FanFic (ITA): Right where you want me - LoVe NC17

Oct 23, 2006 23:43

Titolo: Right where you want me
Autore: freezing_82  (e la sua mente malata)
Personaggi: Veronica, Logan, menzioni del cast
Pairing: Logan/Veronica
Rating: NC-17/VM18
Word count: 7151 (quindi se non vi piacciono le cose lunghe..questa non fa per voi xD)
Summary: La prima volta di Logan e Veronica.
Spoilers: Entrambe le stagioni fin’ora trasmesse, nessuno spoiler della terza stagione.
Warnings: Un po’ di sano sesso non ha mai fatto male a nessuno, ma se non ve la sentite..non leggete. E’ abbastanza grafico, ma a mio avviso non volgare (Logan è solo un po’ dirty, ma ci piace proprio per questo!

Note:
- Dunque, un GRAZIE immenso a Stefania (Paperina per la cronaca) perché senza il suo supporto, non avrei mai finito di scrivere questa Fanfiction. Per questo c’è una dedica speciale solo per lei all’interno del testo. A voi non la dico, lei sa di cosa si tratta.
- Grazie anche a Ty e all’altra Stefania perché anche loro si sono sorbite il mio delirio in questi giorni.
- Infine dedico questa fanfiction a tutte le LoVers, come me, che vogliono immaginare la prima volta di Logan e Veronica anche se probabilmente non la vedremo mai (la tv è bigotta).

Right where you want me

Il ‘Neptune’s nest’ era uno dei locali estivi più ‘caratteristici’ di Neptune. Frequentato dai diplomandi e dalle matricole del college, perlopiù.
Veronica non era mai stata la classica ‘party-girl’, considerando il suo passato, ma da quando era riuscita a riguadagnarsi una vita sociale degna della sua età e degli amici sinceri, come Wallace e Mac, una serata sorseggiando un long drink e parlando di cose completamente futili, non era poi così cattivo come ideale.
Il fatto che dopo la morte di Cassidy - con tutto lo stress emotivo che ne era derivato - e il suo viaggio a New York, il suo rapporto con Logan fosse cambiato, era un altro tassello dell’immenso puzzle della sua vita che finalmente si sistemava.
La loro storia non era mai stata semplice. Epica, forse.
Ma lui avrebbe definito così anche quello che stava accadendo proprio sotto ai sui occhi?

