Netherlands can't be tamed

Jul 25, 2012 14:18

Titolo: Netherlands can't be tamed
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra), Danimarca, Olanda
Wordcount: 2282 (fiumidiparole)
Prompt: 02. White @ 12_teas
Note: Linguaggio, Shonen-ai
Arthur non poteva negarlo: l’olandese era veramente un tipo interessante - sotto molti punti di vista. Non gli sarebbe dispiaciuto affatto poterlo avere liberamente in giro per casa a tempo pieno, soprattutto a sera inoltrata.
Aveva visto fin troppi film che iniziavano con una cena tra amici e finivano con i suddetti amici intenti a fare cose zozze sotto le lenzuola.

Ancora si ricordava della prima volta in cui si erano incontrati: a quei tempi, lui era ancora un corsaro che scorrazzava libero ed indomito per i mari, mentre Olanda si batteva per mantenere la supremazia sulla striscia di mare su cui si affacciava il suo paese.
Inghilterra ricordava d’essersi battuto di persona con lui. Era stato uno scontro a dir poco memorabile, uno dei pochi che ricordava di quell’epoca ormai così lontana per lui: Olanda era un combattente formidabile, un osso duro.
Non si stupiva che fosse riuscito a dar tanto filo da torcere a Spagna.
Arthur non poteva negarlo: l’olandese era veramente un tipo interessante - sotto molti punti di vista. Non gli sarebbe dispiaciuto affatto poterlo avere liberamente in giro per casa a tempo pieno, soprattutto a sera inoltrata.
Aveva visto fin troppi film che iniziavano con una cena tra amici e finivano con i suddetti amici intenti a fare cose zozze sotto le lenzuola.
Olanda era un tipo piuttosto freddo e diretto e s’immaginò per un momento - ma forse anche più d’uno - come si sarebbe potuto comportare a letto, magari con lui.
Attivo o passivo? Probabilmente sarebbe stato dominante - e chissà di che portata!
Doveva ammetterlo, il solo pensare a certe cose lo entusiasmava parecchio, soprattutto considerato che in quei tempi lui e l’olandese si erano riavvicinati e si vedevano spesso, per cui con un po’ di buona volontà avrebbe potuto anche riuscire a realizzare quel suo perverso desiderio - e poi aveva il coraggio di accusare Francia d’essere un pervertito...!
«A che cosa stai pensando, Inghilterra?».
Kirkland si riscosse dalle sue depravate fantasie e sollevò lo sguardo dal tavolo innanzi a sé arrossendo particolarmente, come se fosse stato colto con le mani nel vaso di marmellata - ed in effetti un po’ era così.
«No, niente di particolare!» si affrettò a replicare, guardando Olanda che, seduto al lato opposto del tavolo, stava bevendo del thé dalla sua tazzina osservandolo con una certa perplessità mista ad una sfumatura inquisitoria nello sguardo.
Il tono con cui aveva profferito la sua precedente domanda era freddo e denotava una lieve irritazione.
«E allora, err... ti piace il thé?» domandò Arthur un po’ impacciato, non sapendo di che altro parlare.
L’aveva invitato per il thé delle cinque più che altro per poter trascorrere con lui del tempo - osservarlo principalmente - ma in realtà non aveva la più pallida idea del tipo di argomenti di conversazione che poteva affrontare con lui: Olanda non era un tipo di molte parole. Se parlava lo faceva andando dritto al sodo - una qualità che apprezzava in lui e di cui il suo ex “fratello” America era ahimè privo.
«Mmmh... buono» commentò infatti l'ospite, abbassando la tazza ed osservando la bevanda color avorio all’interno.
«È Silver Needle, un thé bianco particolarmente aromatico» rivelò Inghilterra, facendo orgogliosamente sfoggio delle sue ampie conoscenze concernenti thé e dintorni.
Olanda non fece altro che sorseggiarne ancora.
«Avrei preferito una variante differente: ha un sapore troppo intenso» continuò, storcendo lievemente le labbra.
Inghilterra lo guardò prendere un pasticcino ed addentarlo con una certa voracità. Sembrava particolarmente affamato.
Arthur assunse un cipiglio piuttosto compiaciuto ed accavallò le gambe. Osservando il suo ospite che mangiava e beveva silenziosamente notò che il suo sguardo era puntato verso la finestra alla sua sinistra, che dava sul giardino.
