[Voltron] Che sia ai confini dell'universo o in mezzo a un deserto

Aug 21, 2018 21:13

Titolo: Che sia ai confini dell'universo o in mezzo a un deserto
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain, Hunk Garret, Takashi "Shiro" Shirogane
Pairings: Keith/Shiro
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Scritta come microscopico pensiero di buon augurio per il matrimonio di un'amica.
Beta:
Word count: 1586

Quando si era ritrovato Lance sulla porta con un sorriso a trentadue denti, avrebbe dovuto immaginare che non sarebbe finita bene. Tuttavia aveva imparato ad avere fiducia in lui e negli altri, e che la reazione giusta a un addio al celibato, organizzato apposta per lui con tutta la loro buona volontà, doveva essere entusiasta.
In tutta sincerità Keih non aveva mai capito fino in fondo la celebrazione di questa fantomatica perdita della libertà, dopotutto ci si sposava perché si voleva stare insieme, ma gli amici sembravano così euforici che non aveva potuto fare altro che assecondarli.
« Sai, » lo prese in giro Lance. « la notizia che tu e Shiro vi sposate è giunta cosììììììì~ inaspettata! Nessuno di noi era preparato, quindi abbiamo organizzato qualcosa di molto semplice per entrambi. »
« Sì, amico, nessuno lo avrebbe immaginato. » proseguì Hunk, mentre gli apriva la portiera del fuoristrada parcheggiato davanti alla casa nel deserto. « Siete stati così discreti che ci eravamo tutti convinti che la storia dei fratelli fosse vera. »
Keith liquidò quelle parole grondanti ironia con un'alzata di spalle e un gesto della mano.
Il team era stato di enorme supporto a entrambi, facendoli sentire bene e accettati in ogni momento e in ogni aspetto della loro relazione, quindi che ora quei due si mettessero a fare dello spirito, non lo offendeva minimamente.
Avrebbe passato la sua intera vita con Shiro, la sua nuova famiglia e sua madre gli erano accanto, la guerra era finita: il futuro si prospettava roseo come Keith non aveva mai osato immaginare. Sarebbe andato tutto per il meglio.
Quel pensiero ottimistico iniziò a sfumare lentamente mentre l'auto si allontanava dalla casa prendendo una direzione poco nota. In realtà avrebbero dovuto suonargli in testa mille campanelli d'allarme già quando l'aveva vista puntare verso il deserto.
« Dove stiamo andando? » chiese, temendo la risposta.
Lance, alla guida, gli rivolse un sorrisetto obliquo.
« A una vera serata tra uomini! A campeggiare e ammirare le stelle in mezzo al deserto! Falò e carne alla brace!»
Keith lo occhieggiò con scetticismo.
« Sei serio? Da te mi sarei aspettato come minimo una giornata in una SPA... »
Hunk, dal sedile posteriore, prese a contorcersi per le risate.
« L'idea iniziale era quella, ma alla fine Allura e Coran hanno deciso di portarci Shiro e Matt si è aggregato a loro. Così a noi è rimasto il campeggio, con somma gioia di Lance! »
« Smettila, Hunk, non è divertente. Questa è la serata di Keith, non importa cosa preferisco io. »
Un discorso del genere dalle labbra di Lance non se lo sarebbe mai aspettato e Keith sarebbe stato quasi commosso se, guardandosi attorno, non si fosse reso conto di non riconoscere il paesaggio: non una duna, non una roccia, niente. Erano al di fuori delle strade battute, imbruniva e tutto attorno a loro c'era il nulla.
« Lance... stai usando il gps, vero? »
« Non ne ho bisogno, so esattamente dove stiamo andando. »
E Keith avrebbe davvero voluto fidarsi, non preoccuparsi e lasciarlo fare, ma era più forte di lui. Spostarsi nel deserto poteva essere difficile e pericoloso, bisognava prestare molta attenzione.
« Amico, tranquillo! Abbiamo studiato una mappa grazie ai radar dei leoni, in tempi di pace possiamo permettercelo! Ho tutto stampato qui! »
Si picchiettò un dito sulla tempia e Keith si rassegnò al fatto che non avrebbe avuto voce in capitolo. Anzi, pensò, sarebbe stato fin troppo fortunato se fosse riuscito a rientrare in tempo per raggiungere Shiro all'altare.
Un'ora dopo, nel buio più completo salvo i fari dell'auto, tentavano di trovare un qualunque riferimento che li salvasse dalla distesa di sabbia che si estendeva all'infinito.
« Riconosco le costellazioni! » esclamò Lance, puntando il dito verso il cielo. « Quello è Orione! E quella è l'Orsa Maggiore! Secondo i miei calcoli dovremmo andare da quella parte. »
Spostò il dito in una direzione a caso nel buio e il suo gesto venne accolto da un doppio sospiro.
« Oppure potremmo stendere il telo qui e fare quello che dovevamo fare. » propose Hunk. « Montare la tenda, accendere il fuoco e arrostire la cena, come programmato. »
Lance scosse la testa, frustrato.
« Qui... non c'è niente qui! »
« Non c'è niente nemmeno dalle altre parti. » fu il commento pragmatico di Hunk.
Quella constatazione sembrò irritare Lance più ancora del fatto di essere dispersi chissà dove.
Keith si fece coraggio e gli si avvicinò.
« Cosa sta succedendo? Perché è così importante andare in questo fantomatico posto? Perché hai accettato di venire qui se non volevi? Se preferivi la giornata alla SPA con Shiro? »
Lance gli lanciò un’occhiata esasperata.
« Me lo stai chiedendo davvero? »
Keith annuì.
« Per te, idiota. Santo cielo, volevo che facessi qualcosa che ti piace, con degli amici, come non credo tu abbia mai fatto in tutta la tua vita. A parte Shiro, certo, ma questo è un addio al celibato, lo sposo non dovrebbe esserci. Volevo che passassi questa notte divertendoti con noi come non siamo mai riusciti a fare, per via della guerra e tutto il resto. E invece… Ah, che disastro! »
Lanciò le braccia in aria in un gesto d'irritazione, poi le incrociò sul petto e voltò le spalle agli altri due.
Keith sbuffò un breve sorriso, mentre Hunk recuperava il proprio cellulare.
« Ok, sentite, ho un'idea. Chiamo Pidge e le dico di mandare qualcuno a recuperarci, poi ce ne andiamo tutti alla SPA. »
« Pidge non è con loro? » chiese Keith.
« Nah, le terme non fanno per lei, il campeggio men che meno. Quando gliel'abbiamo proposto ci ha ringhiato che non vuole vedere sabbia attorno ai suoi computer. Ma è un bene perché così potrà localizzarci e venirci a prendere. »
Mentre Hunk faceva la telefonata, sperando di trovare campo, Keith tornò ad avvicinarsi a Lance.
« Ehi... »
« Ehi? » fece quello in risposta, con un'espressione interrogativa.
Probabilmente si aspettava che Keith fosse arrabbiato, ma non era così.
« Non prendertela, è stata comunque un'avventura. Mi ha fatto piacere e ho apprezzato molto il tentativo. Possiamo tornarci in qualunque momento, con Shiro e con la hoverbike, così sarà davvero come ai vecchi tempi, ma saremo tutti insieme. »
Quelle parole strapparono a Lance un sorriso e Keith sentì il cuore più leggero: la sua mente corse all'indomani, quando avrebbe stretto la mano di Shiro davanti a un altare, per suggellare il loro amore di fronte alla loro famiglia e al mondo intero. Era una sensazione strana, per lui, quella di voler condividere con qualcuno un momento così intimo e importante, ma lo era anche quella di avere una famiglia che lo appoggiava e lo circondava di affetto. Una sensazione in cui si era scoperto a crogiolarsi più di quanto volesse ammettere e che gli faceva credere che l'indomani sarebbe stata una giornata perfetta.
« Ragazzi, abbiamo un problema! Pidge dice che fatica a localizzarci per via della scarsità del segnale. Manderà Matt a prenderci appena avrà una posizione precisa, ma di certo non prima di qualche ora. E per il viaggio di ritorno ci vorrà un po' più del previsto. Speriamo di essere a casa per domani mattina. Ah, Keith, Shiro ti manda i suoi saluti. »
Ok, sarebbe stata una giornata perfetta se fosse arrivato all'altare, possibilmente non coperto di sabbia e dopo una notte insonne in mezzo al nulla.

