Capitolo VII

Jul 26, 2006 18:40


Capitolo VII

Iniziò a slacciare la fibbia della cintura, quindi i pantaloni dalla vita e infine glieli abbassò, guardando incerto il grosso membro di Asbjørn. Pensò che questa volta quell’attrezzo non gli avrebbe fatto male, però non riusciva neppure ad immaginare di penetrare un uomo! Dopo ciò che gli avevano inflitto per tanti anni pensò che forse non ci sarebbe mai riuscito, nemmeno con una donna: ormai si vedeva soltanto col ruolo di chi subisce.
Indeciso circa dove iniziare e come, posò una mano su quel membro turgido, che si mosse al contatto, e subito la distolse da lì, ma poi decise di riprovarci, capiva che non sarebbe riuscito ad ottenere nulla se non avesse insistito. Era inoltre curioso di sapere se Asbjørn avesse ragione: magari sfogandosi in questo modo si sarebbe davvero messo l’anima in pace ed avrebbe definitivamente lasciato alle spalle qualunque ricordo spiacevole.
Scese a toccare lo scroto, giocando coi testicoli, come se stesse cercando di saggiarne la consistenza, comprenderne bene l’utilità. Senza quasi rendersene conto si trovò rapito da quel gioco, lui da quando lo avevano trattato come una donnaccia diceva, non aveva mai toccato in questo modo neppure il proprio corpo. E si spinse ad esplorare sempre più giù, tra le gambe dell’uomo. Accarezzò la linea tra le natiche, toccò i glutei sodi e poi, spinto dalla curiosità, si fece ancora più ardito e guardò bene in direzione della sua apertura.
Era lì che subiva sempre; era quella la cosa che tanto bramavano da lui?
Gli pareva un’idea talmente insensata!

Alzò il volto per guardarlo meglio e lo vide teso, anche l’uomo però non avrebbe implorato, lo sapeva bene, in questo si somigliavano come due gocce d’acqua. Toccò piano la superficie ruvida dell'ano, poi senza fretta spinse piano con un dito, sentendo l’uomo tendersi sotto di lui. Ne mise anche un altro e li spinse tutti e due dentro, provocandogli un gemito.
‘Chissà se già con due dita riesce ad avere un’idea di cosa significhi prendere dentro un membro eretto e magari anche di modeste dimensioni!’ A quest’idea gli venne spontaneo spingere forte per farle entrare completamente: per essere un uomo grande e grosso, Asbjørn era maledettamente stretto. Guardò il suo viso ancora una volta, e lo vide contrarsi in una smorfia, senza tuttavia dire nulla.
Evidentemente no, non provava affatto lo stesso dolore che gli aveva inflitto!
Tirò fuori le due dita e ne aggiunse una terza, non gli andava di perdere completamente la verginità. Almeno davanti voleva per il momento conservarsi intatto se era vero che pure lui poteva sul serio fare queste cose, come gli uomini maturi che fino ad allora si erano sempre approfittati fisicamente di lui. Ma in effetti torturare l’altro in questo modo lo considerò il minimo che potesse fare... E non avrebbe smesso finché non l’avesse sentito urlare o implorare, anche a costo di… un’idea alquanto malsana gli balenò in mente. Non dovette pensarci a lungo per prendere la sua decisione. "Ma certo! A costo di …!!" Che non equivaleva certamente a stuprarlo, però forse per l'uomo sarebbe stato anche peggio: da vero guerriero qual era, Asbjørn non avrebbe opposto resistenza avendo dato la sua parola; ed Ulrik non avrebbe certo sprecato quest’occasione. Spinse dentro tutte e tre le dita vedendolo inarcarsi, e s’inorgoglì nel sentirne il respiro diventare affannoso. Evidentemente lo sforzo per trattenersi doveva costargli molto caro.

