» si lasciò scappare, con un tono irritato, alzandosi: «Sinceramente, Kuttler, che hai da spartire con ladruncoli come quelli?»
«Casa, vita e amicizie.»
La Luthor roteò gli occhi. «Mi spiace informarti che, a parte la sottoscritta, non hai amicizie di cui potresti vantarti in giro.» invece di prendersela, Jim ridacchiò. «Permettimi almeno di accompagnarti al ballo. Rossi deve guadagnarsi il pane.»
«Grazie, Lena.»
«Mai ringraziare un Luthor,» lo riprese. «Porta male.»

Il chiacchierio indistinto, l’alcol, l’atmosfera, la musica…

See the devil on the doorstep, now
my, oh my

Certamente Lena è una grande organizzatrice, se non fosse la figlia di Lex Luthor avrebbe anche potuto intraprendere una modesta ma proficua carriera di questo tipo; ma capita che certi talenti debbano venir messi da parte per qualcosa di superiore. È la vita.

Telling everybody, oh, just how to live their lives

Come già aveva notato la prima volta, Jim si sente a suo agio tra tutti quei criminali, ancor più che tra i civili, potendo parlare sia del mondo dei meta umani sia dell’ultima partita di baseball con la stessa leggerezza.
«Jim!» strilla una ragazzina dai capelli biondi, legati con due codini ai lati, saltandogli al collo da dietro. Jim si sbilancia un po’, ma miracolosamente riesce a restare in piedi e a non cadere addosso al suo interlocutore - che con un sorrisino malizioso lo saluta e si allontana.
«Enigma.» la riprende appena si stacca, voltandosi.
«Giochiamo!» esclama lei prima che possa dire altro, afferrandogli la mano e trascinandolo verso la residenza dei Luthor. Conscio che non si può dire di no a certe ragazze - non senza ritrovarsi qualche osso rotto - la segue obbediente, ma continuando a lamentarsi.

Sliding down the information highway

«La festa è in piscina. Che diavolo ci facciamo qui?»
«Uno scherzetto a Lena Luthor!» a pochi passi dall’entrata - com’è possibile che non ci siano guardie? - Enigma gli mostra un ragno di plastica, finto. «Glielo metterò sul suo cuscino!»
«Brava, così licenzierà metà del suo personale.»
La ragazza lo guarda perplessa, quasi dispiaciuta: «Oh. Questo non sarebbe divertente. O forse sì?» e ridendo corre sulle scale.
Roteando gli occhi, Jim la segue nuovamente, per assicurarsi che non faccia nulla che potrebbe costarle la vita.

