Titolo: Respect
Titolo del Capitolo: Non tanto diversi
Fandom: Glee
Autore:
kurenai88 Beta: çAç nesshuno
Personaggi: Kurt Hummel, Dave Karofsky
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash
Conteggio Parole: 1983 (
FiumiDiParole)
Note: 1. Dimentichiamo quello che è successo dopo la puntata 2x06 “Never Been Kissed”. La fic parte da quella puntata ed il resto è una mia invenzione<3
2. Dedicata a Francis e a
queenseptienna che tempo fa ha postato una fic con queste tematiche *grande sfida*
3. Iniziamo con un po’ di sano p0rn, perché fa sempre bene anche se si tratta solo di masturbazione<3
4. Non è ancora stata betata XD tra oggi e domani potrebbe subire qualche lieve modifica ù_ù ovvero delle correzioni e piccole aggiunte<3
{ Respect ~
- 2. Non tanto diversi -
Esistevano degli incubi che, nella loro complessità, non lasciavano andare la propria vittima fino a quando un qualcuno dall'esterno non l'avesse strappata via a forza da quella prigione onirica. Talvolta questi incubi, a seconda delle varie interpretazioni, potevano essere addirittura definiti sogni.
Per Dave Karofsky, infatti, prima di diventare piacevoli sogni erano solo ed esclusivamente incubi. Perché nessuna persona di sesso maschile e di mente sana poteva considerare un 'bel sogno' un ragazzo nudo, in posizioni e situazioni compromettenti.
Erano sogni da femmine o da finocchi, Dave quindi poteva solo considerarlo un incubo, sopratutto nel considerare che lui era il protagonista del sogno ed il suddetto ragazzo che popolava le sue notti era quello che a scuola buttava nei cassonetti. Evidentemente non aveva tutte le rotelle al loro posto, quella era l'unica soluzione che poteva accettare - neanche lontanamente l’idea di essere una checca l’aveva sfiorato in quei momenti… anche se iniziava ad avere alcuni dubbi.
La prima volta che aveva sognato Kurt Hummel era stata dopo la vergognosa erezione avvenuta nella palestra mentre il ragazzino si esibiva in Push It. Era venuto nei pantaloni - si ricordava bene le sensazioni provate: umido, soddisfazione, frustrazione e vergogna - e, come se non bastasse, l'immagine di quel ragazzo in posizioni erotiche aveva iniziato a perseguitarlo anche la notte.
L'aveva sognato con la camicia blu aperta sul petto candido imperlato di sudore e scosso dagli ansiti, la cravatta nera stretta ai polsi e lui - Dave Karofsky - che si piegava su quel corpo, baciandolo e carezzandolo, strappandogli gemiti alti nei quali avvertiva solo il suo nome.
Era stato solo il primo sogno con protagonista Hummel ma era stato ugualmente intenso, tant'è che la mattina si era svegliato con la mano infilata nei boxer: era venuto ancora, si era toccato nel sonno mentre sognava di sbattersi un maschio.
Che altra definizione poteva avere quella situazione se non incubo?
Un incubo che aveva iniziato a perseguitarlo ogni notte e che, fino alla mattina, non lo lasciava libero.
Quegli incubi in sé non erano spiacevoli, anzi erano più che eccitanti ma era tutto così assurdo da farlo vergognare. Si sentiva sporco e inadatto, e non trovando soluzioni e risposte aveva addirittura iniziato ad odiare quel ragazzino... non tanto perché era gay, ma perché non riusciva ad accettare il fatto che gli potesse piacere: quello avrebbe fatto di lui un finocchio.
Ma infondo Kurt non aveva alcuna colpa. Hummel neanche lo guardava - cercava sempre di ignorare la fitta al petto che gli ricordava che l'altro non lo considerava minimamente - e sicuramente non conosceva neanche il suo nome - nei sui incubi però, la voce limpida del ragazzo, era in grado di dare tutto un altro significato al suo nome.
Aveva provato a scacciare via il Kurt dei suoi incubi senza mai riuscirci e la sua frustrazione si era riversata su quello reale... solo dopo tempo però si era reso conto che con quei gesti sembrava semplicemente gridare un: " Guardami! Sono qui."
Era stupida la necessità che sentiva di avere gli occhi di Hummel su di sé, e anche se inizialmente era stato piacevole - sicuramente da quel momento in poi Kurt si sarebbe ricordato di lui - si stava rapidamente rendendo conto che non voleva più vedere quello sguardo di terrore… desiderava tutt'altro. Un qualcosa che vedeva solo nei suoi sogni, c’era fiducia e amore negli occhi del ragazzo, e lo faceva sentire bene.
Alla fine quelli che aveva considerato incubi infatti si erano rivelati meglio della realtà, erano dei sogni e la notte aveva quasi la necessità di rinchiudersi in quella prigione, trovandola molto più confortevole della realtà che la sua stupidaggine aveva creato.