Per quanto si sforzasse e si arrovellasse, l’inglese non riusciva a capire cosa ci fosse di così interessante da osservare fuori: da quel che ricordava, non aveva piantato fiori degni di nota nel suo giardino, né tantomeno tulipani, di cui l’olandese era un vero e proprio appassionato.
Incuriosito, osò chiedere: «C’è qualcosa che non va nel mio giardino?», prima di bere un po' di Silver Needle.
Olanda terminò di sorseggiare il suo thé, quindi disse senza scomporsi né alterare minimamente lo sguardo: «C'è Danimarca».
Arthur poco mancò che soffocasse con il thé.
«Che cosa?» esclamò, alzandosi di scatto in piedi. Spinse all'indietro la sedia grattando le zampe sul pavimento producendo un rumore affatto simpatico.
Danimarca non era mai entrato nelle simpatie del britannico a causa dei loro trascorsi storici: quand'erano entrambi bambini, il danese aveva spesso oltrepassato il braccio di mare che separava la Gran Bretagna dal resto del continente e l'aveva cercato per i boschi con l'intenzione di catturarlo per imporgli il proprio dominio.
Erano stati anni terribili nei quali Inghilterra aveva vissuto nascosto nelle foreste più fitte come un animale braccato nel terrore di vedersi comparire davanti quell'ostinato cacciatore venuto dal mare con la sua ascia enorme.
Arthur si avvicinò alla finestra per guardare fuori. Impallidì nel riconoscere Danimarca che camminava per il proprio giardino apparentemente in cerca di qualcosa o qualcuno.
«Che cazzo ci fa qui lui?» si domandò il britannico, allarmato «È venuto di nuovo per cercarmi?!».
«Hai paura di lui?» interloquì Olanda in tono totalmente distaccato.
«No, non è vero!» esclamò il Kirkland, indispettito.
Danimarca lo stava facendo apparire come un codardo agli occhi del suo ospite. Be', adesso era grande e vaccinato, aveva fondato un impero potente ed aveva combattuto tante guerre. Non aveva più niente per cui temere Danimarca. Avrebbe potuto combatterlo e sconfiggerlo, all'occorrenza.
Deglutì nervosamente e posò una mano sotto il bordo della finestra, irrigidendo nel frattempo la postura, assumendone una molto più fiera. Voleva dar sfoggio di coraggio e grandezza.
Sollevò l'anta della finestra e si affacciò.
«Danimarca, che cosa ci fai nel mio giardino?» chiese, la voce piena di scherno, come se considerasse un emerito idiota il suo interlocutore - impressione che non era del tutto fasulla.
Voleva sbrigarsela in fretta con quella mosca per poter tornare da Olanda.
Il danese gli rivolse un'occhiata momentaneamente sorpresa alla quale subito dopo se ne sostituì una improvvisamente consapevole.
«Ah, Inghilterra! Cercavo proprio te! Hai visto Olanda? L'ho visto venire da questa parte ma poi l'ho perso di vista» esclamò.
Il britannico si sorprese della risposta: che cosa mai poteva volere un arrogante come lui da Olanda?
Da dietro di sé udì giungergli solamente un basso grugnito, seguito dal rumore dei pasticcini che venivano masticati.
«Perché lo cerchi?» chiese.
Il danese si grattò la testa, fingendosi platealmente a disagio.
«Devo parlargli di alcune cose» spiegò semplicemente, al che Inghilterra non riuscì a convincersi che avesse cattive intenzioni nei confronti del suo ospite e che quindi non ci fosse motivo di mentirgli e farlo girare a vuoto per delle ore - l'unica motivazione plausibile per uno scherzo del genere che gli venne in mente fu il suo divertimento personale e, perché no, anche un po' di sana vendetta per le angherie subite da fanciullo.
Esitò un momento prima di dire: «È qui con me, entra».
Gli indicò la direzione della porta d'ingresso - non fosse mai che non la trovasse - quindi andò ad aprirgli.
Olanda continuò a mangiare e bere thé indisturbato mentre l'inglese si allontanava, lasciandolo solo nella saletta.
