Titolo: Il vigore della montagna
Rating: Verde
Genere: Comico, Generale
Personaggi: Khadgar, Mylra, Rehgar Earthfury
Wordcount: 3548 (
fiumidiparole)
Prompt: 90. Gen dalla mia cartellina per la
Maritombola #7 @
maridichallengeTimeline: Ambientata durante l'espansione "Legion".
Note: Gen
Strappò il biglietto con le direttive e le lesse mentre si allontanava dalla bacheca. Sogghignò scoprendo che la missione consisteva nell'andare a combattere i Totem Vile - ormai ex Totem Sanguinario - dove ritenevano di essere più forti e protetti: nel loro territorio.
Era il tipo di missione per cui Rehgar era portato. Prese un manipolo di Invocatori della Terra e di Elementari Minori e varcò il portale che collegava il Maelstrom a Dalaran, ansioso di mettersi alla prova sul campo di battaglia.
«Su, fate largo! Spostatevi!».
Rehgar Earthfury sgomitava per farsi spazio tra i Geomanti della Terra e gli altri sciamani del Circolo della Terra che si erano affollati di fronte alla roccia verticale che funzionava da bacheca dell'Enclave - che altro non era che una grande mappa delle Isole Disperse con foglietti coi dettagli delle varie missioni disponibili fissati sopra con delle puntine.
«Al solito devi fare un sacco di baccano, eh Rehgar? Ti sei stancato di essere ignorato, gioia?» lo prende in giro l'Invocatrice delle Tempeste Mylra col suo tono di voce tipicamente alto. La Nana sapeva come farsi valere nonostante la statura ridotta.
L'Orco grugnì stizzito voltandosi verso di lei. Gonfiò il petto nudo e raddrizzò leggermente le ampie spalle naturalmente curve, quindi disse: «Si dà il caso che il Chiaroveggente mi abbia appena affidato una missione importante!».
Era orgoglioso di poter mettere la sua esperienza come sciamano e guerriero al servizio del loro Chiaroveggente.
Mylra lo guardò sgranando gli occhi.
«Ohoh! Così finalmente avremo un po' di pace per qualche ora!» disse sarcastica. Rehgar non era esattamente il tipo che se ne stava in disparte e il Cuore di Azeroth era talmente piccolo che anche standogli lontano era impossibile non sentirlo parlare con quel suo tono di voce forte e mascolino.
«Ridi pure, Nana! Intanto io me ne vado da questo buco per rendermi utile alla causa!» rimbeccò Rehgar prima di girarsi finalmente a guardare verso la bacheca.
Mylra lo fissò ancora per qualche momento, poi sorrise sbuffando e si ritirò dal gruppetto nei pressi della bacheca.
L'Orco si mise a scorrere l'elenco delle missioni alla ricerca di quella che era stata assegnata a lui. Il Chiaroveggente in persona gli aveva riferito il nome: "Il vigore della montagna".
Passò in rassegna l'intera mappa, alla ricerca della missione in questione. La trovò nella parte nord di Alto Monte, laddove sapeva per esperienze passate trovarsi il villaggio della tribù Totem Sanguinario, corrotta dal potere della Legione.
Strappò il biglietto con le direttive e le lesse mentre si allontanava dalla bacheca. Sogghignò scoprendo che la missione consisteva nell'andare a combattere i Totem Vile - ormai ex Totem Sanguinario - dove ritenevano di essere più forti e protetti: nel loro territorio.
Era il tipo di missione per cui Rehgar era portato. Prese un manipolo di Invocatori della Terra e di Elementari Minori e varcò il portale che collegava il Maelstrom a Dalaran, ansioso di mettersi alla prova sul campo di battaglia.
Rehgar sentiva l'adrenalina scorrergli dentro a fiumi mentre manipolava il potere degli elementi per convogliarlo nelle sue armi. I suoi tirapugni convogliavano l'energia elettrica della tempesta nei Totem Vile che avevano il coraggio di intralciarlo e il fuoco e la roccia incrementavano davano nuova forza ai suoi attacchi.
I nemici cadevano e lui, insieme agli Invocatori della Terra e agli Elementari Minori, continuava a portarsi avanti, liberando la periferia del villaggio dei Totem Vile dalle guardie, decimandole e riducendo così il numero di guerrieri che avrebbero potuto minacciare Totem del Fulmine.