Buying in just like a bunch of fools

La casa è enorme, ma Enigma si destreggia bene tra corridoi e stanze, forse perché è già stata a queste feste e, quindi, è anche entrata a sbafo in casa della proprietaria, o forse si è persa ma il suo ghigno felice non lascia che Jim lo capisca.
«Ma tu sai dove stiamo andando?»
«Sììì!» e apre un’altra porta senza entrarvi. Apre un sacco di porte senza nemmeno guardarle, forse è un modo per segnare la strada, come si fa nella foresta tagliando la corteccia degli alberi. Jim sospira chiedendosi per quale ragione i pazzi adorino tanto la sua presenza, quando la bionda si ferma davanti ad una stanza.
«Beh? Cosa c’è lì?»
«Oh. Questo è… sai, è il megacomputer dei Luthor. È stranissimo che la porta sia aperta, Lena dà di matto per queste cose, ammazzerà qualcuno appena se ne accorgerà. Lo tengono qui dentro ma è tutto temporaneo, stanno creando una stanza iper-sicura per questo coso, e quando l’ho scoperto qui Lena mi ha detto che se ne avessi parlato a qualcuno mi avre… oooops!» scoppia a ridere e corre via.
Per qualche secondo, Jim la guarda allontanarsi senza capire. Poi gli occhi passano sulla camera buia. Entra con il cuore che batte a mille.
Il suo battito cardiaco non diminuisce quando si mette davanti al computer, anzi. Lì dentro c’è tutto quello che la famiglia Luthor tiene nascosto da secoli, le persone pagate per il silenzio, i progetti in cui sono immischiati, quelli andati in porto e quelli falliti, gli esperimenti su cose, animali e persone, non solo del presente ma anche ad andare a ritroso. Semplicemente con il dieci percento di queste informazioni, sia Lex Luthor che Lena Luthor potrebbero finire in galera per il resto della loro vita - se non direttamente sulla sedia elettrica.
«Merda.» bisbiglia, facendo aderire la schiena alla poltrona.
Dovrebbe prendere il cellulare e chiamare Mary, o direttamente la JLA, così da riferire tutto ed aspettare i soccorsi.
Ma questo è stato il secondo pensiero. Il primo è stato quello di andare da Lena e prenderla a sberle, chiederle che diavolo le passasse per la testa quando ha deciso di accumulare tutte quelle informazioni su un solo computer dentro ad una stanza senza il minimo controllo.
«Allora, cosa hai intenzione di fare?»
Sobbalza sentendo la voce. Lena è sulla soglia della camera, lo guarda tranquilla.
«Non preoccuparti,» si affretta a dire: «Ci sono solo io, e non ti colpirò. Davvero, ti do la mia parola. Ma sono curiosa di sapere cosa farai adesso.»
Quando crede di essere abbastanza calmo prova a rispondere, ma la voce lascia trasparire un certo nervosismo: «Cosa dovrei fare, secondo te?»
«Beh…» si avvicina, sempre tranquilla, quasi quella fosse una normale conversazione e non ciò che rischia di mandarla in una bara: «Nell’Injustice League abbiamo davvero bisogno di tipi come te, Jim. Sei in gamba, sai cavartela… e ora scoprirò se sei fedele.»
«Fedeltà significa lavorare solo per voi?»
«Avanti, per chi mi hai preso?» ride: «Lo so che le vuoi bene. E non ti chiederei mai di scegliere tra la tua migliore amica e una quasi-parente.» si avvicina ancora di più e ora è davanti a lui: «Quello che ti chiedo è di passare dalla parte del più forte, che è quello che fai sempre.»
“Spero vivamente che tu non faccia questo errore.”
Jim Kuttler resta in silenzio per qualche minuto.
Poi risponde.

Time is ticking and we can't go back
my, oh my

What about the world today

Sembrava di essere in uno di quei telefilm per adolescenti, di quelli che somigliano più ad una telenovela che alla generazione rappresentata. E questo era l’episodio-cliché del ballo della scuola, dove il bello e la bella, dopo avventure rocambolesche, avrebbero finito con il baciarsi e giurarsi amore eterno.

What about the place that we call home

Josh Mardon ed Helena Kyle ballavano in mezzo alla pista, fissandosi negli occhi, le espressioni illuminate. Quando la musica cambiò, diventando più lenta, i due avvicinarono i corpi, senza continuare a ballare. Invece, si baciarono. Tutto molto romantico, non c’è che dire.
We’ve never been so many

«Ma che carini!» ghignò Lena, guardandoli. «Sicuro di voler fare il terzo incomodo, Jim?»
Non sapeva cosa volesse fare. Raggiungere Josh e prenderlo a pugni. Scappare via piangendo come una ragazzina con il cuore spezzato. Raggiungere Josh e prenderlo a pugni. Tornare a casa e restare un po’ da solo. Gettarsi nel lavoro fingendo che non sia mai successo nulla. Raggiungere Josh in mezzo alla pista e prenderlo a pugni.
«L’invito alla tua festa è ancora valido?»
«Certamente.» rispose Lena, compiaciuta.
And we've never been…
so alone

Le valige sono pronte, in salotto. Attaccata al frigo c’è la lettera per Josh ed Helena, sul tavolo soldi che basteranno per i primi tempi, dopo se la caveranno da soli: sono sempre stati bravi, in questo.
Sulla soglia di - quella che una volta era - casa sua c’è Lena, con un sorrisino soddisfatto, che aspetta.
Jim posa l’ultimo soprammobile dentro lo zainetto, e così di lui, in quell’appartamento, non resta più nulla. È riuscito a far scomparire ogni sua foto e oggetto che potrebbe collegarlo all’edificio, curando ogni minimo dettaglio. Pensava che, compiuta l’opera, si sarebbe sentito triste, nostalgico, forse indeciso. Invece non prova nulla.
Prende le sue cose, rivolge uno sguardo all’amica.
«Sei pronto?»
Non c’è esitazione nella sua voce: «Sì.» ed esce.
La porta viene chiusa con dolcezza.

pg dc lovvo: lena luthor, pg dc lovvo: mar'i grayson, pg dc lovvo: josh mardon, pg dc lovvo: helena kyle, pg dc lovvo: jim kuttler, fandom: dc lovvoverse, pg dc lovvo: thomas blake jr

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