"Sì, grazie. Quello che ti pare, mi va bene tutto."
Si sedette sul divano, mentre Claire spariva in cucina a prendere qualcosa (di sostanzioso, sperava Peter. Volare era ancora una delle attività più stancanti di tutte, anche se era tra le più facili.), guardandosi intorno. Non si era sistemata per niente male, e c'era meno rosa e orsacchiotti in giro di quanto Peter si fosse aspettato. Ma dopotutto, non aveva davvero realizzato che Claire non aveva più 17 anni. Il concetto di Claire ventenne sembrava ancora astratto, anche se l'aveva vista da vicino e sì, era cresciuta. C'era qualcosa di meno infantile nel volto, e anche nel modo in cui si muoveva. Anche se Peter non l'aveva mai trattata da ragazzina, adesso doveva accettare il fatto che - non lo era più.
Poi gli tornò in mente che se ora era una donna, ed era viva, era anche merito suo, e Peter si ricordò perchè faceva quello che faceva, e perchè aveva bisogno di Claire. Lei dava senso a così tante cose nella sua vita, semplicemente esistendo.
Spostò lo sguardo alla TV e oh, c'era Buffy. E Spike! E...Spense il televisore, fermamente deciso a non cominciare a guardare un telefilm, quando c'erano nipoti per casa con cui recuperare tempo perduto.
Claire si spostò in cucina. Non aveva granchè nel frigo, niente maionese, niente cetriolini o altri sottaceti, ma non era sicura che a Peter piacessero (quante cose non sapeva su suo zio) e alla fine riuscì a preparare un sandwitch al tacchino senza troppe difficoltà. Dopotutto bastavano pane, tacchino, insalata e ketchup.
Non che la cucina non fosse il suo forte, aveva preso dalla madre la mania di cucinare decine e decine di muffin e dolci vari ogni volta che si sentiva stressata, e negli ultimi tempi lo era spesso.
Si doveva ricordare di chiamare sua madre prima di andare a dormire, piuttosto.
Tornò in salone con un piatto e lo porse a Peter, notando che l'altro aveva spento la tv. Oh, bè, tanto quella puntata l'aveva già vista.
"Ecco qui."
Aspettò che lui prendesse il piatto e si sedette sul divano vicino a lui. Si mise un attimo a guardarlo mentre mangiava e poi esordì con un: "Insomma...cosa fai questi giorni?"
Peter le rivolse un sorriso di gratitudine e addentò il panino, parlando tra i morsi.
"Non molto. Ho trovato qualcuno in Iran qualche mese fa, ma giro in Africa da allora e niente. Punto morto. Di nuovo."
Lasciò che gli sfuggisse un sospiro frustrato. Non sentiva il bisogno di nascondere a Claire come si sentiva - questo era un altro dei motivi per cui stare vicino a lei era un sollievo. Non voleva scaricarsi addosso a lei, però, non gli sembrava giusto (è una ragazzina - no, non lo è più), quindi dopo aver ingoiato un altro generoso morso di panino al tacchino, cambiò discorso.
"Cosa stai facendo tu, invece?"
Si ricordava vagamente di un ragazzo, menzionato in qualche mail. Aveva una mezza idea di chiedere direttamente di lui - ma l'argomento scatenava in Peter un misto di sincera contentezza e confusi istinti protettivi. Una domanda generale era più semplice da affrontare, dopo sei ore di volo ininterrotto.
Claire notò il tono dello zio, ma decise di non indagare per il momento. Si concentrò nel rispondere alla sua domanda:
“Bè, non sono successe molte cose da quando te ne sei andato…” Ci pensò un attimo, poi aggiunse: “-certo, a parte il fatto che mi sono trasferita a New York, mi sono diplomata e ho cominciato l’Università.”
Cielo quanto si era perso Peter… Per un momento Claire sperò intensamente che qualsiasi cosa egli stesse facendo in questo periodo valesse tutto questo. Si alzò e prese il piatto vuoto dalle mani dell’altro, lo portò in cucina e lo depose con cura in bilico tra le troppe stoviglie da lavare.
“Poi, come ti dicevo nelle mail, ora mi vedo con Micheal” Riprese tornando in sala, e risedendosi a fianco a Peter “Lui è un bravo ragazzo, gentile, carino, addirittura intelligente” Un piccolo sorriso si fece strada nel suo volto al nominare il ventiquattrenne di Los Angeles
“Non sa dei miei poteri, credo sia troppo presto per sganciare la bomba…senza offesa, ovviamente." Si fermò per prendere fiato, e diede voce ad un'altra domanda che non aveva potuto chiedere a Peter per email:
"Credi che un giorno potremo andare in giro esibendo chi siamo liberamente, Peter? Perché io comincio a essere stanca di nascondere chi sono alle persone a cui tengo.”