“Basta! Non voglio più ascoltarti!” sbottò Veronica gesticolando furiosa con le braccia mentre camminava spedita lungo il marciapiede, tre passi avanti a lui. Era relativamente presto, e la passeggiata era ancora piena di gente, per la maggior parte gruppi o coppie di studenti. Il Neptune’s nest era solo a pochi passi dal campus di Hearst, dove Veronica aveva deciso di trasferirsi assieme a Mac all’inizio dell’anno accademico.
Visto che non era potuta andare a Stanford come sognava fin dalle medie, almeno avrebbe provato l’ebbrezza di sperimentare la vita del campus. Logan aveva lasciato il suo fuoristrada parcheggiato sul lungomare, e alloggiava ancora al Grand, ma faceva la spola volentieri per passare le serate con lei.
“Oh ma lo farai!” urlò lui raggiungendola rapidamente e prendendola per un polso per trattenerla. Non strinse e non le fece male, ma la sua presa salda ebbe l’effetto sperato.
“Tanto per cominciare, Veronica, mi piacerebbe che mi guardassi in faccia mentre mi parli. Mentre urli. Basta che mi guardi!” Era esasperato, il respiro pesante derivato dalla corsa e dallo scontro verbale.
Veronica stizzita si liberò della presa e si voltò, incrociando le braccia al petto, fissando lo sguardo sul viso di lui.
“Ti sto guardando adesso, va bene?” cantilenò come una bambina di 4 anni a cui avevano appena negato un lecca-lecca.
Lui fece una smorfia, ma decise che ribattere avrebbe comportato troppo sforzo e comunque non sarebbero arrivati da nessuna parte se almeno uno dei due non si comportava da adulto. Ed era strano che toccasse a lui.
“Questo non cambia quello che è successo 2 minuti fa!” aggiunse rabbiosa.
Le sue guance erano diventate man mano più rosse e le sue narici di dilatavano ad ogni respiro, per la foga con cui si stava imponendo.
Era furiosa. Poche volte l’aveva vista animarsi così ed emanare un’energia così forte. E il 90% delle volte era contro di lui che aveva scatenato il suo animo combattivo. E anche se questo l’avrebbe fatta infuriare, lui amava vederla in questo stato. Stravolta, oltre i limiti, viva.
Passione allo stato puro. Si incantò per un attimo guardando le sue labbra strette insieme in un’espressione dura e gli venne voglia di tirarla a sé e saggiarle con la lingua, costringerle ad arrendersi e schiudersi per lui.
“Non è successo niente!” esclamò giusto in tempo, prima che lei si accorgesse del suo sguardo insistente.
“Ti ha infilato le mani ovunque!” sbraitò scioccata lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, le mani strette a pugno.
“Era ubriaca e sapeva a malapena chi fosse. Mi si è buttata addosso, dovevo scaraventarla per terra?” allargò le braccia, scrollando appena le spalle.
“No, per carità, avresti potuto sparire con lei!” ribattè lei “Ah no..” si portò la mano sulla fronte, come se avesse appena scoperto un gran mistero. “..è esattamente quello che hai fatto!”
“Ho aiutato suo fratello ad accompagnarla in bagno! Mi ha quasi vomitato addosso. Lo avresti visto se non fossi partita in quarta come tuo solito!”
Era gelosa. Gelosa di una ragazza talmente ubriaca da stare a malapena in piedi e che aveva incrociato la strada di Logan verso il bancone, solo perché Wallace era due passi più avanti.
“Ti stava appiccicata stile seconda pelle, con gli occhi chiusi e la bocca aperta come se stesse immaginando di..” si fermò un po’ per recuperare un il fiato, un po’ perché non era sicura di voler finire quella frase.
“Di fare cosa, Veronica?” la imbeccò facendo un passo verso di lei, gli occhi scuri scintillanti, socchiusi in un’espressione quasi feroce. Oh, se questa era una sfida a chi si spingeva verbalmente più in là, sarebbe stata lei a doverla vincere stavolta!
“Di fare cosa?” domandò di nuovo avvicinandosi di un altro passo tanto che lei potè sentire il calore del suo corpo riempire l’esigua distanza che li divideva.
Si mosse a disagio, spostando il peso da un piede all’altro, senza abbassare lo sguardo e sostenendo almeno in apparenza la tensione.
“Cose che non sarebbero nemmeno dovute passarle per la mente visto che tu stavi li con me. Tu sei il mio ragazzo!” le riuscì di sentenziare anche se con tono leggermente tremante.
“Ad esempio? Sai, non credo di capire bene.”
La scenata di gelosia adesso era l’ultimo dei suoi pensieri. Non si trattava più di quella ragazza, di quella situazione particolare. Si trattava di qualcosa di ben più pericoloso.
Si trattava di spingerla oltre i suoi limiti, di metterla con le spalle al muro, di farle confessare qualcosa che forse non avrebbe confessato neanche sotto tortura.
“Hai capito benissimo!” non sapeva più dove sbattere la testa. Sapeva bene che in certe occasioni, la lingua di Logan poteva essere ben più tagliente della sua.
“Intendi dire…” abbozzò, passandosi pollice e indice sul mento, fingendosi pensieroso “..che voleva provarci con me? E’ questo che stai dicendo?” Dovette sforzarsi per non lasciarsi sfuggire una risata vittoriosa notando l’espressione sul viso di Veronica, ma si limitò ad un mezzo ghigno.
“Quella ti avrebbe infilato le mani nei pantaloni se fosse riuscita a rimanere in piedi!” sbottò ad un certo punto lei, spalancando gli occhi alle sue stesse parole.
“E questo ti avrebbe dato fastidio?” la provocò ancora, mirando a quel punto preciso in cui il suo muro imperturbabile si era incrinato. “Che qualcun’altra mi tocchi..”
“Si!” esclamò lei con tanta foga da fare quasi un saltello sul posto.
“Si che mi darebbe fastidio, accidenti!”
“Perché vorresti farlo tu?”
“Si!” gridò con tutta la forza che aveva.
Adesso si cominciava a ragionare.
“E allora fallo, Veronica, cosa aspetti?” il suo tono era un misto tra il provocatorio e il supplichevole e la sua testa si inclinò dolcemente di lato mentre allungava una mano verso di lei e agganciava con l’indice uno dei passanti dei jeans e l’attirava verso di sé.
La sua fronte si poggiò delicata su quella di Veronica, le punte del naso che si sfioravano, il fiato caldo sulla guancia, il suo profumo così intenso e così avvolgente.
“Non essere gelosa di qualcuno di cui non mi importa assolutamente niente.” La pregò sussurrando con le labbra che lasciavano baci leggerissimi sulla fronte e sulle sopracciglia ancora corrucciate di lei. Provò a divincolarsi, ma era chiaro che lo stava facendo solo per mero orgoglio.
“E’ con te che voglio stare.” Continuò lui, baciandole gli zigomi senza lasciare la presa su di lei, mentre la tensione piano piano cominciava a sciogliersi. Si spostò sulle palpebre ormai chiuse.
“E’ da te che voglio essere toccato.” Il suo respiro era caldo e sapeva vagamente di cocco, per la Batida che aveva sorseggiato. Una mano era saldamente ferma sull’orlo dei suoi jeans, mentre l’altra a palmo aperto era scivolata alla base della schiena, così delicata eppure così solida e forte da poterla sorreggere in qualunque momento, mentre le sue labbra calde sfioravano la punta del naso e le guance.
“E’ solo con te che voglio fare l’amore, Veronica.” Soffiò a corto di fiato raggiungendo finalmente la meta.
Le labbra di Veronica erano così morbide e sapevano di frutta. Logan non era un’amante dei rossetti, principalmente perché non sopportava avere un color ‘pesca appena colta’ stampigliato sulle labbra per tutto il giorno. Ma Veronica usava sempre uno di quei lucidi fruttati trasparenti che non facevano altro che rendere le sue labbra ancora più carnose e invitanti.
“Mi hai sentito?” domandò piano sfiorando con il labbro inferiore quello superiore di lei. Le lasciò un bacio sulle labbra chiuse, mordicchiando delicatamente il labbro inferiore prima di succhiarlo. Lei si mosse, il labbro superiore si schiuse appena per catturare quello di Logan dolcemente. Lui smise di mordicchiarla e colse l’invito. All’inizio erano piccoli baci appena accennati, piccoli tocchi con la punta della lingua, finchè la mano che fino ad allora era rimasta ancorata ai suoi jeans non salì per infilarsi tra i suoi capelli alla base della nuca e attirarla ancora di più verso di sé, lasciando che scivolasse sicura tra le sue labbra strappandole un gemito. Lei le aprì poco di più, ma non ricevette nulla più di un leggero sfiorarsi.
Si era già allontanato e la guardava fissa negli occhi, che lei teneva socchiusi, abbandonandosi alla sensazione.
“Voglio te” ribadì prima di precipitarsi ancora sulle sue labbra, più deciso, più sicuro.
Stavolta la sua lingua si insinuò tra le labbra dischiuse, strofinandosi contro la sua. Un gioco stuzzicante ed eccitante che li fece annaspare per un po’ d’aria qualche lungo istante dopo.
“Mhm..no..” mugolò lei sulle sue labbra, tenendo ancora gli occhi chiusi. Si protese nuovamente verso di lui, che sorrise compiaciuto. Aveva capito benissimo cosa voleva.
Le sfiorò di nuovo le labbra umide, arrossate dalla foga, per poi ritrarsi e strofinarle la punta del naso contro la guancia.
“Logan..” protestò Veronica, stavolta più udibile.
“Che c’è, piccola?” le mormorò sulle labbra prima di sfiorarle con un bacio fugace ed allontanarsi di nuovo.
Questo nuovo gioco fatto di provocazioni e passione latente lo divertiva molto.
Avrebbe fatto di tutto per lei, ma lei doveva chiederglielo.
Veronica gli afferrò la maglietta, stropicciandola fra le dita, attirandolo verso di sé e facendogli perdere leggermente l’equilibrio, mentre lei indietreggiava fermandosi contro il muretto che divideva la passeggiata dalla spiaggia. Per non caderle addosso appoggiò le mani al muretto, incollando il corpo a quello così esile di lei, mentre una gamba scivolava proprio in mezzo a quelle di Veronica, in cerca di stabilità.
Il ginocchio picchiò contro il muretto, ma il contatto tra la sua gamba e pelle lasciata scoperta dalla minigonna che portava lo fece gemere piano nel suo orecchio, più per il piacere che per il dolore.
Ma non ebbe tempo di registrare la posizione eccitante, seppur non molto comoda in cui era finito, perché il fiato caldo di Veronica sul collo gli stava mandando scariche elettriche lungo la spina dorsale, dritte fino alla sua eccitazione, coperta dai jeans. Erano così vicini, che anche attraverso i vestiti che entrambi indossavano, Veronica non poteva non aver sentito quanto lui fosse decisamente preso dalla situazione.
Infatti mosse la testa per guardarlo negli occhi e lui parve risvegliarsi all’improvviso dallo stato di torpore nel quale era sprofondato con solo il tocco delle sue mani, ritraendosi di scatto, per paura di averla messa a disagio.
Ma lei sorrideva. E non era il solito sorriso dolce e innocente di Veronica
“Accompagnami..” disse soltanto prendendogli la mano e tirandolo dolcemente verso la X-Terra.

