TITOLO: And this is just my life wit you
FANDOM: H50
COPPIA: Steve\Danno
RATING: PG
PAROLE: 2834 (W)
BETA:
nike158 ♥♥
NOTE: ambientata tra l’episodio 2x10 e il 2x12
Hanno una routine, anche se nessuno dei due ne è ancora consapevole.
*
Steve si sveglia tutte le mattine alle sei (almeno che non ci sia qualche chiamata nel cuore della notte che li informa di un caso che richieda immediatamente la loro presenza), non alle 5 e 59 e non alle 6 e 01, ed già perfettamente lucido e pimpante in un modo che non ha niente di umano.
Di solito va a nuotare nei giorni pari e a correre in quelli dispari (la meravigliosa flessibilità di abitudini che, evidentemente, ti lascia l’addestramento in Marina) e Danny, oramai, sa benissimo quanto ci metterà a secondo dei casi.
Non dorme molto ultimamente, ci sono ancora troppi pensieri sulla vita che avrebbe potuto riavere indietro che gli frullano per la testa, mescolati a flash della loro recente gita in Corea e il rumore dello stramaledetto oceano che non gli dà un attimo di pace, perciò lo sente uscire di casa ogni volta anche se Steve cerca di sfruttare al massimo le sue abilità di ninja super silenzioso per evitare di svegliarlo (Danny è stato piuttosto chiaro riguardo a come la pensi sull’essere svegliato prima delle sette).
Quando torna, alternativamente grondante d’acqua salata che crea pozze intorno ai suoi piedi ovunque vada (“Seriamente Steven, non ti bastano tutti i modi in cui cerchi di uccidermi a lavoro? Adesso vuoi anche che scivoli e mi rompa l’osso del collo?”) o di sudore che gli cola da tutte le parti, Danny ha già fatto la doccia, si è vestito (dopo giorni passati a sbraitare su quanto sia assurda, letteralmente assurda, la sua fissa riguardo la storia della doccia ha deciso di adottare lo stesso tipo di comportamento che l’altro riserva sempre a lui, lasciarlo parlare e, poi, fare quello che gli pare. Così ha preso l’abitudine di prepararsi mentre l’altro è fuori) e si sta occupando del caffè.
Il caffè di prima mattina è fondamentale per entrambi, nonostante la diversità dei loro gusti in quasi tutto il resto, e Steve sa bene che prima di averne bevuto almeno una tazza Danny è assolutamente intrattabile (più intrattabile del solito).
Si limita a dire “Buon giorno, Danno” e a salire al piano di sopra per cambiarsi, dopo aver ricevuto un mezzo sorriso e uno strano grugnito che potrebbe essere interpretato come un saluto di risposta. Tre minuti e 48 secondi dopo, no, Danny non ci avrebbe mai creduto se non lo avesse visto con i propri occhi, Steve è di nuovo di fronte a lui lavato, cambiato e pronto a puntino. Danny gli porge una tazza di caffè e, a sua volta, beve un paio di sorsi dalla propria; quando ha assimilato caffeina a sufficienza rivolge al suo partner il suo miglior sguardo esasperato accompagnato da un “Quindi, mi stai dicendo che nel tuo armadio ci sono, davvero, solo pantaloni con quindici tasche per gamba e tute mimetiche, Steve?”
E a quel punto Steve ha il segnale che possono andare.
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Danny lancia le chiavi della Camaro a Steve con una mano (il detective si chiede se a questo punto non sia più pratico fargli una copia e dargliela direttamente), gira intorno alla macchina e va a sedersi al posto del passeggero mentre con l’altra mano regge il cellulare contro l’orecchio per la sua quotidiana telefonata con Grace.
Steve ha imparato la lista delle domande a memoria (Come stai sta mattina, Scimmietta? Hai fatto colazione? Che lezioni hai oggi? Sicura di aver preso tutto quello che ti serve? Hai allacciato la cintura di sicurezza? Lo sai che Danno ti vuole bene da morire, vero?) che termina sempre con un “Ti voglio bene anche io. Saluta lo zio Steve” proveniente dall’altra parte del telefono al seguito del quale Steve non può impedirsi di sorridere dolcemente.
Non appena ha riagganciato, Danny si aggrappa con tutte le sue forze allo sportello dell’auto e sobbalza violentemente nell’istante esatto in cui l’altro parte sgommando dal vialetto di casa.
Non importa quante volte Danny gli abbia detto di non farlo, sa benissimo che lo farà comunque.
