Titolo: Il dolce oggetto sei tu
Fandom: Biancaneve/La Bella Addormentata
Pairing: Biancaneve/Aurora
Rating: NC-17
Conteggio parole: 1.256 (W)
Prompt: Biancaneve/La Bella Addormentata, Biancaneve/Aurora, "No, grazie. Non mi piace la torta di mele." @
P0rn Fest #3 (
fanfic_italia)
Warning: Tutte le vostre certezze sulle principesse Disney potrebbero andare in frantumi.
Note: Femmeslash. Mio. O. Mai. God.
“Ma le cose non andrebbero così male” piagnucola Bianca, tirando su col naso, “se lui non fosse tanto fissato con questa cosa della morte. Della...” si asciuga gli occhi, “finta morte, cioè, e meno male che è solo finta, però finta oggi e finta domani a una le può pure venire il dubbio che qualcosa non va, no?”
Aurora annuisce, legandosi in vita un grembiulino rosazzurro da cucina. “Ti secca se controllo la torta mentre parli? Ti ascolto.”
“Sì. Perché lui arriva, no, si toglie il mantello, lo butta per terra - lo butta sempre per terra - e poi attacca.” Bianca arriccia il naso come se sentisse un cattivo odore, e comincia a parlare con una vocetta insulsa, lamentosa: “Biancaaaa, amoreeee, lo facciamo un giocooooo?, e a me già mi viene voglia di scappare solo per questo, cioè, uno che te lo dice così? E poi quella calzamaglia lurida... Insomma. Vuole fare questo giochino in cui io ho mangiato, non lo so, una banana avvelenata? Un kiwi avvelenato? L'altra volta era un mango avvelenato. E sono morta. Di nuovo. E lui viene e mi sveglia con questo cazzo di bacio, e io devo stare ferma, ferma, capisci?, e lui si scalda tutto mentre io sono morta, e poi... e poi...”
Bianca affonda la faccia nel fazzoletto, soffiandosi il naso con una gran strombazzata. “Ho sposato un porcoooo!” ulula disperata.
“Oh, tesoro. Tesoro” mormora Aurora, abbracciandola coi guantoni da forno. Bianca le affonda il viso caldo nella pancia e le bagna la camicetta mentre Aurora le dà qualche pacca morbida sulle spalle. “Non piangere. Vedrai che tutto si risolve. Mm?”
“No” annaspa Bianca, soffiandosi il naso. “Ho deciso: lo lascio. Lo lascio e non torno indietro, come hai fatto tu. Mi sono stancata. Lui mi… lui mi…”
“Ama?” suggerisce Aurora, diplomatica ma dubbiosa. “Rispetta?”
“… FA SCHIFOOOO!” geme Bianca.
Aurora sospira, perché con Bianca è sempre la solita storia: viene, piange, si dispera, poi torna da suo marito per dirgli che è finita e in cinque minuti hanno fatto pace e si amano più di prima - fino alla prossima scenata. Molto meglio fare come lei, che ha mollato Filippo su due piedi ed è tornata a vivere nella casetta nel bosco, ma senza le zie fra le palle. Filippo e i suoi agguati nel sonno e i suoi stivali da lucidare e la sua passione per la contadinelle che ballano da sole nelle radure.
Uomini. Meglio perderli che trovarli.
“È pronta!” annuncia allegra, togliendo la torta fumante dal forno a legna. Quando Bianca è di umore lagnoso, la cosa migliore è aggredirla di petto con un’iniezione di zuccheri e buonumore. “Adesso la taglio così si raffredda un pochino, e ce ne mangiamo una fetta insieme. So chi seeei, vicino al mio cuoooor ogn’or sei tuuuu…“ canticchia prendendo i piatti dalla dispensa.
“No, grazie” risponde Bianca, col naso chiuso. “Non mi piace la torta di mele.”
“Questa ti piace” ribatte Aurora, imperterrita. “Tanto per dirne una, non è avvelenata. E se proprio ti senti male ti ficco due dita in gola, non ti metto in una bara di cristallo per vedere quanto ci metti a diventare viola. Quindi” conclude, tagliando una generosa fetta e impiattandola con manualità tutta campagnola, “mangia.”
Bianca contempla le volute di fumo leggero che salgono dal dolce, asciugando un residuo di moccio da sotto il naso. “Sono sicura che l’hanno fatto con le migliori intenzioni” dice alla fine, pianino.
