[Saint Seiya] "Vecchi rancori" [cap. 1]

Nov 28, 2008 00:40

Questa fanfic l'ho scritta qualche anno fa per Natale e da allora l'ho tenuta sotto chiave perché è così vergognosa che io stessa avevo difficoltà a leggerla senza arrossire. Me ne sono ricordata adesso che per l'uni mi serviva andare a controllare alcuni significati a cui ho accennato qui, altrimenti starebbe ancora a fare le ragnatele nel cassetto. :D
Nonostante tutto per questa fanfic ho sempre desiderato realizzare delle fanart e appena me ne usciranno di decenti, le posterò.

I personaggi originali sono di Masami Kurumada, della Shueisha e di Shingo Araki che li ha resi i figoni su cui sbaviamo. Nello scrivere di loro non ci guadagno nulla, tranne un insano divertimento da condividere con chi ama i Cavalieri come me.

Nota: ve la posto divisa in due parti perché non so quanto siete pudici. XD A parte gli scherzi, per essere una mia one-shot è piuttosto lunga, poi vi annoiate.
Qui si parla di 
e di 
. E ci tengo tantissimo a precisare che il mio interesse per il fiore di loto non è blasfemo.



"Vecchi rancori"

Splendeva il Sole ora sul Grande Tempio di Grecia, residenza da tempo immemore del Grande Sacerdote, rappresentante in Terra della Dea Atena; un luogo arido e desolato, lontano dalle grandi città, dove la vita per i pochi abitanti continuava da secoli sempre uguale e senza rassegnazione mentre invece, ironia della sorte, i grandi monumenti dell'antichità alcuni dei quali millenari, sembravano essersi arresi all'azione del tempo e alle cruente battaglie delle quali erano stati spettatori e unici testimoni. Persone e cose accomunate però dalla consuetudine ad accettare quel poco che si poteva ottenere tra quei lembi di terra nell’Egeo. Un luogo che però aveva subìto una svolta con l'ultima violenta battaglia, vedendo la Terra liberata per sempre dalla tirannide di un impostore che per anni vi aveva impunemente regnato trasformando quel luogo sacro in un anteposto del male, un covo di vipere disposte a tutto pur di regnare in un mondo dominato dal caos.

Per fortuna i traditori erano stati sconfitti e certamente un giorno sarebbe stato necessario tornare a combattere, ma per il momento tutti potevano tirare un sospiro di sollievo: finalmente si aveva la possibilità di ricominciare tutto da capo, di dare una vera svolta alla Grecia ed alla propria vita!
Anche la natura sembrava notare la presenza lì, al Grande Tempio, non più del Grande Sacerdote Arles, ma della vera reincarnazione di Atena, una fanciulla giapponese di nome Saori. L'atmosfera che vi si respirava non era più di triste desolazione, angoscia ed impotenza, ormai era di pace, armonia e speranza. I miseri abitanti della città e i pochissimi cavalieri rimasti potevano giurare senza indugi di non aver mai visto una natura splendente. Senza più l'influenza del Male l'erba aveva ricominciato a crescere, i fiori timidamente a fare capolino tra le rocce e gli animali più disparati a farsi vedere, non avendo più alcun timore dell'uomo.
Un solo cavaliere non riusciva a dimenticare il passato, a perdonare se stesso e gli altri per il male compiuto in quella battaglia e, invece di trovare pace grazie all'armonia conquistata con la salvezza della Dea, sentiva di dover trovare presto un avversario contro cui battersi, un "nemico" sul quale scaricare tutta la propria rabbia e il risentimento che provava dentro di sé.
E non impiegò molto per trovarlo...
"Shaka! Ma certo... è colpa di quella specie di femminuccia se il Grande Sacerdote è riuscito a colpirmi col fantasma diabolico, spingendomi ad una lotta senza quartiere col mio amico Pegasus e infine ad uccidere Cassius. Per colpa di Shaka ho tradito la fiducia di due dei più coraggiosi guerrieri che abbia conosciuto. Per lui ho causato sofferenza alle uniche donne che mi stanno a cuore, Castalia e Tisifone. Ma quella bambolina si sbaglia se pensa di farla franca!"
E così, ancora turbato dalle recenti vicissitudini in cui si era trovato coinvolto suo malgrado, mosso dalla rabbia il giovane Cavaliere di Leo abbandonò la propria casa in rovina per recarsi in quella successiva, abitata dal taciturno e misterioso Cavaliere di Virgo.
"Shaka di Virgo! Dove ti sei nascosto, traditore?" gridò non appena entrato nella sesta casa dello zodiaco. Non ottenendo subito risposta iniziò ad avventurarsi tra le mura di quel tempio che a differenza del suo aveva riportato pochi danni, giusto qualche colonna ed una parte del soffitto crollate… Altro motivo valido per farlo innervosire ancora di più.
"Virgo!!"

