Lo cunto de li cunti

Sep 09, 2008 10:32

Conoscete Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile?
Stamattina me ne sono ricordata, e ho trovato questo link. Se fate Ctr+ ingrandite la pagina (e Ctr- per rimpicciolirla), altrimenti è difficile da leggere, e già è in dialetto napoletano. Però è bello ^_^ E' una storia scritta come una fiaba, ma anche come il Decamerone, e come le Mille e una Notte. La protagonista una ragazza che non ride mai finché non s'imbatte in una vecchietta che le lancia una maledizione: un Principe è caduto in un sonno profondo (come Biancaneve sembra morto e giace in una bara) e l'unico modo di riportarlo in vita è di piangere sulla sua tomba per tre giorni, fino a riempire una coppa di lacrime. E la vecchia condanna lei a questo amore perché reputa impossibile che la ragazza ci riesca.
Appena Zoza vede il principe, se ne innamora subito, ed è così disperata di saperlo morto che piange e piange finché, affaticata, non si addormenta. E la vecchia strega che fa? Le toglie la coppa e finisce di piangere lei. Il principe si risveglia e ringrazia la strega per averlo riportato in vita (non sapendo che in realtà il merito era soprattutto di Zoza). Nonostante questa non fosse bella, lui mantiene la parola data anni prima, e la sposa.
Zoza nel frattempo, una volta risvegliatasi e non trovando più il principe, capisce di essere stata ingannata, ma dopo anni di tristezza stavolta non vuole farsi abbattere: anche se terribilmente avvilita e di nuovo infelice, decide di tentare il tutto per tutto per riavere il suo bel principe.
Non voglio certo rovinarvi tutto perciò...

Nella città, in piazza, c'erano molte persone che un mestiere dovevano pur inventarselo, e le donne storpie che per necessità aveva dovuto ingegnarsi, per vivere recitavano storie. Erano tutte molto brave, incantavano sempre un gran numero di persone. Il principe, che non riusciva ad essere contento con la moglie, una megera, che iniziava a diventare acida e intristirsi perché ancora non avevano un erede, avendo saputo di queste narratrici ordinò alle guardi che portassero a palazzo le migliori. Tra queste ovviamente si introdusse anche Zoza, vestita da stracciona.

Ogni giorno per cinque giorni si esibì una di loro, narrando dieci racconti. Zoza volle essere l'ultima e così, quando arrivò l'ultimo racconto del quinto giorno, lei come storia raccontò quella che era in pratica la sua vera storia. E quando concluse, il principe comprese come stavano realmente le cose, fece scacciare la strega e sposò la ragazza. Non appena l'ebbe guardata meglio, la riconobbe come la ragazza addormentata nei pressi della sua tomba e si accorse di amarla da quel momento. ^^

[Se non troverò lavoro, giuro che faccio lo stesso, mi vesto come i mimi e mi metto a declamare in piazza le gesta eroiche dei miei maschioni.]

Io molto spesso mi sento *come* Zoza, solo tramite i racconti posso trasmettere emozioni e "salvare il principe". Sapete che non scriverò mai del principe che salva la donzella in pericolo.

Quello che mi chido è: lei è innamorata, ma il principe è fuggito con un'altra e l'ha sposata. Anche se Zoza sa di essere stata lei a rendere possibile il suo risveglio, e sa che il principe è caduto in un inganno come lei, il "maschio di corte" dovrebbe essere lui così assennato da comprendere tutto da solo. Un po' mi sta sulle scatole chi capisce solo col senno di poi (e appunto è uke, tocca a lei fare il Seme).
Allora lei che decide di tentare il tutto per tutto pur di conquistarlo (badate bene, lei sapeva di essere innamorata di lui; non sapeva se lui l'amava o no), non è egoismo? Lei non agisce per gelosia, lo fa per amore. Ma tentare di conquistare qualcuno è amore o egoismo? Quando ci si innamora, si diventa egoisti? Forse sì. La solita legge dell'istinto di sopravvivenza?
Cioè io capisco benissimo cosa poteva provare lei, ciò che non capisco è quando è giusto insistere, per il bene di entrambi, e quando bisogna cedere, per il bene suo. Perché: se lui fosse stato innamorata della strega, è giusto cercare di intromettersi a forza? Se è Amore, invece di cercare di conquistarlo, non dovrebbe limitarsi a stargli accanto e vegliare su di lui - mezzo deficiente com'è - per evitare che la strega se ne approfitti meschinamente, e nel frattempo aspettare (di fargli acquisire consapevolezza)? E' giusto metterlo in guardia, oppure se ci rendiamo conto che ce ne vuole per aprirgli gli occhi, che vada a quel paese lui e la strega e la città e tutto il resto? >__<

La situazione reale secondo me è questa: il principe ha notato subito la bellezza di Zoza, e ha compreso che lei era bella anche nell'animo. Tuttavia, a causa dell'incantesimo per cui se si fosse risvegliato avrebbe sposato la sua eroina, non si tira indietro né come uomo né come principe. Il sacrificio morale di cui lui sa farsi carico è mantenere la parola, mentre quello di cui sa farsi carico lei è l'attesa. Lei ha atteso per anni, quando ha visto un barlume di felicità, il suo sorriso si è spento di nuovo, ma lei non vuole più spegnersi nell'animo. E aspetta di nuovo. Solo che lui è troppo importante, Zoza non può aspettare passivamente, sarebbe questo il vero delitto! E il principe è tutt'altro che immaturo o debole. Non è neanche un mezzo deficiente. Lui capisce che la donna che ha sposato non è una bella persona - non lo è nell'animo - e se non va lui in cerca di Zoza è perché non vorrebbe rattristarla, relegarla al ruolo di "amante", ruolo indegno per la fanciulla che ama!
Ma allora in questo caso - quando c'è consapevolezza da ambo le parti - lei fa bene a non cedere!

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