Patatine e momenti romantici

Sep 17, 2014 17:02

Titolo: Patatine e momenti romantici
Rating: Giallo
Genere: Slice of life
Personaggi: Dante, Nero, Trish
Wordcount: 2326 (fiumidiparole)
Prompt: Snack Salati / #06 - Patatine @ diecielode
Note: Age difference, Shonen-ai
Le loro iridi azzurre si incontrarono a metà strada e rimasero incatenate le une alle altre per un lungo istante. La mano di Dante si spinse ancor più su, verso il cavallo dei pantaloni. Gli piaceva il calore della sua pelle che passava attraverso il tessuto.
Si sporse in avanti, verso il viso di Nero. Voleva baciarlo, assaporare le sue labbra prima di pranzare. Era un desiderio del tutto lecito. Dopotutto, erano fidanzati.

«Ragazzo, non dovremmo tornare all'agenzia? È quasi l'una del pomeriggio e... uff, sto morendo di fame...!». 
Dante camminava accanto a Nero con le braccia sollevate e le mani posizionate dietro la testa. Stavano passeggiando per la città da diverse ore ormai e lui cominciava ad averne abbastanza. Non era affatto il tipo cui piaceva perdere tempo gironzolando per la città quando avrebbe benissimo potuto rimanere a casa ad oziare sul divano. Quella era un'attività che amava molto di più. 
«Dante l'hai già ripetuto almeno una dozzina di volte...» gli fece presente il più giovane scoccandogli un'occhiata di traverso «Possibile che tu sia così morto di fame? E sì che hai fatto anche colazione prima di uscire!». 
Il più grande mise il broncio mentre abbassava le mani. 
«Che è quel tono? Non sei mica mia madre!» protestò vivacemente «E comunque anche se non fosse per mangiare voglio tornare in ufficio. Non c'è niente d'interessante qui» continuò. 
Nero accelerò il passo sollevando al cielo gli occhi. 
«Se non ci fossi io a controllarti non smetteresti mai di mangiare pizza!» replicò il ragazzo, fermandosi e bloccando anche il suo interlocutore «Lo sai che non ti fa per niente bene anche se non sei umano fino in fondo?!» lo rimproverò, pungolandogli l'addome con l'indice della mano umana. 
Le guance di Dante si fecero più rosse e i muscoli in esse si contrassero mentre esibiva una smorfia di pura rabbia. 
«Stai cercando di insinuare che sono grasso?!» asserì con l'aria di chi era ad un passo dal commettere un omicidio. 
Poteva passare sopra al fatto che lo sgridasse come un bambino perché si lamentava che aveva fame come se non mangiasse da giorni, però non poteva transigere su un'accusa del genere. 
Lui non era grasso. Era robusto, quello era vero, però era una questione di corporatura - con un padre cavaliere demoniaco con millenni di battaglie alle spalle non poteva di certo venire fuori gracilino come un fuscello - e soprattutto di muscolatura, che ci teneva particolarmente a mantenere tonica per potersi mettere in mostra ad ogni buona occasione. Nonostante la sua dieta squilibrata non aveva mai avuto il benché minimo problema di linea. 
«No, ma che...! Aaah, quanto sei permaloso!» brontolò Nero intrecciando le braccia sul petto, guardando dritto in faccia Dante. La sua attenzione però venne immediatamente catturata da qualcos'altro. 
«Io non sono permaloso, sei tu che mi insulti!» spiegò il più vecchio mentre guardava da un'altra parte con cipiglio indispettito «Comunque, davvero... non possiamo andare a c...?» fece per proseguire ma s'interruppe notando la strana espressione che era comparsa sul viso del suo partner. Quest'ultimo stava guardando nella sua direzione ma sembrava stupito e imbarazzato al tempo stesso, come mettevano bene in evidenza le sue guance arrossate e la bocca semiaperta. 
L'uomo non capiva il perché di quello sguardo: non stava facendo niente di così strano. Gli aveva solamente risposto. 
«Ragazzo ma che ti prende...?» chiese, girando la testa per tentare di capire se era davvero lui il problema o se era stato qualcos'altro che aveva attirato la sua attenzione. 
