Titolo: 50,55555 sfumature di talpa (che è una gradazione di grigio)
Fandom: 50 sfumature di grigio
Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, personaggi inutili a caso
Parte: 4/26
Rating: verde
Conteggio Parole: 2306
Riassunto: Parodia del primo libro della mirabolante saga "50 sfumature".
Dal cap. 1: "Mi lego i capelli - è risaputo che le ragazze sfigate ed insicure del proprio aspetto si legano sempre i capelli - sperando di avere ottenuto un bel look da appena scappata di casa, in modo da poter impietosire qualcuno, magari un affascinante miliardario superdotato.
Ah! Ecco perché ero davanti allo specchio, con tutto questo ciarlare me n'ero quasi scordata: devo fare un'intervista al posto di Kate, la mia coinquilina e migliore amica.
La adoro, lei è il mio modello di riferimento, la ammiro e la venero, soprattutto perché vivo a scrocco a casa sua."
Capitolo 1. Perché la James aveva finito la dose di fantasia per dare titoli ai capitoli Capitolo 2. Solo da Piccol Capitolo 3. Oddio - il primo di una lunga serie 4.
“Baciami, stupido!” lo imploro, ma chissà come mai, lui non sente. Forse perché non sto parlando.
Lui mi guarda con gli occhi socchiusi, lo sguardo torbido. Ha il respiro più pesante del solito. Sarà stato il caffè. Nonostante io faccia di tutto per celare i miei pensieri (ho solo gli occhi socchiusi, le labbra arricciate e uno sguardo supplicante), Christian riesce magicamente a leggermi la mente, ma scuote piano la testa e molla la presa, facendomi cadere a terra.
«Anastasia, stammi bene a sentire: ora inizia la parte della storia in cui io fingo di rifiutarti. Devi stare alla larga da me. Io non sono quello giusto per te!»
Cosa? Come? Perché? Dovrei essere io a giudicare! Sono una donna adulta di ben ventun anni, con la facoltà di votare e bere alcolici! Anzi no, deve decidere lui. No, io. No, lui. No, lui. Ma io sono una donna forte e sicura di sé.
«Respira, Anastasia, respira. Lo so che è uno shock immenso, non poter passare subito al sodo con uno stallone come me, ma devi cercare di mantenere la calma. Considerati fortunata: se fossi stata una cozza, ti avrei lasciata lì per terra. Invece ora ti aiuto a rialzarti e ti lascio andare.
“No!” urla la mia vocina interiore. Lettori, vi presento Vocina Interiore: è il terzo personaggio più importante di questa storia. “Non ti vuole!” urla Vocina Interiore, detta anche Dea Interiore. “Hai mandato tutto a puttane, sei una cretina!”
«Ho capito» mormoro riprendendo compostezza. «Grazie per avermi salvata dai miei due piedi destri.»
«Quei maledetti! Avresti potuto morire! Mi vengono i brividi solo a pensarci.»
Mi sento stupida. Come ho potuto pensare che Christian Grey potesse volermi portare a letto al primo colpo, così, senza prima tergiversare per almeno un centinaio di pagine?
«Grazie per il tè e per le foto» mormoro prima di allontanarmi.
«Anastasia, aspetta!» lui mi chiama e io mi volto speranzosa: forse ha cambiato idea? Forse non vuole abbattere centinaia di alberi per imbrattare la carta inutilmente? «Io...»
«Che cazzo vuoi?» ringhio irritata, visto che lui non ha terminato la frase. Non sopporto quando la gente non termina...
«Hai una scarpa slacciata» sussurra lui.
“Come????????????!!!!!!!!!!!!!1” È per questo che ha un'aria così desolata?
«Grazie. Addio, Mr. Grey.» Giro sui tacchi, meravigliata di non inciampare, visto che per orgoglio non ho voluto allacciarmi la scarpa, e senza più girarmi sparisco lungo il marciapiede come gli Street Sharks - Quattro pinne all'orizzonte2.
Una volta raggiunto il parcheggio sotterraneo, mi lascio andare ad una delle mie scenate da bipolare paranoica: piango, mi strappo i capelli.
Non sono mai stata rifiutata in vita mia: quale umiliazione! Voi non potete capire. Una vita di insicurezze: sono troppo pallida, troppo magra, ho il seno troppo grande, sono troppo scoordinata e trasandata, nessuno mi vuole, sono piccola e nera...
Quando arrivo a casa, trovo Kate seduta al tavolo della cucina, davanti al computer.
«Ciao! Come stai?»
«Per favore Kate, non iniziare con il tuo solito terzo grado!» sbotto.
«Ma... ti ho solo chiesto come stai... Dalla tua faccia si direbbe che tu abbia pianto. Cosa ti ha fatto quel bastardo?»
