Delusioni

Feb 17, 2013 14:21

Titolo: Delusioni
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Francis Bonnefoy (Francia), Gilbert Beilschmidt (Prussia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 1489 (fiumidiparole)
Prompt: Celestial Sunshine / #09 - Sete @ diecielode + Work!AU per la Missione 2 della quarta settimana del COW-T 3 @ maridichallenge
Note: ImpiegatiD'Uffucio!AU, accenni Shonen-ai one-sided
«Prussia, piantala. Sei già al quarto boccale e... non hai proprio una bella cera...».
Spagna osservava l’amico seduto di fianco a sé tenendo i gomiti appoggiati sul bancone del locale ed una mano a sorreggersi la testa.
«Spagna ha ragione, mon amì. Bere non servirà a molto...» concordò Francia, seduto dall’altro lato «... a meno che tu non stia cercando di farti venire una bella emicrania. In quel caso, sei sulla strada giusta» soggiunse, guadagnandosi un’occhiata poco simpatica da parte di Antonio alla quale rispose con una scrollata di spalle.

«Prussia, piantala. Sei già al quarto boccale e... non hai proprio una bella cera...».
Spagna osservava l’amico seduto di fianco a sé tenendo i gomiti appoggiati sul bancone del locale ed una mano a sorreggersi la testa.
«Spagna ha ragione, mon amì. Bere non servirà a molto...» concordò Francia, seduto dall’altro lato «... a meno che tu non stia cercando di farti venire una bella emicrania. In quel caso, sei sulla strada giusta» soggiunse, guadagnandosi un’occhiata poco simpatica da parte di Antonio alla quale rispose con una scrollata di spalle.
«Aaah, state zitti» si lamentò Prussia, prima di tracannare l’ennesimo sorso di birra «Ho solamente sete...».
Era la bugia più stupida ed infantile che i suoi due amici gli avevano sentito pronunciare praticamente da quando si conoscevano.
«Dubito che sia solo per quello...» intervenne ancora Francis.
Non poteva avere sete con tutta la birra che si era già bevuto. E poi, anche ammesso che quella necessità corporea fosse reale, avrebbe potuto dissetarsi bevendo semplicemente acqua, evitando una sbronza degna della festa di Capodanno.
«Non capite...» bofonchiò Gilbert, scuotendo il capo.
Svuotò il boccale e lo sbatté con foga sul tavolo.
«Un altro!» gracchiò forte, piegando la schiena in avanti per appoggiarsi meglio sul bancone.
Si portò una mano ad allentare la cravatta ed aprì i primi due bottoni della camicia, che aveva già mezza sfilata dai pantaloni.
Dopo essere uscito dall’ufficio dove lui e i suoi due amici erano impiegati, non aveva fatto altro che cadere a pezzi pian piano, fino a decidere di recarsi in quel locale ed iniziare ad ubriacarsi.
L’uomo che serviva nel locale gli si avvicinò per prendere il boccale senza guardarlo neppure, ma Francia notò un’espressione di compatimento sul suo viso. Lui era dello stesso avviso: l’unica cosa che poteva fare per l’albino era compatirlo - oltre a cercare di farlo ragionare.
«Cosa non capiamo...? Che sei andato a parlare col capoufficio di fatti personali...?» domandò Fernandez, inarcando entrambe le sopracciglia.
Era stato il modo più morbido che era riuscito a trovare per entrare in argomento. Non era facile discutere di cose del genere sapendo che il suo amico aveva chiesto al capoufficio - tale Roderich Edelstein - di concedergli un appuntamento informale. Si conoscevano da tempo ed era palese che Prussia fosse interessato a lui su un piano decisamente diverso da quello della sola amicizia.
Prussia gli scoccò un’occhiata rabbiosa.
«Non dirlo. Non voglio sentirlo più nominare quel... quel... hic!».
