Titolo: I problemi di una macchina
Rating: Arancione
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life
Personaggi: Eve (Nemesi Nasod), Raven (Pugno di Fuoco)
Wordcount: 1250 (
fiumidiparole)
Prompt: Nomi: Eve per
nomicosecittà @
maridichallenge + Setting - Romance / #03 - Difficoltà @
diecielodeNote: Het, Lime, Self!love
Si erano messi assieme e relativamente presto Raven aveva iniziato ad essere consumato dalla passione bruciante del desiderio carnale. Peccato che ci fosse un problema fondamentale che non aveva notato finché non ci aveva dovuto far fronte in modo diretto.
«Sono un Nasod, non un essere umano...» mormorò Eve, sdraiata supina sotto Raven, il quale stava facendo di tutto per impedirsi di strusciarsi contro di lei «Non sono programmata per riprodurmi...».
Raven, nonostante la prima diffidenza che aveva nutrito nei confronti di Eve, aveva finito con l'innamorarsi di lei. In un primo momento aveva attribuito l'attrazione che provava nei suoi confronti ad una mera illusione, poi alla balzana ipotesi che il suo braccio Nasod avesse avuto il sopravvento sui suoi nervi ed avesse iniziato a controllarlo; infine si era deciso ad accettare l'idea che fosse tutta opera propria e delle proprie emozioni. A quel punto si era relativamente tranquillizzato ed aveva cercato un modo efficace e soprattutto poco imbarazzante per dichiararsi, fatto che era stato facilitato dalla predilezione della Nasod per i luoghi appartati e per la solitudine.
Si erano messi assieme e relativamente presto Raven aveva iniziato ad essere consumato dalla passione bruciante del desiderio carnale. Peccato che ci fosse un problema fondamentale che non aveva notato finché non ci aveva dovuto far fronte in modo diretto.
«Sono un Nasod, non un essere umano...» mormorò Eve, sdraiata supina sotto Raven, il quale stava facendo di tutto per impedirsi di strusciarsi contro di lei «Non sono programmata per riprodurmi...».
Il suo sguardo sembrava distante anni luce dal momento e da quanto stava accadendo. Era fredda come al solito, eppure per qualche motivo al Pugno di Fuoco piaceva quel suo lato sempre così controllato persino in un momento come quello.
Era il contrario di lui, che non riusciva a reprimere gli impulsi più selvaggi e naturali dell'istinto umano.
Raven si sentì mortificato nel constatare che la sua affermazione - che aveva più che altro l'aria di una premessa ed un avvertimento insieme - aveva un significato ben preciso: non avrebbe mai potuto soddisfare i suoi desideri sessuali neppure volendo.
La Nemesi Nasod lo fissava dal basso, esaminando il torace nudo costellato di vecchie cicatrici, i muscoli dell'unico braccio umano rimastogli che guizzavano in risposta agli stimoli nervosi ed il gioco di luci ed ombre proiettato dall'abat-jour sul suo possente braccio Nasod. I jeans neri attillati che portava gli davano un'aria ancora più sexy.
«Non... puoi riprodurti?» domandò Raven, paonazzo in volto, cercando di non abbassare gli occhi verso le sue gambe.
Indossava soltanto i pantaloncini e gli stivali. I seni piccoli erano scoperti ed erano stati degnati d'attenzione solo poco prima.
«No» ribadì in tono più secco lei.
Anche se era un'antica Nasod, il suo popolo non era capace di riprodursi. Era il Nucleo il responsabile della nascita di lei e dei suoi simili ormai morti.
Per un momento notò negli occhi dorati di Raven comparire un'ombra di disagio, prima che il ragazzo decidesse di scendere dal letto.
Si rimise in piedi e si strinse nelle spalle sconsolato, guardando altrove.
«Mi spiace, non volevo...» disse, dandole le spalle ed allontanandosi.
La Nemesi si mise seduta coprendosi con un braccio esile il seno, osservando il profilo del ragazzo mentre si allontanava, mimetizzandosi sempre di più nelle tenebre oltre il cono di luce proiettato dall'abat-jour.
Non lo seguì: rimase semplicemente a guardarlo andarsene finché non fu uscito dalla stanza. A quel punto abbassò gli occhi e strisciò verso il bordo del materasso, chinandosi a raccogliere la parte superiore dell'abito.
«Forse non avrei dovuto dirglielo...» disse, lanciando un'occhiata ai suoi amati moduli Nasod, Levy e Moby, che le si stavano avvicinando. Accarezzò il modulo bianco e rimase lì in attesa, anche se non aveva idea di cosa.
