[CAMELOT] - The born of a legend

May 07, 2011 12:42

TITOLO: The born of a legend
FANDOM: Camelot
PERSONAGGI: Leontes, Kay, Merlin, Arthur
RATING: PG
PAROLE:  1500 W
BETAREADER: nike158  ♥
NOTE: allora, deve essere il periodo della prime volte sulle mie nuove ossessioni XD Infatti, è la prima volta che scrivo su Camelot e spero di non aver fatto troppi danni lol La fic è ambientata durante l’episodio 1.02 e, precisamente, nel momento in cui Arthur estrae la spada. Ho amato veramente tanto quella scena e non ho resistito a scriverci su questa scemenza hihi La fic è composta da tre brevi flash, ognuna della quali basata su uno dei miei prompt per il bingo di bingo_italia , ossia: abbraccio, voce, paura.


#ABBRACCIO

Arthur sente le rocce, bagnate e viscide, scivolargli addosso ad ogni movimento; per ogni centimetro che cerca di guadagnare sul fianco scosceso di quella montagna, le sue mani diventano sempre più fredde e fanno sempre più fatica a mantenere la presa. Respirare diventa ogni istante maggiormente difficoltoso, mentre tenta di arrampicarsi più in alto e raggiungere la spada che, quasi beffarda, svetta ancora lontanissima da lui. E’ decisamente più dura di quanto aveva immaginato, non che pensasse che sarebbe stato facile o che non abbia avuto il sospetto che Merlin fosse totalmente uscito di testa quando gli ha spiegato cosa doveva fare, ma si era illuso che una volta sfruttata l’idea di Kay per arrivare sulla montagna il più sarebbe stato fatto. La parte più difficile, invece, la sta affrontando in quel preciso momento. Stringe i denti e tenta di issarsi un po’ più su, cercando di trovare un appoggio con i piedi e utilizzando le braccia, ormai stanche e doloranti, per sollevarsi verso l’alto.
La voce di Kay lo raggiunge all’improvviso, oltre lo scrosciare della cascata e ovattata per l’enorme distanza a cui si trova, prendendolo quasi di sorpresa nonostante sappia benissimo che suo fratello è esattamente sotto di lui. E’ Kay che sta facendo il tifo per lui, che lo sta incoraggiando e gli sta dicendo di non mollare. E’ Kay che ha fiducia in lui, come ne ha sempre avuta in ogni singolo istante delle loro vite - anche quando Arthur non l’ha meritata-; che lo sta aiutando come sempre - come poco prima, quando il suo corpo era legato alla corda con cui suo fratello gli ha permesso di arrivare su quella montagna -; che è al suo fianco ad aiutarlo senza riserve.
Arthur si volta verso il basso e l’altezza spaventosa che lo separa da terra non lo terrorizza più. Suo fratello è solo un puntino lontano, praticamente invisibile da dove si trova lui, ma al momento gli sembra che si trovi proprio lì di fronte. Quelle parole gli arrivano dentro, le sente rimbombargli nel petto e avvolgerlo quasi si trattasse di un abbraccio… quasi si trattasse delle braccia di Kay che stringono il suo corpo. Arthur si ricorda di tutte le volte in cui è successo veramente, di tutte le volte in cui si sono abbracciati sul serio, in cui si è ritrovato un braccio di Kay intorno al collo mentre ridevano insieme per chissà quale motivo ridicolo o in cui Arthur se l’è tirato contro e suo fratello l’ha ricambiato anche se, probabilmente, aveva appena combinato qualcosa che gli avrebbe fatto meritare di più un pugno sui denti che un abbraccio (ma, fortunatamente, Arthur è sempre stato bravo a farsi perdonare e Kay, invece, non è mai stato bravo ad essere veramente arrabbiato con lui).
E d’un un tratto, tra i litri d’acqua che gli si stanno riversando addosso, la fatica che si fa sempre più grande e la sensazione che, nonostante quello che ha detto Merlin, sta volta finirà veramente col lasciarci la pelle, quella fiducia, quel supporto incondizionato, tutto quell’amore insomma, si fanno sempre più strada in lui finché non lo pervadono completamente e Arthur sente una sferzata di nuova energia che lo attraversa dalla testa ai piedi così che, finalmente, le sue mani si stringono intorno all’elsa della spada.

#VOCE
La presa sulla spada è scivolosa e bagnata come qualsiasi altra cosa intorno a lui. Arthur ci si aggrappa con tutte le poche energie rimastegli, tirando e tirando più forte che gli riesce. Eppure, non c’è niente da fare. Sembra che più cerchi di sfilare via la spada, più quella si conficchi maggiormente in profondità nelle rocce. Arthur non ha, davvero, la più pallida idea di cosa fare fino a che non sente la voce di Merlin risuonargli nelle orecchie.