«Niente, Kate.» Ed è proprio questo il problema: non mi ha fatto niente, e invece avrebbe dovuto sbattermi contro il muro e rivoltarmi come un calzino. Non è del resto quello che fanno tutti, al primo appuntamento?
«E allora perché hai pianto? Tu non piangi mai: sei più piatta della sagoma cartonata di Justin Bieber che vendono in edicola.»
«Sono inciampata sui miei piedi e ho fatto una figura di merda.»
«Poverina... Com'è andato l'appuntamento? So che detesti il caffè. Dev'essere stata dura.»
«Già, ma poi ho scoperto che nei coffee shop vendono anche altre bevande, e alla fine ho preso un tè. L'appuntamento è andato bene, ma ancora non capisco perché Christian mi abbia invitata. All'inizio sembrava volesse darmelo, poi ha come cambiato idea. In ogni caso, è un po' fuori dalla mia portata.»
«Perché sei una poveraccia ignorante che non sa stare in piedi e non sa vestirsi?»
«No: perché sono troppo magra, è ovvio!»
«Ana, per l'amor del cielo! Dici così solo perché vuoi sentirti dire che sei una gran gnocca!»
«Sì, e credo che continuerò con le mie paranoie per un altro paio di pagine.»
Poso la penna. Finito. L'esame finale è andato. Stasera si festeggia, ma si festeggia sul serio! Potrei anche bere un Bacardi Breezer e addirittura ubriacarmi, dal momento che ho ventun anni!
Dentro la mia testa sto facendo le capriole, sapendo fin troppo bene che è l'unico posto in cui posso fare le capriole senza rompermi l'osso del collo. Ha ha.
No, va bene, questa battuta era pessima anche per me.
Quando torniamo a casa, trovo un pacco indirizzato a me davanti alla porta d'ingresso. Ci sono scritti solo il mio nome e cognome, e penso subito che a spedirmelo sia stata mia madre che abita dall'altra parte dello Stato, perché ovviamente tutti i postini sanno dove abito e non c'era bisogno di scrivere l'indirizzo.
«Aprilo!» mi esorta Kate. «Speriamo che sia una bomba!»
Obbedisco e, all'interno, trovo una scatola in pelle che contiene una scatola in pelle che contiene tre libri rilegati in pelle. C'è anche un bigliettino, sul quale è riportata una citazione di, ma guarda un po', Tess dei d'Urbervilles:
Perché non mi hai detto che gli uomini sono
pericolosi? Perché non mi hai messo in guardia? Le
gran dame sanno come difendersi perché leggono
romanzi che parlano di questi artifizi…
I tre volumi in pelle sono la prima edizione del romanzo e valgono all'incirca 14000 dollari: 'sticazzi!
Intuisco subito chi me li possa avere mandati: Grey. Sicuramente lo ha fatto per pietà.
«Che cosa vuol dire la citazione?» chiede Kate alle mie spalle.
«Ho letto e riletto quel romanzo centinaia di volte, ma non ne ho la più pallida idea.»
«Forse è un avvertimento: Grey vuole che tu stia lontano da lui perché è pericoloso.»
«Uhm... no, io credo che voglia che vada da lui scodinzolando.»
«Uhm... se lo dici tu.» Kate mi guarda perplessa. «Intendi tenere il suo regalo?»
«Certo! Ma prima farò finta di rifiutarlo e glielo rimanderò indietro con una citazione altrettanto misteriosa presa da Wikiquote!»
«Allora brindiamo!» esclama Kate porgendomi un bicchiere di champagne - oddio, sto bevendo champagne! Perché ho ventun anni e posso.
Il bar è affollato e rumoroso - un momento: come siamo finite da casa nostra ad un locale? Non importa, quando realizzeranno il film di questo romanzo ci sarà un effetto dissolvenza molto cool - pieno di laureandi usciti a ubriacarsi. Abbiamo portato Paco con noi, ma solo per stavolta. La sera, i messicani si trasformano da giardinieri a stupratori, proprio come le romene di giorno fanno le badanti, e di notte le prostitute! Lo hanno detto al telegiornale.
Per farsi perdonare di questo suo grande difetto, Frida Khalo ci offre una caraffa di margarita. Al quinto bicchiere mi accorgo di avere un tantino esagerato. Non sono abituata a bere, non mi sono mai ubriacata e ho mischiato dello champagne con ben cinque bicchieri di margarita, ma nonostante questo non sono ancora entrata in coma etilico, non ho vomitato il mio stomaco e addirittura capisco le domande che mi vengono poste.
«E adesso, Ana?» è la domanda molto vaga di Lola Ponce.
«Kate e io andremo a vivere a Seattle. I suoi genitori le hanno comprato un appartamento lì e io la seguirò a ruota, perché non ho voglia di lavorare per potermi pagare una casa tutta mia! Starò da lei finché non andrò a vivere con un riccone che mi manterrà per tutta la vita!»