*****

“Logan..non è la mia prima volta” abbozzò arrossendo. Incredibile come riuscisse a sembrare così innocente e fragile anche in un momento come quello, completamente nuda sdraiata nel letto. “..non devi..” cercò di spiegargli. Ma lui pareva non voler sentire ragioni e la interruppe.
“Ma è la tua prima volta con me.” Precisò lui poggiando la fronte contro la sua. “E non voglio correre. Abbiamo tutto il tempo del mondo..e poi, non mi dispiace avere il tempo di guardarti.” Sorrise malizioso.
Nella loro estate insieme, l’anno precedente, era capitato che si spingessero oltre baci e carezze, ma nessuno dei due era mai rimasto senza vestiti, quindi fino ad allora, Logan aveva dovuto far lavorare molto l’immaginazione. Ma adesso era davanti a lui, completamente esposta ed era bellissima, dannazione!
Veronica distolse lo sguardo, arrossendo di più, sapendo che in quel momento lui stava accarezzando con gli occhi le sue forme. Si portò istintivamente una mano a coprire il seno, mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Vedi..” le fece notare lui dolcemente spostando il peso del corpo su un fianco, ma senza far mancare il contatto, intrecciando le gambe con quelle di lei.
Ignorò l’ormai palese erezione che strusciava contro il fianco di lei e le accarezzò il lato del viso con le dita gentili, tracciando il contorno del viso e scendendo lungo il mento fin sulla gola. Coprì la mano che teneva sul seno e intrecciando le dita con le proprie, la spostò delicatamente, esponendolo di nuovo al suo sguardo.
Dovette ricacciare in gola un gemito alla vista dei suoi capezzoli turgidi e perfetti di un rosa acceso, che contrastavano con la sua pelle chiarissima. “..è come se fosse la prima volta.” Sussurrò ancora sfiorando col la punta delle dita la delicata pelle in mezzo ai seni con un ritmo regolare, avvicinandosi all’ombelico per poi risalire verso la gola. I suoi occhi che non lasciavano per un solo momento il percorso.
“Mi stai fissando…” protestò lei con un filo di voce abbassando lo sguardo sulle dita di Logan che continuavano ad accarezzarla.
“Non posso farne a meno.” Confessò con sincerità disarmante avvicinandosi per darle un bacio veloce ma intenso. “Vorrei sentirti anche quando non posso vederti.” Continuò spostando appena la mano dal suo seno fino all’ombelico, giocandoci distrattamente, disegnando strane figure sulla pelle liscia e piatta del suo ventre che si ritraeva ad ogni respiro, adesso sempre più frequente.
“Trovare ad occhi chiusi quei punti del tuo corpo che ti fanno gridare il mio nome.”
Scese ancora, sfiorando con la punta delle dita i suoi riccioli biondi già leggermente umidi.
Lei si lasciò sfuggire un gemito strozzato e le sue labbra si schiusero in cerca d’aria. “Logan!” soffiò a bassissima voce.
“Sì..più o meno così..” sorrise compiaciuto. Senza smettere di guardarla negli occhi continuò ad accarezzarla così superficialmente per qualche istante e mentre sentiva il suo corpo rispondere con deliziosi movimenti e gemiti appena accennati, lasciò scivolare la punta di un dito nella sua apertura, ritrovando all’istante gli occhi blu di Veronica fissi nei suoi. Così grandi e leggermente velati dall’ansia. Possibile che non fosse mai stata toccata così?
Le sorrise nel modo più rassicurante che potè, data la situazione. Avrebbe voluto dirle che la sua espressione stravolta lo eccitava da morire, che avrebbe passato notti intere in quella posizione, inginocchiato tra le sue gambe, usando la sua esperienza per darle piacere. Ma era la sicurezza che ci sarebbe stato anche altro, oltre al sesso, quello di cui lei aveva bisogno in quel preciso momento.

