speranza

Jan 16, 2007 23:14


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Allora Faramir venne a cercarla, e di nuovo passeggiarono insieme sulle mura; ed egli le disse: "Eowyn, perché resti qui, invece di unirti ai festeggiamenti a Cormallen, oltre Cair Andros, ove tuo fratello ti attende?"
Ed ella rispose: "Non lo sai?"
Ma egli disse: "Vi sono due motivi possibili, ma quale dei due sia quello vero, non saprei dire".
Ed ella disse: "Non desidero giocare agli indovinelli: parla più chiaro!"
"Poichè lo desideri, signora", egli disse: "tu non parti, perchè soltanto tuo fratello ti ha mandata a chiamare, e ammirare in tutto il suo trionfo Sire Aragorn, erede di Elendil, ormai non ti procurerebbe alcuna gioia. Oppure perchè io non parto, e desideri rimanermi accanto. E forse per ambedue i motivi, e tu stessa non sapresti scegliere. Eowyn, tu non mi ami, o non vuoi amarmi?"
"Desideravo l'amore di un altro", ella rispose; "ma non voglio la pietà di nessuno".
"Lo so", egli disse. "Desideravi l'amore di Sire Aragorn. Perchè egli era grande e potente, e tu ambivi la fama, la gloria: volevi essere innalzata sopra le cose meschine che strisciano sulla terra. E come un grande capitano a un giovane soldato, egli sembrava a te ammirevole. Perché lo è, un signore fra gli uomini, e il più grande che esista oggi. Ma quando ti diede soltanto comprensione e pietà, tu non desiderasti più nulla, se non una morte coraggiosa in battaglia. Guardami, Eowyn!".
Eowyn guardò Faramir a lungo e senza abbassare gli occhi; e Faramir disse: "Non deridere la mia pietà, dono di un cuore gentile, Eowyn! Ma io non ti offro la mia pietà, perchè sei una dama nobile e valorosa e hai conquistato da sola fama e gloria che non saranno obliate; e sei una dama tanto bella che nemmeno le parole dell'idioma elfico potrebbero descriverti. E io ti amo. Un tempo ebbi pietà della tua tristezza. Ma ora, se tu non conoscessi la tristezza, la paura o il dolore, se tu fossi anche la benefica Regina di Gondor, io ti amerei lo stesso. Non mi ami tu, Eowyn?".

Allora il cuore di Eowyn cambiò ad un tratto, e fu ella finalmente a comprenderlo; e improvvisamente il suo inverno scomparve, e il sole brillò in lei.
"Questa è Minas Anor, la Torre del Sole", ella disse; "e, guarda, l'Ombra è scomparsa! Non sarò più una fanciulla d'arme, né rivaleggerò con i grandi Cavalieri, né amerò soltanto i canti che narrano di uccisioni. Sarò una guaritrice, e amerò tutto ciò che cresce e non è arido". E di nuovo guardò Faramir: "Non desidero più essere una regina", disse.
Allora Faramir rise, felice. "Meno male", esclamò, "perchè io non sono un re. Eppure sposerò la Bianca Dama di Rohan, se ella lo vorrà. E se ella lo vorrà, potremo attraversare il Fiume in giorni più felici e dimorare nello splendore d'Ithilien e coltivarvi un giardino. Ogni cosa vi crescerà con gioia, se coltivata dalla Bianca Dama."
"Devo dunque lasciare il mio popolo, uomo di Gondor?", ella disse. "E vorresti che la tua gente orgogliosa dica di te: 'Ecco un signore che ha domato una selvaggia fanciulla del Nord! Non vi era dunque una donna della razza dei Numenoreani ch'egli potesse scegliere?' ".
"Lo vorrei", disse Faramir. E la prese fra le braccia e la baciò sotto il cielo assolato, e non si curò di essere in piedi sulle mura, visibile a molti. E molti infatti li videro, e videro la luce che brillava intorno a loro mentre scendevano dalle mura e si recavano, mano nella mano, nelle Case di Guarigione.
E al Custode delle Case Faramir disse: "Ecco Dama Eowyn di Rohan, ed ora è guarita".

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I corsivi sono miei. Il resto è del professor J. R. R. Tolkien.
E questa è una delle scene d'amore della letteratura che più mi hanno colpito. Perchè ho l'impressione che, così limpida e luminosa e fuori dal tempo, possa parlare all'eternità.

Poscritto minimo
Certo, se uno legge Tolkien (o non lo legge e pretende di esprimere giudizi) restando in superficie, notando, pigramente, solo l'aggettivazione ingenua e stupefatta, quel sovraccarico di nomi favolosi di luoghi e di popoli e di persone, l'uso continuo di maiuscole epiche, il tono ispirato e insieme sorprendentemente semplice dell'espressione, rischia di avere l'impressione di un'opera fondata esclusivamente su vana e magniloquente retorica, travestita da semplicità.

