Titolo: Dono per l'inverno
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, Slice of life
Personaggi: Alice Liddell!Nero, Regina di Cuori!Dante
Wordcount: 1645 (
fiumidiparole)
Prompt: Setting Fantasy / #06 - Mantello @
diecielode + 25 Senses: Touch / 013. Smooth Silk @
casti_puriNote: Age difference, Alice Madness Returns!AU, Crossdressing, Shonen-ai
Da sotto il tavolo comparve un pacco avvolto in carta rossa lucida decorata - ed era quasi scontato - con numerosi cuoricini dorati e decorato con un nastro rosso scuro - lucido anch'esso - annodato a formare un voluminoso fiocco simile ad un fiore.
Il ragazzo era avvezzo a ricevere una montagna di regali dal più grande, per cui non si sorprese per niente di veder apparire un pacco; addirittura provò anche ad indovinarne il contenuto.
«È un altro vestito?» azzardò con un sorriso, posando la tazzina per scartare il regalo.
Anche nel dominio della Regina di Cuori in inverno nevicava e la temperatura scendeva anche di molto sotto lo zero. Ciononostante, Nero spesso osava avventurarsi nel cortile sfidando il clima avverso: gli piaceva giocare con la neve e non mancava mai l'opportunità di infastidire le guardie del palazzo che incrociava lanciando loro palle di neve.
La Regina di Cuori Dante sovente lo osservava giocare da una delle finestre delle torri, da dove era certo che non sarebbe stato visto: Nero diventava strano in sua presenza e lui invece amava vederlo com'era veramente, al naturale.
Era una gelida mattina d'inverno, come tante altre. Nero si era alzato alla solita ora, avvolto dal piacevole calore prodotto dal fuoco scoppiettante che ardeva nel camino della sua camera. Probabilmente qualche servo era entrato nella notte per ravvivarlo ed alimentarlo con la legna, perché dubitava fortemente che i ciocchi che ardevano nel camino fossero gli stessi che ci aveva messo la sera avanti.
Si era vestito indossando il suo consueto abito blu con il grembiulino bianco sporco di sangue rappreso, le calze a righe e gli stivali neri ed era sceso in sala da pranzo per la colazione. Qui aveva trovato Sua Maestà Dante già seduto a tavola, evidentemente in attesa del suo arrivo.
Non appena mise piede nella sala, Nero venne accolto da un allegro: «Già sveglio?».
Il ragazzo ignorò il commento ed attraversò la stanza per andare a sedersi di fianco a Dante, all'unico altro posto di tutta la lunga tavolata che fosse stato apparecchiato per qualcuno.
Una volta accomodatosi, si servì una tazza di thé ed una fetta di torta sotto l'attento sguardo di Sua Maestà, che aveva già consumato il suo pasto, dato che mangiava pizza a tutte le ore del giorno, persino di prima mattina. Visto che il suo giovane ospite non condivideva la sua dieta mattutina, approfittava del fatto che dormisse di più rispetto a lui per mangiare cosa voleva con calma e poi far trovare al ragazzo una colazione di suo gradimento.
Per un po' la cosa andò avanti nel silenzio, mentre Nero cercava di ignorare lo sguardo che sentiva puntato su di sé; poi però divenne intollerabile.
«Ho qualcosa che non va?» domandò, marcando particolarmente sulla nota di fastidio nella sua voce.
Essere guardato di sfuggita o essere seguito per un piccolo lasso di tempo non gli importava, ma quando veniva studiato come se fosse un qualche raro esemplare esotico iniziava ad innervosirsi.
«No, sei carino come sempre» replicò Dante, spostando leggermente il viso sulla mano che fungeva da sostegno.
Il complimento fece arrossire leggermente il ragazzo, che addentò la sua fetta di torta spostando altrove gli occhi. Non era la prima volta che si sentiva definire "carino", eppure ancora non ci aveva fatto l'abitudine: gli dava l'idea di un epiteto da rivolgere esclusivamente alle ragazze, benché evidentemente Dante non fosse della stessa opinione.