Rispose masticando l'ultimo boccone. Peter mangiava sempre in fretta. Mangiare, lavarsi i capelli e altre attività quotidiane del genere erano attività piuttosto inutili, che fino a tre anni prima dovevano spesso essergli ricordate. Ma ora non aveva nessuno a ricordargliele. A pensarci, provò una leggera nausea, scacciata subito via dalla domanda di Claire.
Credi che un giorno potremo andare in giro esibendo chi siamo liberamente, Peter?
"Io lo credo, Claire. Lo credo davvero. E' per questo che sto facendo quello che sto facendo, è il motivo per cui voglio che - che ci troviamo tutti. Per far vedere al mondo, uniti, che possiamo fare cose - grandi. Grandi cose."
Si avvicinò a lei, parlandole come sapeva fare solo con lei, sapendo che capiva. Era facile per Peter capire le persone, ma il contrario? Era abbastanza difficile, avrebbe detto Peter tre anni prima. Ora che aveva passato quei tre anni a cercare di farsi capire da persone che avrebbero dovuto essere come lui, che avrebbero potuto, poteva dire con certezza (e qualche amarezza) che era quasi impossibile.
Claire guardò con piacere mentre lo zio si infervorava parlando di ciò in cui credeva, proprio come soleva fare anni prima. Era stupendo averlo in casa e sentirlo parlare ancora. "Oh, Peter, ne sono sicura, noi riusciremo a cambiare il mondo. Cosa vuoi che sia cambiarlo, dopo averlo salvato?" rispose al termine del discorso con un sorriso, soddisfatta della risposta dell'altro. Certamente con una convinzione del genere, Peter avrebbe sistemato tutto. O perlomeno di questo Claire era convinta. In più, lei avrebbe cercato di aiutarlo in tutti i modi, anche se magari a volte tutto quello che poteva fare era ascoltarlo o continuare a studiare genetica.
Sempre sorridendo si alzò dal divano e tese la mano verso Peter, aspettando che la prendesse.
"Ora che ne dici di farci un giro? Se ci sei tu non ho voglia di passare il compleanno chiusa in casa. Andiamo a farci un giro e parliamo un altro pò. Di certo abbiamo un sacco di cui parlare."
Le prese la mano e la trascinò fino alla finestra più vicina, spalancata. Alzò lo sguardo in direzione del cielo azzurro e bruciante d'Agosto. Non che fosse di un azzurro limpido - non erano le alpi. L'inquinamento di New York avvolgeva l'aria per diversi metri, ma Peter sapeva quanto in alto doveva andare per trovare le correnti pulite. Voleva condividerlo con Claire - mostrarle che potevano cambiare il mondo perchè c'era ancora aria fresca sopra New York e quindi le cose belle esistevano, Claire esisteva, e...Peter non era davvero diventato molto più cinico in questi tre anni, no. Be', non era mai stato bravo ad esserlo, in ogni caso.
"Vuoi fare un vero giro? Non ci vedranno - e non ti farò cadere, promesso. Puoi considerarlo il tuo regalo."
Alzò le sopracciglia e le sfoggiò un sorriso. "Mh?"
Claire si lasciò portare alla finestra da Peter. Le mani di Peter erano calde e rassicuranti. Improvvisamente le venne in mente quando tanti anni fa stavano cercando di salvare il mondo insieme, e anche allora lui le aveva tenuto la mano e lei si era sentita in pace.
"Vuoi fare un vero giro? Non ci vedranno - e non ti farò cadere, promesso. Puoi considerarlo il tuo regalo."
Lo guardò un attimo ancora. Casa casa casa... Lo abbracciò stretto stretto e inspirò il suo profumo, poi alzò la testa e gli sorrise, proprio come i vecchi tempi.
Ai tuoi ordini, pensò divertito, dimenticandosi di dare voce al suo pensiero perchè troppo occupato a sorridere.
Non che importasse, alla fine. Era sicuro di riuscire a dirle molto di più riponendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, (anche se era inutile, perchè in aria si sarebbero annodati e sconvolti, quindi poteva chiamare il gesto carezza e farla finita, davvero.)
Non registrò davvero l'implicazione di lui e Claire come Superman e Lois - un po' perchè pensare a sé stesso come Superman era semplicemente ridicolo (quasi quanto Nathan come Superman, ma non avrebbe pensato a Nathan ora), un po' perchè stava registrando altro. Per esempio, quanto erano cresciuti i capelli di Claire - gli stavano solleticando le mani, che aveva lasciato scivolare attorno alla sua vita.