“Hei Ronnie..” la chiamò qualche secondo dopo, sfiorandole appena con la punta del naso la pancia piatta e schioccandole poi un bacio sull’ombelico. Non mosse di più il dito dentro di lei, anche se non poteva impedire alla sua mente di fantasticare su quanto potesse essere avvolgente il suo calore, a quanto i suoi muscoli si sarebbero contratti attorno a lui e arrivò a imporsi ‘pensa all’Inghilterra! pensa all’Inghilterra!’ per evitare di concludere tutto ancora prima di aver cominciato. Quando si trattava di Veronica, la sola immaginazione era capace di spedirlo oltre il limite anche se non poteva fisicamente toccarla. Lei ridacchiò, solleticata dai suoi capelli che le pizzicavano lievemente la pelle.
“Vuoi che smetta?” aggiunse guardandola un po’ più seriamente, con il labbro inferiore ancora appoggiato alla pelle calda dei suoi fianchi.
“No” gli rispose senza la minima esitazione. “Vorrei che continuassi.” Li per li rimase sorpreso.
Poi sorrise più apertamente e continuando a dispensare baci a quella zona del corpo di Veronica che stava scoprendo per la prima volta, spinse un poco di più dentro di lei, sentendo le pareti contrarsi attorno al suo dito e lo sguardo di Veronica farsi via via più flebile finchè lanciandole un’occhiata di sfuggita si accorse che aveva le palpebre abbassate, ma non del tutto chiuse. Quando fu completamente dentro smise di baciarle la pancia e risalì verso il seno fino a ritrovarsi con in viso a pochi millimetri da quello di lei.
Lei teneva ancora gli occhi chiusi, ma avvertì il calore del suo corpo e istintivamente gli passò una mano dietro la nuca e lo attirò a sé, per baciarlo.
“..ma non chiamarmi Ronnie..” protestò a bassa voce quando si separarono per riprendere fiato. Lui sorrise appena prima di far scivolare fuori il dito che l’aveva penetrata, e sentire le sue proteste. Le stampò una scia di baci lungo il collo fino sulla spalla, per distrarla.
“Perché no?” spinse, azzardando ad inserire un secondo dito.
Veronica rimase a corto di fiato per qualche secondo, mentre i fianchi si inarcavano verso di lui per riflesso.
Lui era sdraiato su un fianco, appoggiato ad un gomito, per non gravarle addosso, l’altra mano saldamente tra le gambe di Veronica, accarezzandola senza sosta.
Continuò ad entrare ed uscire da lei con un ritmo regolare, incontrando i suoi movimenti alla perfezione, prima di attirare di nuovo la sua attenzione.
“Perché no?” insistette avvicinando il viso nuovamente alla sua pancia e risalendo verso il seno poggiando veloci baci qua e là. Tracciò con la lingua piccoli sentieri fino a raggiungere uno dei capezzoli e inumidirlo appena con le labbra.
“Perché quando hai cominciato a chiamarmi così..” sospirò lei accarezzandogli il petto distrattamente, stringendogli di tanto in tanto le dita attorno al braccio man mano che il ritmo saliva e le spinte diventavano più decise, meno delicate e più frequenti.
“..hai cominciato anche ad odiarmi..”
Ben presto Veronica non ebbe più il fiato di continuare il discorso perché le uniche cose che uscivano dalle sue labbra erano gemiti e pezzi di frasi sconnesse, che stavano a significare solo una cosa. Era molto, molto vicina al limite e il pensiero di farla venire soltanto accarezzandola con due dita contribuì solo ad aumentare l’eccitazione di Logan e a farne precipitare l’autocontrollo a livelli pericolosamente imbarazzanti.
“Ma ora è diverso..Noi siamo diversi. Lo sai questo vero?” domandò lui chinandosi per mordicchiarle il lato del collo mentre con il pollice le sfiorava appena il clitoride.
Tornò ad occuparsi dei suoi capezzoli, abbandonati solo pochi istanti prima. Ne succhiò uno tra le labbra, pizzicandolo il più delicatamente possibile con i denti, chiudendo gli occhi, sopraffatto dall’emozione.
Il respiro pesante e frequente fu la sola risposta.
“Veronica..?” la chiamò continuando ad aumentare il ritmo. La stimolazione combinata delle sue dita era così forte che aveva la mente troppo annebbiata per poter anche solo annuire.
Passò all’altro seno e si soffermò di più a tormentarlo con la punta della lingua, girando prima in un senso e poi nell’altro, prima di lasciare che le sue labbra se ne appropriassero.
“Ver..” fece per chiamarla di nuovo, mentre il suo fiato sulla pelle umida e sensibile dei capezzoli la faceva rabbrividire, ma in quel momento il suo corpo cominciò a tremare e un istante dopo si irrigidì, inducendo le sue pareti interne a contrarsi maggiormente attorno a lui, mentre con le braccia lo stringeva forte mormorando soltanto le sillabe spezzate del suo nome.