Quest'ultimo continuò tranquillamente a fissarlo, poi chiese: «Vai fuori a giocare con la neve anche stamani?».
Il modo in cui pose la domanda ed il tono usato fecero sentire Nero alla stessa stregua di un bambino che marinava la scuola per andare a giocare a palle di neve. Si sentì un po' in colpa, come se quel che aveva intenzione di fare fosse qualcosa di sbagliato.
«Sì... perché me lo chiedi?» domandò, inarcando perplesso un sopracciglio. In genere a lui non importavano i suoi piani per la giornata, dato che qualsiasi cosa avesse in mente e nella quale fosse coinvolto gliela imponeva come priorità assoluta su tutto il resto - da brava Regina quale era.
Dante sorrise come se quella che gli era appena stata posta fosse la domanda che aveva atteso fino a quel momento.
Cambiò completamente posizione e si piegò di lato a pescare qualcosa che teneva nascosto sotto il tavolo. Nero seguì il movimento da sopra il bordo della sua tazzina di thé, curioso di vedere che cosa stesse per fare.
Da sotto il tavolo comparve un pacco avvolto in carta rossa lucida decorata - ed era quasi scontato - con numerosi cuoricini dorati e decorato con un nastro rosso scuro - lucido anch'esso - annodato a formare un voluminoso fiocco simile ad un fiore.
Il ragazzo era avvezzo a ricevere una montagna di regali dal più grande, per cui non si sorprese per niente di veder apparire un pacco; addirittura provò anche ad indovinarne il contenuto.
«È un altro vestito?» azzardò con un sorriso, posando la tazzina per scartare il regalo.
La Regina era stranamente paranoica quando si trattava di abiti. Il povero Nero era stato sommerso di vestiti fin da quando si era trasferito a vivere nel castello. Il suo armadio minacciava di esplodere per la mole di capi d'abbigliamento che era costretto a contenere e che continuava ad aumentare senza tregua.
«Se te lo dico che sorpresa è?» fece criptico Dante, stirando di lato le labbra in un sorriso ironico. Sembrava divertirsi mentre osservava Nero alle prese con il fiocco del pacco, che alla fine venne reciso di netto con il coltello posizionato vicino al piatto.
A quel punto toccò alla carta il triste destino di venire squartata, fato cui andò incontro molto più facilmente rispetto al nastro.
La scatola era molto semplice, talmente tanto che il ragazzo credette si trattasse di uno scherzo. Quando l'aprì e sbirciò dentro si trovò a guardare un tessuto di un bel rosso ciliegia del tutto privo di fronzoli, cosa alquanto strana dati i regali ricevuti in precedenza.
Curioso, prese il capo e lo sollevò, estraendolo dalla scatola. Questo si allungò, rivelando ciò che era in realtà.
«Un mantello?» fece stupito, guardandolo da cima a fondo come se non credesse a cosa stava guardando. Adesso che ce l'aveva tra le mani dispiegato poteva notare il fatto che internamente era foderato di pelliccia bianca e folta. Il pelo faceva anche da bordo al mantello, dandogli un aspetto ancora più solenne.
Il tessuto rosso era di seta, morbidissima e liscissima al tatto.
Era anche corredato di un largo cappuccio, anch'esso foderato e bordato di pelliccia.
Era un capo stranamente bellissimo e di gran gusto. Nero dubitava fortemente che fosse opera di Dante. Al massimo poteva averlo commissionato.
Compiaciuto dal fatto che era di suo palese gusto, Sua Maestà si raddrizzò sul suo scranno e spiegò: «È per l'inverno, visto che ti piace tanto uscire con la neve».
