Titolo: A Drop of Darkest Blood on Snow
Fandom: Glee
Personaggi: David Karofsky, Kurt Hummel
Genere: Introspettivo, Drammatico, Erotico, Mistero
Rating: Rosso
Avvertimenti: OneShot, Future!Fic, Lemon, OOC, What if? (E se...)
Conteggio Parole: 1805 (
fiumidiparole )
Note: 1. Per il mio Dave<3 Sempre e comunque<3
2. La cosa più strana che io abbia mai scritto°° sono stupita di essere riuscita a fare una cosa simile°° i personaggi sono OOC, lo ammettoXD ma sono usciti così<3
3. Partecipa al
The One Hundred Prompt Challange indetto da BlackIceCrystal. Con prompt 44. Gelo
4. Partecipa a questa challenge:
Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del
« Collection of Starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 » Nella categoria sfida (lanciatami da
queenseptienna ), dovevo scrivere una Kurtofsky - angst, pOrn e future!fic - lunga almeno 500 parole con prompt “Il pianto del vedovo”. Il pOrn non è tanto pOrn ma il sesso c’èXD farlo più “spinto” mi sembrava di uscire dal tono della fic°° non so spiegarmiXD
5.Niente beta ç_ç
{ A Drop of Darkest Blood on Snow ~
David Karofsky era rientrato nella vita di Kurt Hummel tra le lacrime morte.
Freddo e senza più voglia di andare avanti, il giovane cantante gli aveva aperto la porta di casa, accogliendolo in essa quasi senza rendersene conto.
Giorno dopo giorno David l'aveva visto vagare per l'abitazione senza trovare pace o consolazione.
Aveva smesso di parlare e spesso si rifiutava addirittura di mangiare. C'erano inoltre momenti in cui si chiudeva semplicemente nella sua stanza, fissava un album di fotografie e piangeva.
David lo sapeva bene e, con il lento passare del tempo, quella casa che solo la settimana prima era piena di vita, colorata ed elegante, si stava tingendo dei tetri colori del lutto, bagnata dalle gelide e dolorose lacrime che Kurt continuava a versare notte e giorno.
Tutto quello che vedeva in quel luogo era stato creato in un breve ma intenso anno di matrimonio.
Per stare con la persona che amava aveva rinunciato a New York ma quel suo sogno non era niente in confronto alla sua felicità… ma in quel momento, Kurt Hummel, a soli ventiquattro anni, era diventato vedovo.
Perché Blaine Anderson era morto.
Era stato trovato sul retro del locale nel quale lavorava, disteso sul marciapiede ghiacciato quasi ricoperto dalla neve che era scesa durante la notte... sotto il suo capo, quella stessa neve si era tinta del rosso del suo sangue.
Era stata una crudele fatalità o... un assassinio?
Un errore o era stato scelto come vittima di qualcuno?
Però Blaine agli occhi di Kurt era un uomo fantastico e non aveva nemici. Come si poteva odiare una persona come lui?
Per quel motivo non riusciva ad accettare che qualcuno l'avesse voluto uccidere… ma al tempo stesso rifiutava anche la fatalità, una morte accidentale.
Kurt Hummel, in realtà, non accettava proprio la morte di suo marito.
L'inchiesta era stata subito avviata per far luce sul decesso di Blaine, ma non vi era nessun testimone attendibile nel locale e, al tempo stesso, nessuno l'aveva visto uscire dopo la sua esibizione.
Blaine era semplicemente sparito, per riapparire solo il giorno successivo senza più vita.
Con la sua morte, anche l'esistenza di Kurt era cessata.
Come un automa aveva riconosciuto il corpo dell'uomo che amava e, la sera stessa, aveva pianto tra le braccia dell'ultima persona che si sarebbe aspettato di rivedere: David Karofsky.
La notte erano iniziati gli incubi, che al suo risveglio erano rimasti lì: a ghignare beffardi del suo dolore mentre veniva interrogato dagli investigatori.
Settimana dopo settimana il suo dolore continuò a crescere, e le lacrime che per orgoglio versava solo dinnanzi a David, iniziarono ad essere mostrate anche agli estranei.
Debole e senza più voglia di vivere continuava a camminare in quel mondo crudele che l'aveva privato della felicità del suo matrimonio.
Ad ogni passo il suo dolore cresceva ed il suo cuore si piegava ad esso.
Continuava però a camminare ed ogni giorno rispondeva agli investigatori… ma ormai neanche quello aveva più senso.
Sapere la verità sulla morte di Blaine non poteva riportarlo in vita e Kurt non aveva mai creduto in Dio: nessuna preghiera l'avrebbe potuto consolare.
