"Protect me from what I want" per sourcream_onion

Jul 09, 2008 00:37

Titolo: Protect Me From What I Want
Autore: maharetishtar
Beta: omissis
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Albus Dumbledore/Gellert Grindelwald
Parte: 1/1
Rating: NC-17
Conteggio Parole: 1387 parole

Riassunto: Gellert sorrideva: seduto sopra di lui, sorrideva e lo guardava. Non aveva più la camicia e i pantaloni leggeri erano una carezza ruvida sulle gambe nude di Albus.

Note: Spero di aver assecondato le volontà del richiedente!

Maybe we're victim to fate
Remember when we'd celebrate
We'd drink and get high until late
And now we're all alone
Wedding bells ain't gonna chime
With both of us guilty of crime
And both of us sentenced to time
And now we're all alone

La casa non era mai stata così silenziosa.

Il suo respiro non gli era mai sembrato così rumoroso.

I capelli di Gellert non gli erano mai sembrati così biondi.

Ora, attraversati dai raggi di un tiepido e nostalgico sole pomeridiano, che filtravano dalle imposte chiuse, sembravano risplendere più di ogni oggetto prezioso.

Gellert sorrideva: seduto sopra di lui, sorrideva e lo guardava. Non aveva più la camicia e i pantaloni leggeri erano una carezza ruvida sulle gambe nude di Albus.

Con le dita stuzzicava maliziosamente l’ombellico e gli addominali dell’altro, sorridendo come un bambino dispettoso.

- Sai da quanto tempo volevo farlo, Albus?-

Non riusciva a parlare, era incatenato a quegli occhi che lo guardavano con un desiderio incredibilmente intenso, che minacciavano di consumarlo, come una fenice.

- Lo sai quante volte ti ho immaginato così? Sotto di me? Con solo un pezzo di stoffa insignificante tra me e te? Sì, lo sai Albus. Perché anche per te è lo stesso, no?-

Era successo tutto troppo in fretta.

Non era passata neanche una settimana dal loro primo bacio.

Era una sera fredda, buia e loro erano ubriachi di whisky incendiario che Gellert aveva preso dalla cantina di sua zia. Albus era sdraiato sul prato, rideva alle sciocche battute di Gellert in modo quasi automatico; non ricordava neanche di cosa stessero parlando.

Ricordava la sensazione di totale appagamento, il sentirsi finalmente capito, accettato; non c’erano sguardi di riprovazione, non c’erano doveri.

Ricordava le stelle, ricordava la luce soffusa che proveniva dalla lanterna e ricordava quella foglia che, cadendo lenta verso la sua inesorabile fine, si era impigliata tra i suoi capelli.

Una foglia rossa. Rossa come la passione che da mesi lo divorava. Rossa come i capelli in cui si era persa.

Gellert l’aveva spostata delicatamente, con un soffio l’aveva allontanata da loro e solo allora si era fermato a guardare Albus, gli occhi lucidi d’un desiderio identico al suo.

Non aveva detto nulla, aveva chiuso gli occhi e gli aveva sorriso, come a dirgli: “oh si, ti prego, fallo”. E Gellert l’aveva fatto.

La sua bocca sapeva di whisky, tabacco, cibo; le sue labbra erano così soffici, la sua lingua sembrava non aver aspettato altro per anni e anni, forse per tutta la vita. Si era aggrappato a lui, l’aveva stretto di più contro di se, baciandolo come se il mondo stesse per finire.

Come se non ci fosse nient’altro al mondo oltre a quel bacio.

Era proprio come in quel momento. Ma adesso Albus non era ubriaco, era perfettamente lucido e consapevole.

I suoi ricordi vennero bruscamente interrotti.

Le dita di Gellert salirono verso uno dei capezzoli, sfiorandolo appena, una carezza fugace.

Albus avrebbe voluto chiudere gli occhi e lasciarlo fare, ma non ci riusciva; continuava a guardarlo, a guardare le sue dita, i suoi capelli, il suo viso.

Gellert si leccò le labbra prima di baciarlo, la sua lingua calda nella bocca di Albus, le sue mani che esploravano il suo corpo senza trovare pace.

Era così strano poter finalmente avere quello che per mesi aveva solo sperato timidamente, sfogando di notte una passione che non riusciva a contenere, che non lo faceva più dormire, gli aveva tolto qualsiasi altro interesse, qualsiasi desiderio.

Le labbra e la lingua di Gellert scesero sul suo collo, poi più giù, sul petto, stimolando sapientemente la pelle sensibile.

Albus gemette quando raggiunsero i capezzoli, umide e lascive carezze che lo spingevano sempre più sull’orlo del piacere più intenso.