“Fa male?
“Nh, Ahh! Sì che fa male! Però continua come credi, puoi farmi tutto quello che vuoi.”
“Se le cose stanno così…”

Le spinse a fondo con un po’ di fatica, sentiva i muscoli dell’altro allargarsi in maniera innaturale e forse stava esagerando ma non voleva negarsi nulla, non doveva negarsi nulla, e perciò continuò a spingere anche se all’apparenza inutilmente, quelle dita sembravano non voler entrare più di tanto! Provò a tirarle fuori quanto bastava per muoverle e cambiarne leggermente la posizione, e poi spinse di nuovo. Fece così per diverse volte. Asbjørn in alcuni momenti pareva piuttosto sofferente, tentava di tenersi aggrappato a qualcosa per resistere a quel supplizio, ma già dopo una manciata di istanti non ce la faceva più. Il suo affanno si fece più intenso, quasi un rantolo. Avrebbe voluto dire al ragazzo di smetterla, ma non poteva. Dovette perciò farsi coraggio pensando che, se aveva resistito alla bruciatura della ferita, stringendo i denti avrebbe resistito anche a questo.

Ulrik però non aveva certo finito… Sentendo l’uomo gemere sembrò acquisire la consapevolezza di chi ha in mano il potere di decidere della vita di una persona e, se fino ad allora si era imposto qualche limitazione, improvvisamente cambiò idea. Spinse le tre dita dentro e fuori dal corpo di Asbjørn con un ritmo man mano più serrato. Il polso iniziava a dolergli, però sentiva di non poter interrompere quella rivalsa senza arrivare fino in fondo.
Continuò così finché non sentì il corpo del re diventare più scivoloso all’interno. Lo guardò in faccia e l’espressione che gli vide stavolta lo lasciò pienamente soddisfatto di se stesso: l'uomo era completamente rapito dalle sensazioni che lui, Ulrik, gli stava facendo provare con prepotenza; il suo viso sembrava essersi sciolto in un’espressione dolce e implorante, essenza stessa della lussuria - espressione che non avrebbe mai creduto possibile vedere, non sul volto di un guerriero nobile e fiero come lui!
Gli occhi erano socchiusi, il volto arrossato, quel volto che di solito incuteva timore e rispetto e ora invece tutto ciò che esprimeva era l’unione al contempo di estremo piacere e dolore, in un modo che non avrebbe lasciato indifferente nessuno. Il corpo muscoloso infine appariva così provocante, sudato e scosso da fremiti, che Ulrik si decise a proseguire la sua opera per portarla a termine, senza lasciarla incompiuta. Fece appena fuoriuscire le dita per aggiungervene una quarta che avvicinò all’apertura e, con cautela, spinse anche quella all’interno. L’uomo non era più capace di resistere oltre, tant'è che si lamentò per il dolore, seppur sforzandosi di trattenere le lacrime agli occhi. Iniziò a gemere il nome del ragazzo numerose volte finché l’altro a forza di insistere riuscì ad avere ragione del suo corpo e spinse per intero le dita all’interno. Asbjørn urlò e tentò invano di sollevarsi per sfuggire alla sua presa, ma non poteva: l’altro, più giovane e perfettamente in salute, risultava essere più forte di lui.

“Ulrik! Non… resisto più.”
“Eh, no! non ti lascerò andare. Mi hai ordinato tu di farti ciò che voglio.”
Detto questo, con l’uomo sotto di sé totalmente soggiogato, ed avvertendo per la prima volta l’eccitazione farsi strada in sé, si fece forza e spinse in profondità sino a far entrare tutta la mano, strappandogli un grido forse addirittura più forte del suo tanti anni prima. Pensò che per pareggiare i conti poteva certo bastare, però ora che si era spinto fin lì non poteva resistere alla curiosità di provare a muoversi all’interno e di chiudere la mano a pugno. Continuò per alcuni secondi, finché l’altro, con la mente ormai persa in chissà quali pensieri, venne, sentendosi spargere il proprio seme caldo sull’addome.

“Ahh, Ulrik, tu invece sei così dolce, ma sai diventare così spietato…”

Continua...

capitoli, Asbjørn & Ulrik

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