Fu allora che lo vide, bellissimo e assorto come sempre, quasi una divinità ultraterrena tanto grandi erano la sua grazia, il suo grado di concentrazione e l'eleganza con cui meditava nella posizione tipica dello yoga al pari di un sokushinbutsu(1). Era assiso sull'enorme fiore di loto al centro della casa, chiaro emblema delle sue lontane origini orientali, intuibili anche dalla manifestazione del mandala del kongokai(2) visibile alle sue spalle allorquando si preparava a sprofondare il malcapitato di turno nel regno ultraterreno che avesse ritenuto più confacente. Aiolia si ricordò all'improvviso delle voci sentite riguardo all'uomo che ora gli era di fronte, all'apparenza dolce e delicato come la Vergine dal cui segno prendono vita il suo cosmo e la sua Sacra Armatura, in realtà un nemico pericoloso ed astuto, assolutamente da non sottovalutare. Tutt'al più che si diceva fosse sul serio la reincarnazione del Buddha Shakyamuni(3), l'Illuminato per eccellenza dell' Induismo. E si diceva pure che i suoi poteri fossero più intensi quando egli avesse gli occhi aperti per sferrare il Sacro Virgo, quel colpo in grado di togliere all'avversario i cinque sensi, uno per uno, fino a ridurlo ad una larva umana.

Nonostante tutte queste leggende lo avessero suggestionato, veritiere o meno che fossero, al punto di avere un fremito e desiderare di tornare indietro, rimase ancora dei secondi a contemplarlo, obnubilato da tanta pericolosa bellezza. Era forse a questo che si riferivano quando parlavano di impossibilità di utilizzare i cinque sensi? Che significasse semplicemente che chiunque si sarebbe sentito attratto ed intorpidito, ebbro di sensazioni piacevoli alla vista di quella… ebbene sì, perché non chiamarla creatura di luce, data la fluente chioma dorata che scendeva morbida su di un corpo snello e flessuoso, ma forte dei tanti anni di duro addestramento in India e nell'arida terra di Grecia. Le vestigia d'oro che lo ricoprivano quasi per intero come a voler mettere in risalto la sua figura androgina da Venere tentatrice e quel raggio di Sole che penetrava dal soffitto mezzo distrutto andando a posarsi sui suoi capelli, sublimavano la sua figura tanto che persino il fiore di loto su cui sedeva, sebbene fosse di pietra, sembrava essersi schiuso per proteggerlo ed innalzarlo.
Ebbe appena il tempo di chiedersi se il cavaliere suo pari fosse sveglio o in uno stato catartico, che l'altro smise di meditare, si accomodò sul fiore di loto in una posizione di riposo e, senza minimamente scomporsi, parlò rivolgendoglisi.
"Aiolia di Leo, irruente come il tuo solito, a quanto posso constatare. Cosa ti porta qui, a disturbare la mia meditazione?"
Un ghigno irridente si dipinse sul volto del Cavaliere più spalaldo.
"Davvero lo ignori, Shaka?"
"Non mi pare di averti arrecato offesa alcuna, Cavaliere. E se così non fosse, ti chiedo di volermi perdonare, certamente non ne avrò avuta l'intenzione."
"Non ricordi, eh? Provvederò io a rinfrescarti la memoria…"
"Per prima cosa saresti pregato di moderare i toni, in casa mia."
"D'accordo, posso anche moderare il linguaggio con te, Shaka, ma ciò non toglie che a causa tua io non riesca a trovare pace dentro di me e a gioire come tutti gli altri per la sconfitta del Male e la pace finalmente conquistata."

