Titolo: Esasperante
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Introspettivo
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 1455 (
fiumidiparole)
Prompt: "Dove sono i boxer che ti avevo prestato, Italia...?" per il
p0rn fest#6 @
fanfic_italiaNote: Handjob, Lemon, Yaoi
Ludwig si mise seduto all'improvviso, girandosi all'indirizzo dell'italiano e rivolgendogli uno sguardo indagatore tutt'altro che dolce e tenero.
«Italia...» disse, il tono a metà tra l'esasperato ed il rassegnato, lo sguardo fisso in quello del suo inatteso ospite.
Quest'ultimo gli rivolse un'espressione così tenera ed indifesa che per un momento - ma uno solo - Ludwig si sentì un verme nel volerlo scacciare.
«Germania posso dormire con te?».
Era ormai parecchio tempo che, ogni notte, accadeva sempre la stessa cosa: Italia, partendo da casa sua ed attraversando il giardino di Svizzera con enorme disappunto di quest'ultimo, arrivava a casa di Germania di soppiatto e clandestinamente si infilava sotto le coperte del tedesco, stringendosi a lui per poi addormentarsi.
Ludwig era convinto che quel comportamento fosse dovuto ad una mancanza di affetto, probabilmente da parte del fratello maggiore dal quale era stato brutalmente separato in tenera età. Comunque, qualsivoglia fosse la causa, il fatto che Germania si svegliasse al mattino con Veneziano letteralmente incollato addosso permaneva.
Anche quella notte l'intrusione venne perpetrata senza il minimo rimorso ad opera di Feliciano; tuttavia, il tedesco venne svegliato dal rumore leggero e quasi impercettibile delle coperte che frusciavano mentre venivano sollevate - la forza dell'abitudine inconsciamente l'aveva reso più sensibile ai rumori che udiva mentre dormiva.
Ludwig si mise seduto all'improvviso, girandosi all'indirizzo dell'italiano e rivolgendogli uno sguardo indagatore tutt'altro che dolce e tenero.
«Italia...» disse, il tono a metà tra l'esasperato ed il rassegnato, lo sguardo fisso in quello del suo inatteso ospite.
Quest'ultimo gli rivolse un'espressione così tenera ed indifesa che per un momento - ma uno solo - Ludwig si sentì un verme nel volerlo scacciare.
«Germania posso dormire con te?» chiese, supplichevole ed innocente. Aveva già un ginocchio appoggiato sul materasso e la posizione tipica di chi sta per entrare sotto le coperte.
Germania si era abituato alla sua compagnia ed in un certo senso adesso gli piaceva pure. Si era preso una bella cotta per quel ragazzino latino codardo e piagnucolante - per quanto fino a quel momento fosse stato fermamente convinto di avere un orientamento sessuale del tutto etero e non si interessasse alle donne per semplice incompatibilità caratteriale con quelle incontrate fino ad allora.
Adesso capiva che il motivo era di tutt'altra natura.
Il tedesco fece per rispondergli, quando gli occhi gli caddero sul corpo del Vargas: quest'ultimo indossava solamente la sua camicia blu e nient'altro. Neppure le mutande - e non sembrava farne minimamente un problema.
Ludwig deglutì ed avvertì le proprie guance arroventare rapidamente, segno che stava anche arrossendo. E come poteva essere altrimenti, dato che si trovava davanti al corpo nudo - o quasi - del ragazzo che gli piaceva...? Era una reazione del tutto normale - anche se insolita per lui.
Ringraziò infinitamente la penombra che avvolgeva la stanza, che impedì ad Italia di scorgere il mutamento di colore del suo viso.
«Dove sono i boxer che ti avevo prestato, Italia...?» esclamò Germania, cercando di mantenere il controllo di se stesso.
«Maledetti ormoni» rifletté tra sé e sé Ludwig. Avrebbe tanto desiderato che il suo sistema ormonale iniziasse a presentare qualche malfunzionamento che gli impedisse di desiderare ardentemente con ogni fibra muscolare del suo essere di venir toccato dalle mani sottili ed affusolate dell'italiano su ogni centimetro quadrato di pelle - anche in posti innominabili.
«Eh...?» fece Italia di rimando, guardandolo con espressione un po' ebete. Sembrava non aver neppure capito di che cosa stava parlando il suo interlocutore.
Quest'ultimo dovette a malincuore ripetersi: «Ti avevo prestato un paio di boxer per evitarti di andare in giro completamente nudo. Perché non li indossi?».
«Non mi piace dormire vestito...» fu la risposta che Veneziano fornì, accompagnata da un broncio a dir poco delizioso che fece accelerare il battito cardiaco del biondo.
«Almeno la biancheria devi metterla! Non puoi uscire di casa nudo!» controbatté Germania cominciando ad alterarsi: ma perché di tutte le persone del mondo doveva andare ad innamorarsi proprio di uno che costituiva una tentazione perenne senza nemmeno esserne consapevole...?
«Ma ho messo la camicia...» disse Feliciano confuso, sollevando i lembi dell'indumento - che peraltro aveva lasciato aperto.
«La camicia da sola non serve a niente per coprirti, soprattutto se la lasci aperta!» dichiarò Germania arrabbiato, strappando un gridolino di terrore al suo ospite.
«Scusa Germania! Ti prego non ti arrabbiare!» piagnucolò il Vargas sull’orlo della disperazione vera e propria.
Germania si morse un labbro, maledicendosi per quello che stava per fare.
«Basta piangere. Vieni dentro, coraggio... prima di prenderti un malanno» disse, invitandolo con la mano a prendere posto accanto a lui.