Inghilterra non accolse a braccia aperte il nuovo arrivato né quest'ultimo lo ritenne degno delle sue attenzioni. Semplicemente, varcò la soglia di casa e chiese: «Olanda dov'è?».
Arthur gli rivolse un'occhiataccia prima di replicare con uno stizzito: «Di là, nella saletta adiacente».
Non gli piaceva affatto essere trattato in modo così maleducato.
Fece per puntualizzare la cosa ma Danimarca se n'era già andato nella stanza che gli aveva appena indicato.
«Lo ammazzo...!» sibilò tra sé e sé il britannico, seguendolo con lunghi e rigidi passi di marcia.
Quando tornò dal suo ospite, vide che il danese si era appropriato della sua sedia e stava fissando Olanda con insistenza con il suo solito sguardo allegro e arrogante.
«Mi avevi promesso che saremmo usciti insieme oggi, Olanda» disse.
Il Kirkland lo guardò dilatando stupefatto gli occhi verdi: dovevano uscire insieme?!
«Forse ho capito male io. Non può essere che loro due siano una...» pensò Inghilterra senza riuscire a terminare: non poteva credere che la sua infatuazione per l'olandese potesse ormai essere solamente univoca.
«Non mi pare proprio» controbatté l'olandese pacato, alzando finalmente lo sguardo dal suo thé bianco per portarlo sul suo interlocutore «Quando te l'avrei detto?».
«Ieri sera in quel locale a Copenaghen dove ti ho portato!» sbottò il danese in un tono che Inghilterra osò definire capriccioso «Prima di ubriacarci con la birra e andarcene a casa a fare l'amore».
L'inglese in quel momento avrebbe voluto essere lontano mille miglia da lì e non aver udito niente di quel discorso. Possibile che quei due stessero insieme?!
Non lo scioccava il fatto che fossero omosessuali - del resto, lo era anche lui - bensì che lui non si fosse mai accorto di niente. Era stato davvero uno sciocco.
«Te lo sarai immaginato» asserì Olanda. Non sembrava scocciato dalle insistenze del danese. Pareva piuttosto che si stesse divertendo a dargli contro in ogni modo.
«E invece no!» esclamò Danimarca, imperterrito «Comunque...» aggiunse, alzando gli occhi sul padrone di casa, che fino ad allora se n'era rimasto in disparte a seguire la vicenda, ignorato da entrambi «... Inghilterra, non avresti della birra? Sto morendo di sete».
Veramente maleducato e arrogante.
Colto da un improvviso ed irrefrenabile accesso d'ira, l'interpellato replicò con la sua miglior parlata da pirata: «Cane insolente, non ho birra per te e se l'avessi te la ficcherei solo in...».
«Questo è tutto quel che c'è da bere» lo interruppe Olanda, piazzando davanti all'inatteso arrivato la teiera del thé «Se hai veramente sete allora fattelo bastare».
Il britannico fu sul punto di scoppiare a ridere sguaiatamente: l'espressione che Danimarca rivolse alla teiera era un buffissimo misto di incredulità e disgusto e lo stava giustamente ripagando dell'affronto appena subito.
«Che roba sarebbe questa?» chiese il danese, lanciando un'occhiata di sbieco al liquido chiaro all'interno della tazzina di Olanda.
«È thé» gli rispose Arthur con una punta di stizza nella voce: non sopportava che si sottovalutasse o sdegnasse la sua bevanda preferita in casa sua, men che meno se era Danimarca a farlo.
«Ma io voglio la birra» protestò quest'ultimo, urtando ulteriormente i nervi del padrone di casa. Una vena ballerina iniziò a pulsare sulle sue tempie mentre cercava di trattenersi dal malmenare quello screanzato.
«Se hai sete veramente, bevi quello!» sbottò, incapace di starsene ancora zitto a subire. Doveva dimostrargli che era lui a comandare là dentro.
«Anche se non è birra, disseta comunque!» soggiunse, incrociando con aria sostenuta le braccia sul petto, guardandolo dall'alto in basso - una vera e propria soddisfazione per il britannico, anche se era merito del fatto che il suo interlocutore attualmente era seduto - con espressione altezzosa.
Olanda era schierato dalla sua parte: odiava i capricci di quel rompiscatole pieno di boria. Anche se la sera avanti gli aveva detto che sarebbe uscito con lui - e lo ricordava bene, dato che non era ancora del tutto brillo - alla fine non se l'era sentita di andare ed aveva preferito accettare l'inaspettato invito di Inghilterra a bere un thé con lui.