Il Cavaliere della sesta casa continuava ad ascoltare i vaneggiamenti di Leo senza minimamente scomporsi, quasi fosse sul serio un essere superiore, riuscendo però in questo modo solo ad accrescere l'ira di Aiolia.
"Hai fatto sì che Arles mi colpisse col fantasma diabolico, e così ho dovuto ferire sia Pegasus che Cassius! Quest'ultimo… purtroppo… a morte." Pronunciò le ultime parole come svuotato, la violenza era qualcosa che aveva sempre aborrito ed avrebbe voluto non utilizzare mai le sue abilità per causare la morte di qualcuno. Dopo qualche istante di ricordi ormai sbiaditi, riprese ad alta voce: "Non avresti dovuto distrarmi, maledetto!"
"Distrarti io? Guardati, Aiolia, sei così facile all'ira che basta un nonnulla per prenderti alla sprovvista. Non incolpare gli altri delle tue mancanze."
Detto ciò il Cavaliere del segno della Vergine stava per riprendere gli esercizi spirituali, annoiato dalle futili elucubrazioni dell'altro, ma quegli decise di porre fine all'atteggiamento altero e saccente di quell'uomo che stava insinuando in lui la sensazione di costituire un "punto debole".
Fu costretto a domandarsi che cosa in realtà gli arrecasse tanto fastidio. Il suo aspetto angelico dovuto a quei lineamenti finemente levigati nella creta, la fulgida chioma dorata, le sue forme splendidamente simmetriche (ciò era intuibile anche nonostante la presenza delle sacre vestigia d'oro che indossava) quasi "contese" tra la fierezza maschile ed una grazia tale da essere invidiabile per qualunque donna… Senza dubbio il cavaliere più adatto per custodire il Gold cloth di Virgo.
Ma ora che era giunto fin lì, Aiolia non avrebbe accettato di tornare indietro senza prima aver tentato di avviare una discussione più o meno prolifica - doveva almeno comprendere perché l'altro gli provocasse quello stato d'animo così inquieto.

"Mi stai ignorando di proposito? Guarda che non ho finito di parlare con te."
"Ed io ti avevo già avvertito di moderare i toni con me e di non disturbare oltre la mia meditazione. Cosa c'è, hai bisogno che ti venga fatto presente quando sei inopportuno? Ti prego di sbrigarti se hai davvero bisogno di chiarire qualcosa come asserisci, giacché non ho tempo da perdere in ciarle inutili."
"Ti piace così tanto spiare le anime nei mondi ultraterreni? Sei peggio di quel sadico invasato di Death Mask della quarta casa."
"Cosa? Questa me la pagherai, Leo. Tu sai benissimo che non è una mia scelta l'aver ereditato il compito di custode dei varii regni ultraterreni; tutti tranne l'Elisio che è competenza di Atena."
"Permettimi di consigliarti di passare più tempo tra i vivi, finché lo sei pure tu. Per quanto tu sia vicino a molte divinità, non sei comunque immortale. E poiché anche in tempi di pace si corre sempre il rischio di una nuova battaglia, dovresti fare qualcosa di diverso ogni tanto, non trovi?"
"Per esempio oziare come te?"
"Mhh… allora diciamo… oziare in modo diverso da te. Dimmi la verità, in concreto non fai nulla!"
"Allora ti sfido, e vediamo chi di noi due dimostra di aver oziato di più."