Dovette voltarsi completamente per riuscire a capire: si erano fermati dinanzi ad una delle vetrine che davano su un fast food. Proprio oltre quella davanti alla quale si erano bloccati c'era un tavolo occupato da una coppia che era intenta a consumare delle patatine fritte in maniera piuttosto inconsueta. La ragazza prese una patatina a bastoncino e la portò alla bocca, sporgendosi poi sopra il tavolo. Il suo ragazzo afferrò l'estremità libera coi denti e poi congiunse le proprie labbra alle sue. 
Il bacio durò per alcuni secondi e parve parecchio appassionato anche se rimase entro i comuni limiti del pudore. 
Infine i due si separarono e fu la volta di lui di dare nuovamente inizio alla cosa. 
Dante si spostò dalla traiettoria dello sguardo di Nero per poterlo osservare meglio. 
«Dal tuo sguardo non riesco a capire se tu desideri essere al posto di quella ragazza o sia interessato solo al cibo o vorresti fare una cosa del genere con me...» commentò senza smettere di esaminarlo. 
Il ragazzo si riscosse come da una trance all'udire l'affermazione del suo compagno, voltandosi a guardarlo con le guance ancora rosse. 
«Che male c'è se volessi farlo con te?» chiese con improvvisa aggressività «È romantico...». 
Loro in quel tipo di cose erano sempre stati negati, fin dall'inizio. Le romanticherie vere e proprie li mettevano fortemente a disagio. Era molto più facile e meno imbarazzante farsi trascinare da ben altri tipi di impulsi. 
I due si scambiarono un lungo sguardo assai eloquente, prima che Dante con un sospiro esclamasse: «D'accordo, mangeremo in maniera romantica». 
Nero abbozzò un sorriso. Sembrava essergli grato per quella rara concessione - anche se non glielo avrebbe mai detto direttamente. 
«Allora aspettami qui» disse, avviandosi a passo rapido verso la porta del fast food. 
Lo stomaco di Dante emise un chiaramente udibile verso di protesta. 
«E chi si muove...» borbottò l'uomo emettendo un sospiro, portandosi una mano allo stomaco.

Nero ci mise un po' a procurarsi il cibo, adducendo come scusa il fatto che nel locale c'era molta gente che faceva la fila, cosa che Dante - vista l'ora - s'immaginava. 
Con un sacchetto piuttosto voluminoso ma tutto sommato piccolo ben stretto tra le braccia, Nero si avviò assieme al suo partner verso la Devil May Cry. 
Lungo il tragitto lo stomaco di Dante ebbe modo di brontolare più di una volta benché l'uomo avesse smesso di lamentarsi del fatto di aver fame verbalmente. 
Arrivarono a destinazione in poco tempo, complice la volontà del più giovane di imitare la coppietta vista poco prima. Voleva approfittare del consenso di Dante prima che si rendesse conto di quanto frivola e sdolcinata potesse essere la cosa e cambiasse idea. 
Mentre il padrone di casa si toglieva il cappotto rosso e lo appendeva all'attaccapanni vicino alla porta dandogli le spalle, Nero arrivò fino alla scrivania a passo di marcia e svuotò il contenuto del sacchetto sul piano di legno ingombro di spazzatura e riviste. 
Dante gli arrivò alle spalle mentre estraeva i vari involucri di carta, allungandosi a sbirciare con curiosità da sopra una spalla. 
«Non... credi di aver un po' esagerato, ragazzo?» chiese un po' incerto, osservando la quantità di cose che erano fuoriuscite da quel sacchetto di carta che all'apparenza sembrava piuttosto poco capiente. 
«Non avevi detto di avere fame?» gli ricordò Nero senza girarsi a guardarlo «Ho comprato il pranzo». 
«Sì, ma...» s'interruppe un attimo alla ricerca delle parole giuste «... non ho così tanto appetito...» ammise. 
Stavolta Nero si voltò. 
«Guarda che mangio anch'io» rispose corrugando le sopracciglia in un cipiglio vagamente irritato. 
Dante rimase a fissarlo per qualche istante, attonito, mentre dal collo risaliva alle guance un rossore sempre più intenso. Si rendeva conto perfettamente della gaffe che aveva appena fatto. 
«Non volevo dire... ah! Lascia perdere...» esclamò grattandosi la testa con evidente disagio «Mangiamo?». 
Nero sorrise come se tutto ciò lo divertisse moltissimo. 
Dante aggirò la scrivania e si accomodò sulla sua sedia. 
Il suo fidanzato lo imitò pochi secondi dopo ma prese posto sul piano del mobile. 