La missione fu completa nel giro di alcune ore, quando il villaggio di Tauren corrotti aveva smesso di inviare contro di lui ondate e ondate di guerrieri, e lo sciamano fece ritorno a Totem del Fulmine.
Ad attenderlo vicino al punto di volo c'era nientemeno che la giovane Gran Capotribù Mayla Alto Monte.
La Tauren sorrise all'Orco sciamano.
«Vi ringrazio per l'aiuto che ci avete dato per tenere al sicuro la nostra Terra. Invieremo le Risorse dell'Enclave direttamente a Dalaran, in modo che arrivino al vostro Chiaroveggente quanto prima» disse.
Rehgar gonfiò orgoglioso il petto e disse: «È nostro dovere combattere la Legione ovunque. È per questo che ci siamo addestrati!».
Mayla lo guardò con cipiglio perplesso per qualche momento, poi il suo sorriso si allargò di fronte al suo atteggiamento apertamente spavaldo.
«Da questa parte, sciamano» disse la Gran Capotribù, conducendolo lontano dal punto di volo. Rehgar la seguì con una certa perplessità: la missione era finita e le Risorse dell'Enclave presto sarebbero arrivate al Maelstrom. Nell'appunto con le direttive di missione non c'era scritto nient'altro.
Che volesse ricompensarlo anche sul momento magari offrendogli un po' di ristoro?
Pur non dandolo a vedere, aveva incassato parecchi colpi ed era stanco e affamato. Non vedeva l'ora di tornare al Cuore di Azeroth per potersi riposare e rifocillare a dovere.
Mayla superò l'ingresso alla locanda di Totem del Fulmine, cancellando le speranze dell'Orco di potersi quantomeno riempire la pancia in tempi brevi, e andò invece a fermarsi vicino ad uno dei vari spazi a ridosso della struttura centrale che erano stati riservati alle attività commerciali. Quella prescelta da Mayla era gestita da un Drogbar di Pietrascura, Sakrul il Birrabrul, che si occupava di vendere pozioni e intrugli - almeno stando al pratico cartello appeso al piccolo loggiato che copriva la sua bancarella.
Earthfury era consapevole di aver incassato una notevole quantità di colpi - senza mai cedere né fuggire, come ogni onorevole Orco guerriero - ma era sicuro di non apparire così malridotto da indurla a pensare che gli servissero delle cure nonostante non avesse avuto modo di guardarsi allo specchio.
«Perché siamo qui?» domandò l'ex gladiatore, ignorando momentaneamente Sakrul - che nel frattempo si era inchinato rispettosamente verso Mayla.
«Voglio offrirti qualcosa per l'aiuto. A te personalmente» spiegò quest'ultima.
Rehgar gongolò tra sé circa il suo innegabile fascino nonostante non fosse più nel fiore degli anni e attribuì a ciò la gentilezza della giovane Gran Capotribù.
«Devo scegliere qualcosa da questa bancarella?» chiese per sicurezza.
«Esattamente. Scegli liberamente ciò che più ti aggrada, penserò io a saldare il conto» precisò Mayla.
Rehgar si fece avanti mentre Sakrul si faceva leggermente da parte per fargli spazio. L'Orco si avvicinò alla bancarella ed iniziò a studiare i vari flaconi e le ampolle contenenti miscugli colorati. Sakrul lo osservava in ansiosa attesa, sperando che scegliesse di acquistare qualcuna delle sue preparazioni più costose. Dopotutto, lui doveva pur tirare avanti e le sue pozioni erano senza dubbio le migliori di Alto Monte.
Rehgar passò in rassegna tutti i contenitori, muniti di pratiche etichette che ne esplicitavano il contenuto, fino a che non si soffermò su una in particolare. Il colore dell'intruglio era un verde acido piuttosto acceso e l'etichetta recava la dicitura "Pozione dell'energia".
L'Orco stava per chiedere al Drogbar cosa significasse tale affermazione quando un vecchio Tauren si accostò lentamente alla bancarella, salutò rispettosamente Mayla chinando il capo e si rivolse a Sakrul, il quale chiese in tono piuttosto gentile: «Avete bisogno del solito, immagino».