Sul volto del Cavaliere della quinta casa si dipinse un'espressione di soddisfazione: finalmente Virgo era caduto nella sua trappola e lui ora aveva la possibilità di dimostrarsi più forte.
"Non aspettavo altro."
"Volta di...!" Ma il Cavaliere di Virgo non ebbe modo neppure di lanciare il suo colpo che l'altro gli si avvicinò scattante e gli bloccò le mani, impedendogli i movimenti.
"Virgo, avevi dimenticato che sono un felino?"
L'altro si trattenne a stento dal replicare alzando la voce "Grr, maledetto."
"Eh eh! Stai calmo, Shaka, non ero io quello facile all'ira?
"Senti, davvero non ho ancora capito che vuoi!"
"Io voglio…" e gli s' avvicinò all'orecchio per sussurrargli qualcosa, suscitando l'ira dell'altro cavaliere.
"Ma... tu sei pazzo! Tanti anni vissuti tacciato come traditore, portandoti appresso il peso delle colpe di tuo fratello, hanno completamente stravolto il tuo raziocinio!"
"E perché, scusa? Semmai la colpa è delle battaglie, specialmente quando" - e qui Aiolia iniziò sul serio a perdere la consapevolezza delle proprie azioni e senza accorgersene mise una mano attorno al collo del Cavaliere della sesta casa, mentre alzava la voce per la rabbia - "per colpa di qualcuno si viene costretti ad uccidere i propri amici, o a fare tutto il possibile per riuscirci! E la colpa è soltanto tua! Tua e di quel bel faccino pulito che ti ritrovi!"

Virgo all'improvviso comprese di aver sottovalutato la follia che aveva sin dal primo momento intuito albergare nel cuore dell'altro. Fu preso da un grandissimo timore quando si sentì stringere il collo ancora di più. Un attimo prima aveva pensato che il suo avversario si sarebbe sfogato urlandogli contro qualcosa e che l'avrebbe subito lasciato andare, invece l'altro cavaliere, solitamente uno dei più leali, d'improvviso si dimostrava uno psicopatico pronto ad ucciderlo in base a convinzioni che non stavano né in cielo né in terra. Egli, d'altro canto, dopo aver affrontato tante battaglie e tante difficoltà al Grande Tempio, non poteva certo lasciarsi sopraffare senza tentare nulla. Fu così che, per la prima volta dopo un tempo che pareva infinito, aprì gli occhi lentamente. E per Aiolia, suggestionato dai proprii fantasmi interiori e dai tanti dubbi che continuavano ad assillarlo, oltre che dalle storie che aveva sentito su Shaka, il tempo parve fluire a scatti, quasi vedesse scorrere davanti a sé dei fotogrammi.
Il suo cuore per un attimo rallentò dinanzi alla consapevolezza di essere uno dei pochissimi a cui era concesso vedere gli occhi del Cavaliere della Vergine. E quando finalmente poté specchiarsi in quegli zaffiri splendenti, tanto erano belli anche i suoi occhi, non solo tutto il corpo e qualunque cosa lo riguardasse, egli ne rimase completamente soggiogato, al punto che sì, stringeva ancora una mano attorno al collo del biondo cavaliere, ma ormai senza esercitare la minima pressione, avvinto dall'avvenenza ultraterrena dell'altro, il quale però non gli ispirava affatto tutto il timore di cui tanto parlavano, benché mostrasse una grandissima determinazione.
Restarono immobili per alcuni istanti, durante i quali Aiolia continuò a contemplare il volto stupendo del suo avversario e quello invece lo fissava con disprezzo.

