Titolo: I've got a problem
Rating: Verde
Genere: Generale, Sovrannaturale
Personaggi: Celty Sturluson, Shinra Kishitani, Shizuo Heiwajima
Wordcount: 1069 (
fiumidiparole)
Prompt: Ghost!AU per il
ventinovesimo giorno dell'
AUvvento @
auverse + 19. X si rivolge a Y per risolvere il suo gravoso problema dalla
mia cartellina per
La Maritombola 3 @
maridichallengeNote: Ghost!AU, Het
«Tu hai un... problema? Un problema che non riesci a risolvere?».
Shinra era alquanto scettico riguardo alla cosa. Seduto sul divano nel suo soggiorno, osservava perplesso lo spettro di Shizuo Heiwajima, in piedi innanzi a lui, che lo fissava in attesa, l’immancabile sigaretta stretta tra le labbra.
Erano morti entrambi, ma entrambi non erano finiti all'altro mondo direttamente, bensì erano divenuti fantasmi - come tutti gli abitanti del posto, del resto.
Shizuo affondò le mani nelle tasche, prima di replicare un infastidito: «Esatto».
«Un problema di che tipo?».
«Tu hai un... problema? Un problema che non riesci a risolvere?».
Shinra era alquanto scettico riguardo alla cosa. Seduto sul divano nel suo soggiorno, osservava perplesso lo spettro di Shizuo Heiwajima, in piedi innanzi a lui, che lo fissava in attesa, l’immancabile sigaretta stretta tra le labbra.
Erano morti entrambi, ma entrambi non erano finiti all'altro mondo direttamente, bensì erano divenuti fantasmi - come tutti gli abitanti del posto, del resto. Esistevano in una specie di dettagliata proiezione nebulosa di Ikebukuro, dove trascorrevano le loro giornate come se fossero ancora in vita.
Erano tutte persone che avevano qualcosa lasciato in sospeso in vita e che perciò non potevano recidere totalmente il proprio legame con il mondo dei vivi.
Anche Shinra aveva qualcosa in sospeso, ma non voleva scomparire del tutto nel limbo eterno della morte, per cui non badava minimamente al proprio impegno: anche quella specie di “vita” da fantasma aveva numerosi lati interessanti.
Shizuo affondò le mani nelle tasche, prima di replicare un infastidito: «Esatto».
«Un problema di che tipo?» domandò ancora Kishitani. Era curioso di sapere cosa lo affliggesse tanto da spingerlo a venire a chiedere aiuto proprio a lui.
Celty Sturluson entrò nella stanza in quello stesso momento, fermandosi sulla porta della stanza: era sorpresa di trovare Heiwajima in compagnia di Shinra. Di solito era in giro a menare le mani col primo che si azzardasse ad infastidirlo.
La donna non era morta. E come poteva, essendo lei una Dullahan? Tuttavia, proprio grazie alla sua natura di essere legato alla morte poteva raggiungere il luogo dove tutti i fantasmi di Ikebukuro abitavano, in particolare il suo amato Shinra.
La questione che quest’ultimo aveva lasciato in sospeso in vita, difatti, era il loro matrimonio. Il loro bizzarro amore era stato in grado di far rimanere l’uomo ancorato al mondo dei vivi sotto forma di fantasma.
Celty era stata male una settimana per la scomparsa del giovane, ma poi quando si era recata al cimitero a fargli visita, grazie ai poteri derivanti dalla sua natura non umana aveva scoperto che c’era ancora un residuo di legame con lei e quel residuo l’aveva portata in quella sorta di dimensione alternativa, da lui.
«Ah, Celty! Bentornata!» esclamò Shinra sorridendole, ma le attenzioni della Dullahan si concentrarono subito sul loro ospite. Estrasse il suo cellulare e digitò rapidamente: «Shizuo? Cosa ci fai qui?».
«Ha un problema che non riesce a risolvere» spiegò il medico al posto del ragazzo ridacchiando, riportando subito l'attenzione su di lui.
«Vuoi morire?» lo minacciò il biondo.
«Siamo già morti...» sospirò Shinra scrollando le spalle.
Celty sobbalzò: mai provocare apertamente Shizuo Heiwajima. Nemmeno per scherzo.
Shizuo si piazzò davanti a Shinra e lo afferrò per il colletto del camice, sollevandolo da terra, fissandolo in faccia con un’espressione che equivaleva ad una promessa di seconda morte. Per come lo conosceva, il medico sapeva perfettamente che stava facendo sul serio.
«S-scusami, perdonami. Non volevo offenderti» si affrettò a scusarsi Kishitani, posandogli una mano sulla sua «Perché non mi spieghi di cosa si tratta? M-magari posso fare qualcosa per aiutarti...» soggiunse.