Il vecchio Tauren annuì sospirando pesantemente.
«Il mio vecchio corpo non è più giovane come una volta e ormai ha bisogno di un aiuto per continuare a funzionare a dovere...» disse.
Rehgar si fece da parte mentre Sakrul frugava tra le ampolle, spostandole e rimestandole alla ricerca di una in particolare.
Lo vide prendere una fiala simile a quella che aveva adocchiato. Il Tauren pagò e si allontanò con il suo acquisto dopo aver salutato nuovamente la Gran Capotribù. A quel punto l'attenzione di Sakrul tornò a concentrarsi completamente su Rehgar.
Quest'ultimo tornò a guardare la bancarella solo per scoprire che le fiale erano ancora tutte scombinate. Adesso gli sembravano molte di più quelle verdi del tipo che aveva adocchiato, ma forse era solo la sua immaginazione. In aggiunta a ciò, le etichette adesso erano tutte girate.
Esitò un attimo, poi decise di evitare di chiedere per non fare la figura dello stupido di fronte a Mayla Alto Monte e al Drogbar e indicò la fiala che si trovava nella stessa posizione in cui l'aveva vista poco prima.
«Quella» disse deciso.
Sakrul prese l'ampolla ed esclamò: «La pozione dell'energia... ottima scelta».
L'Orco sciamano annuì soddisfatto per la propria memoria: se il venditore gli confermava che si trattava esattamente di quella, senz'altro doveva esserlo. Chi meglio di lui era in grado di riconoscere i suoi intrugli?
Mayla saldò il conto come promesso, quindi scortò di nuovo Rehgar al punto di volo.
«Grazie ancora per l'aiuto, sciamano. Porgi i miei saluti al tuo Chiaroveggente» salutò la giovane Tauren chinando leggermente il capo, quindi prese congedo dall'Orco.
Quest'ultimo rimase lì in piedi a guardarla allontanarsi per qualche momento, quindi sollevò l'ampolla.
La pozione dell'energia. Avrebbe potuto sentirsi di nuovo giovane per qualche tempo, pronto a scendere sul campo di battaglia e fare strage dei suoi nemici e di quelli di tutta Azeroth.
Era una prospettiva così stuzzicante che non riuscì ad attendere oltre: stappò il flaconcino e tracannò l'intero contenuto in un colpo solo. Sperò che facesse effetto in fretta, così da potersi mostrare al meglio della forma a Mylra una volta tornato al Cuore di Azeroth. La Nana avrebbe smesso di deriderlo per gli acciacchi che di quando in quando si facevano sentire persino per lui.
Impaziente di vedere la faccia che avrebbe fatto l'Invocatrice della Tempesta, si apprestò a noleggiare un'aquila per tornare a Dalaran.
Saltò agilmente in sella alla bestia e si aggrappò saldamente ad essa mentre si librava in volo lungo l'oramai familiare traiettoria aerea che collegava Totem del Fulmine a Dalaran.
L'aria di montagna sferzava il torace nudo di Rehgar mentre l'Orco se ne riempiva i polmoni con grandi respiri. Il paesaggio era piacevole da ammirare nonostante per lui non fosse più così nuovo.
L'aquila si muoveva lentamente, sbattendo le grandi ali maestose. L'ondeggiare della creatura tra le gambe dello sciamano lo rilassava.
Superò l'Ansa Acquebianche e dopo pochi minuti fu in vista delle Cascate Silvane. Era come trovarsi sul margine del mondo: da lassù riusciva ad avere un ampio scorcio della regione subito a sud di Alto Monte, Suramar.
Era quasi sul ciglio delle cascate quando improvvisamente Rehgar fu colto da un'atroce fitta addominale che lo costrinse a piegarsi sul dorso dell'aquila, la quale perse momentaneamente l'equilibrio e iniziò a sbattere freneticamente le ali per rimettersi nel giusto assetto.
Intanto il dolore alla pancia di Rehgar non accennava a placarsi; anzi, divenne ancor più intenso e ad esso si affiancò l'impellente e imprescindibile bisogno di andare di corpo.
L'Orco grugnì di dolore e serrò con forza la mandibola per reprimere ulteriori manifestazioni di dolore e rabbia, stringendo le natiche con foga per resistere all'impulso.