Italia sorrise e lo esaudì in un batter d’occhio, sedendosi accanto a lui ed appoggiandosi sulla sua spalla con il capo.
«Troppo vicino!» fu il grido che riecheggiò nella testa di Ludwig, il quale però non riuscì a sentirlo, troppo impegnato a lasciar scivolare quasi per caso la propria mano sulla coscia dell’italiano.
Feliciano se ne accorse subito e, senza mezzi termini, domandò: «Germania, vuoi fare l’amore con me?».
Semplice, chiaro e conciso. Troppo perché il tedesco non arrossisse tanto da temere di prendere fuoco.
Gli italiani capivano subito quando si trattava di certe cose.
Il biondo lo guardò per qualche momento, cercando di trovare l’autocontrollo necessario a dire “no”, ma alla fine non ci riuscì. La tentazione era troppo forte.
«Sì» fu il fatidico responso, seguito subito dopo da un bacio intenso e prolungato.
Veneziano posò una mano dietro la testa dell’altro e la premette contro di sé, intensificando ulteriormente il già profondo contatto tra le loro labbra. Ancora un po’ e avrebbero finito con il mettersi le lingue in gola.
Germania si svincolò dalla presa e spinse sdraiato Italia, allargandogli la camicia perché il suo torace fosse interamente scoperto.
In quel momento era un bene che si fosse dimenticato i boxer: sarebbero stati un inutile impiccio a quello che stavano per fare.
Un po’ in imbarazzo, il tedesco si chinò sull’italiano e dapprima gli accarezzò la pancia morbidamente, poi posò le labbra sui suoi capezzoli, baciandoli mentre con una mano scendeva più in basso, tra le sue gambe.
«Germania...!» squittì il Vargas, piegando all’indietro la testa ed esponendo il collo. Numerosissimi sospiri fuoriuscirono dalle sue labbra mentre con le mani si aggrappava alla schiena imponente di Ludwig, il quale aveva iniziato a stuzzicare vivacemente il suo pene.
L’eccitazione scorreva nei loro corpi con crescente rapidità, simile ad un circolo d’energia che fluiva attraverso le membra di entrambi passando dall’uno all’altro e viceversa, alimentandosi reciprocamente.
Le mani di Veneziano scorsero lungo la schiena dell’altro fino a posarsi sulle sue natiche, che accarezzarono languidamente per alcuni minuti, scatenando brividi di desiderio nel suo compagno. Infine, il castano insinuò indice e medio nell’apertura del biondo, pian piano, aspettando di vedere che genere di reazione avrebbero provocato.
Germania serrò gli occhi e gemette con la bocca ancora chiusa sul capezzolo destro del Vargas più giovane, sollevandosi di scatto quando le dita di quest’ultimo affondarono maggiormente.
La mano intenta a masturbarlo iniziò a lavorare ad un ritmo più sostenuto e sempre più rapido in concomitanza con quanto stavano facendo.
L’erezione di Germania, ignorata, pendeva tra le sue gambe divaricate come un invito ad essere ricoperta d’attenzioni.
La situazione rimase così per qualche minuto ancora, poi ci fu un repentino cambio di posizione: Italia si volse prono, arpionandosi con le dita alle lenzuola.
«Vai dentro, Germania...» chiese Feliciano con voce tremula. Era delizioso vederlo in quelle condizioni. Finalmente bramava di essere toccato da lui tanto quanto lo desiderava Germania praticamente ogni giorno.
Ludwig gli morse la base del collo mentre gli insinuava pian piano il pene all’interno. Il corpo dell’italiano vibrò e si tese immediatamente, un po’ per il dolore che si presentava sempre al momento della penetrazione ed un po’ per l’impazienza di sentirsi riempire dall’erezione turgida e dura del suo partner.
A penetrazione completata, Veneziano liberò un gemito di soddisfazione immensa che fece avvicinare di molto Ludwig all’orgasmo: amava sentirlo ansimare e gemere - anche se odiava la sua voce quando piagnucolava terrorizzato.
Germania cominciò ad impartire spinte vigorose con il bacino, rapide ed incalzanti anche se un po’ scoordinate. Aveva bisogno di sentirlo gemere ancora e fu esaudito: Feliciano iniziò ad invocare il suo nome infarcendo ogni frase con esclamazioni strettamente italiane di cui Ludwig non conosceva il significato, ansimare e respirare così rumorosamente che sembrava avesse improvvisamente contratto la tosse.
Il Vargas fu il primo a raggiungere l’orgasmo e venne macchiando copiosamente con il proprio seme le lenzuola. Con pochi secondi di scarto anche Ludwig venne, riversando il proprio sperma nel sedere di Veneziano e sospirando appagato mentre tendeva i muscoli delle cosce un’ultima volta.
Rimasero in quella posizione, senza spostarsi di un solo centimetro. Ad Italia piaceva continuare a sentire l’erezione di Germania nel sedere e quest’ultimo era troppo impegnato a riaversi dall’estasi per prestare veramente attenzione al resto.
«Germania... ho sporcato il letto...» comunicò in tono timido Italia all’altro, fissando il cuscino senza osare tentare di stabilire un contatto visivo con il proprietario del suddetto letto, temendone l’ira funesta.
In quella posizione, se avesse voluto punirlo avrebbe avuto tutto il tempo ed il modo per farlo come si doveva ed in modo veramente crudele.
Germania, tuttavia, si limitò a sospirare e a replicare: «L’immaginavo, Italia. Non fa niente, tanto dovevo comunque cambiarlo... scendi dal letto che sistemo...».
Così dicendo il tedesco uscì dal suo corpo e si ritirò verso il fondo del materasso, scendendo per primo, seguito subito dopo dal suo partner.