Ammetto che, se lo leggo così, non faccio fatica ad avere anch'io la stessa impressione. E' questo che ha fruttato al Signore degli Anelli la pessima fama che ben si conosce. Credo, però, che in (massima) parte questa modalità di lettura sia dovuta, ahimè, al proliferare di un fantasy post-tolkeniano che ha attinto dal Signore degli Anelli tutto un sistema di forme narrative ed espressive svuotandolo del concetto e soprattutto del sentimento che gli stava dietro. Cosi che noi, oggi, di fronte alle formule epiche e cavalleresche del romanzo tolkeniano possiamo ben reagire con una risatina, come, magari, di fronte a un testo dei Manowar o di qualche altro gruppo power-epic-symphonic-Hollywood-e-come-lo-vogliamo-chiamare-metal. Ma il punto è che tutte queste realtà sono venute dopo Tolkien, e prima di lui stavano solo la Bibbia e Omero e Virgilio, e il Kalevala e Gilgamesh e il Beowulf e l'Edda e i Nibelunghi, e la Chanson de Roland e il Cid e Chrétien e Ariosto e Sir Thomas Malory. A livello di esperienza personale, posso dire che, infatti, il mio modo di vedere Tolkien è come l'ultimo di quasti classici, e come l'ultimo di una serie dopo di cui non c'è niente. Il fantasy post-tolkeniano, io non lo leggo e credo abbia poco a che fare con lui. La Mighty Sword dei Rhapsody non ha nulla a che fare con Andùril, per quanto possa credersene discendente, perchè ignora l'antenata comune che è, per esempio, Durendal - o Excalibur, ma non quella del film.

Per leggere Tolkien, quindi, credo che occorra la compresenza di due elementi. Da un lato, bisognerebbe coglierne le continue allusioni a un sistema di riferimenti letterari che fanno parte della memoria storica del mondo a noi più prossimo (ma, per allontanare da me ogni possibile implicazione con quel nazionalismo di cui è stato spesso accusato il Tolkien romanziere, aggiungerò subito che credo ogni popolo abbia una sua mitologia e una sua epica, e neppure troppo diverse le une dalle altre - solo che noi, per ovvi motivi geografici, non le conosciamo). Ammetto che questa è un'operazione compiuta solo da chi, per sua inclinazione personale, come la sottoscritta, si senta portato verso il patrimonio letterario, e, in particolare, verso quello tradizionale e leggendario. Gli altri, ovviamente, non leggeranno il Signore degli Anelli! 
Dall'altro lato, penso che l'altro elemento che faccia godere di una simile lettura è l'inclinazione verso gli elementi dell'avventura, della suggestione, del mistero, del 'fantastico' (seppure in Tolkien questa categoria assuma un significato tutto particolare), dell'epicità (intesa anche come grandezza, ovviamente simbolica, dei sentimenti), della solennità. E anche del sentimento trattato come universale, spogliato di ogni connotazione spazio-temporale e ridotto all'essenza più pura, quella che poi, ahimè, proprio per questo viene strumentalizzata ad uso di varie parrocchie. E credo un'altra cosa, ancor più curiosa: credo che queste suggestioni non siano tanto nel testo che si legge, quanto nella mente del lettore; un lettore che ha bisogno, anche, di sogni. Ovviamente, per leggere in questo modo, si deve essere, come si suol dire, 'bambini' (ma poi, che vuol dire?) nel cuore (ed io infatti penso di essere rimasta tale, in quanto, nella lettura di un romanzo del genere, vado alla ricerca proprio delle medesime sensazioni che provavo da bambina). Ma allora, anche questa, penso, si può ritenere un'operazione innocua, una tenerezza verso il proprio passato, una volontà di perpetuare la purezza dei sentimenti antichi (antichi nella nostra storia). E' per questo che, tra l'altro, penso che, almeno per chi ne fa una simile lettura, Tolkien non possa essere un paradigma di violenza (e poi, tanto per fare un esempio, leggiamo le ultime battute di Eowyn nel passo che c'è sopra!), di odio razziale, di militarismo.

[Ma tanta gente non sa, e giudica. E' così difficile capire che per una persona come me (e credo ce ne siano tante), non so, Sigfrido che uccide il drago, se proprio dev'essere simbolo di qualcosa, può benissimo farmi pensare solo e soltanto al fatto che questa mattina ho avuto il coraggio di andare a parlare con il professore e non ho tremato?]

Detto questo, ribadisco che ognuno deve leggere quello che vuole. Ma ripeto: perchè strumentalizzare? E perchè c'è tanta gente che tende a calare sempre tutto nella realtà sociale (e talvolta economica) più prossima, e non pensa al sentimento in sé? Io credo che nel sentimento espresso in termini astratti ci sia potenzialmente tutto il bene e tutto il male del mondo, e ogni cosa dipende dall'uso che se ne fa. Forse proprio per questo amo la letteratura fuori dalle contingenze storiche, proprio perchè mi permette di interpretarla davvero secondo il sentimento, secondo il cuore.

Ho cominciato per scrivere un poscritto minimo e ora mi accorgo che ho scritto un pamphlet a metà fra lo sfogo personale e il saggio in filologhese. Un po' me ne vergogno; sembra che a voler scrivere di letteratura in termini seri si debba per forza sfociare nel tono da email di quel filologo del riccardino. Ma purtroppo sto assumendo questa deformazione professionale... e, quel che è peggio, ho l'impressione di non riuscire ancora bene a conciliarla con lo sfogo immediato. Questo post è pieno di cadute di stile, come quelle dell'Ariosto di cui parlavo oggi a Daveotional. Ma sapete che vi dico? Voglio che non mi importi niente.

"Le fiabe parlano di cose permanenti, di fulmini, non di lampadine"

"Vi ho aperto il mio cuore perché lo prendeste a fucilate" (J.R.R.Tolkien)

Ah, e ovviamente, voglio ancora P.  
:P

tolkien, literature, me

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