Il ragazzo lo lasciò cadere di nuovo sul divano, serrando i pugni tanto che, se fosse stato ancora vivo o quantomeno in possesso di un corpo, probabilmente le nocche sarebbero sbiancate.
Qualsiasi problema avesse, doveva essergli particolarmente... "caro".
«Lui è ancora vivo» sputò, carico di risentimento.
«Lui chi?» scrisse Celty.
Shinra sorrise, appoggiandosi allo schienale del divano, sorreggendosi il capo con un braccio.
«Izaya» rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo - e, in effetti, considerato che si trattava di Shizuo, lo era.
Il biondo parve avere un improvviso accumulo di rabbia che però non sfogò sul mobilio circostante. Per fortuna.
«E allora? Prima o poi morirà anche lui» riprese il medico con assoluta leggerezza.
«Adesso quel bastardo sta scorrazzando per Ikebukuro indisturbato. Quello è il mio territorio ed io devo ammazzarlo, ma...»
«Ma non puoi perché sei uno spirito incorporeo. Tra l'altro, non puoi nemmeno tornare lassù» lo precedette il moro.
Shizuo era frustrato per la sua condizione, si vedeva lontano un miglio. Persino la morte non era riuscita a mettere fine all'odio che correva tra lui e l'informatore di Shinjuku.
I fantasmi erano tali perché avevano qualcosa in sospeso nel mondo dei vivi, ma Celty non aveva mai sentito che, in qualche sperduto angolo di mondo, un morto fosse "sopravvissuto" al trapasso perché doveva ammazzare una sua vecchia e odiata conoscenza.
Shinra alzò gli occhi al soffitto, sovrappensiero.
«A cosa pensi?» gli scrisse la donna.
«Celty, tu puoi ancora passare da questa dimensione all'altra, no?» domandò l’uomo.
«Sì, posso» rispose lei «Ma Shizuo non potrebbe comunque toccare niente» aggiunse.
Il problema più importante era e rimaneva quello: i fantasmi nel loro mondo potevano toccare le cose, essendo anch’esse della stessa consistenza del loro spirito, ma nel mondo dei vivi non funzionava così.
I fantasmi passavano attraverso le cose e le persone senza riuscire a toccarle.
«Portamici comunque, Celty» s'intromise Heiwajima determinato.
«Ma non potresti comunque fare niente!» gli scrisse la Sturluson sul proprio cellulare.
«In realtà una soluzione potrebbe esserci...» intervenne Kishitani all'improvviso.
«Cioè?» lo incalzò lei.
«Le tue ombre funzionano su di me ora tanto quanto funzionavano prima. Potrebbero essere il mezzo di collegamento tra Shizuo e Izaya!» spiegò trionfante il medico, come se avesse risolto un enigma apparentemente senza soluzione.
Celty si strinse nelle spalle, voltandosi verso Shizuo.
«Dovrei aiutarlo a commettere un omicidio?» scrisse, incerta. Neanche lei faceva i salti di gioia quando vedeva Izaya, ma non voleva essere complice di un assassinio.
Come avrebbe fatto a vagare per Ikebukuro? Attirava troppo l’attenzione e, se l’avessero vista sul luogo dove Shizuo avrebbe cercato di uccidere Izaya e se la polizia fosse venuta a saperlo, lei non avrebbe più avuto vita facile in strada.
Soprattutto a causa di quel poliziotto della stradale ossessionato dall’idea di catturarla.
«No, farò tutto da solo. Voglio fare da solo» sentenziò Heiwajima «Portatemi da lui e lo ammazzerò una volta per tutte».
«Ma poi non scomparirai come fantasma?» gli domandò Shinra «Se è quello ciò che ti tiene legato ai...»
«Non me ne frega niente. Io voglio vedere quel bastardo morto» lo interruppe il biondo, determinato.
«Okay, come vuoi tu... allora, dovrai solo fornirgli un'arma» spiegò Shinra rivolgendosi alla Dullahan in tono elementare.
«È deciso! Izaya morirà!» decretò poi, alzandosi in piedi. Sembrava che si stesse divertendo, come se fosse tutto un gioco.
Chissà, magari da fantasma aveva perso anche il sentore di giusto e sbagliato che aveva sempre avuto distorto fin dall'infanzia.
Che per lui uccidere una persona fosse diventato seriamente irrilevante...?
«Be', adesso non ha più da preoccuparsi di morire, per cui... è probabile» rifletté Celty mentre faceva scorrere le dita sul cellulare.
«D’accordo, ti porterò da lui».