E piangeva. Continuava a piangere con il cuore colmo di quel dolore.
" Presto passerà.", gli diceva Dave, ma lui non riusciva a crederci e versava altre lacrime. " Passerà. Fidati di me.", insisteva il giovane uomo, ma Kurt non trovava consolazione.
Arrivò però il momento in cui anche quel dolore scomparve, quando l'ennesima visita degli investigatori riuscì ad infrangere del tutto il suo cuore ed il ricordo del suo perfetto matrimonio.
" Secondo le ultime analisi della scientifica, sono state rinvenute all'interno del corpo di suo marito tracce di liquido seminale. Le abbiamo comparate con il vostro profilo genetico ma non corrispondono e il corpo non riporta segni di colluttazione o di violenza sessuale... signor Hummel, avete qualche idea su chi potrebbe essere?"
" No."
Era stato in grado di rispondere solo in quel modo e, da quel momento, non aveva più versato una lacrima... ma non aveva neanche più sentito niente.
Era diventato come uno spettro, pallido e senza vita. Incapace di provare qualsiasi sentimento.
Con il passare dei giorni iniziò quasi a desiderare di provare ancora dolore.
Il dolore lo si poteva provare solo in vita... e, inconsciamente, voleva tornare a vivere.
Aveva passato settimane - forse mesi - sperando di morire e in quel momento tutti i suoi desideri erano cambiati.
Voleva soffrire. Voleva vivere ancora… ma sempre le ferme e grandi mani di David l'avevano fermato dal bruciarsi con un accendino o dal ferirsi con qualsiasi oggetto acuminato si trovasse tra le sue mani.
Poche volte era riuscito nel suo intento e in quei brevissimi istanti si era sentito vivo. Rovinava la sua pelle liscia e perfetta con graffi, sfregando con forza le unghie fino a scavare dei profondi solchi… ma era vivo!
Sentiva la pelle bruciare e pulsare.
Sentiva i gemiti di dolore cercare di scappare dalle sue labbra chiuse da ormai troppo tempo.
Quella stava diventando la sua prospettiva di vita ma David era sempre lì, a bloccarlo prima che fosse troppo tardi, e ad ammonirlo con lo sguardo.
Kurt però non provava vergogna. Non provava niente: se non il desiderio di sentire ancor più dolore ed essere vivo.
Ma David si opponeva a quella sua decisione e per Kurt la scelta era semplice.
Non voleva che si auto-infliggesse delle ferite?
Allora sarebbe stato Dave a procurargliele.
" Ti prego..."
La sua voce era diventata roca, diversa da come se la ricordava. La gola raschiò nello sforzo di parlare ancora dopo quelle settimane di silenzio quasi forzato.
" Ti prego David... fammi male... colpiscimi, picchiami... fa qualsiasi cosa ma fammi sentire vivo."
Mai in vita sua si sarebbe aspettato di pregare David Karofsky in quel modo... ma della sua esistenza ormai non gli importava più nulla.
Mettere da parte l’orgoglio non l'avrebbe ferito e non l'avrebbero fatto né il suo innato cinismo né le sue doti canore.
Kurt non aveva più niente per cui vivere se non il desiderio di provare ancora dolore… e David era la persona più vicina a lui in quel momento.
Una piccola parte di sé gli ricordava che non era più Karofsky, quello che lo spingeva contro gli armadietti nascondendo la sua omosessualità, ma che era semplicemente Dave, che durante il loro ultimo anno al liceo era diventato suo amico accettando la sua sessualità.
Era cambiato o, più semplicemente, era se stesso.
Infatti David non lo colpì.
Non l’avrebbe mai ferito… ma non rifiutò nemmeno quella sua supplica e, costringendolo sul letto ormai sfatto da settimane, lo baciò con forza ed irruenza strappandogli un gemito soffocato.
Assecondò quasi per inerzia quelle labbra che si muovevano sulle sue.
Non erano delicate né caste, erano invece decise e lussuriose… diverse da quelle che Kurt era abituato a sentire sulla sua pelle.
Perché Blaine era sempre dolce con lui.
Una fitta al cuore gli fece emettere un gemito di dolore che, per qualche istante, lo fece anche stare meglio.
" Continua...", ansimò, incoraggiando il più grande ad andare avanti.
Si lasciò spogliare e carezzare da quelle mani ruvide e grandi, prive di quella maniacale tenerezza che aveva sempre caratterizzato le mani di Blaine.
Le ricordava, erano sempre morbide e profumate e, nel pensarle ancora su di sé al posto di quelle di David avvertì ancora quello stesso dolore.