Steve si ferma ogni mattina poco prima che siano arrivati al quartier generale dell’Hawaii Five 0, esattamente davanti alla bancarella che vende le Malasadas preferite di Danny, e lascia che il detective faccia scorta dei suoi dolci preferiti (non ha ancora rinunciato alla sua crociata di convertire il suo partner ad una dieta che gli eviti un’angioplastica o un intervento di bypass prima dei cinquanta anni, ma gli permette comunque quell’abbuffata di grassi killer per evitare di iniziare la giornata con una discussione che durerebbe almeno fino all’ora di pranzo). Per quanto si sforzi, però, non appena Danny inizia a mangiare non riesce a resistere all’impulso di fargli notare che sta riempiendo ogni angolo di briciole e granelli di zucchero. Quindi, finiscono col discutere fino a pranzo comunque.
*
Quando tornano a casa la sera (le sere in cui riescono a tornarci) non sono esattamente le due persone più riposate del mondo. Beh, Danny di certo non lo è. Steve sembra sempre poter ricominciare da capo e poter andare avanti ininterrottamente senza bisogno apparente di dormire.
Danny è quello che alla fine di ogni giornata ha qualche ammaccatura di vario genere da poter sfoggiare e non manca mai di fare un dettagliato elenco di tutti i motivi per cui è colpa di Steve. Nel momento in cui quest’ultimo gli fa notare che spesso è lui quello a cui sparano in una spalla o che si rompe un braccio, Danny inizia a lamentarsi del fatto che, ancora meglio, invece di uccidere solo lui farà morire entrambi e allora, può scommetterci il suo macete preferito, sarà precisa cura di Danny fargliela pagare nell’aldilà.
Dopo che Steve ha preparato la cena (mai che a Danny sia permesso mettersi a cucinare, per carità, per quanto Danny gli abbia fatto notare più volte che una dieta esclusivamente a base di bistecche alla griglia non è esattamente l’ideale) e Danny ha concluso la sua telefonata della buona notte con Grace, finiscono puntualmente sul divano del salotto a guardare la tv, litigando sulle partite di baseball o sul gusto di Danny in ambito di vecchi film o semplicemente ridendo davanti a qualche commedia fino a non avere entrambi più fiato per respirare; finiscono spalla contro spalla bevendo birra e parlando del caso che hanno appena concluso o di quello a cui stanno lavorando al momento. Steve non è abituato a vivere con altre persone da anni, ad avere qualcuno con cui condividere gli spazi di quella casa, ma gli piace la sensazione del calore del corpo dell’altro che gli rimane addosso anche dopo che si è alzato.
Steve capisce con uno sguardo quando Danny ha bisogno di sollevare la gamba da terra e far riposare il ginocchio e ogni volta si alza e va a prendergli una borsa del ghiaccio che tiene pronta per ogni evenienza.
La prima volta in cui Danny si è ritrovato di fronte Steve che gli porgeva una borsa del ghiaccio ha sollevato entrambe le sopraciglia, aggrottato la fronte e ha pensato che fosse una cosa molto strana, ma poi ha realizzato che lui sa dove Steve tiene la sua pistola di riserva e la sua scorta di munizioni e armamentari vari. Quindi, crede siano pari.
*
Nei week end in cui ha Grace Danny si trasforma.
E’ più felice, più allegro, più raggiante di quanto lo sia in ogni altro momento. E decisamente meno incline ad arrabbiarsi per ogni cosa. Va sulla spiaggia con lei nonostante odi la sabbia da morire, ha attaccato i suoi disegni ovunque per la casa e, alla fine, ha accettato di far prendere alla sua bambina lezioni di surf. Lezioni di surf impartite da Steve (Danny non aveva proprio potuto tirarsi indietro quando sua figlia e il suo partner avevano subdolamente iniziato a complottare contro di lui). E Steve questi li chiama progressi.
Grazie a Grace è stata anche infranta la regola numero 26 di Steve: niente animali domestici dentro casa.
Un giorno Grace era entrata in casa correndo a tutto spiano con quello stupido cane che Danny le aveva regalato un paio di mesi prima, invece di portarlo in un rifugio come sarebbe stato logico, e la bestia (come Steve l’ha soprannominata) aveva iniziato a zampettare ovunque.
Senza farsi vedere da Grace, Steve aveva afferrato Danny per una manica.
“Ehi, ehi, niente cani in questa casa, Danny.”
Danny si era girato lanciandogli lo sguardo più omicida del suo fornitissimo repertorio.