La sollevò tenendola stretta, prese un respiro. E spiccò il volo.
Si sedette sul divano, mentre Claire spariva in cucina a prendere qualcosa (di sostanzioso, sperava Peter. Volare era ancora una delle attività più stancanti di tutte, anche se era tra le più facili.), guardandosi intorno.
Non si era sistemata per niente male, e c'era meno rosa e orsacchiotti in giro di quanto Peter si fosse aspettato.
Ma dopotutto, non aveva davvero realizzato che Claire non aveva più 17 anni. Il concetto di Claire ventenne sembrava ancora astratto, anche se l'aveva vista da vicino e sì, era cresciuta. C'era qualcosa di meno infantile nel volto, e anche nel modo in cui si muoveva.
Anche se Peter non l'aveva mai trattata da ragazzina, adesso doveva accettare il fatto che - non lo era più.
Poi gli tornò in mente che se ora era una donna, ed era viva, era anche merito suo, e Peter si ricordò perchè faceva quello che faceva, e perchè aveva bisogno di Claire. Lei dava senso a così tante cose nella sua vita, semplicemente esistendo.
Spostò lo sguardo alla TV e oh, c'era Buffy. E Spike! E...Spense il televisore, fermamente deciso a non cominciare a guardare un telefilm, quando c'erano nipoti per casa con cui recuperare tempo perduto.
Reply
Non aveva granchè nel frigo, niente maionese, niente cetriolini o altri sottaceti, ma non era sicura che a Peter piacessero (quante cose non sapeva su suo zio) e alla fine riuscì a preparare un sandwitch al tacchino senza troppe difficoltà.
Dopotutto bastavano pane, tacchino, insalata e ketchup.
Non che la cucina non fosse il suo forte, aveva preso dalla madre la mania di cucinare decine e decine di muffin e dolci vari ogni volta che si sentiva stressata, e negli ultimi tempi lo era spesso.
Si doveva ricordare di chiamare sua madre prima di andare a dormire, piuttosto.
Tornò in salone con un piatto e lo porse a Peter, notando che l'altro aveva spento la tv.
Oh, bè, tanto quella puntata l'aveva già vista.
"Ecco qui."
Aspettò che lui prendesse il piatto e si sedette sul divano vicino a lui.
Si mise un attimo a guardarlo mentre mangiava e poi esordì con un:
"Insomma...cosa fai questi giorni?"
La-Domanda-Più-Stupida-Del-Mondo.
Grande.
Reply
"Non molto. Ho trovato qualcuno in Iran qualche mese fa, ma giro in Africa da allora e niente. Punto morto. Di nuovo."
Lasciò che gli sfuggisse un sospiro frustrato. Non sentiva il bisogno di nascondere a Claire come si sentiva - questo era un altro dei motivi per cui stare vicino a lei era un sollievo.
Non voleva scaricarsi addosso a lei, però, non gli sembrava giusto (è una ragazzina - no, non lo è più), quindi dopo aver ingoiato un altro generoso morso di panino al tacchino, cambiò discorso.
"Cosa stai facendo tu, invece?"
Si ricordava vagamente di un ragazzo, menzionato in qualche mail. Aveva una mezza idea di chiedere direttamente di lui - ma l'argomento scatenava in Peter un misto di sincera contentezza e confusi istinti protettivi. Una domanda generale era più semplice da affrontare, dopo sei ore di volo ininterrotto.
Reply
Si concentrò nel rispondere alla sua domanda:
“Bè, non sono successe molte cose da quando te ne sei andato…”
Ci pensò un attimo, poi aggiunse:
“-certo, a parte il fatto che mi sono trasferita a New York, mi sono diplomata e ho cominciato l’Università.”
Cielo quanto si era perso Peter…
Per un momento Claire sperò intensamente che qualsiasi cosa egli stesse facendo in questo periodo valesse tutto questo.
Si alzò e prese il piatto vuoto dalle mani dell’altro, lo portò in cucina e lo depose con cura in bilico tra le troppe stoviglie da lavare.
“Poi, come ti dicevo nelle mail, ora mi vedo con Micheal”
Riprese tornando in sala, e risedendosi a fianco a Peter
“Lui è un bravo ragazzo, gentile, carino, addirittura intelligente”
Un piccolo sorriso si fece strada nel suo volto al nominare il ventiquattrenne di Los Angeles
“Non sa dei miei poteri, credo sia troppo presto per sganciare la bomba…senza offesa, ovviamente."
Si fermò per prendere fiato, e diede voce ad un'altra domanda che non aveva potuto chiedere a Peter per email:
"Credi che un giorno potremo andare in giro esibendo chi siamo liberamente, Peter?