Che cosa gli era preso? Fino a poco prima stava benissimo.
L'aquila iniziò a scendere piano di quota costeggiando le Cascate Silvane, in direzione del Forte delle Guardie della Luna.
L'addome di Rehgar si pronunciò in un doloroso e acuto gorgoglio mentre l'Orco lottava con la crescente urgenza di utilizzare quanto prima una latrina. Imprecò a denti stretti, stringendo leggermente le cosce attorno alla sella della sua cavalcatura.
«Per gli Antenati, muoviti dannata aquila...!» gemette Earthfury, socchiudendo gli occhi mentre cercava di darsi una spiegazione per quell'improvviso inconveniente.
Non poteva essersi ammalato. Non era venuto in contatto con niente o nessuno che avrebbe potuto trasmettergli quel terribile attacco di diarrea.
Lo sforzo per trattenersi fino a Dalaran lo stava facendo sudare freddo. Si sentiva schifosamente appiccicoso e l'aria che lo investiva adesso la percepiva gelida a contatto con lo strato di bagnato sulla sua pelle nuda. Rabbrividì leggermente.
Stavano ancora sorvolando la zona settentrionale di Suramar e la sagoma di Dalaran che iniziava a delinearsi nel cielo era talmente distante che lo sciamano cominciò a dubitare fortemente di farcela a resistere fino a lassù, specialmente data l'intensità dello stimolo che cresceva rapidamente.
Fu tentato di gettarsi dall'aquila nel corso d'acqua sottostante e di andare ad espletare i suoi bisogni da qualche parte nel rado sottobosco ma l'orgoglio e l'arroganza tipici del suo carattere prevalsero, costringendolo a rimanere saldamente ancorato alla sella dell'enorme uccello.
«All'andata il viaggio non mi è sembrato così lungo... urgh» brontolò stringendo l'avambraccio col quale stava già premendosi la pancia.
Dal suo ventre era un continuo prorompere di rumori tutt'altro che piacevoli, un concerto di gorgoglii e brontolii che difficilmente sarebbe riuscito a nascondere se fosse stato insieme ad altri. Almeno per quello era stato fortunato: si trovava da solo a centinaia di metri dal suolo.
All'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, si ricordò del vecchio Tauren che si era avvicinato per comprare una pozione dal Drogbar.
«Il mio vecchio corpo non è più giovane come una volta e ormai ha bisogno di un aiuto per continuare a funzionare a dovere...» aveva detto. Lì per lì l'Orco non aveva fatto troppo caso alle sue parole, ma alla luce dei recenti fatti non poteva che interpretarle in un'unica maniera.
Rehgar spalancò gli occhi e masticò un'imprecazione.
«Quel Drogbar ha sbagliato ampolla e... argh... mi ha dato del lassativo per Tauren...!».
Un verso di frustrazione gli risalì su per la gola. Non aveva pensato che quel vecchio avesse chiesto un lassativo, altrimenti si sarebbe certamente assicurato chiedendo che il Drogbar gli desse la pozione giusta.
Si diede dello stupido, cosa che tuttavia non alleviò i suoi dolorosissimi fastidi.
La prima metà di Suramar era alle sue spalle, per grazia degli Antenati, ma la sua resistenza cominciava a vacillare. Temeva di non riuscire a farcela.
«N-no, devo resistere...!» mugugnò determinato.
Il suo corpo pareva volerlo dissuadere ad ogni costo da quel suo proposito: i crampi addominali si fecero di colpo più intensi e Rehgar si ritrovò praticamente sdraiato sulla sella, stringendo i denti e soffiando rumorosamente l'aria fuori dalle ampie narici per placare quantomeno il sentimento di frustrazione che lo attanagliava. Non poteva fare niente per alleviare il malessere a parte dargli sfogo, opzione che era per il momento impraticabile.
La regione di Suramar sfrecciava sotto di lui, troppo lentamente per i suoi gusti.
«Andiamo, su...» sibilò all'aquila, alzando la testa verso l'ombra sempre più grande di Dalaran, sospesa sul Grande Mare.
Si immaginò per un attimo che faccia avrebbe fatto Mylra vedendolo in quello stato, quando lo avrebbe preso in giro. Nel giro di pochissimo non ci sarebbe stato neanche un singolo sciamano del Circolo della Terra, nemmeno un novizio, che non avrebbe saputo del suo incidente.