Era la cosa più bella che avesse mai visto.
Con nessuna donna con la quale era stato aveva mai provato nulla del genere. Sentire il corpo minuto di Veronica sciogliersi tra le sue braccia, la sua voce sopraffatta dal piacere cantilenare il suo nome, le labbra tremanti per l’emozione, la pelle accaldata e a tratti resa lucida dal sudore. Era del tutto diverso da ciò che fino ad allora aveva ‘imparato’ sul sesso.
Continuò ad accarezzarla finchè il suo corpo si rilassò di nuovo, poi fece scivolare delicatamente fuori le dita e la abbracciò, tuffando il viso tra i suoi capelli, respirandone a fondo il profumo. Era un odore particolare, solo suo. Sapeva di frutta, di qualcosa di tenero, come un bambino, ma allo stesso tempo aveva qualcosa di forte, di terribilmente femminile e attraente.
E a maggior ragione adesso, sconvolta dai brividi dell’orgasmo, con la pelle delle guance calda e la fronte leggermente imperlata di sudore, con il cuore che le batteva furiosamente nel petto a contatto con il suo, era ancora più bella.
Si sdraiò sulla schiena, portandola con sé e lei si sistemò sul suo corpo. I suoi seni erano schiacciati contro il suo petto, una gamba intrecciata a quelle più lunghe e muscolose di lui, l’altra piegata sopra i fianchi.
La sua coscia strusciò contro la sua erezione, sempre presente, anche se leggermente dimenticata negli ultimi momenti.
“Ver…Veronica..?” la guardò, ma lei aveva gli occhi chiusi. Teneva una mano poggiata alla sua spalla mentre la punta delle dita dell’altra giocavano con i capelli sulla nuca e scendevano lungo il collo, accarezzandolo lievemente, fino a fermarsi all’altezza del cuore, dove a palmo aperto mimò il battito veloce picchiettando leggermente sulla pelle liscia.
Riaprì gli occhi e lo guardò. Avvicinò il viso al suo e gli sfiorò la guancia con la punta del naso, prima di avvicinare le labbra a quelle leggermente schiuse di lui e baciandolo lentamente e languidamente.
Lui le accarezzava la schiena con una mano, con movimenti regolari, avventurandosi ogni volta sempre più in basso verso il sedere per poi ritornare alla nuca, in mezzo ai capelli, facendo ogni volta sempre più pressione con i polpastrelli. Le percorse la colonna vertebrale e si fermò non appena raggiunse le deliziose fossette sulle natiche.
Veronica si mosse appena, scivolando con la coscia sul bacino di Logan, che smise all’istante di baciarla e con la mano che teneva sul suo fondoschiena l’attirò ancora più vicina.
“Ronnie..” sussurrò di nuovo, in tono d’ammonizione però, usando proprio l’appellativo che a lei non piaceva. Sapeva che Veronica aveva capito e che faceva finta di niente, ridendo tra sé e sé.
Lei però si decise a guardarlo, con la sua classica espressione da cucciolo. “Che c’è?”
Lui non le rispose. Inarcò un sopracciglio e lanciò un occhiata alla sua coscia ferma sul suo bacino.
“Che c’è che non va?” domandò ancora lei guardando a sua volta verso il basso. Fece per muovere ancora la gamba, di proposito, ma Logan fu più veloce ad interpretare i suoi pensieri e con l’altra mano le afferrò l’incavo del ginocchio, fermandola.
”Non puoi pretendere che io rimanga indifferente a certe cose. Perché credimi, sto cercando disperatamente di non perdere il controllo, ma se tu continui a fare così..” fece un cenno col capo alla loro posizione “..a toccarmi, a provocarmi..” lasciò la frase in sospeso, ma facendo leva con la mano, trasportò Veronica completamente sul suo corpo, in modo che sentisse chiaramente come le sue apparentemente involontarie carezze avevano avuto effetto su di lui. Lei per non sbilanciarsi, aveva poggiato le mani sul letto, ai lati della sua testa.
“Oh..” commentò. C’era qualcosa nel suo viso che la rendeva genuinamente sorpresa e lo intenerì. Probabilmente lei non aveva ancora realizzato l’effetto che la sua sola vicinanza gli faceva e magari ne era anche leggermente intimorita.
“Hei..” richiamò la sua attenzione scostandole una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso.
Lei lo guardò intensamente per un istante e poi abbassò il viso di nuovo e ricominciò a baciarlo con più trasporto. Gli teneva il viso con le mani, mentre quelle di lui erano saldamente ancorate ai suoi fianchi.
Si muoveva lentamente sul suo corpo, con piccoli movimenti circolari e nonostante tutta la buona volontà, il corpo di Logan era quello di un qualsiasi sano ragazzo di quasi vent’anni, e come tale stimolato in quel modo gli fece perdere ogni freno.
Lentamente rovesciò le posizioni, intrecciando le gambe con quelle di Veronica e poggiandole una mano dietro la schiena, rotolando sul materasso reggendosi sul braccio per non schiacciarla.
Quando si separarono per prendere aria, gli occhi di Veronica si aprirono di nuovo, mentre le sue mani scendevano inesorabili fino ai suoi fianchi, tenendo il suo corpo più vicino.
La sua erezione venne a contatto con l’apertura umida di lei, che mugolò qualcosa di incomprensibile al suo orecchio, mandandogli scariche elettriche per tutto il corpo.
Le fece piegare in ginocchio che ancora accarezzava dopo aver invertito le posizioni e Veronica istintivamente piegò l’altro, così che il bacino di Logan fu completamente accomodato fra le sue gambe.
“Sei sicura?” la voce gli tremava e non poteva fare a meno gi guardarla fissa negli occhi, per captare il minimo segno di paura o fastidio.
“Sono sicura.” Gli rispose annuendo con il capo e abbozzando un sorriso.
Non seppe cosa glielo fece pensare con certezza, ma era sicuro che non le fosse mai stata posta quella domanda.
Allungò una mano verso i suoi jeans, ai piedi del letto, per recuperare un preservativo, ma Veronica lo fermò.
“Prendo la pillola.” Lo informò arrossendo. Non seppe cosa dire.
La prendeva perché aveva in programma di fare l’amore con lui o non aveva mai smesso di prenderla da quando stava con Duncan? Il sorriso che gli riservò bastò a fugare ogni dubbio, ma continuò comunque ad armeggiare con le tasche finchè non ne estrasse un pacchettino viola, con espressione vittoriosa.
“Vorrà dire che saremo doppiamente protetti.” Le rispose stampandole un bacio sul naso e uno sulle labbra prima di aprire il pacchettino con i denti, attento a non danneggiarne il contenuto.
Veronica lo osservò mentre lo indossava e lui si rese conto di essere arrossito.
“..cosa?” le domandò sorridendo quando ebbe finito.
”Niente..” scosse appena la testa.
“Da quant’è che te lo porti dietro?” domando poi ridendo più apertamente e le piccole scosse del suo corpo, così vicino, lo contagiarono e finì col affondare il viso nell’incavo del suo collo e stuzzicarle piano con la lingua la pelle sensibile sotto l’orecchio.
“Un ragazzo deve sempre essere previdente. Ma non darti troppe arie. Sei stata solo molto fortunata stasera.” Mormorò contro la sua pelle.
Lei gli diede una patta sul braccio, sempre sorridendo.
“Ah si? Sei davvero un..”
“..ragazzo magnifico?” lui si risollevò sulle braccia guardandola negli occhi, che sorridevano e brillavano allo stesso tempo. “Grazie.”
“Io stavo per dire un’altra cosa, veramente.” Specificò inarcando un sopracciglio. Tirò un profondo sospiro e lasciò scivolare il palmo di una mano sul suo petto.
”E’ che per te è tutto così naturale.” Sussurrò un poco più seria.
“Perché lo è..” la rassicurò schioccandole un bacio a fior di labbra “..anche per te.” Concluse ridacchiando in risposta e abbassandosi per mordicchiarle di nuovo il lato del collo.