Infine si decise a cedere; e la sua mano si spostò inaspettatamente dal collo al volto.
"Sei… davvero bello Shaka. Non dovrei dirlo nel corso di un duello; non al mio avversario... soprattutto non a te, ma credimi se ti dico che non ho mai visto occhi così splendidi, accarezzato guancia più serica o trovato più grazia in una donna." E senza attendere risposta da parte dell'altro, lo baciò dolcemente, posando le proprie labbra sulle sue con decisione, ma senza alcuna intenzione di approfondire il bacio, almeno per il momento. Quando si tirò indietro e lo guardò in viso, l'altro era ancora fermo, sconvolto. Lo guardava come se pure dentro di lui si agitasse un turbinio di pensieri.
"Shaka…" non riusciva a dire altro, non sapeva spiegare a se stesso il perché di quel bacio e neppure in generale di ciò che gli passava per la testa tutte le volte che gli si trovava davanti, ma poiché l'altro non si decideva a dire nulla, gli sembrò brutto mancare almeno di tacere senza inventare una scusa.
"Non so dirti che mi succede ultimamente, ogni volta che ti vedo io… esco fuori di senno. È vero, hai ragione tu a dire che mi distraggo, ma la mia fonte di distrazione sei tu. Perdonami per prima, non avevo intenzione di farti del male."
"E per il bacio non mi chiedi scusa?"
"Dovrei? Non mi hai respinto, eppure non ti trattenevo con la forza. Potevi benissimo trovare il modo di evitarmi, se soltanto l'avessi voluto e non è stato così, mi sembra."
"La verità - iniziò timidamente il Cavaliere di Virgo - è che non me l'aspettavo. Non so dirti che sensazione ho provato, era il mio primo bacio…"
Arrossirono entrambi a questa inattesa rivelazione, poi il Cavaliere di Leo iniziò a ridere.
"AHAHAH! Scusami, non è per riderti in faccia, ma vorresti farmi credere che sei vergine in tutti i sensi e non solo come segno zodiacale? Nonostante la bellezza che ti ritrovi?"
"Non capisco che cosa ci sia di strano. Sai, noi orientali siamo abituati a comportarci in modo diverso da una belva felina come te. "
"A volte però è comodo avere l'istinto di un animale..."
"Alle volte è più bello avere la guida del raziocinio! Si possono ottenere soddisfazioni più grandi."
"Davvero? Dimostrami cosa intendi per soddisfazioni non immediate che valgono davvero la pena. "
Il cavaliere biondo sbuffò.
"Lo sai che non ho tempo da perdere inutilmente. Lasciami in pace, per favore."
"Ma dai, devi ricominciare a meditare? Ah, che noia! Tu saresti capace di meditare anche in certi momenti!"

Virgo abbassò la testa arrossendo. E Aiolia dopo un attimo di smarrimento comprese di aver fatto centro ed arrossì se possibile ancora di più.
"Santi Numi, Shaka! Ci credo che sei tu l'unico destinato ad indossare le Sacre Vestigia di Virgo!"
"E tu un rozzo ignorante. Mai sentito parlare di tantra?"
"Certo, ma non credevo ci fosse sul serio qualcuno che lo mettesse in pratica!"
"Senti, Aiolia, è inutile spiegarti."
"Dici bene, molto meglio agire. Perdona la sfacciataggine, ma preferisco meditare di scopare qualcuno che scopare pensando alla meditazione." E non perse tempo ad impadronirsi nuovamente delle labbra dell'altro, che stavolta sentì fremere e cercare di ribellarsi dato che, malizioso, aveva continuato a tenerlo bloccato per le mani, anche se l'aveva fatto per impedirgli di lanciare i suoi potenti colpi. Decise di giocarsi il tutto per tutto e con prepotenza si avvicinò a lui con l'intero corpo, stringendolo in un abbraccio molto stretto. Si avvinghiò letteralmente al biondo, questa volta insistendo finché non riuscì a baciarlo con la lingua.
"Sei un depravato. Che vuoi fare ancora? Togliti subito di mezzo, per favore."
"No."
"Leo!" gridò quello, stizzito.
"No." ribatté ancora l'altro con voce più pacata ma ferma, appiccicandoglisi addosso e facendo aderire perfettamente i loro corpi.