«Maracas olè olè! Flamenco golpe, paella torero, tequila bum bum, siesta sombrero!»
«Cosa?» gli grido cercando di sovrastare il frastuono del locale.
«Niente! Dicevo solo parole spagnole a caso, per far capire ai lettori che sono messicano! Però, dev'essere bello vivere alle spalle degli altri, come fai tu! Però verrete alla mia mostra?»
«Ma certo, Che Guevara! Non mi perderei mai la mostra canina alla quale partecipi!» gli rispondo dolcemente. Lui mi prende per i fianchi e mi sorride.
«Per me è molto importante che tu ci sia» mormora. «Vuoi un altro margarita?»
«Josè Maria Fuentes Cardoso Gutierrez Sanchez Prado y Espinoza y Cordobez y Corrida y Llanez Lana Merinos y Madrid Blanco Carreras Domenghin3, stai forse cercando di farmi ubriacare? Perché mi sa proprio che ci stai riuscendo. Forse è meglio passare alla birra.»
«Certo!» sorride lui, e i suoi occhi brillano di una strana luce. «Non c'è niente di meglio che passare da un grado alcolico alto ad uno più basso: vedrai, ti sentirai subito più sobria!»
Sfuggo alla sua presa e mi alzo. Oooooooooooops... mi gira la testa.
Chissà perché.
Vado in bagno, perché mi scappa una pipì immensa, e per ingannare l'attesa in coda smanetto con il cellulare. Tra le ultime chiamate effettuate, c'è il numero di Grey.
Sono ubriaca marcia. Ho un cellulare in mano. Ho una cotta per questo tizio che mi ha rifiutata.
Colpo di scena!
Gli telefono.
Lui risponde al secondo squillo.
«Anastasia?» Sembra sorpreso di sentirmi.
«Perché mi hai mandato quei libri?» dico, ma le parole che escono dalla mia bocca suonano più o meno così: “Fecchémdatoueilibri?”
«Anastasia, stai bene? Sembri in balla, e anche forte direi.»
«No, tu sei una palla!»
«Ascolta, dove sei?»
«In un bar, a Portland. E mi scappa tanto la pipì.»
«E come farai per tornare a casa?»
«Non lo so... sono qui con tutta la gente del mio corso... vedi te! Perché mi hai mandato i libri, Christian?»
«Anastasia, dimmi subito dove ti trovi.» Il suo tono è così risoluto! Oh, lo amo. Però è il solito maniaco del controllo. Ma è l'unico a cui la darei. Anche se è così prepotente. Tuttavia, è così sexy.
«Sei così dispotico!»
«Anastasia, dimmi dove cazzo sei!»
«Oh, il signorino ha detto una parolaccia» ridacchio. «Sono a Portland.»
«A Portland dove?»
«In un bar.»
«Sì, ma dove?»
«A Portland.»
«Ho capito. Aspettami lì.»
Gli riattacco il telefono in faccia. Non mi importa se sono ubriaca, non mi importa se ho appena fatto una figura di merda, non mi importa che cosa intendesse Grey quando mi ha detto di aspettarlo.
C'è una sola cosa che mi sta a cuore in questo momento, una priorità assoluta che solo coloro che si sono trovate nella mia stessa situazione possono capire.
Fare pipì.
Quando torno al mio tavolo, mi scolo un boccale di birra, e José mi osserva sfregandosi le mani e con un'espressione di cupidigia sul volto.
Mi alzo di nuovo e vado fuori per prendere una boccata d'aria. Non so perché, ma ci vedo doppio e mi viene da vomitare.
José mi segue e mi chiede se sto bene, cingendomi le spalle con un braccio. Lo spingo via, ma senza molta forza. Lui torna all'attacco e mi prende tra le sue braccia.
«Ana, dai, lo sai che mi piaci...»
Non c'è idea più brillante che provarci con una ragazza mentre questa tenta di reprimere i conati di vomito.
“Oddio, vuole baciarmi...”
Che cosa vi avevo detto a proposito dei messicani e delle loro abitudini notturne? Eh? Eh? E poi facciamo tanto i buonisti, li accogliamo in casa nostra ed ecco come si comportano! Io non sono razzista, MA questi ci rubano il lavoro e stuprano le nostre donne. Io dico basta! L'America agli americani! Prima gli americani, e gli altri föra da i ball!
«No, peggiori bar di Caracas, smettila... no.» Che cosa meravigliosa, sto per essere molestata da un uomo! Come i personaggi delle mie fanfictions preferite! Finalmente ora tocca anche a me!
Lo spingo via, ma lui è troppo forte.
«Andiamo, cariño... besame mucho... oh sì, mucho calor...» Da bravo e timido ragazzo, José si è magicamente trasformato in un maniaco stupratore che emette suoni inquietanti, perché altrimenti le lettrici si sarebbero potute affezionare a lui, e noi questo non lo vogliamo. Difatti, gli puzza anche l'alito.
