Titolo: Scoperto per sbaglio
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Introspettivo
Personaggi: Danimarca, Ludwig (Germania)
Wordcount: 1047 (
fiumidiparole)
Prompt: 25 Senses: Sight / 012. Reflection On Glass @
kinks_pervs + Self per la Missione 2 della
terza settimana del
COW-T 3 @
maridichallengeNote: Lemon, Non-con, Self!love, UST, W Academy!Verse, Yaoi
Danimarca, da solo in bagno, seduto sul coperchio del wc, si stava masturbando con una veemenza tale da sembrare reduce da un bel po' di tempo d'astinenza.
Danimarca, da solo in bagno, seduto sul coperchio del wc, si stava masturbando con una veemenza tale da sembrare reduce da un bel po' di tempo d'astinenza.
Stava sudando in modo abbastanza cospicuo all'interno della sua uniforme da studente della W Academy, complice anche il cubicolo - più simile ad un loculo che ad altro - in cui si trovava.
Non riusciva a starsene zitto. Per sua stessa natura e carattere tendeva ad essere chiassoso in modo eccessivo, come spesso Norvegia gli ribadiva. In quel momento far rumore era la peggiore cosa che potesse fare, dato che si era rinchiuso in bagno per un motivo ben preciso, e cioè nascondersi dagli altri studenti per masturbarsi in pace. Non aveva piacere che tutti lo venissero a sapere.
Lui era innamorato di se stesso e della propria potenza, ma c'era anche un altro studente altrettanto portentoso che aveva attirato la sua attenzione. Non era il genere di persona che si assoggettava facilmente, per questo lo intrigava: sarebbe stata una sfida riuscire a sottometterlo a sé.
Raggiunse l'orgasmo dopo pochi minuti, venendosi in mano senza la minima esitazione, rimanendo teso fino all'ultimo istante.
Quando si alzò in piedi le gambe non lo sorreggevano molto bene, dato che i muscoli non si erano ancora ripresi del tutto da quanto appena subito.
Il danese si appoggiò contro la parete divisoria del cubicolo con una mano ed uscì da questo. Peccato che appena mise piede fuori si trovò davanti la persona oggetto del suo interesse: alto, distinto, con un che di austero nella sua uniforme e nel suo atteggiamento, Germania era in piedi con lo sguardo fisso sullo specchio appeso alla parete sopra i lavandini.
Il riflesso nella lastra di vetro mostrava alle spalle del tedesco la fila delle porte chiuse dei cubicoli interrotta dalla figura di Danimarca.
Gli occhi sbarrati di Ludwig erano esplicativi di che cosa stesse pensando.
Possibile che di tutti i bagni presenti nell'istituto dovesse venire proprio in quello...?
Il danese non si scompose minimamente, nonostante dentro avvertisse l'impulso di fare qualcosa di molto poco civile.
«Ehilà!» salutò, sorridendo in modo del tutto naturale.
«Salve...» salutò Germania in maniera molto formale e garbata, abbassando gli occhi sul rubinetto aperto innanzi a sé.
Danimarca camminò abbastanza dritto fino ai lavandini e si sciacquò le mani senza distogliere da esse lo sguardo. Al contrario, Germania lo fissava un po' straniato, senza tuttavia osare emettere neppure un fiato.
Solo quando il danese fece per uscire dal bagno si decise a parlare: «Danimarca... che cosa stavi facendo...?».
Doveva essere abituato ad interrogare così le persone. Dopotutto, era a capo del Club di Giornalismo.
«Niente di che, non preoccuparti!» rispose con totale naturalezza il danese.
«Ma stavi gridando...» obiettò Ludwig.
A quella precisazione l'altro gli si fece vicino e lo afferrò per le braccia, immobilizzandolo.
«Allora te lo faccio vedere, visto che insisti...» disse.
Così dicendo mosse una mano verso i suoi pantaloni e la posizionò sul cavallo, avvertendo con i polpastrelli il profilo del suo pene attraverso il tessuto.