Aiolia non indossava l'Armatura d'Oro del Leone, ma una semplicissima corazza di cuoio che lasciava poca immaginazione alla vista del suo corpo in tutto simile ad una statua greca, e stavolta fu Shaka a non poter distogliere l'attenzione da lui. Aveva la sensazione di poter sprofondare in quegli occhi verde scuro che gli apparivano indecifrabili. In fondo che ne sapeva degli sguardi e dei loro significati, lui che, sempre intento a meditare, si era ostinato per moltissimo tempo a tenerli chiusi privandosi della vista della gente che lo circondava. Lui, essenza della Perfezione e della Bellezza, dovette riconoscere dentro di sé a malincuore che il suo avversario aveva ragione a rimproverarlo di aver sprecato tante opportunità nella vita e di rischiare di perdersi tante esperienze belle del mondo reale. Per essere un asceta teso all'illuminazione aveva vissuto diversi anni circondato solo dall'oscurità. Questa semplice consapevolezza lo convinse ad osservare con maggiore attenzione l'uomo che lo stringeva a sé provocandogli tante sensazioni contrastanti.
Certo fino a quel momento non aveva immaginato affatto che si sarebbe trovato a guardare un uomo così da vicino per capire se con lui avrebbe potuto instaurare un rapporto diverso da quello solito tra due cavalieri di Atena. E lo trovò dannatamente bello nonostante l'aspetto trasandato. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, Shaka pensò che l'uomo davanti a sé fosse attraente proprio a causa del suo modo di agire ribelle. Innanzitutto Aiolia aveva sul serio un'indole impulsiva e coraggiosa da felino unite alla regale eleganza di un vero leone; pregi che dimostrava di voler ignorare, dal momento che accettava la sua investitura a Cavaliere d'Oro più per rispetto della memoria di Aioros e per la Dea Atena, che non come segno di fedeltà verso coloro i quali per ben tredici anni l'avevano emarginato e considerato alla stregua di un traditore.
Shaka trovò intrigante quel miscuglio di eleganza nei movimenti assieme all'espressione imbronciata del volto, quei riccioli castani di media lunghezza con delle ciocche rese ancora più ribelli grazie ad una fascetta rossa con cui li teneva indietro come sua abitudine. Per non parlare della maglietta turchese indossata sotto la corazza, che lasciava intravedere i pettorali sodi e rendeva più acceso il colore degli occhi, mentre i pantaloni chiari aderenti e i calzari di cuoio incrociati fin quasi alle ginocchia fasciavano le gambe evidenziandone la muscolatura.

Il Cavaliere di Virgo arrossì vistosamente, perso nella contemplazione della bellezza virile dell'altro e per un attimo desiderò avere le mani libere per capire cosa si provi ad accarezzare il volto di un'altra persona.
Vedendolo incantato, il Cavaliere di Leo domandò se fosse tutto a posto, e stavolta la sua voce parve talmente dolce all'altro cavaliere, che questi si sentì spiazzato, tutt'al più che Aiolia liberò la stretta dai polsi ed egli fu libero di poter soddisfare la propria curiosità.
Allora, dopo aver posato una mano al tanto familiare fiore di loto, fonte per lui ora di sicurezza più che simbolo di dimenticanza, con l'altra timidamente accarezzò il volto del Cavaliere della quinta casa, leggermente ruvido per la breve ricrescita della barba. Quel contatto però non gli dispiaceva e dopo alcuni secondi di esitazione da parte di entrambi, finalmente si scambiarono un bacio dolce e appassionato allo stesso tempo, abbracciandosi a vicenda per poi separarsi appena affannati e rossi in volto.