Perché io comincio a essere stanca di nascondere chi sono alle persone a cui tengo.”
Reply
Rispose masticando l'ultimo boccone. Peter mangiava sempre in fretta. Mangiare, lavarsi i capelli e altre attività quotidiane del genere erano attività piuttosto inutili, che fino a tre anni prima dovevano spesso essergli ricordate. Ma ora non aveva nessuno a ricordargliele.
A pensarci, provò una leggera nausea, scacciata subito via dalla domanda di Claire.
Credi che un giorno potremo andare in giro esibendo chi siamo liberamente, Peter?
"Io lo credo, Claire. Lo credo davvero. E' per questo che sto facendo quello che sto facendo, è il motivo per cui voglio che - che ci troviamo tutti. Per far vedere al mondo, uniti, che possiamo fare cose - grandi. Grandi cose."
Si avvicinò a lei, parlandole come sapeva fare solo con lei, sapendo che capiva. Era facile per Peter capire le persone, ma il contrario? Era abbastanza difficile, avrebbe detto Peter tre anni prima. Ora che aveva passato quei tre anni a cercare di farsi capire da persone che avrebbero dovuto essere come lui, che avrebbero potuto, poteva dire con certezza (e qualche amarezza) che era quasi impossibile.
"Noi possiamo fare grandi cose, Claire."
Reply
Era stupendo averlo in casa e sentirlo parlare ancora.
"Oh, Peter, ne sono sicura, noi riusciremo a cambiare il mondo.
Cosa vuoi che sia cambiarlo, dopo averlo salvato?" rispose al termine del discorso con un sorriso, soddisfatta della risposta dell'altro.
Certamente con una convinzione del genere, Peter avrebbe sistemato tutto.
O perlomeno di questo Claire era convinta.
In più, lei avrebbe cercato di aiutarlo in tutti i modi, anche se magari a volte tutto quello che poteva fare era ascoltarlo o continuare a studiare genetica.
Sempre sorridendo si alzò dal divano e tese la mano verso Peter, aspettando che la prendesse.
"Ora che ne dici di farci un giro?
Se ci sei tu non ho voglia di passare il compleanno chiusa in casa.
Andiamo a farci un giro e parliamo un altro pò.
Di certo abbiamo un sacco di cui parlare."
Reply
Le prese la mano e la trascinò fino alla finestra più vicina, spalancata. Alzò lo sguardo in direzione del cielo azzurro e bruciante d'Agosto. Non che fosse di un azzurro limpido - non erano le alpi. L'inquinamento di New York avvolgeva l'aria per diversi metri, ma Peter sapeva quanto in alto doveva andare per trovare le correnti pulite.
Voleva condividerlo con Claire - mostrarle che potevano cambiare il mondo perchè c'era ancora aria fresca sopra New York e quindi le cose belle esistevano, Claire esisteva, e...Peter non era davvero diventato molto più cinico in questi tre anni, no. Be', non era mai stato bravo ad esserlo, in ogni caso.
"Vuoi fare un vero giro? Non ci vedranno - e non ti farò cadere, promesso. Puoi considerarlo il tuo regalo."
Alzò le sopracciglia e le sfoggiò un sorriso. "Mh?"
Reply
Le mani di Peter erano calde e rassicuranti.
Improvvisamente le venne in mente quando tanti anni fa stavano cercando di salvare il mondo insieme, e anche allora lui le aveva tenuto la mano e lei si era sentita in pace.
"Vuoi fare un vero giro? Non ci vedranno - e non ti farò cadere, promesso. Puoi considerarlo il tuo regalo."
Lo guardò un attimo ancora.
Casa casa casa...
Lo abbracciò stretto stretto e inspirò il suo profumo, poi alzò la testa e gli sorrise, proprio come i vecchi tempi.
"Fammi vedere che sai fare, Superman!"
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Non che importasse, alla fine. Era sicuro di riuscire a dirle molto di più riponendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, (anche se era inutile, perchè in aria si sarebbero annodati e sconvolti, quindi poteva chiamare il gesto carezza e farla finita, davvero.)
Non registrò davvero l'implicazione di lui e Claire come Superman e Lois - un po' perchè pensare a sé stesso come Superman era semplicemente ridicolo (quasi quanto Nathan come Superman, ma non avrebbe pensato a Nathan ora), un po' perchè stava registrando altro. Per esempio, quanto erano cresciuti i capelli di Claire - gli stavano solleticando le mani, che aveva lasciato scivolare attorno alla sua vita.
La sollevò tenendola stretta, prese un respiro.
E spiccò il volo.
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