«Ha ragione» disse in tono duro, prima di dedicarsi all'ultimo sorso di Silver Needle rimasto sul fondo della sua tazzina.
Danimarca lo guardò per qualche momento, lo sguardo in tutto e per tutto simile a quello di un bambino viziato il cui desiderio non era stato esaudito.
Alla fine sbuffò uno stranamente accondiscendente: «D'accordo».
Il Kirkland gli portò una tazzina e lui si versò un'abbondante dose della bevanda, che dapprima assaggiò con una punta di disgusto per poi prorompere in un sorpreso: «Ma è buono!».
«Avevi dubbi in merito?» chiese il britannico, inarcando uno spesso sopracciglio con aria eloquente. Non ottenne alcuna risposta.
L'unica cosa che il danese fece fu svuotare la sua tazzina e riempirla una seconda volta e poi una terza e una quarta.
Continuava a bere senza misura e Inghilterra e Olanda lo osservarono sorpresi: dopo tutta la resistenza che aveva fatto prima di decidersi a bere, adesso sembrava che quel thé fosse la sua bevanda preferita.
«Cavolo, ma allora stava veramente morendo di sete...!» constatò il Kirkland.
Dopo un numero considerevole di tazzine svuotate, Danimarca si alzò in piedi con un'espressione che pareva decisamente disagiata.
«Dov'è il bagno, qui dentro?» domandò senza la minima vergogna. A quanto pareva aveva esagerato un po' con il thé.
«Di là, la porta vicina alle scale» indicò il britannico, accennando con la mano al soggiorno alle sue spalle.
Il danese non perse un attimo e corse via nella direzione appena indicatagli.
Arthur rise: tutta quell'urgenza che aveva di andare in bagno gli riusciva a dir poco esilarante.
Olanda si alzò a propria volta, cogliendo di sorpresa l'altro, il quale credette avesse lo stesso bisogno di Danimarca.
«C'è solamente un bagno in casa...» disse, ma l'olandese gli si avvicinò, scrutandolo dall'alto dei suoi centottantadue centimetri.
Confronto alla sua, Inghilterra era di stazza veramente minuta.
«Non ho bisogno del bagno» disse senza scomporsi «Devo andare».
«Di già?!» domandò Arthur, deluso: se se ne andava il suo piano per la serata sarebbe andato in fumo.
«Perché non rimani anche per cena?» gli propose. Non gli importava se stava con Danimarca, lui voleva provare ad andare a letto insieme a lui.
«No, voglio andare prima che torni Danimarca» disse, quindi superò senza aggiungere altro il padrone di casa e si diresse verso la porta d'ingresso.
Inghilterra gli andò dietro, fermandosi a pochi metri di distanza.
«Grazie per il thé» esclamò l'ospite prima di uscire.
Il Kirkland rimase lì dov'era per qualche momento, osservando il punto dove fino a poco prima era l'olandese.
«Dannazione...!» sibilò a denti stretti: il suo piano era completamente fallito. E tutto per colpa di Danimarca.
Il rumore dello sciacquone lo fece voltare di scatto verso l'alta ed imponente figura del danese che stava uscendo dal bagno. Dallo sguardo sembrava palesemente sollevato.
«Ah, mi sento meglio...!» disse, avviandosi a lunghe falcate verso la saletta adiacente «Ehi, dov'è finito Olanda?!» chiese quasi urlando, accorrendo verso la porta.
«Se n'è andato poco fa» rispose Inghilterra.
«Cosa? E dov'è andato?»
«Non ne ho idea» replicò il padrone di casa stringendosi nelle spalle.
Danimarca non perse tempo e, senza ringraziare del thé né altro, aprì la porta e se ne andò sbattendola.
L'inglese imprecò a mezza voce mentre si voltava per andare a ripulire il tavolo apparecchiato. Quel thé pomeridiano era stato un fallimento su tutta la linea.
Non poteva far altro che prenderne tristemente atto e ritentare in futuro: di certo non si sarebbe arreso a quell'arrogante di Danimarca...!

rating: safe, fandom: axis powers hetalia, pairing: olanda/inghilterra

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