Il ragazzo evitò di ringraziare, dato che non era nella sua natura; tuttavia si alzò in piedi e si provò il mantello. Sapeva che Dante gliel'avrebbe chiesto, come faceva sempre con ogni nuovo vestito che gli regalava. Si gettò il capo d'abbigliamento sulle spalle - constatando con piacere che la pelliccia era già tiepida - e si annodò il nastro che teneva uniti i due lembi sotto al collo. Non si mise il cappuccio perché era al chiuso e non c'era così freddo.
Anche se il colore non era proprio il migliore da abbinarsi con il blu del suo abito, doveva ammettere che stava bene.
Nero fece una buffa piroetta sul posto per farsi ammirare e così facendo sollevò di diversi centimetri il mantello da terra.
La Regina si alzò a propria volta e gli si avvicinò, prendendogli una mano e cingendogli con l'altro braccio la vita. Con un tuffo al cuore per la sorpresa, Nero avvertì una forte pressione che lo spinse all'indietro ed in un momento si ritrovò stretto al torace ampio e muscoloso di Dante - chino su di lui - piegato all'indietro di un notevole angolo.
La loro era una posa da passo di ballo in coppia, persino il ragazzo - da profano del campo quale era - se ne era accorto.
Arrossì nonostante stesse cercando con tutto se stesso di dissimulare l'imbarazzo ed il piacere che provava nello stare a stretto contatto con il suo corpo. Anche attraverso il tessuto del proprio abito e di quello del suo partner - molto più spesso - riusciva a percepire i suoi muscoli tonici e ben allenati. Quando facevano l'amore accarezzargli i pettorali e sentirli solidi sotto le sue dita era uno dei suoi piaceri maggiori.
Nel mentre che era perso in tali pensieri avvertì la mano che lo sorreggeva all'altezza del bacino scendere verso il basso accarezzando teneramente il mantello fino a fermarsi sulla sua natica.
«Ti sta bene» osservò Dante, palpandogli con insistenza la chiappa, provocandolo «Avvolto in questo mantello sei molto più regale».
Nero cercò di reprimere l'impulso di strusciarsi contro quel corpo grande e forte che lo sovrastava e alla fine ci riuscì, anche grazie al tempestivo bacio che la Regina decise di posare sulle sue labbra così vicine e così invitanti.
Il bacio fu intenso e talmente pieno di passione da riuscire a distrarre Nero da ciò che una parte specifica del suo corpo gli stava suggerendo di fare. Il coinvolgimento successivo e finale delle lingue tolse il fiato al più giovane in maniera definitiva, cosicché quando si separarono si ritrovò ad ansimare ed anche in maniera piuttosto pesante.
Continuarono a guardarsi con una certa intensità e da molto vicino finché Nero non riuscì ad imporsi di allontanarsi dal suo partner. Frapponendo le mani tra i loro corpi e facendo pressione, esclamò: «Lasciami andare».
Gli costò fatica farlo, ma doveva se non voleva finire a fare l'amore sul tavolo di lì a qualche istante - e non voleva, perché faceva decisamente troppo freddo nella sala per i suoi gusti.
Vide una chiara nota d'esitazione negli occhi di Sua Maestà Dante, ma svanì pochi attimi dopo, appena prima che lo riportasse in stazione eretta.
«Vai fuori, prima che cambi idea» disse l'uomo, lasciando al suo tono di voce il facile compito di lasciare intendere come avrebbe invece voluto passare il tempo.
Nero si voltò di scatto e si avviò verso l'uscita dalla sala senza girarsi a guardare dietro di sé, temendo che se l'avesse fatto poi il suo inconscio gli avrebbe rifiutato di andare in giardino com'era nelle sue intenzioni originali.
Mentre si allontanava Dante non poté fare a meno di ammirare l'ampio frusciare del suo mantello nuovo, che non sembrava intenzionato a togliere.
Almeno per una volta uno dei suoi regali aveva riscosso vivo successo, e non solo presso Nero.