Personaggi: Aron, Nebiros
Pairing: Nebiros/Aron (implicito)
Rating: PG
Genere: romantico
Conteggio parole: 427 (secondo Word)
Prompt:
Dolcetto o Scherzetto Fest di
fanfic_italia, Fase I: Dolcetto.
Riassunto: Esistono licantropi feroci e davvero bestiali e licantropi fifoni...
Avvertimenti: fluff; possibili spoiler per il settimo volume; ambientata fra la visita al Pandemonium e la vecchiaia di Aron.
Nota inutile: "Aaron" teoricamente si scrive con la doppia 'a' iniziale, ma sulla traduzione italiana del manhwa è scritto "Aron". Io mi attengo a quella e pace XD
Teoricamente Aron non avrebbe dovuto aver paura delle storie spaventose sui licantropi - dato che era lui stesso un licantropo. Però il modo in cui Nebiros gli aveva raccontato quella storia - infarcendola di particolari macabri come persone sventrate e cadaveri resi irriconoscibili da morsi e graffi - beh, sfidava chiunque a non farsi impressionare.
Per quel motivo, nel bel mezzo della notte, era ancora sveglio, rannicchiato sotto le coperte a fissare il buio e tremante di paura. Ogni minimo rumore lo faceva sobbalzare ed appallottolare meglio al centro del letto e trovandosi il castello nel mezzo di un bosco i rumori erano molti di più di quanto Aron avesse mai percepito; quindi il ragazzino era diventato una pallina umana, quasi buffo da vedere nel grande letto che gli aveva messo a disposizione il padrone di casa.
Dannazione a tutte le storie sui licantropi, pensò chiudendo gli occhi stretti ed aprendoli di scatto un attimo dopo, quando sentì la porta della sua stanza aprirsi con un cigolio. Rimase pietrificato e trattenne il respiro fino a quando qualcosa di gelido non si posò sulla sua guancia. Allora gridò, scattando a sedere ed appiattendosi contro il muro, come se cercasse di farsi inglobare dal castello.
“Aron, sono io.” Mormorò esterrefatto Nebiros.
Il ragazzo, ancora tremante, si rilassò leggermente. “Non lo fare mai più!” Brontolò, singhiozzando.
L’altro sorrise evidentemente divertito e, sedendosi sul letto, attirò il ragazzino - ancora tremante - verso di sé. “Si può sapere che hai?” Gli chiese sussurrando, accarezzandogli i capelli.
Aron, imbronciato, si lasciò coccolare docilmente, rassicurato dalla sua presenza. “È colpa dei tuoi racconti, ecco cos’ho.” Brontolò, accomodandosi meglio contro l’altro. “Tutti quei lupi mannari che sbranavano e massacravano…” Tremò di paura e si guardò intorno nella stanza.
“Ma dai…” Rise Nebiros, davvero divertito da quella buffa reazione.
“Beh, certo che tu non hai paura! Sei un demone! Perché mai dovresti avere paura di un licantropo?!” Ribatté leggermente stizzito il ragazzo, incrociando le braccia e sbuffando rumorosamente.
Il demone in questione ghignò, stringendolo a sé. “Già, perché dovrei? Specialmente se si tratta di te!” Lo canzonò e quando Aron lo guardò di traverso, gli baciò la fronte, sorridendogli e avvolgendo entrambi con la coperta. “Ma visto che tu hai paura dei tuoi simili, stanotte ti farò compagnia. Lupo fifone.”
“Ne hai ancora per molto?” Brontolò di nuovo il ragazzo, ma la risata di Nebiros non lo fece arrabbiare più di tanto; si strinse a lui, poggiando la testa sulla sua spalla, e pensò che tutto sommato non gli dispiace essere un licantropo fifone, soprattutto se esserlo significava coccole extra.