“Smettila di tirarti indietro e spingiti oltre i tuoi limiti"

Non sa come spiegarlo, e al momento rifletterci su è l’ultimo dei suoi pensieri, ma quella frase che Merlin gli ha detto solo poco prima torna a riproporglisi nella mente proprio in quell’istante e, improvvisamente, diviene l’unica cosa che sembra avere spazio nella sua testa. E’ come se il mago stesse sussurrando ognuna di quelle parole direttamente nel suo orecchio, come se stesse scandendo le lettere una ad una, come se si stessa scavando un tunnel nel suo cervello con la voce. Ad Arthur sembra quasi che gli si insinui sotto la pelle, che gli scivoli tra le ossa e inizi a scorrergli nel sangue; percepisce quasi la presenza dell’uomo vicino a lui e se quella sia la magia di Merlin, se quello sia il suo potere, Arthur non lo sa. Quello che sa è che c’è un messaggio, una soluzione dietro l’incessante ripetersi di quella frase, un indizio dietro quella voce che appare così dura e piena di rimprovero. La risposta che sta cercando, che gli serve così disperatamente in quel momento, è li: oltre il rumore dell’acqua, trasportata dal vento e nascosta nella voce di Merlin.
E poi, semplicemente, naturale come un respiro o il sole che sorge ogni mattino, tutto si schiarisce nella mente di Arthur. Così ovvio e così assurdo nello stesso tempo che Arthur ha la certezza assoluta che si tratti di un’idea di Merlin, di un piano organizzato da lui sin dall’inizio e, altrettanto sicuramente, di una prova a cui ha voluto sottoporlo. E lui è assolutamente determinato a superarla.

Forza e intelligenza.

La voce di Merlin risuona per l’ennesima volta.
Arthur ha dimostrato piuttosto chiaramente di essere, decisamente, dotato per quanto riguarda la prima.
Ora, è il momento di adoperare la seconda. Smette di tirare la spada verso di sé e comincia a spingere (ed è quasi ridicolo che sia tutto in quelle due parole): una spinta decisa e finalmente, meraviglia assoluta, la spada inizia a muoversi. Adesso, sfilarla via è di una facilità estrema; la spada lo segue come un animale docile e, dopo tante fatiche, domato. Arthur non si capacita di avercela fatta, di esserci riuscito, di starla realmente impugnando. Perché sembrava impossibile, una specie di missione suicida, ma così non è stato e Arthur ce l’ha lì, tra le proprie mani, mentre la brandisce con un sorriso.
E’ una spada veramente enorme.
E quello è più o meno il suo ultimo pensiero coerente.

#PAURA
Ed è, anche, una spada pesantissima.
Arthur ne sente il peso trascinarlo inesorabilmente all’indietro, ora che non c’è più nessun tipo di appiglio che gli impedisca di cadere. Mentre precipita, inesorabilmente, verso il basso descrive una parabola quasi elegante, fino a che non inizia a impattare contro le rocce più sporgenti della montagna.
Leontes non gli ha staccato gli occhi di dosso fin da quando ha iniziato ad arrampicarsi, con una bruttissima sensazione addosso che gli ha attorcigliato lo stomaco sempre più fastidiosamente. E Leontes non è un tipo d’uomo a cui lo stomaco si sconvolga facilmente. E’ abituato a combattere e ad affrontare nemici temibili sul campo di battaglia, a vedere cose che farebbero accapponare la pelle della maggior parte degli uomini, eppure questa percezione che qualcosa di brutto dovesse succedere da un momento all’altro non lo hai mai colpito così fortemente e nitidamente. Ha cercato di dirlo a Merlin (anche se arrivati a quel punto era, probabilmente, troppo tardi per tornare indietro), ma non c’è stato verso; Leontes ha capito fin da subito che quell’uomo non è uno a cui è facile far cambiare idea e che sembra sapere sempre cosa sta succedendo. Così, si è limitato a trattenere il respiro e a pregare mentalmente che quel suo cattivo presentimento non fosse niente di serio.
La paura trattenuta per tutto quel tempo, che ha riempito l’aria intorno a lui quasi facendolo fremere per la tensione, esplode e si libera quando vede il corpo del futuro Re di Camelot precipitare verso il basso e tutti i peggiori timori del Cavaliere divengono una terribile realtà.
E’ il primo a scattare verso di lui, forse perché è il più vicino alla riva o perché è il primo a riscuotersi - vede il sorriso di vittoria morire sulle labbra di Merlin, sfumato nella realizzazione che qualcosa non è andato come aveva previsto, e l’espressione di Kay gelarsi in una smorfia di terrore -, mentre la schiena di Arthur s’infrange contro la superficie del lago e il giovane sprofonda sul fondo, privo di sensi.
Leontes corre il più velocemente che può, fendendo l’acqua con ampie falcate e tuffandosi per afferrare il corpo di Arthur; cerca di riportarlo in superficie senza perdere neanche un istante, usando un braccio per sostenere il suo peso mentre risale e la mano dell’altro per afferrare la spada che è il motivo per cui sono arrivati a quel punto.
E mentre lo trascina a riva, il fiato corto e il cuore che batte all’impazzata, la paura che sia tutto perduto, che sia finito tutto lì (ancor prima di cominciare), che quel giovane in cui lui e il popolo di Britannia hanno riposto tutte le loro speranze non possa compiere il destino per cui sembra nato gli martella nella testa e nel petto .

autore: nessie_sun, camelot, fanfiction

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