Si, Veronica aveva già avuto esperienze prima, ma era sicuro che ancora non vedesse il sesso, fatto con le premesse giuste, come una cosa tanto naturale da non aver bisogno di spiegazioni o preparazioni particolari. Ma non poteva biasimarla, visto il suo passato.
“Fidati di me.” Aggiunse molto serio guardandola così intensamente che lei si sentì trapassare da parte a parte. I suoi occhi nocciola erano ancora più scuri del solito, ma brillavano di riflessi color miele mentre si abbassava verso di lei per baciarla sulle labbra. Non fu giocoso o devastante, solo molto dolce. La baciò piano e ripetutamente solo a stampo, senza pretendere nulla di più, e lasciò che fosse lei ad approfondirlo alcuni lunghi istanti dopo, poggiandogli una mano sulla guancia.

Sapeva che stava per succedere. Aveva sentito una mano di Logan scenderle lungo il lato del seno, soffermarsi appena sui fianchi, accarezzarle l’esterno della coscia per poi arrivare al ginocchio e risalire verso l’interno.
Sfiorò col il dorso della mano la sua apertura, sentendola tremare appena, mentre guidava il suo membro dentro di lei. Delicatamente e senza smettere mai di guardarla, cominciò a penetrarla e lei si rese conto che era vero. Era naturale, come respirare.
Non sapeva nemmeno perché si aspettasse di essere nervosa o di provare fastidio. L’aveva già fatto. Il suo corpo aveva di gran lunga le idee più chiare di lei, perché cominciò ad accogliere Logan senza problemi, anche se doveva ammettere che era un po’ diverso da ciò che aveva provato con Duncan.
Tolse la mano, lasciandola scivolare sulla coscia morbida e provò ad azzardare una leggera spinta per penetrarla un po’ di più e si fermò appena Veronica chiuse gli occhi.
“Ti faccio male?” domandò preoccupato fermandosi all’istante, trattenendo il fiato e sorreggendosi sugli avambracci contro il materasso.
Veronica scosse la testa, gli occhi socchiusi, l’espressione vagamente corrucciata mentre si concentrava sulle sensazioni che il suo corpo le trasmetteva, come perfetti diagrammi, dal punto in cui i loro corpi erano uniti, fino al cervello, propagando scariche elettriche fino alla punta dei capelli e delle dita.
“Veronica..?” sussurrò ancora per attirare la sua attenzione inspirando profondamente, solo perché era rimasto troppo senza aria nei polmoni.
Ma lei era così piccola e fragile sotto di lui e farle male era l’unica cosa che non si sarebbe mai perdonato.
“Sto bene..” lo rassicurò aprendo di poco gli occhi ancora socchiusi. “Adesso potresti..muoverti?” suggerì a bassa voce.
Logan rilassò appena i muscoli delle braccia, tornando a respirare quasi normalmente, tanto che il suo petto e il suo ventre sfioravano leggeri contro il seno e la pancia piatta di lei ad ogni respiro.
Mosse impercettibilmente una gamba nel tentativo di guadagnare maggior equilibrio, e involontariamente la penetrò un poco più a fondo.
Gli occhi di Veronica si aprirono di scatto, e l’aria sembrò volatilizzarsi dai polmoni di Logan nel vederla per un momento disorientata. Si maledisse in silenzio.
Ma non c’era dolore tra i suoi lineamenti delicati. Sorrideva.
“Logan rilassati..” Lo prese in giro, accarezzandogli un braccio con la punta delle dita, scorrendo lungo i muscoli contratti e fermandosi sulla sua spalla.
“Facile per te parlare, visto che dipende tutto da me qui.” Protestò lui senza riuscire a trattenere un sorrisetto. Ma la sentì rilassata e questo alleggerì il peso che sentiva nel petto.
“Vedo che il tuo ego ha sviluppato una vita propria..se l’avessi sap-” ma la voce le si smorzò in gola quando Logan, stavolta deliberatamente, spinse il bacino contro il suo, unendoli quasi completamente.
Lo guardò con la bocca aperta per la sorpresa, mentre d’istinto anche l’altra mano si era stretta sulla sua spalla, imprimendo nette mezzelune con le unghie sulla pelle calda e morbida.
“Ah..sono riuscito a farti stare zitta alla fine eh?” sorrise passandosi appena la punta della lingua sul labbro inferiore, per inumidirlo.
La baciò con foga, quasi divorandola e ingoiando i suoi gemiti sconnessi.
Dolcemente ma con mossa sicura, cambiò di nuovo posizione, in modo che lei fosse sopra.
Veronica allargò d’istinto le gambe, poggiando le ginocchia sul materasso e le mani a palmo aperto sul suo petto.
La guardava e sorrideva, accarezzandole le cosce con le dita, risalendo verso i fianchi, dove si fermarono saldamente.
Lei però sembrava un po’ confusa. Le venne in soccorso. “Dovrebbe essere più comodo per te se..” esitò un momento scrutandole il viso “..se sei tu a..” lasciò in sospeso, ma lanciò uno sguardo ai loro corpi uniti, arricciando appena le labbra in uno di quei suoi soliti sorrisi mozzafiato.
Lei arrossì, mordendosi il labbro inferiore e tentando di annuire. Le diede un buffetto d’incoraggiamento su un fianco e poi tornò a sostenerla saldamente. Veronica si rilassò e si accorse che teneva i muscoli delle cosce ancora in tensione. Non appena si lasciò andare, sentì Logan scivolarle dentro completamente e si ritrovò a boccheggiare per la mancanza improvvisa d’aria. Lui aveva chiuso gli occhi e si aggrappava ai suoi fianchi come se ne andasse della sua vita. Aveva la mascella contratta, le palpebre abbassate, il viso reclinato leggermente all’indietro sul cuscino e aveva le labbra schiuse.