Emise un lieve gemito d’approvazione, stringendo la mano sui corti capelli di Dave.
Non erano i ricci di Blaine e, nel sentire la mancanza di quella morbida consistenza, si irrigidì ancora.
Faceva male ma si sentiva vivo… ed era solo quello che desiderava ad ormai due mesi dalla morte di suo marito e dalla fine del suo matrimonio.
Strinse con più forza la mano, permettendo a David di prendere tra le labbra la sua erezione, leccandola e stringendola in quella calda e accogliente bocca.
Il suo cuore provava dolore ma il suo corpo si stava riscaldando, strappandolo fuori da quella insensibilità che l’aveva congelato.
Si spinse verso l’amante, verso quella vita che gli stava donando, emettendo bassi gemiti gutturali, resi rochi dalla mancanza di voce.
“ D-dave…”, lo chiamò, incrociando quegli occhi nocciola carichi di passione.
Blaine non l’aveva mai guardato in quel modo… perché forse Blaine rivolgeva quello sguardo a qualcun altro…
“ Ti… p-prego…”, strinse le labbra quando David lo penetrò con le sue lunghe dita.
Sospirò quasi sollevato e permise al compagno di prepararlo con attenzione.
Anche Blaine lo faceva, era sempre attento a non causargli alcun dolore ma con la sua morte, e con le ultime rivelazioni, era riuscito a ferirlo per un’intera vita.
Allargò le gambe quasi con necessità, assecondando quelle falangi ed attendendo l’erezione del suo amante.
Gli occhi iniziarono a pizzicargli, facendo nascere nuove lacrime e, quando accolse in sé il membro di David si lasciò anche stringere da un caldo abbraccio che sciolse il ghiaccio che aveva formato attorno alla sua persona.
La neve aveva accolto Blaine nella morte e quello stesso gelo che aveva avvolto Kurt si stava allontanando dalla sua vita.
Singhiozzò tra i gemiti, assecondando i movimenti di Dave con il bacino, cercando poi le sue labbra e godendo di quel piacere misto al dolore.
“ Mi… dispiace…”, ansimò David, ma Kurt non gli permise di parlare oltre, baciandolo ancora e ancora fino a raggiungere orgasmo.
Si sentì riempito dal piacere dell’amante e dal suo dolore che, ormai al limite, lo fece scoppiare.
Le lacrime tornarono a scorrere sul suo volto con forza e disperazione, facendo sentire le sue pene a gran voce come mai aveva fatto in quei mesi.
“ M-mi tradiva… c-capisci! Mi t-tradiva! A m-me! S-suo marito!”, gridò, stringendosi al compagno che non poté far altro che ricambiare la stretta.
Blaine l’aveva tradito, non sapeva con chi né per quanto tempo… ma il suo matrimonio era sempre stato finto e solo la morte di quello che considerava suo marito aveva fatto luce su quella dolorosa verità.
Pianse ancora fino a quando, troppo debole, si lasciò andare in un lungo e stranamente pacifico sonno.
Kurt dormiva ormai da ore e, insonne, David vegliava su di lui. Il cantante sembrava aver trovato la pace dopo quel furioso pianto fatto da urla e tanto dolore.
Fuori dalla finestra la neve aveva ripreso a scendere con delicatezza… come quella notte.
Dave la ricordava perfettamente perché aveva pianificato tutto fin nei minimi dettagli.
Non aveva mai odiato Blaine, tant’è che quando Kurt aveva l’aveva scelto, e poi sposato, si era sentito semplicemente invidioso… ma l’aveva accettato.
Voleva solo la felicità di Kurt e se con quel tipo lo era non poteva fare niente… se non assicurarsi che fosse per davvero così.
Sembrava un matrimonio perfetto ma quando aveva scoperto che era solo una menzogna aveva sentito l’odio montargli dentro.
Non sapeva chi fosse l’amante di Blaine, ma li sveva semplicemente visti insieme nel locale dove questo lavorava.
Si baciavano e andavano a nascondersi nel camerino del cantante.
Li aveva visti più e più volte e David non ci aveva visto più dalla rabbia.
Kurt non si meritava quell’uomo… doveva seguire i suoi sogni, andare a New York ed essere felice e lui l’avrebbe aiutato.
Era riuscito a farlo sembrare un incidente.
Nessun’arma del delitto, nessun testimone e David Karofsky non si era neanche sporcato le mani.
Era stato il ghiaccio.
Niente di più semplice e di più mortale.
L’arma perfetta che, sciogliendosi, aveva fatto perdere ogni traccia.