Abbandonò il capo sul bancone, distrutto.
Austria l’aveva rifiutato in modo parecchio duro. Spagna e Francia - che avevano origliato la conversazione - si erano meravigliati della maniera fredda di rifiutarsi di uscire con lui. L’austriaco era un tipo difficile, all’antica, però non si era mai rivolto in quei termini al prussiano.
Era stato quello l’atto che aveva dato origine a tutto ciò.
«Non pensarci più a lui. Vai a casa e riposati» disse il Bonnefoy, nella vana speranza che l’amico gli desse ascolto.
Il barman gli portò il boccale di nuovo pieno, con sommo dispiacere dello spagnolo e del francese.
«Mi ha trattato come...» iniziò a protestare di nuovo il Beilschmidt, ma poi prese il boccale e ricominciò a bere.
«Voglio licenziarmi... hic!... non... voglio più... hic!» riprese a parlare, ma s’interruppe di nuovo e bevve un altro lungo sorso. Ormai il boccale era già mezzo vuoto - di nuovo.
«E tuo fratello? Devi pagare le sue rette universitarie, te ne sei dimenticato?».
Prussia non lavorava solo per guadagnarsi da vivere, ma anche per mantenere suo fratello minore che studiava come un matto in vista della laurea ormai prossima. Germania non aveva modo di lavorare e studiare - per un breve periodo di tempo ci aveva anche provato, ma aveva finito col collassare per le scarse ore di riposo e lo stress eccessivo - e quindi, in quanto fratello maggiore, spettava a lui occuparsi di portare i soldi a casa.
Gilbert scosse la testa.
«Al diavolo West...» bofonchiò, al che Francia non riuscì a trattenersi e gli affibbiò un pugno che spinse il prussiano addosso a Spagna - il quale per fortuna riuscì a sorreggerlo, dato che gli precipitò addosso come un peso morto.
Antonio guardò l’amico con sguardo smarrito, gli occhi verdi che gli stavano domandando il motivo di un gesto simile. Anche lui non approvava il comportamento del Beilschmidt, ma non lo prendeva a pugni per quello.
«Spero che sia la sbronza a farti parlare così, mon amì, perché non puoi parlare così di Germania» disse Francis, evidentemente nervoso.
Tra lui e Ludwig non era mai corso buon sangue, eppure stava prendendo le sue parti, in quel momento. Il Carriedo era sorpreso.
Gilbert si rialzò e si avventò contro Francis, cercando di afferrarlo per il colletto, ma gli effetti della birra cominciavano a farsi ben vedere: invece che prendergli il colletto, le sue mani scivolarono sulla sua camicia, aggrappandosi tremando al tessuto e strattonando forte. Lo guardò dritto negli occhi con sguardo inebetito, le pupille arrossate come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime. Sembrava sull’orlo di crollare.
«Non... farlo mai più...» disse, digrignando i denti in un’espressione che voleva essere minacciosa ma che risultò soltanto sciocca e buffa «Io posso fare cosa... mi... pare...».
Così dicendo cadde dapprima con la testa addosso al petto di Francia, poi vi poggiò tutto il peso del corpo. Il biondo dovette alzarsi in piedi per reggerlo senza cadere a propria volta.
«Ehi, che gli hai fatto?» fece Spagna preoccupato, alzandosi anche lui. Aveva paura di essersi perso qualche passaggio importante della vicenda.
«Proprio niente. Ha perso i sensi...» spiegò Francia «Era anche l’ora...» aggiunse.
«Come lo portiamo a casa?» domandò Spagna mentre tirava fuori il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni per pagare il conto.
«In spalla. Spero solo che suo fratello sia già a casa, non vorrei dovergli frugare nei pantaloni in cerca delle chiavi...» borbottò il Bonnefoy mentre cercava di metterselo in spalla.