“Non ti preoccupare. Anche io avrei preferito morire piuttosto che farmi mettere un dito in gola da quei sudicioni” osserva Aurora, pratica.
Per un po’ restano in silenzio a guardare i rispettivi piatti, poi Aurora comincia a mangiare la sua fetta strappandone brandelli con le mani. Bianca esita, ma infine la imita. È buona, davvero, e calda, e dopo un po’ Bianca ha smesso di piangere del tutto e Aurora sorride vedendo che le odiate mele le stanno, meraviglia!, piacendo.
“Mmm” fa Bianca, succhiandosi un dito. “A me non veniva così buona. E la nostra cuoca non la fa mai.”
“Perché tu gliel’hai proibito, mi pare” la punzecchia Aurora. “Guarda qua, ti sei sporcata tutta. Che regina sei?” Allunga una mano per spazzolare via col pollice qualche briciola dall’angolo della sua bocca, ma Bianca appoggia la mano sulla sua, tenendosela stretta alla guancia, con un sorriso.
Ha il naso arrossato e gli occhi intessuti di minuscole venuzze e la faccia così calda, ancora più calda adesso che è improvvisamente arrossita. Bianca volta il viso nel suo palmo e raccoglie con la lingua una briciola dalla punta del dito di Aurora.
L’avevamo superata quella fase, pensa Aurora, confusa per un attimo. O no? E a voce alta: “Che dirai a tuo marito?”.
“Niente” risponde Bianca, prendendo un altro pezzetto di torta dal piatto e portandolo alle labbra di Aurora. “Non gli ho mai detto niente. Tu che hai detto a Filippo?”
Aurora non risponde, perché ha la bocca piena, ma la bocca piena non le impedisce di prendere la mano libera di Bianca nella sua e tirarla più vicina sopra il piano del tavolo, sgomitando via i piatti che le intralciano. Mastica in un boccone, sentendo la pasta morbida della torta sciogliersi e disfarsi mentre scende in gola. Sono ferme, le mani strette a vicenda, e l’aria è piena del profumo di mela e di uovo e di zucchero a velo.
Le labbra di Bianca sono sempre dolci, ed è solo un’illusione che adesso lo siano di più, Aurora lo sa, perché di più è proprio impossibile. Cerca con la punta della lingua la polverina di zucchero per lavarla via, cosicché emerga solo il vero gusto di Bianca, e via anche il salato delle lacrime, cerca e rimuove tutto quello che non sia lei, ma Bianca è impaziente e le prende il viso tra le mani e la sua missione è già finita. Aurora si tende sopra il tavolo, il bordo tagliente sotto il seno, lasciandosi annegare tra le dita calde di Bianca e la sua bocca e l’odore di mele che adesso le sembra provenire da ogni margine dei suoi sensi.
Con uno scatto di ribellione si tira indietro, via dal bordo tagliente, e si ricongiunge a lei sopra la seggiola di legno impagliato che a stento le reggerà entrambe, in un affollarsi di gonne soffice e frustrante come un soufflé mal riuscito. I suoi abiti sono più semplici, e Bianca giunge per prima, togliendole per un attimo le forze. Ma Aurora non si perde d’animo, scava decisa tra gli strati di lana e crinoline fino a raccoglierli tutti nel cavo del gomito, ed è con un mugolio soddisfatto che proclama la sua vittoria sulla biancheria.
Affonda delicata e decisa nel calore di Bianca come poche ore prima nel cuore molle e tiepido della pasta per la torta, ascoltando le sue reazioni con orecchio sempre meno fino man mano che Bianca fa altrettanto, e si respirano addosso mentre il tatto deraglia, le dita si fanno tremanti e frenetiche e i muscoli si contraggono loro intorno, bocca sulla bocca, così vicine che l’altra non è che una chiazza sfocata di piacere color zucchero a velo.
Si arrendono l’una all’altra, Aurora per prima, nello scricchiolio della sedia tormentata dal loro peso. Con una mano pesante Aurora fa leva sulla spalla di Bianca per alzare il volto, baciarle la guancia e l’orecchio e il collo, e poi malferma si alza, portandosi le dita umide alla bocca e ripulendole con estrema lentezza.
“Facciamo il bis?” offre, indicando col mento la torta ancora calda, e con lo sguardo tutt’altro.