“Tu non vuoi che mia figlia giochi col suo cane, Steven?”
“Non è il suo cane, Daniel! E’ il cane che hai trovato nella casa di una vittima di un nostro caso e che, invece di portare in un canile come logico, hai regalato a tua figlia perché hai una del tutto discutibile passione per questi quadrupedi.”
“Questi quadrupedi sono i migliori amici dell’uomo! Avere un cane al proprio fianco fa molto bene ai bambini, li aiuta a crescere meglio. Io sono cresciuto con un cane, per esempio.”
Steve aveva fatto una faccia decisamente perplessa.
“Ascoltami bene, questo è il cane della mia bambina adesso. Della luce dei miei occhi. Quindi, se lei vuole giocarci insieme e correrci un po’ in giro tu metterai freno alle tue ossessioni da robot e sarai così gentile da permetterle di farlo.”
Steve era stato sul punto di ribattere, ma Grace era apparsa all’improvviso tra loro con un sorriso a trentadue denti; poi, aveva messo su una strana espressione incerta sul viso.
“State litigando, per caso? C’è qualcosa che non va?”
Steve l’aveva guardata, aveva guardato quei suoi occhi troppo simili a quelli di suo padre, e aveva sospirato appena.
“No, no, Grace. Non c’è niente che non vada. Non stavi giocando con tuo cagnolino?”
Grace gli aveva rivolto il suo sorriso più luminoso ed era corsa, di nuovo, via seguita dal quadrupede al trotto.
“Sia chiaro, Danny, qualsiasi danno quella bestia farà in questa casa sarai ritenuto direttamente responsabile.”
Da quel giorno, c’è una ciotola per l’acqua ed una per il cibo sempre piene vicino alla porta della casa.
*
Se non ha Grace, invece, a Danny piace prendersela comoda il Sabato e la Domenica. Gli piace restarsene a letto un po’ di più, anche se non sta dormendo necessariamente, e godersi la sensazione di potersi alzare, per una volta, quando gli pare. Gli piace girovagare per casa per una buona mezz’ora senza fare veramente nulla e pensare che forse, forse, quello sarà il sabato mattina in cui si deciderà a disfare le poche scatole piene della sua roba che giacciono ancora ammucchiate contro la parete del corridoio (si è deciso a portare tutte le sue cosa da Steve un paio di settimane e fa e, oramai, nessuno dei due fa più finta che stia ancora cercando un altro posto dove vivere) anche se, poi, decide che possono aspettare ancora un po’ (non ha nessun disturbo di tipo ossessivo compulsivo con cui fare i conti lui).
Steve, ovviamente, si sveglia all’orario di sempre e sparisce per ore e ore in garage. Perché sì, sta ancora tentando di riparare l’auto di suo padre. A Danny non pare proprio che abbia fatto progressi, ma Steve non fa che ripetere che c’è quasi, che con qualche altro piccolo lavoretto sarà di nuovo perfetta e pronta a solcare le assolate strade hawaiane. Danny, dal canto suo, non fa che ripetere che dovrebbe andare da un buon meccanico e lasciare che sia lui ad occuparsi della macchina (“Danno, monto un fucile militare in cinque secondi netti. Ti pare che avrò dei problemi con un radiatore e un motore?” “Non lo so, Steve. Quello che so con certezza è che non ho mai visto un meccanico apparire all’improvviso mentre stiamo rincorrendo qualche criminale e stenderlo con una mossa di kung fu”) ma, come tutte le parole di Danny con Steve, anche quelle cadono puntualmente inascoltate.
Così, anche la regola 27, nessuno può entrare in garage e toccare la macchina a cui Steve sta lavorando, è stata infranta. Danny entra sempre in garage intorno a mezzogiorno tenendo in mano un vassoio con sopra un paio di sandwich per impedire che Steve muoia di fame. E poi si sporge oltre uno dei finestrini per vedere che cosa stia combinando l’altro e Steve inizia a elencargli i nomi di tutti i pezzi che si ritrovano di fronte e spiegargli che cosa ha fatto fino a quel momento.