Quando Prussia si svegliò, la mattina successiva, la testa gli stava esplodendo e la guancia destra gli faceva un male tremendo.
«Fratellone, ti sei svegliato...».
La voce di Germania gli giunse da fin troppo vicino, facendolo sobbalzare nel letto. Si volse di lato di scatto per guardare il fratellino e subito una fitta atroce di emicrania lo fece pentire del gesto affrettato.
«Ahio...» bofonchiò con voce pastosa, senza osare provare a mettersi a sedere «West...? Sei già in piedi...?».
«Sono quasi le dieci del mattino» comunicò Ludwig in tono pacato, sedendosi sul bordo del materasso, vicino al più grande.
Tra le mani reggeva un impacco di ghiaccio ed un bicchiere d’acqua.
«Cosa?!».
Per lo stupore Gilbert scattò seduto, ma un’ulteriore fitta atroce lo immobilizzò un momento per poi costringerlo a rigettarsi sdraiato sul materasso.
«È tardi, perché non mi hai svegliato prima?! Devo andare a la...».
«Fratellone, è domenica...» gli fece notare Germania, poi proseguì: «Adesso stai fermo e tieniti questo sul viso».
Così dicendo lo aiutò a mettersi di nuovo seduto e gli mise in mano l’impacco di ghiaccio, facendoglielo mettere sulla guancia dolorante.
«Poi dovrai spiegarmi come hai fatto a ridurti così...» esclamò il tedesco «... per ora limitati a bere questo. Ti aiuterà a far passare il mal di testa...».
Così dicendo gli porse il bicchiere che teneva nell’altra mano.
Prussia guardò il liquido opalescente all’interno - probabilmente suo fratello ci aveva messo dentro qualche pastiglia contro il mal di testa - e chiuse gli occhi.
«Non ho sete...» disse. Aveva già bevuto abbastanza la sera avanti, non voleva più vedere un bicchiere almeno fino all’ora di pranzo. E poi aveva un leggero sentore di nausea che si stava intensificando e la cosa non lo metteva affatto a proprio agio.
Germania sbatté perplesso le palpebre: suo fratello aveva passato buona parte della notte in bagno, accasciato sul wc a vomitare ed inveire contro il suo capoufficio per ragioni che lui ignorava.
Francia e Spagna - che l’avevano riaccompagnato a casa - gli avevano riferito di non chiedergli niente in merito al lavoro e di lasciarlo riposare senza disturbarlo. Lui aveva eseguito, anche perché non ci teneva per niente a vedere suo fratello in condizioni peggiori di quelle in cui versava.
«Non importa se non hai sete, però devi berlo» dichiarò Germania, avvicinandogli il bicchiere al viso. Prussia, per tutta risposta, lo allontanò da sé.
«Fratellone, bevi» ordinò Ludwig in tono più autoritario, al che l’altro rispose con fervore: «Ti ho detto che non ho sete, West».
«E io ti ho detto di berlo, quindi bevi!».
La voce profonda e ad alto volume del tedesco riecheggiò nella testa del prussiano ancor più forte, stordendolo.
«Non... urlare» disse l’altro in un tono a metà tra l’ordine e la supplica sofferente.
«Va bene, però tu devi bere questo» decretò Ludwig.
Prussia guardò il bicchiere che gli veniva porto, lo prese con fare un po’ esitante e se lo portò alla bocca. Ne tracannò il contenuto in un sol sorso.
Avvertì, misto al sapore amaro della medicina, il disgustoso sapore di bile, anche se era molto tenue.
Restituì il bicchiere vuoto al suo fratellino e si sdraiò di nuovo. Germania, soddisfatto del risultato ottenuto, si alzò e disse: «Riposati».
Prussia replicò con un mugugno indefinito, anche se già stava arrovellando i neuroni per trovare la maniera di far capitolare Austria: lui era Prussia. Non poteva essere rifiutato senza che neppure avesse combattuto.

rating: safe, fandom: axis powers hetalia, pairing: prussia/austria

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