Il più grande allungò un braccio e gli accarezzò il lato interno della coscia sollevando al contempo lo sguardo per incrociare quello del suo compagno. 
Le loro iridi azzurre si incontrarono a metà strada e rimasero incatenate le une alle altre per un lungo istante. La mano di Dante si spinse ancor più su, verso il cavallo dei pantaloni. Gli piaceva il calore della sua pelle che passava attraverso il tessuto. 
Si sporse in avanti, verso il viso di Nero. Voleva baciarlo, assaporare le sue labbra prima di pranzare. Era un desiderio del tutto lecito. Dopotutto, erano fidanzati. 
Socchiuse la bocca e portò leggermente in fuori la lingua, chiudendo gli occhi dopo aver constatato che anche il suo partner si stava avvicinando a lui. 
Invece delle morbide e familiari labbra di Nero che strusciavano provocanti contro le sue si sentì infilare in bocca a forza qualcosa di grosso e gustoso. 
Aprì gli occhi di scatto ritraendo la testa e vide il suo ragazzo che addentava un grosso cheeseburger guardandolo dall'alto in basso con un bel sorriso soddisfatto sulle labbra. 
Dante corrugò le sopracciglia con aria irritata, afferrando il panino che aveva in bocca e togliendolo da lì per poter parlare liberamente. 
«Ehi! Era un momento romantico!» protestò immediatamente «Non eri tu quello che voleva mangiare le patatine in maniera romantica?». 
«Sì... ma ora eravamo impegnati in altro» ribatté prontamente il più giovane «E le patatine non c'entravano niente». 
«Sì, però... io quel bacio lo volevo!» continuò a lamentarsi Dante. 
Nero si chinò su di lui accentuando il suo sorrisetto. 
«Oh, non preoccuparti. Lo avrai... tra un po'...». 
Dante digrignò i denti, assumendo un'espressione di disagio e al tempo stesso fastidio. 
«Come sarebbe a dire tra un po'?!» esclamò il padrone di casa. 
«Sì, hai capito bene» disse semplicemente Nero «E adesso mangia quello. O vuoi aspettare ancora?». 
Dante lo squadrò per qualche altro istante prima di addentare voracemente il suo panino, constatando che era anch'esso un cheeseburger e che era decisamente buono. 
La fame si sostituì ben presto al desiderio che nutriva nei confronti di Nero e il cacciatore di demoni cominciò a mangiare vorace come suo solito. 
Il suo fidanzatino lo osservava con attenzione mentre strappava grossi morsi al panino e li masticava con veementi movimenti della mascella. Per riuscire a deglutire i bocconi più grossi dovette aiutarsi trangugiando lunghi sorsi dalle lattine di cola che Nero aveva preso insieme al resto. 
Per qualche strana ragione al più giovane piaceva guardarlo mangiare. Non sapeva spiegarselo affatto, però era così. 
Quand'ebbe finito il primo panino gli passò il secondo e Dante si bloccò solamente un momento a guardarlo, cercando di sondare quali fossero le sue vere intenzioni attraverso il suo sguardo. Purtroppo però non vide niente di anomalo oltre ad una leggera curiosità, pertanto afferrò il secondo panino e riprese a mangiare. 
Nero si accontentò di un solo panino come pranzo e lasciò gli altri tre al suo compagno: era così preso a studiarlo che ci mise parecchio a finire il suo unico cheeseburger. Dante nel frattempo ne aveva finiti due. 
Quand'ebbe finito anche il terzo si addossò all'alto schienale della sua sedia con l'aria di chi era pienamente soddisfatto del pasto ed era già pronto per fare un bel sonnellino. 
Si portò alla bocca una lattina e ne tracannò il contenuto sollevando la testa. 
Nero ne approfittò per balzare giù dalla scrivania ed atterrare direttamente sulle sue gambe. 
«Credo sia arrivato il momento per quel bacio di prima...» esclamò a mo' di spiegazione, sollevando l'involucro di cartoncino da cui sbucavano le estremità delle patatine fritte. 
«Oh, sì...» commentò Dante mordicchiandosi impaziente il labbro inferiore. Le sue mani si posarono sui fianchi del più giovane, accarezzandoli. 
Nero prese un paio di patatine e se le infilò in bocca, protendendosi verso il suo fidanzato. Quest'ultimo non esitò minimamente a colmare lo spazio che li separava e congiungere la propria bocca alla sua. 