«Fermo, cosa vuoi fare?!» domandò il tedesco, colto da panico improvviso. Cercò di svincolarsi dalla stoica presa del compagno, ma senza successo.
«Immaginatelo» soffiò Danimarca al suo orecchio, mentre con indice e pollice prendeva il suo pene attraverso i pantaloni. Iniziò a masturbarlo, anche se con un po' di difficoltà a causa dell'ingombro dei pantaloni.
«N-no, fermo. Non puoi» dichiarò Ludwig, evidentemente a disagio.
Doveva aver preso consapevolezza di quel che stava accadendo - o, meglio, che stava per accadere.
«Lo sto già facendo» fece notare il danese, cominciando a percepire una resistenza da parte sua, la quale contribuì soltanto a farlo sentire più impaziente di arrivare al sodo.
Iniziò a fare sul serio, masturbandolo con un'attenzione ed una dedizione tali che, pur non condividendo e cercando, anzi, di sottrarsi a tutto ciò, Germania avvertiva ugualmente piacere.
«Smetti... lasciami andare...!» protestò lui, anche se la sua voce suonava molto più debole rispetto a prima.
A Danimarca quel particolare non sfuggì e servì a farlo sentire ancora più orgoglioso di sé: per riuscire a farlo vacillare doveva essere veramente bravo.
«Perché dovrei? Mi pare che ti stia piacendo...» esclamò Danimarca a mezza voce, gli occhi incollati all'espressione del tedesco.
In effetti non aveva tutti i torti: Germania sentiva distintamente il piacere tipico dell'eccitazione puramente fisica. Era capitato anche a lui di masturbarsi - ovviamente in modo molto più appartato e silenzioso rispetto al danese. Tuttavia, lui non amava il compagno, pertanto non voleva fare sesso con lui.
Germania lanciò un'occhiata nello specchio poco distante: la propria espressione era un misto tra dolore e piacere e le sue guance erano parecchio arrossate.
Non sembrava affatto che la cosa gli stesse dispiacendo, purtroppo, ma in assenza della componente sentimentale nei confronti del suo partner in lui prevaleva nettamente la parte razionale e quella gli diceva di andarsene da lì il più presto possibile, prima che succedesse qualcosa di peggiore ed inevitabile.
Ludwig cercò di divincolarsi ancora, ma continuando a non conseguire alcun risultato. Il suo pene era già mezzo eretto e, se non si fosse liberato dalla morsa che il danese esercitava sul suo braccio, si sarebbe ritrovato con una piena erezione tra le gambe ed il desiderio viscerale di sfogare in qualche modo la tensione sessuale accumulata.
Era l'ultimo dei suoi desideri in quel momento.
Danimarca, per contro, si era già di nuovo eccitato. La sua erezione premeva contro la stoffa delle mutande e dei pantaloni, ignorata.
Con uno sforzo di volontà, Germania spostò una gamba e schiacciò un piede di Danimarca con quanta più forza poté.
«Ahio!» esclamò la vittima, lasciando la presa sia sul braccio sia sul pene del compagno.
Quest'ultimo arretrò di qualche passo barcollando, poi si affrettò a dileguarsi, ancora paonazzo in volto.
Non avrebbe detto niente ad anima viva di quel che era appena successo: temeva che Danimarca avrebbe potuto giocargli qualche tiro simile a quello. Inoltre, non voleva passare per un ragazzino incapace di difendersi. Suo fratello avrebbe continuato a prenderlo in giro probabilmente fino alla fine dei suoi giorni.
Rimasto solo in bagno, Danimarca si specchiò nella superficie riflettente davanti a sé: era stato ad un passo dal farcela.
Ancora un po' e l'avrebbe penetrato. A quel punto sarebbe stato suo, l'avrebbe dominato.
«Maledizione...!» borbottò tra sé e sé, rivolgendo uno sguardo di rabbia al se stesso nello specchio «Riuscirò a conquistare anche lui. Non può sfuggire a me!».
E se ne andò a testa alta, deciso a realizzare i suoi propositi, mentre la sua erezione ignorata, lentamente e dolorosamente, perdeva consistenza.