Se solo fosse stato più sincero con se stesso, sicuramente Kurt non l'avrebbe odiato - che altro poteva provare verso di lui Hummel se non odio? L'aveva ferito e l'aveva anche baciato quando la sua sopportazione era arrivata al limite e si era lasciato trasportare dalla follia.
Nei suoi sogni almeno Kurt gemeva il suo nome, si lasciava sfilare l'immenso accappatoio bianco che gli aveva visto indossare negli spogliatoi e si faceva baciare e carezzare ovunque... non sarebbe mai accaduto nella realtà, di quello ne era certo.
Indossare la giacca dei Titans era una dubbia scelta stilistica secondo i gusti di Kurt, ma non poté fare a meno di notare con suo sommo piacere che funzionava per davvero come arma di difesa.
Dopo i primi tentativi di spintoni da parte di qualche ragazzo - non Karofsky, il che aveva del miracoloso - e di un viaggio totalmente gratuito dentro un cassonetto, il tutto prontamente ripreso dalla Beiste, per tre intere giornate non erano più stati indirizzati su di lui atti di ignoranza come i bagni nelle granite - Rachel, al contrario, era stata bersagliata per ben due volte.
Era una bella sensazione e sarebbe stato difficile rinunciarvi al ritorno del kicker titolare... sopratutto sarebbe stato difficile rinunciare all'improvvisa 'gentilezza' del difensore che, ormai, pareva quasi evitarlo.
Forse, proprio per quel motivo Kurt si era permesso di osservarlo meglio… ovviamente di nascosto. Aveva memorizzato in poco tempo le sue espressioni, ed era rimasto stupito da quanto potesse essere carino quando sorrideva - sorridere per davvero, senza accenni di crudeltà o malizia.
Sembrava un'altra persona e, a dispetto del suo atteggiamento rude, l'aveva anche intravisto raccogliere degli appunti di un secchione che avevano buttato nel cassonetto per lasciarglieli sopra la borsa mentre i suoi colleghi senza cervello non guardavano.
Era... buono, e Kurt non si sarebbe mai immaginato di poter pensare all'altro come un ragazzo gentile... tant'è che, con sua somma vergogna, un giorno si ritrovò a guardarlo con occhi ben diversi, permettendosi anche di spiare per qualche istante il suo corpo.
Sapeva che era sbagliato, che non doveva spiarlo, ma era stato più forte di lui.
Anche se sceglieva sempre la doccia più lontana poteva vedere quello che accadeva solitamente e, mentre si lavava, aveva lanciato un'occhiata agli altri giocatori presenti che facevano giochi idioti completamente nudi. Karofsky non partecipava, si limitava a guardare divertito i suoi compagni picchiarsi con gli asciugamani bagnati, e Kurt l'aveva osservato.
Non era grasso come aveva immaginato - gli abiti che indossava non gli rendevano assolutamente giustizia - ma semplicemente robusto e muscoloso, era quasi piacevole da guardare e a quei pensieri, accompagnati dal attento studio che stava eseguendo sul suo 'bullo personale' - 'ex', ormai -, giunse anche prepotente un'erezione.
Si insultò mentalmente, vergognandosi per aver fantasticato su loro due - doccia, lui, Dave Karofsky e i corpi nudi a fare quello che nessun altro ragazzo in quel mondo aveva ancora osato fargli - e, avvolgendosi nell'accappatoio, si diede alla fuga, ignaro dei simili pensieri che il più grande gli riservava ormai da tempo.
Forse anche per quel motivo - il frustrante desiderio e l'assaggio che aveva avuto delle morbide labbra di Hummel - che Dave decise di seguire il compagno di squadra, teneva d'occhio ogni suo movimento.
Non poteva fare niente, non erano soli, ma forse poteva provare a parlargli civilmente... anche se era difficile.
" Ehi, fatina!"
Vide le spalle del più piccolo venire scosse da un tremito e, mentre si stringeva di più in quel suo immenso accappatoio bianco come per proteggersi, Kurt si voltò lentamente.
Era rosso in viso ed aveva un'espressione quasi colpevole... Dave non aveva la capacità di leggergli dentro ma pensò che quella reazione fosse causata dalla sua presenza.
" Che vuoi Karofsky?", lanciò una veloce occhiata alle docce, nessuno si voltava verso di loro, ma Hummel era certo che il più grande non avrebbe fatto niente: c'era davvero troppa gente, anche se tutti erano distratti.
Non sapeva però se esserne sollevato o meno...
Seguì il difensore con lo sguardo mentre iniziava a rivestirsi e, proprio quest'ultimo, gli rivolse una sola e breve domanda, certo che l’altro avrebbe subito capito senza aggiungere dettagli: " Lo sa qualcun altro?"