Doveva risolvere la faccenda prima che la Nana gli rovinasse la reputazione per sempre.
Finalmente l'aquila si librò in alto sul mare, verso la Terrazza di Krasus parzialmente distrutta, luogo di atterraggio e partenza per tutte le cavalcature in transito per le Isole Disperse.
Rehgar non ne poteva più.
Quando finalmente l'uccello atterrò, l'Orco faticò non poco a smontare dalla sella. Inciampò nell'orlo dei suoi gambali per la fretta di incamminarsi verso il cuore della città e rischiò di finire carponi sull'erba, dalla quale in quello stato difficilmente sarebbe riuscito a rialzarsi.
Dopo i primi passi incerti e barcollanti, Rehgar iniziò contro ogni sua più rosea aspettativa a correre. Riuscì a farlo nonostante il dolore che lo costringeva chino sull'addome.
Doveva trovare una latrina.
L'urgenza gli diede persino l'energia necessaria a trasformarsi in Lupo Spettrale. Scese le scale con un balzo e prese la strada alla sua destra, svicolando tra i passanti per guadagnare tempo. Superò il Santuario di Windrunner e corse oltre l'ingresso dell'Abracadabar, ritrasformandosi nello stesso momento.
Ai vari tavoli sedevano membri di Orda e Alleanza, doverosamente raggruppati per fazione, intenti a chiacchierare allegramente e bere. Nonostante tutto il clima era piuttosto sereno.
La sua stazza oscurò la porta e tutti gli avventori si voltarono a guardarlo, interrompendo parole o azioni per farlo.
Con un grugnito di dolore corse in avanti, ignorando le occhiate di tutti quanti. Era stato già alcune volte in quella taverna e sapeva dove si trovava il bagno.
Corse in quella direzione senza guardare in faccia nessuno. Ormai faceva fatica a stringere le chiappe per trattenersi, non poteva perdere altro preziosissimo tempo.
Non tutti erano interessati al suo arrivo al punto da smettere di fare qualsiasi altra cosa: un mago dai capelli bianchi si alzò in quel momento dal tavolo cui era seduto con l'evidente intenzione di andarsene, chiudendogli in parte l'accesso al corridoio che portava al bagno.
Earthfury non si lasciò fermare: torse leggermente il busto per cercare di non investirlo in pieno ma di fatto era talmente di fretta e la sua corporatura talmente ingombrante che lo colpì ugualmente con una spallata, mandandolo a sbattere contro la sedia da cui si era appena alzato.
Khadgar - perché di lui si trattava - si ritrovò a sbattere lo stomaco contro lo schienale di legno della sedia, il respiro spezzato dall'irruenza dell'impatto.
Era andato all'Abracadabar per rilassarsi un po' e allontanarsi dal resto del Concilio. Le sue spalle erano oberate di fardelli in quel periodo e andare a bere qualcosa in solitudine gli faceva bene. Non ricopriva il ruolo di capo assoluto di Dalaran e quindi non pretendeva il rispetto che si doveva ad un vero leader, ma era pur sempre una persona e almeno un briciolo di educazione gli pareva il minimo. In fin dei conti, la città si trovava poco a largo delle Isole Disperse anche per merito suo.
Si raddrizzò e guardò nella direzione del corridoio, nel quale quell'Orco maleducato si era infilato senza neanche scusarsi per la spallata.
Sbuffò stizzito, sistemandosi la tunica, quindi decise contro ogni logica di inseguirlo per pretendere le sue scuse. Gli erano dovute, senz'alcun dubbio.
Molto più agilmente della sua controparte, Khadgar sgusciò nel corridoio stretto, arrivando in fondo appena in tempo per vedere l'Orco chiudersi con impeto la porta del bagno alle spalle.
Il cunicolo era dannatamente stretto e per una volta non era colpa della sua stazza, ma dei suoi ingombranti guardaspalle a forma di testa di lupo. I musi di metallo graffiavano le pareti, rendendogli difficili i movimenti, ma l'Orco al momento aveva ben altri problemi.