Raven, intanto, era andato a rinchiudersi in bagno. Era avvilito dal fatto che non avrebbe mai potuto fare l'amore con Eve. Era una difficoltà alla loro relazione cui non aveva pensato. In realtà qualche volta aveva immaginato che aspetto avrebbero potuto avere i suoi figli con la Nemesi e doveva ammettere che l'ipotesi di non poterne avere perché lei era un robot non l'aveva mai neppure sfiorato.
«Sono un idiota» borbottò rivolto al se stesso che lo fissava di rimando dallo specchio che aveva davanti.
Si sedette sul bordo della vasca da bagno e si leccò le labbra: era ancora dannatamente eccitato.
«Non dovrei farlo, in realtà, però...» iniziò, senza osare finire la frase. Se avesse continuato, probabilmente le sue parole sarebbero state "... è più forte di me, non resisto...".
Prima di farsi prendere da inutili scrupoli di coscienza, il Pugno di Fuoco si aprì i jeans e s'infilò la mano umana nelle mutande, stringendo indice e pollice attorno al proprio pene, già completamente eretto ed umido di sudore.
Non si era mai masturbato prima di allora, però aveva idea di come fare. Era capitato in argomento una volta con Elsword, per puro caso, scoprendo che lo spadaccino ne sapeva molto più di lui - anche se Raven non aveva voluto sapere perché fosse così informato.
Iniziò piano, passandosi le due dita lungo i lati dell'erezione, gemendo a mezza voce. Ben presto, però, si accorse che non gli bastava.
Aumentò il ritmo fino a masturbarsi con foga, folle di rabbia per la pietà che si faceva da solo e che probabilmente aveva fatto anche ad Eve nel farsi vedere così desideroso di sesso da rimanere deluso fino a quel punto nell'apprendere che per lei era fisicamente impossibile.
Diviso tra piacere e cocente sconfitta, Raven si masturbò con furia, assaporando la soddisfazione fisica solo in piccola parte rispetto a quanto avrebbe potuto goderne se fosse stata frutto del rapporto tanto desiderato. Raggiunse l'orgasmo in breve tempo. Quando venne lanciò un grido che esprimeva ira anziché libidine, poi si lasciò scivolare in ginocchio sul pavimento, la mano umana ancora impegnata con il suo pene eretto mentre con l'altro arto si sosteneva per non finire sdraiato sul gelido pavimento. L'interno dei boxer - che aveva abbassato per masturbarsi meglio - si sporcò abbondantemente del suo sperma.
«Raven? Tutto bene là dentro?».
La voce di Eve aveva un'inflessione di vago rimprovero e pareva impaziente. Il suo commento venne seguito pressoché subito da un frettoloso bussare sulla porta.
Il Pugno di Fuoco alzò rapidamente la testa a guardare l'uscio chiuso, poi l'abbassò altrettanto rapidamente per inchiodare lo sguardo sullo sperma che non solo gli aveva macchiato la biancheria, ma che era anche in parte schizzato sul pavimento - in un primo momento non aveva notato le macchioline sulle mattonelle.
Subito il ragazzo avvampò colpevole e si alzò in piedi di scatto, rischiando di cadere nella vasca per la foga del gesto: aveva le gambe ancora molli per il piacere provato poco prima e pertanto non era molto stabile in posizione eretta.
«Sì, tutto bene!» rispose, tirandosi su boxer e jeans, cercando di ignorare l'orribile sensazione di umido e sporco che sentiva alle parti basse.
Si tirò su i pantaloni per paura che Eve potesse entrare e coglierlo in flagrante. Non l'aveva mai fatto prima di allora per via della sua buona educazione, ma non poteva essere del tutto certo che non sbirciasse all'interno per assicurarsi che stesse veramente bene.
«Sei sicuro? Ti ho sentito gridare...» fu la replica oppostagli dalla Nemesi, ancora non del tutto convinta della veridicità della risposta del fidanzato. E come poteva pensare che andasse tutto bene veramente dopo quel che era capitato?
«Ho...» iniziò il Pugno di Fuoco, guardandosi attorno in preda al panico in cerca di una giustificazione convincente «... ho bagnato per sbaglio il braccio Nasod...!» disse alla fine, sperando che ci credesse.
Dopo qualche momento di trepida attesa Eve replicò: «Fai più attenzione, non ho intenzione di sentire i tuoi lamenti tutta la notte per via di quell'aggeggio».
«Va bene» esclamò lui, tirando un sospiro di sollievo nell'udire lo sbattere pesante dei suoi tacchi sul pavimento divenire sempre più ovattato.
«Ora devo lavarmi, assolutamente...!» si pose come obiettivo immediato il Pugno di Fuoco.
Se avesse dovuto masturbarsi ogni volta che desiderava far sesso con la Nemesi Nasod avrebbe dovuto pensare ad un modo meno complicato e meno disgustoso per nasconderlo a lei.