«Mi sembra che la signora abbia detto di no» mormora una voce emersa dal buio.
Oddio!
Christian Grey è qui. Gli ho telefonato tipo cinque minuti fa, mentre lui era a Seattle, ed è già qui.
«Grey» si limita a dire José, mentre l'altro lo guarda furioso. Io tento di profferire parola, ma riesco solo a chinarmi in avanti e a vomitare sull'asfalto.
«Diòs mio, Ana, che schifo!» esclama Juan in tutta la sua delicatezza. È fatta: ora lo odiate tutti, non è così?
Grey invece, da cavaliere adorabile qual è, mi scosta i capelli e mi accompagna verso un'aiuola al margine del parcheggio.
«Se vuoi vomitare ancora, sentiti libera di farlo qui» mi dice unendo le mani a coppa. Io preferisco di no e continuo a rigurgitare sull'erba. Ora che mi ha visto vomitare, io e Christian siamo decisamente più intimi.
Grey mi porge un fazzoletto. Solo lui può avere in tasca un fazzoletto di stoffa con le iniziali ricamate sopra, come i bambini dell'asilo.
Mentre cerco di riprendermi, lancio un'occhiataccia a Miguel Bosé che ora sembra mortificato e si sta cacando in mano, intimidito da Grey.
«È stata lei a provocarmi» si giustifica. «Con quella minigonna...»
«Porto i jeans!» biascico cercando di non soffocarmi con i miei succhi gastrici. Mi vengono in mente alcune parole per definire il mio cosiddetto amico, ma nessuna di queste è pronunciabile davanti al raffinato Christian Grey, amministratore delegato.
«Ma insomma!» sbotta Pedro. «Dovrò pure trovare una giustificazione a ciò che ho fatto! Sono l'unico personaggio non bianco del romanzo, e mi ritrovo a fare la parte dello stupratore! Va beh, ho capito, me ne vado.»
«Mi dispiace così tanto» uggiolo verso Grey.
«Per essere stupida?»
«Per averti telefonato, per aver vomitato davanti a te...»
«Capita a tutti di spingersi oltre il limite.»
«Beh, adesso non farmi la morale come un vecchio!» sbotto acidamente.
«Ma... ma se sei stata tu a scusarti?!» risponde lui, guardandomi sconcertato. Io davvero non lo capisco, quest'uomo misterioso e incostante.
Mi prende in braccio prima che io possa svenire, e siamo già ad altissimi livelli di romanticismo. Occhio!
«Vieni, ti porto a casa.»
«Devo avvertire Kate.»
«Ci ha già pensato mio fratello Elliott.»
«Cosa?»
«Ma certo, mio fratello e la tua migliore amica si metteranno insieme. Non è una trovata geniale?» commenta lui in tono entusiasta.
«Sono sbronza, temo di non capire più niente.»
«Già.»
«Si può sapere come hai fatto a trovarmi?»
«Ho rintracciato la chiamata.»
“Stalker” mormora la mia vocina interiore. “Che cosa romantica!”
Torniamo dentro al locale, dove Grey mi costringe a bere un litro d'acqua, ed è tutto così romantico.
Sia pure con la vista annebbiata, noto il suo abbigliamento da bimbominkia tamarro, ed è tutto così sexy.
'U pilu gli esce dalla camicia, ed è tutto così sexy.
Sono ad un passo dal coma etilico, non mi reggo in piedi, mi viene ancora da vomitare, ho sonno, non capisco niente, ma lui, molto romanticamente, mi porta in pista a ballare. Ed è tutto così romantico.
Ci scontriamo con Kate che si sta scatenando in pista ballando il Gangnam Style. Oddio. Lei balla il Gangnam Style solo quando qualcuno le piace per davvero. Ci sta provando con Elliott.
“Kate!”
Si mettono a ballare insieme il Gangnam Style, e anche se sono ubriaca, sono ugualmente sconvolta.
“L'hai appena conosciuto! Ma non ti vergogni neanche un po'?” vorrei dirle. La mia amica mi mette seriamente in imbarazzo. “Devo farle una lezione sul sesso sicuro. Io, che sono vergine e sto per darla via al primo sadico maniaco che ho incontrato.”
Grazie al cielo, perdo i sensi e i miei due neuroni possono finalmente riposarsi.
Note:
1) lo so che non si fa, ma nel romanzo ci sono tre punti interrogativi e tre esclamativi.
2)
Street Sharks. Dopo varie consultazioni, ho stabilito che l'espressione “sparire lungo il marciapiede” è bruttissima e non ha senso, a meno che non si dica di persona che si scioglie sull'asfalto.
3)
https://www.youtube.com/watch?v=_lUvPe-twwE