Le Domeniche in cui sono liberi sono le giornate che Steve ha deciso di destinare alle escursioni perché, a quanto pare, Danny ha bisogno di diventare più avventuroso (“Avventuroso, Steven? Dovrei essere più avventuroso? Tu hai presente che cosa faccio a lavoro tutti i giorni, vero?”) e di iniziare a conoscere meglio l’isola. Danny ha tentato di opporsi con ogni fibra del suo essere, di puntare i piedi con ogni grammo della sua forza, ma non c’è stato verso di fargli cambiare idea. Ha provato, anche, a fargli ricordare i loro precedenti (“Come credi che andrà, eh, Steven? Spunterà fuori un cadavere, stanne certo. Uno dei due si romperà qualche osso e la cosa finirà in un ospedale, con tanti antidolorifici e molto dolore coinvolti”), ma neanche quello è servito.
Danny ha pensato anche di mettere il broncio, non gli importerebbe assolutamente di comportarsi come un bambino di cinque anni, o di costringere Steve a trascinarlo letteralmente ovunque abbia intenzione di andare perché qui ne và della sua sanità fisica (il concetto di escursione di Steve implica senza alcuna eccezione doversi arrampicare da qualche parte o scalare qualcosa, nuotare nell’oceano, addentrarsi nella foresta dove l’erba è più alta di Danny, scarpinare per ore su montagne di vario genere), ma alla fine si è rassegnato e ha preso a seguirlo nelle sue folli perenigrazioni in quell’isola dimenticata da Dio perché ha capito benissimo quello che Steve sta facendo in realtà. Tutti quei posti in cui lo porta ogni volta (lo scoglio dove andava sempre con suo padre per pescare, il bosco dove gli ha insegnato a lanciare un coltello quando aveva quattordici anni - insegnare a lanciare coltelli ad un ragazzino di quattordici anni. Danny vorrebbe davvero sapere se il problema di Steve è qualcosa di genetico che si estende a tutta la famiglia McGarrett - o la piccola radura dove sua madre portava lui e Mary a giocare quando sia lui che sua sorella erano ancora così piccoli che Steve ne ha solo ricordi vaghissimi - sono il modo di Steve, contorto ed emotivamente ritardato esattamente come lui, per lasciarlo entrare nel suo mondo, per fargli conoscere un po’ della sua vita. E Danny mentirebbe se dicesse che questo non lo rende felice.
Le domeniche sera, di solito, Chin e Kono vanno a cena da loro.
Danny, dopo aver ammirato l’ultimo disegno di sua figlia e averle ripetuto quanto sia meravigliosa (perché lui è un padre fantastico e per sua figlia ha imparato persino come fare una video chiamata dal computer) siede sul divano tra i due cugini - Kono che profuma di salsedine perché ha passato la giornata a surfare e ride divertita ai resoconti della loro avventura del giorno, Chin che gli porge una birra e scuote la testa senza parole per quello che sta ascoltando -, l’odore delle bistecche che Steve sta cuocendo che si spande ovunque e pensa che quello è veramente un bel modo di essere una famiglia.
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Steve è abituato a dormire steso su un fianco, un braccio piegato sotto il cuscino e l’altro proteso verso il lato opposto del letto.
Danny preferisce la posizione a quattro di spade, le gambe divaricate e le braccia allungate verso l’alto, ma comunque in modo da permettere al braccio di Steve di avvolgerglisi intorno alla vita.
Capita che Steve si lamenti la notte, che si metta a digrignare i denti e stringa le mani intorno al lenzuolo (ha ancora degli incubi. Incubi della morte di suo padre, incubi della Corea, incubi su quale potrebbe essere la prossima mossa di Wo Fat) e Danny se ne accorge sempre quando lo sente agitarsi al suo fianco. Lo capisce anche perché è successa la stessa cosa a lui. Tornati dalla Corea ha fatto sogni che lo facevano svegliare col cuore in gola e una delle più brutte sensazioni mai provate in vita sua. A volte rivedeva il corpo di Jenna sul pavimento lurido di quel bunker, altre volte sognava di non essere arrivato in tempo e che quel corpo fosse quello di Steve e… no, non vuole davvero ripensarci.
Quando succede Danny si gira su un lato senza neanche svegliarsi veramente e, ancora mezzo addormentato, si stringe contro il petto di Steve; sfrega la testa istintivamente contro la sua spalla e mormora addosso alla sua pelle calda “E’ ok, Steve. E’ tutto ok. Va tutto bene”, passando la mano contro la schiena dell’altro in una serie di lievi carezze rassicuranti.
Steve si calma quasi all’istante, sistemandosi meglio tra le braccia di Danny, e lentamente torna a dormire tranquillamente.
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Sì, hanno una routine, anche se nessuno dei due ci fa caso sul serio perché quella è semplicemente la loro vita insieme.