"Aiolia, io… io non posso andare oltre. Ti prego, basta così."
"Ma perché, non capisco. Ci siamo appena baciati e tu non eri affatto disgustato."
"Lo so ma credimi, non posso. Io non posso e basta!"
"Che vuoi dire, Shaka, pochi istanti fa sembravi desiderarmi ed ora ti tiri indietro?"
"Il Grande Tempio è un luogo sacro, non possiamo profanarlo oltre."
"Sicuro che sia per questo? Non mi sovvengono particolari regole su come comportarsi tra cavalieri, beh a parte rispettare un codice cavalleresco anche in battaglia ed obbedire agli ordini dall'alto, pur senza conoscerne il fine ultimo. Non sarà invece che…" - Virgo si sentì quasi mancare il fiato appena Aiolia iniziò l'ultima frase, sperando con tutto se stesso che non avesse compreso il vero motivo del suo rifiuto - "ti vergogni?"
Nel sentirsi porre quell'ultima domanda in maniera tanto ingenua, nonostante il Cavaliere fosse sicuramente meno disinibito di lui, Virgo fu tentato quasi di ridergli in faccia come prima aveva fatto l'altro, e si sentì sollevato. Per fortuna dunque Aiolia non aveva compreso.
"Ma che domande mi fai? Te l'ho detto, non puoi capire. Lasciami andare adesso."
"Non se ne parla! Almeno finché non mi avrai detto qual è il vero motivo. Altrimenti…"
"Lasciami, lasciami! Non possiamo e poi non voglio! Fermati, codardo!"

Iniziò a gridare ed agitarsi, mentre poteva sentire i muscoli forti dell'altro vibrare d'irritazione. Comprese di aver fatto male a sottovalutarlo sin dall'inizio, primo per la follia che dimostrava a tratti coi suoi repentini sbalzi d'umore e l'ira che già in passato non aveva saputo dominare (quando aveva lanciato i suoi colpi migliori contro Atena e il Grande Sacerdote) e rammentando anche la sensazione di pochi minuti prima, quando sembrava seriamente intenzionato a strozzarlo; secondo per la differenza di forza fisica, in quanto l'altro gli era certamente superiore, seppure solo come uomo visto che come cavalieri si equivalevano, tanto che nei loro duelli non vi era mai stato un vincitore ed un vinto; terzo, ora temeva che potesse avverarsi la previsione del suo vecchio Maestro e che i tantissimi duri anni di addestramento ascetico potessero andare in malora per soddisfare pochi minuti di istinti terreni.

Ma Leo quando voleva qualcosa, o qualcuno, era davvero testardo e, senza nemmeno bisogno di opporre molta forza fisica, lo spinse indietro stendendolo sul fiore di loto per poi bloccarlo col suo corpo.
"Qual è il vero motivo, Shaka? Dimmelo, se vuoi ch' io ti lasci libero."
"Ti giuro che non posso dirtelo, Aiola, o l'avrei già fatto." Rispose quelli quasi con le lacrime agli occhi. Al che il cavaliere della quinta casa perse le staffe, non potendo sopportare la vista di uomini in lacrime. Per lui i cavalieri dovevano essere fieri, coraggiosi, giammai piagnucoloni! Certe ostentazioni di debolezza l'avevano sempre inorridito.
"Sei davvero una femminuccia smidollata e senza alcun ritegno. Aborro gli uomini come te, che non hanno un briciolo di coraggio neppure per ammettere ciò che vogliono e che passano la vita illudendosi di servire nient'altro che cause perse!"
"Lo sai che non è così. Non per me, io non sono come tutti gli altri cavalieri! Io… ho un compito diverso da svolgere e devo pensare a quello prima… d'ogni altra cosa."
"Allora resta pure qui a crogiolarti fra i tuoi vacui pensieri. Restatene da solo a spiare le anime dei morti come hai fatto per tanti anni. Certo che per sembrare un luminoso angioletto non sei altro che un freddo spettro! Si può sapere cosa ti fa sentire tanto diverso dagli altri, tanto superiore ad ogni essere vivente? Ti sei convinto sul serio di essere la reincarnazione di Shakyamuni? Vedremo subito quanto sei uomo e quanto divinità!"
"No! Lasciami, Leo! Che intenzioni hai? Nooo! Non toccarmi, farabutto, non puoi fare nulla se non voglio pure io."
"Liberissimo di agitarti, ma non ti mollo così facilmente."
"Aiolia, ti prego, non farlo. Ti spiegherò tutto, ma non proseguire, io non posso fare l'amore con te."
"Insomma, Virgo, smettila e fidati!" Magari ti piacerà, sussurrò poi al suo orecchio con dolcezza.