Il più piccolo, ignorando l'erezione che già lo stava facendo impazzire, cercò di restare calmo e di non fissare più il compagno che, fortunatamente, si stava rivestendo.
" Solo Blaine.", rispose senza dare particolare inflessione alla voce, ignaro della fitta che quel nome causò al petto di Dave, aggiungendo poi un: " Perché dovrei andare a dirlo in giro in fondo?"
Già, perché?
Sarebbe stato un problema per entrambi vista la situazione, e non c'era motivo per andare a spiattellare ai quattro venti che il suo primo - e per il momento unico - bacio gli era stato preso proprio da Dave Karofsky.
" Sei un pettegolo, come le femminucce.", ribatté senza però astio Karofsky, riuscendo ugualmente a far reagire Kurt.
" Non sono una femmina. O è perché sei così stupido che nella tua testa da troglodita somiglio vagamente ad una ragazza che l'hai fatto?"
Desiderava avere una risposta: doveva sapere se era vero che l'altro era stato spinto da qualche sentimento verso di lui - in realtà quella era solo una teoria che gli aveva esposto Blaine, e Kurt non sapeva se crederci o meno.
" No.", borbottò semplicemente Dave, senza però aggiungere altro.
" No? L'hai fatto per un altro motivo?", incalzò il più piccolo.
" Non sono affari tuoi.", Karofsky lanciò un'occhiata colpevole verso gli altri che ancora ridevano e scherzavano e Kurt, notando lo sguardo, decise di non insistere oltre... almeno per il momento e non mancò di farglielo ovviamente presente: ormai era in ballo e non si sarebbe tirato indietro.
" Lo sono, Karofsky. Ed avrò le mie risposte un giorno.", dichiarò infilandosi gli slip senza togliersi l'accappatoio. Riuscì nell'impresa e, dando le spalle all'altro, si rivestì in tutta fretta facendosi accogliere dal rassicurante calore e profumo dei suoi abiti.
Dave lo osservò, imitandolo pigramente. Non sapeva se sarebbe davvero riuscito a rispondere a tutte le domande del più piccolo ma, almeno, quello era il primo scambio di parole che avevano dopo tanto tempo... gli era quasi mancato.
Kurt era fermo da ormai qualche minuto nella sua macchina. Non l’aveva ancora accesa, si era limitato a restare in silenzio, appoggiato con il capo al volante ad ascoltare i suoi respiri: cercava di regolarizzarli, di restare calmo e di rilassare il suo corpo teso.
Impossibile, nonostante la precedente chiacchierata fatta con Karofsky, non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine dell’altro nudo, sotto la doccia… con lui. Gli pareva quasi di sentire le fredde mattonelle sulla sua schiena e l’acqua tiepida sferzarlo…
Emise un gemito a quel pensiero e si insultò ancora mentalmente.
Stava davvero immaginandosi con Karofsky?
Proprio con quel troglodita che l’aveva umiliato e baciato?
Proprio con quel ragazzo che, a guardarlo bene, non era poi così male?
Già… proprio lui.
Si morse le labbra e guardò sconsolato l’erezione compressa dai suoi eleganti pantaloni neri, lo stava facendo impazzire e l’idea che fosse stata causata da quei pensieri non lo aiutava di certo a fargliela passare.
Doveva tornare a casa ma in quelle condizioni dubitava anche di riuscire ad abbandonare il parcheggio.
Imprecò ancora tra sé e sé, ancora incredulo… mai, neanche nei suoi sogni più spinti, si era spinto così oltre.
Certo, qualche volte si era masturbato ma… mai in macchina e mai pensando al bullo che lo perseguitava, anche se questo ormai non sembrava più un orco.
Kurt non poteva dire di averlo perdonato per avergli preso con la forza il suo primo bacio, non poteva neanche di provare un qualche vago sentimento affettivo verso di Karofsky… ma era eccitato a causa sua. Per quel ‘insignificante’ motivo stava infilando la mano dentro i pantaloni, superando l’ostacolo dei boxer, cercando di trarre sollievo e di dimenticare per qualche minuto quella strana sensazione.
Non si dilungò più di tanto e strinse subito la mano attorno alla sua erezione e la mosse con decisione, cercando di trattenere i gemiti. Ansimò pesantemente, sentendo i brividi scuoterlo con intensità sempre più crescente e, chiudendo gli occhi, raggiunse l’apice.
Poco gli importava dei suoi pantaloni, il suo corpo era solo attraversato dal piacere e dalla frustrazione, ma anche dalla vergogna per tutto quello che aveva immaginato e fatto.
Non era normale, lui non era assolutamente normale!
Trattenne un singhiozzo e, prendendo il cellulare più confuso che mai, mandò un semplice sms a Blaine scrivendogli: “Mi sono masturbato pensando a Karofsky. Dimmi che sono da ricoverare. ”