Vedendo finalmente una tazza si tolse la cintura e si calò le brache, quindi si girò e si sedette quasi abbandonandovisi sopra di peso. I guardaspalle emisero un lugubre rumore grattando contro le anguste pareti.
A quel punto, finalmente, Rehgar diede libero sfogo all'impellente bisogno di andare di corpo.
"Oooh" grugnì, piegandosi in avanti mentre il lassativo faceva il suo lavoro. I crampi e i rumori non si attenuarono come lo sciamano aveva sperato, purtroppo per lui.
Mentre si alleggeriva iniziò a sudare per lo sforzo, rimanendo piegato per tutto il tempo.
Il posto era così stretto e opprimente che solo quello bastava a farlo sudare e i suoi guardaspalle continuavano a graffiare le pareti.
All'esterno Khadgar rimase con un pugno sollevato a pochi centimetri dalla porta, l'espressione che aveva perso all'istante il suo cipiglio rabbioso per assumerne uno di pietà e disgusto insieme: dalla feritoia nella parte alta della porta udì distintamente fuoriuscire tutta una serie di rumori e di grugniti che gli fecero intuire vagamente la portata della sofferenza di quell'Orco, oltre che il motivo di tutta quella fretta.
Rimase lì per qualche altro istante per poi decidere di lasciar perdere: di certo non aveva voglia di attirassi addosso le ire di un Orco con problemi intestinali di quella portata. Pur essendo un Arcimago, poco avrebbe potuto fare per contrastare un eventuale assalto fisico dettato da tanto dolore.
Girò sui tacchi e se ne andò, silenziosamente.
Rehgar cominciava a soffocare dentro quel bagno, un po' per il tanfo che era logico ci fosse in una situazione del genere e un po' perché la stanzetta oltre ad essere piccola era anche sprovvista di finestre.
Non vedeva l'ora di uscire da lì, anche se in realtà si sarebbe fatto bastare il sentirsi meglio.
Fu costretto a rimanere in quel bagno per tantissimo tempo, fino a che il dolore addominale non cessò, così come lo stimolo a defecare.
Dolorante per la prolungata posizione piegata e seduta, l'Orco si pulì il sedere e finalmente si rialzò in piedi. Le gambe gli si erano in parte intorpidite e dovette appoggiarsi alla parete per non rischiare di cadere.
Si sistemò i gambali e sbloccò la porta, aprendola con un moto di gratitudine. Inalò l'aria fresca del corridoio con un sospiro di sollievo, quindi tornò nella sala principale dell'Abracadabar e si sedette ad uno degli sgabelli al bancone. Si sforzò di comportarsi come se il suo incidente non fosse mai accaduto, ignorando deliberatamente la sensazione di sporcizia e sudore e ricacciando indietro il bisogno - più unico che raro per lui - di farsi un bagno.
Ordinò da bere, tirando fuori un sacchettino di monete. Ne sentiva la necessità per migliorare un po' quella giornata orribile.
«Dove sei stato per tutto questo tempo? Gli Elementali e gli Invocatori che erano con te sono tornati ore fa!».
Mylra aveva aspettato il ritorno di Rehgar sulla soglia del portale di collegamento tra Dalaran e il Cuore di Azeroth. L'Orco pareva sfinito, ma la Nana non ne capiva a pieno il motivo.
«Che cos'è successo, ti sei fermato a fare un riposino?» lo stuzzicò l'Invocatrice delle Tempeste.
Rehgar scrollò le larghe spalle e sbuffò sonoramente.
«Sono rimasto in città per bere qualcosa» rispose semplicemente «Non sono affari tuoi».
Mylra incrociò le braccia sul petto e sogghignò.
«Non saranno affari miei... ma del Chiaroveggente sì. Vuole vederti, ha un altro incarico importante per te» replicò, quindi se ne andò.
Rehgar ringraziò la maschera di lupo che gli copriva la metà superiore del viso: non avrebbe mai voluto dare a Mylra la soddisfazione di vedere la sua espressione sconvolta per la notizia che gli aveva appena dato.
Un'altra missione, così presto. Non aveva neanche avuto il tempo di fare un riposino!
«Qualsiasi sia la ricompensa, non accetterò niente di più di quella!» decise tra sé l'Orco, incamminandosi lentamente verso la zona dove solitamente stava il Chiaroveggente.