Virgo era troppo basito e spaventato allo stesso tempo per opporre resistenza, inoltre non riusciva mai ad abbandonare l'idea - speranza per lo più - che l'altro si accorgesse dell'assurdità di ciò che si apprestava a fare e tornasse sui suoi passi prima che fosse tardi. Non riuscì quindi a respingerlo e, nonostante ogni reticenza, aspettò passivamente che l'altro si fermasse da solo.
Aiolia lo baciò di nuovo al fine di calmarlo almeno un po' ed iniziò a spogliarlo dell'armatura finché non lo ebbe denudato completamente.
Il fisico scultoreo di Virgo era un tale spettacolo, che indugiò nel proseguire: aveva visto giusto allorquando aveva immaginato le sue forme perfettamente simmetriche e proporzionate. La sua pelle diafana sembrava risplendere grazie ai timidi raggi del Sole che ormai volgeva al crepuscolo. Rimase a contemplarlo per lunghi istanti, meravigliato al pensiero di desiderare così ardentemente un uomo, lui che era sempre stato considerato il fidanzato di Castalia, tanto da finire per crederci egli stesso.
Evidentemente si era sempre sbagliato, o forse era l'effetto che il potere di Shaka esercitava su di lui o quello della dimenticanza dovuto al fiore di loto su cui giacevano. Nulla gli importava di ciò, il suo unico interesse era ormai solo quello di fondersi con quell'essere sublime che l'aveva irretito con la sua bellezza e fierezza. Ignorò quindi le proteste dell'altro, sul cui corpo si fece strada accarezzandolo con le mani e col volto come a fargli le fusa, sprofondò il viso nell'addome per assaporare già quell'idea di simbiosi che non vedeva l'ora si concretizzasse; lo solleticò con la barba nel riempirlo di baci fino all'ombelico e quando lo sentì sussultare si spinse più giù per dedicarsi a qualcosa di nuovo persino per lui.

Continua…

1) Sokushinbutsu: erano quegli eremiti che cercavano di ottenere l'illuminazione (la pienezza della bodhi - infatti Shakyamuni era Il Buddha) e nella speranza di riuscirvi si sottoponevano ad una vita di prove e stenti al limite dell'umano, fino a quando poi non si sentivano "pronti". E allora si facevano seppellire vivi.
Nel cartone Shaka sarebbe la reincarnazione di Buddha, ma lo paragono ad un sokushinbutsu perché passava la vita nella meditazione, dedito alla ricerca della perfezione.

2) Mandala: i mandala sono alcune forme di sutra, forme artistiche atte a ricreare i simboli sacri del buddhismo, la cui contemplazione rende più efficace la meditazione. Altri tipi di sutra sono componimenti in versi o i mantra, frasi o singole parole ripetute.
Il Mandala del Kongokai è quello diviso in 9 settori ed è il simbolo per eccellenza del buddismo esoterico (infatti Shaka di Virgo diciamo "gestiva" i mondi ultraterreni).

3) Shakyamuni però non viene rappresentato nei mandala (come da noi non viene rappresentato Dio ma Gesù) quello disegnato nei due mandala è Dainichi Nyorai e attorno a lui si trovano: a nord Tenkuraion (Divyadundulimegha nyrghosa), ad est Hodo (Ratnaketu), a sud Kaifukeo (Samkusumitaraja), ad ovest Amida* (Amitaba). Tra di loro ci sono: a N-E Miroku (Maitreya); S-E Fugen (Samantabadha); S-W Monju (Mañjusri) ed infine a N-W Kannon (Avalokitésvara). In corsivo (nei punti cardinali) i Buddha; gli altri 4 sono Bodhisattva; dopo di loro ci sarebbero i sokushinbutsu.
* Infatti quando qualcuno muore, pregano rivolti verso Ovest in direzione del paradiso di Amida.
Una precisazione riguardo il Mandala del Taizo: I Buddha sono seduti su un fiore di loto bianco, gli altri sul fiore di loto rosso e tutti insieme (le 9 manifestazioni principali) su un grande fiore di loto rosso.

fanfic, saint seiya

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