Keith arrivò sul luogo della cerimonia con quasi un'ora di ritardo, accompagnato dalle continue scuse di Lance che, per aiutarlo a prepararsi, aveva finito per farlo tardare ancora di più. Voleva che tutto fosse impeccabile e, a onor del vero, ci era riuscito perfettamente.
Keith era uno spettacolo per gli occhi in quello smoking bianco, con i capelli raccolti e pettinati all'indietro e sono un filo di correttore a coprire lo occhiaie residue della notte precedente. Non avrebbe voluto metterlo, ma Lance era stato irremovibile: doveva essere perfetto, nulla doveva rovinare lo splendore dei suoi occhi, nemmeno delle sciocche ombre scure dovute alla mancanza di sonno.
La funzione non era stata allestita in un edificio: per essere alla portata di tutti, umani e alieni presenti, avevano scelto un parco decorato per l'occasione con grandi archi carichi di rose bianche.
Shiro lo aspettava sotto uno di questi, splendido nel completo scuro, in perfetto contrasto con i capelli candidi.
Gli tese la mano e, mentre intrecciava le dita con le sue, il mondo attorno a Keith scomparve: la perfetta ambientazione, il profumo dei fiori, gli invitati, gli amici, sua madre e il lupo spaziale che lo osservavano orgogliosi da un angolo appartato. C'erano solo lui e Shiro.
« Per un attimo ho temuto che non venissi più. » gli mormorò il suo futuro marito con un sorriso lieve.
« Saresti venuto a prendermi nel bel mezzo del deserto? » lo prese in giro bonariamente Keith.
« Ti avrei cercato fino ai confini dell'universo. »
Keith sentì le guance arrossarsi e abbassò lo sguardo, timidamente.
Si erano salvati la vita a vicenda fin troppe volte, eppure simili dichiarazioni ancora gli facevano aumentare i battiti.
Al momento dello scambio delle promesse rimasero con le dita intrecciate e Keith non staccò gli occhi da quelli di Shiro nemmeno per un istante.
« … finché morte non vi separi? »
Un sorriso complice aleggiò sulle labbra di entrambi prima che si unissero in un bacio lieve.
Keith scosse la testa.
« No, per tutta l'eternità. »

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