Oh si, decisamente era lui quello con più esperienza. Avere la possibilità di muoversi era liberatorio e soprattutto le dava una cosa che non aveva mai provato. La consapevolezza di avere la situazione sotto controllo, che nessun altro avesse deciso per lei cosa poteva o doveva sentire, la sensazione che la sua vita non fosse vissuta da qualcun altro e che lei fosse solo una spettatrice.
Gli era grata per questo. Forse non aveva realizzato quanto fosse davvero importante per lei, ma avrebbe trovato il modo per dirglielo o per farglielo capire.
Sollevò lentamente il bacino, facendo leva sulle ginocchia e lasciandosi guidare dalle mani di Logan.
Lo sentì scivolare fuori da sé quasi del tutto poco prima di lasciarsi andare di nuovo con un sospiro e riaccoglierlo.
Riaprì gli occhi e la guardò soffocando un gemito quando arrivò nuovamente in fondo. Era così perfetta per lui. Era fatta apposta per lui. E non solo a livello puramente fisico, anche se i loro corpi sembravano fatti apposta per completarsi a vicenda.
Veronica era la forza che gli era mancata, il coraggio che per troppo tempo non aveva mostrato, la dolcezza che aveva scoperto, e l’amore che aveva imparato a ricevere.
Lei gli teneva le mani sul petto, per sorreggersi, accarezzandolo piano. Da quando si era rilassata e si lasciava guidare da lui, aveva sentito un’incredibile benessere invaderla. Qualcosa che le bolliva dentro piano piano, aumentando d’intensità man mano che il loro ritmo prendeva più convinzione.
Lasciò vagare lo sguardo sui muscoli mentre li sfiorava con i polpastrelli e li sentiva contrarsi ad ogni movimento, quando il suo corpo incontrava il proprio.
Poggiò una mano sopra quella di Veronica ferma sulla sua pancia le diede un buffetto complice. Poi risalì lungo il braccio, accarezzandola e dopo aver sfiorato la curva della spalla, ridiscese, verso il collo e sempre più giù. Abbassò il viso per seguire il tragitto delle sue dita, leggere come ali di farfalla mentre si posavano sopra ad una goccia di sudore che scorreva in mezzo ai seni, inumidendole la pelle ed accompagnandola fino verso l’ombelico. Trattenne il respiro quando lo sentì scendere ancora e smise momentaneamente di muoversi.
Quando lui cominciò ad accarezzarla nel punto in cui i loro corpi s’incontravano, si lasciò sfuggire il suo nome in un sospiro, stringendogli le cosce attorno ai fianchi, contraendo ogni muscolo.
“Lo..Logan. Logan” ripetè.
“Oh..dio..” sospirò Lui a mezza voce mentre le dita della mano che le teneva sul fianco stringevano un po’ di più la presa. Quel movimento involontario lo aveva fatto sentire ancora più profondamente dentro il corpo caldo di Veronica e la sensazione l’aveva sopraffatto.
Lei respirava un po’ affannosamente mentre si lasciava andare alle carezze di Logan, mordendosi il labbro inferiore quando sentì l’altra mano chiudersi perfettamente sul seno destro, massaggiandolo dolcemente, mentre il capezzolo indurito strusciava contro il palmo. E quando furono le dita a stuzzicarlo, la sua vista cominciò ad annebbiarsi e fu costretta a chiudere gli occhi per cercare di riprendere controllo delle sue azioni. Lui dedicò le stesse eccitanti attenzioni anche all’altro seno, fino a che Veronica non lo fermò intrecciando le dita della sua mano con le proprie e guidandola dietro la schiena, appena sopra il sedere. Un po’ riluttante smise di accarezzarla e portò anche l’altra mano dietro la sua schiena, più in alto, proprio nel centro.
La tenne saldamente, facendo leva per sollevarsi dal materasso e mettersi seduto in modo che il seno di Veronica fosse adesso schiacciato contro il suo petto, stimolando entrambi al contatto.
Le portò una mano fra i capelli e la trasse a sé per baciarla. Lasciò che la lingua si insinuasse tra le sue labbra morbide ed esplorasse ogni centimetro della sua bocca, assaporandone l’inconfondibile aroma di ciliegia. Le succhiò entrambe le labbra, pizzicandole lievemente con i denti, lasciando che poi fosse lei a fare la stessa cosa.
“..non fermarti..” le sussurrò in un orecchio mordicchiandole poi il lobo.
“..non fermarti, ti prego” aggiunse stringendola di più a se.
Lei aprì la bocca per rispondere ma non uscì alcun suono. Ricominciò a muoversi, sollevando il bacino con un gemito. Stare abbracciati consentiva ai loro corpi di essere praticamente uno solo, tanto che Veronica non riusciva a distinguere i propri movimenti da quelli di lui, anche se la forza del suo corpo era innegabile.
Continuò ad ondeggiare lentamente, ma con movimenti molto profondi, fino a che non furono di nuovo le sua mani forti a guidarla e ad aumentare il ritmo, accompagnato adesso da gemiti frequenti e incomprensibili da parte di entrambi.
Veronica sentiva alcune ciocche di capelli che le aderivano alla schiena, accaldata e sudata, mentre passava le dita tra quelli spettinati e ribelli di Logan, tenendogli il viso nell’incavo del collo, dove aveva trovato un altro dolce modo di torturarla che di certo le avrebbe lasciato dei segni per parecchi giorni.
Sentiva il suo corpo cominciare a tremare, come era successo prima, quando lui l’aveva solo accarezzata, si aggrappò alle sue spalle con tutta la forza che le era rimasta, ed era davvero poca.