Coi denti strappò la metà delle patatine che sporgeva dalle labbra di Nero, la masticò e la deglutì; infine baciò con passione il suo compagno. 
Nero gli posò la mano libera sulla nuca, premendo la sua faccia contro la propria. Il più grande gli mise la lingua in bocca, passandola avidamente su ogni centimetro raggiungibile al suo interno. 
Il minore mandò un poderoso ansito di piacere che gli vibrò nel petto e nella gola, muovendo la lingua contro quella del suo partner. 
Quando si separarono fu a malincuore e si scambiarono uno sguardo che comunicò la delusione al loro partner. 
Stavolta fu Dante a prendere in bocca diverse patatine - erano quattro, tutte più o meno della stessa lunghezza - e a sporgersi per invitare l'altro a prenderle. 
Nero non si fece attendere e la scena che si era consumata poco prima si ripeté ma coi ruoli invertiti: fu il turno del più piccolo di sondare con la lingua il cavo orale dell'altro e strappare a quest'ultimo versi di inequivocabile piacere. 
Dante si stava surriscaldando e percepiva il desiderio sessuale crescergli dentro tumultuosamente man mano che Nero spingeva la sua lingua più in profondità. C'erano però due strati di vestiti a separarli e il pranzo era stato pesante, per cui cominciava ad essere sonnolento. Non aveva voglia di spogliarlo. 
Era così preso da ciò che gli si agitava dentro che quando Nero si staccò emise un veemente lamento di delusione che fece inarcare un sopracciglio a quest'ultimo. 
«Ti stavi divertendo parecchio, eh?» domandò con l'atteggiamento di chi ne sapeva parecchio. 
«Sì, be'... perché? Non ho mica fatto qualcosa di male!» esclamò Dante a sua difesa «Lo rifacciamo?» soggiunse rubando qualche patatina dal contenitore tra le mani di Nero, sollevandole per riportarle alla bocca. 
Il ragazzo stirò le labbra in un sorriso compiaciuto. 
«Oh, sì...!». 
Ripresero a baciarsi con foga e passione, come se fossero perennemente in procinto di fare l'amore. Nonostante avessero alcune dita sporche si accarezzarono con fare possessivo e senza la benché minima traccia di esitazione. Attualmente a loro non importava di nient'altro. Non si accorsero neppure della spettatrice inattesa che aveva appena varcato la porta d'ingresso. 
«Wow...» commentò Trish senza riuscire a trattenersi nel vedere come Nero si agitava sopra Dante mentre quest'ultimo gli accarezzava la schiena. 
Il commento giunse alle orecchie di entrambi in maniera chiara e forte, attirando la loro attenzione. Entrambi si voltarono al suo indirizzo rivolgendole un'occhiata stupita. 
«Trish che ci fai qui...?» chiese prontamente Dante. Sembrava infastidito e a giudicare dal suo precedente impegno la bionda poteva anche capire perché. 
La donna avanzò nella stanza fino a trovarsi dirimpetto alla scrivania, quindi si decise a spiegarsi: «Mi dispiace interrompere il vostro piacere ma c'è del lavoro da sbrigare». 
Entrambi gli uomini si scambiarono un'occhiata di tacita delusione; dopodiché emisero all'unisono un sospiro rassegnato. 
«Arriviamo» disse Nero alzandosi dalle gambe di Dante mentre quest'ultimo si rialzava a sua volta. Il ragazzo posò le patatine sul tavolo e andò a recuperare insieme al partner il cappotto e le armi e uscirono per primi dalla stanza. 
Trish fece per andare ma si trattenne un attimo per rubare una patatina fritta, assaporarla benché fosse ormai a malapena tiepida e leccarsi le punte dei polpastrelli. 
«Mai una volta che quei due mangino come persone normali...» sospirò esasperata tra sé, gettando un'occhiata alla spazzatura accumulatasi sulla scrivania. Avrebbe dovuto cominciare a fare qualcosa per cercare di raddrizzare la loro dieta assurda, però a ben pensarci lei non era capace di cucinare e non riusciva a trovare valide soluzioni alternative per procurare loro dei pasti equilibrati. 
Scuotendo la testa fece dietrofront e si affrettò a seguire la coppietta.

rating: safe, fandom: devil may cry, pairing: dante/nero

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