Gellert sembrava abituato a certe attività; un brivido di gelosia lo scosse: non riusciva a sopportare l’immagine di Gellert a letto con qualcun altro.

- L’hai fatto molte altre volte, vero?-

Gellert sollevò la testa e sorrise.

- Ma tu mi piaci molto di più. Tutti gli altri sono stati solo un passatempo. -

Lo baciò, con rabbia, le sue labbra contro quelle dell’altro, in uno sfregare di lingua, denti, saliva. Gellert lo spinse di più contro il materasso, soffocandolo con il suo peso, togliendogli il respiro con il bacio.

Sentiva il suo sesso duro e teso pulsare contro la sua coscia, completamente rivelato nonostante i pantaloni.

- Gellert… ti prego…-

Per un attimo, Albus pensò ai suoi fratelli che lo aspettavano a casa, pensò al tempo che aveva passato da solo a prendersi cura di loro.

La sua solitudine, la sua rabbia, il suo dolore adesso venivano spazzati via da un fruscio di riccioli biondi.

E Albus non vedeva l’ora di perdersi in quei capelli e in quel ragazzo di cui era disperatamente innamorato.

Gellert si staccò dalle sue labbra e si alzò per togliersi gli ultimi vestiti di dosso: la luce soffusa dava alla sua pelle una delicata sfumatura dorata, gli occhi brillavano di desiderio.

Albus si mise a sedere sul letto, mentre Gellert lo raggiungeva: si baciarono di nuovo, lentamente questa volta, Gellert gli accarezzava i capelli, il petto, sfiorando delicatamente la sua erezione.

Lo fece sdraiare di nuovo, posizionandosi tra le sue gambe aperte.

Albus si sentiva completamente perso; era così diverso dal farlo solo per appagare un bisogno fisico, dal farlo in quel momento per appagare tutto il suo essere, sentire un calore insopportabile nel petto, le dita di Gellert che lo preparavano lentamente, dentro e fuori, un ritmo ipnotico e meraviglioso.

Continuava a baciarlo e ad accarezzarlo, le sue dita lo facevano sentire incredibilmente appagato, amato, desiderato.

- Io ti amo, Albus. Nessuno ti porterà mai via da me. Nessuno. -

Il tono e lo sguardo minaccioso di Gellert avrebbero dovuto preoccuparlo, ma era troppo impegnato a spingere il bacino contro le sue dita per pensarci.

Albus sorrise, mentre Gellert toglieva le dita e mormorava un incantesimo per lubrificare.

Gemette quando entrò dentro di lui, lo strinse a se, le dita conficcate nella sua schiena; bellissimo, doloroso e sporco, era così il loro amore, un amore troppo intenso, troppo improvviso. Così sbagliato da sembrare l’unica cosa giusta che avesse mai fatto.

- Gellert, Dio! Ti amo!-

Era come urlare in una tempesta, la sua voce gli arrivava distante e attutita, nelle sue orecchie il rumore del sangue che scorreva e pulsava, mentre Gellert spingeva e lo masturbava.

La sua mano sul suo sesso, i loro corpi uno dentro l’altro, l’odore di sudore, di polvere, i gemiti, i baci: non riusciva più a distinguere i suoni, aveva la vista appannata e faceva una dannata fatica respirare. I polmoni congestionati dalla passione gli davano la piacevole sensazione di stare perdendo conoscenza, abbandonato ad un piacere troppo intenso per essere descritto.

Il cuore sembrava pronto a saltargli fuori dal petto, squassandogli la cassa toracica con il suo disperato battere troppo veloce per poterlo sopportare.

Venne urlando il suo nome, mentre Gellert gli mordeva la spalla nel disperato tentativo di contenere un orgasmo talmente violento da spazzare via ogni traccia di razionalità.

Era sudato, stanco e a mala pena cosciente. Il peso di Gellert lo opprimeva.

Quando il biondi si spostò e lo strinse forse a se pensò che, se fosse morto in quel momento, sarebbe morto felice, tra le braccia dell’unico uomo che avrebbe mai amato in tutta la sua vita.

- Albus. Io non ti lascerò mai. Tu sarai soltanto mio. Ok?-

Sorrise, era una promessa così ingenua e contemporaneamente così vera.

- Ok. Solo tuo. Per sempre. -

Si addormentò, coccolato dal respiro ancora affannato di Gellert, dal suo odore, dalle sue mani che lo accarezzavano.

Un sospiro di tenerezza nella sua vita oppressa da legami pesanti come catene.

Una via di fuga bellissima e pericolosa.

Anni dopo, Albus pensò che quella promessa, probabilmente, era stata l’unica cosa vera che Gellert gli avesse mai detto.

THE END

autore: maharet, !challenge: mad tea party, harry potter, fanfiction

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