Sentirla sciogliersi così inesorabilmente tra le sue braccia, aggrappata al suo corpo era una sensazione quasi insopportabile e dovette richiamare tutta la sua forza di volontà per non venire prima di lei, anche se era così vicino al limite.
Perché, dannazione, voleva che fosse lei a lasciarsi andare per prima, a dargli fiducia, a lasciare che la guidasse fino in fondo, e voleva guardarla negli occhi in quel momento, non essere troppo stravolto dall’orgasmo per ricordare ogni minima espressione del viso della ragazza che amava.
“..lasciati andare..” le sussurrò poggiando la fronte contro la sua, mentre alcuni boccoli biondi gli sfioravano le guance. “..io sono qui..” aggiunse trattenendo un gemito mentre lei scendeva sul suo corpo per l’ennesima volta.
Veronica strinse le mani a pugno, mentre dopo un altro paio di spinte finalmente la tensione all’interno del suo corpo si sciolse d’improvviso, trascinandola in un vortice di piacere e confusione. Sentiva ogni minima fibra del suo corpo contribuire al suo benessere, i muscoli delle gambe contrarsi, mentre Logan continuava a muoversi dentro di lei, sorreggendo il peso del suo corpo ormai quasi sfinito.
Alzò il viso e incontrò lo sguardo sconvolto di lei. Le guance di un rosso vivo, le labbra tremanti, il respiro velocissimo e, nel silenzio fu quasi sicuro di sentire il battito furioso del suo cuore.
Aveva resistito abbastanza non aveva più senso trattenersi e mugolando disperatamente il nome di Veronica come una nenia, contro la sua spalla, venne.
Sentì il suo corpo esile abbandonarsi contro di lui. Poggiò la fronte bollente contro il lato del collo e il fiato caldo gli solleticava il petto. Ma non era l’unica cosa.
Non aveva gridato il suo nome, ma in compenso una manciata di lacrime le rigava le guance ed un paio scivolarono anche su di lui, confondendosi con le goccioline di sudore.
Fece per dire qualcosa, ma lei gli poggiò due dita tremanti sulle labbra, rifugiandosi ancora di più tra le sue braccia accoglienti e sicure. E dal movimento delle sue labbra contro la pelle, sentì che sorrideva.
Le baciò la fronte e la cullò dolcemente, senza fretta finchè il suo corpo non si fu rilassato un poco, anche se neanche a lui ne erano rimaste molte. Poi si sdraiò, portandola con se e coprendo entrambi con il lenzuolo. Senza allontanarsi troppo, uscì da lei e si occupò del preservativo, tornando poi ad abbracciarla, giocando distrattamente con i suoi capelli lunghi. Era così tenera e piccola in confronto a lui, ma era stata capace di una forza devastante e lui era ancora senza parole.

*****

Non riuscì a dormire nemmeno un minuto, nonostante la spossatezza che gli intorpidiva tutti i muscoli.
Si limitò ad osservarla mentre riposava placida a pancia in su, con il lenzuolo che arrivava a coprirle a malapena il seno.
Stava su un fianco con la testa appoggiata al palmo della mano e l’altra le cingeva dolcemente la vita.
Per tutto il tempo il contatto non era mai mancato, e anche se lei adesso dormiva, non poteva fare a meno del suo calore. Per di più il letto ad una piazza di Veronica era piccolo per due persone e starle vicino era anche una necessità.
Guardò la sveglia sul comodino. Erano le 3 e mezza. Lanciò uno sguardo alla stanza, di solito sempre ordinata, sul cui pavimento adesso erano sparpagliati i loro vestiti, mescolati alla rinfusa. Pensò per un momento a cosa sarebbe potuto succedere se per caso, Keith fosse rientrato prima dal suo viaggio di lavoro con Cliff.
Sorrise, perché poteva immaginarsi il padre di Veronica inseguirlo fino in strada, con una mazza da baseball (nel caso fortunato) o con una pistola calibro 38 (nel più malaugurato), mentre correva probabilmente mezzo nudo verso la macchina.
Era perso nei suoi pensieri e non si accorse che Veronica aveva riaperto gli occhi e lo guardava, un po’ assonnata. Si stropicciò gli occhi e poi gli poggiò una mano sul petto, per attirare la sua attenzione. Si voltò subito, con un sorriso.
“Hei piccola..” la salutò sporgendosi per baciarla prima su una guancia e poi sulle labbra.
“Mmh..ciao..” mugolò in risposta inspirando profondamente e arrossendo.
Svegliarsi con Logan praticamente nudo a fianco, era una sensazione nuova anche estremamente piacevole ed eccitante.
Arricciò le labbra in un delizioso broncio, passandosi una mano fra i capelli spettinati. “Che ore sono?” domandò abbozzando uno sbadiglio.
“Le 3 e mezza.”
“E’ presto..perché non dormi?” sbadigliò di nuovo.
Logan scrollò le spalle e approfittò per sistemarle una ciocca di capelli dietro la spalla, strofinando la punta del naso contro il lato del collo. Non sapeva perché era rimasto sveglio, ma era come se la sua mente non volesse perdersi nulla di lei in quei momenti.
“Vieni qui..” suggerì tendendogli un braccio e invitandolo a sdraiarsi con lei.
“Ohh..qualcuno vuole le coccole..” la prese in giro accettando però di buon grado l’invito.
“Uhm..” si finse pensierosa “Sai, mi hanno detto che non sono la parte migliore..ma io credo dipenda molto dalla compagnia..” e senza preavviso lo trascinò sopra di se in modo che la sua testa restasse appoggiata contro il suo seno e lei potesse accarezzargli la nuca.
Logan abbassò lo sguardo e sorrise, annuendo e sistemandosi più comodamente. La strinse a sé per la vita e intrecciò le loro gambe.
Non seppe dopo quanto finalmente si lasciò andare e si addormentò, ma di sicuro, aveva un sorriso sereno sulle labbra.

Fine

fandom: veronica mars, fanfic (ita)

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