The Kaleidoscope Land
III Ciclo: Not a dream will fall
Capitolo III: In attesa della tempesta
Dove l'imperatrice organizza insolite riunioni segrete e l'Accademia scopre un'effrazione preoccupante
III - In attesa della tempesta
- Non ti bastano più nemmeno i cuscini, per calmarti, eh?
Lei scosse la testa senza alzarsi né voltarsi. Aveva capito chi era entrato dal passo, da prima che avesse raggiunto la porta.
- Ti senti male?
Scosse la testa di nuovo. Si sollevò sul divano puntellandosi su un gomito. Scacciò dagli occhi le ciocche nere che le si erano impigliate ai fermagli, serpeggiando ovunque, sul suo viso, poi con fatica si tirò su, a sedere
- Ho dormito.- Lo informò, stirandosi. Il vestito era sgualcito e nastri e decorazioni pendevano tristi da tutte le parti. Lo sentì ridere.
- Non ti sei nemmeno cambiata?
- Non ne avevo voglia.
- Ma è uno dei tuoi abiti da riunione ufficiale.
- Appunto. E' comodo. E' enorme. Morbido.
Finalmente Aldis si decise a raggiungerla. Si sedette accanto a lei, ed Erianne si appoggiò contro la spalla di lui, con tutto il suo peso.
- Cosa avete deciso, in riunione?- Le domandò, posandole un bacio sui capelli spettinati.
- Di niente. Come sempre. Ogni buona idea va persa nella marea di idiozie che alcuni sono capaci di dire. E la mia parola non vale niente, niente. Non importa se sono l'imperatrice, non mi ascolterebbero nemmeno se fossi una divinità. Forse dovrei presentarmi lì con una spada in mano e tagliare un paio di teste a caso, per convincerli che devono prendermi in considerazione.
- Ti prego, non farlo!- Le disse lui, ridendo. - Mi inquieterebbe molto.
- Che razza di sciocchezze sto dicendo, eh?
- Io ne direi di peggiori.
- Tu ne dici di peggiori, abitualmente.
- Ehi!
La spinse dolcemente sul divano, facendola distendere, e si prese un po' di spazio, giacendo accanto a lei. Non c'entrava e rimase in precario equilibrio sul bordo, aggrappato alle voluminose gale dell'abito di lei. Erianne rise, poi lo afferrò per un braccio e se lo trascinò vicinissimo, così tanto da nascondere il viso contro di lui.
Aldis provò a dire qualcosa, ma poi, evidentemente, decise di interrompere qualunque discorso volesse intraprendere. Lei comunque non lo aveva sentito. Era arrivata al limite delle cose che poteva ascoltare, quel giorno.
Giorno... C'era il tramonto che provava a entrare dalle tende quasi del tutto tirate.
Erianne si concentrò sulla mano di Aldis che le accarezzava i capelli, e poi pian piano scioglieva nastri e fermagli con una delicatezza incredibile, e decise di concedersi almeno un'ora distante dai pensieri, un'ora di respiro limpido lì, nel luogo più importante.
- La situazione è strana.- Cominciò Erianne, sedendosi sul letto. Una parte della sua gonna non fu d'accordo con quella scelta e si arricciò in una strana onda che le lasciò scoperta la gamba dal ginocchio in giù. L'imperatrice cercò di spianarla, e quando si vide sconfitta, liquidò tutto con una parola non proprio cortese, a mezza voce. - Insomma, dicevo che la situazione è strana.
- Decisamente. Stiamo facendo un consiglio segreto specialissimo in camera dell'imperatrice, con biscotti in quantità da sfamare un esercito, e siamo in otto...
Erianne afferrò il cuscino a cui aveva staccato per metà la trina azzurra e fece un lancio che centrò perfettamente la faccia di Aldis.
- Per favore, concentriamoci. Ho bisogno che mi ascoltiate. E' come se fossimo qui, ad aspettare la tempesta. A corte, in tutta la capitale... Non so bene come definire l'aria che si respira.
L'imperatrice si fermò, per osservare la reazione alle sue parole. Fuyumi e Garnet, accoccolate sul suo letto, alla sua destra e alla sua sinistra, erano immobili, completamente prese da ciò che lei raccontava. Loril era a gambe incrociate sul pavimento, con la più genuina ansia dipinta in viso. Irna e Marith avevano occupato le due piccole poltroncine viola poste di fronte al letto. Aldis era semidisteso su un mucchio di cuscini a terra. L'unico che Erianne non riusciva a vedere era Ened: se ne stava distante da tutti, nell'angolo più in penombra della stanza, in piedi, con una mano posata sulla fronte che gli oscurava il viso.
- I ministri di corte, i nobili, i gradi più alti dell'esercito... tutti si aspettano che accada qualcosa. E io credo che ormai anche la gente sia consapevole di quest'attesa.- Ricominciò Erianne. - La minaccia è a un soffio da noi, ma non sappiamo bene di cosa si tratti. Sembra che non siamo autorizzati a vivere normalmente, perché avvertiamo che c'è un pericolo, ma siccome nessuno sa quantificarlo o definirlo, siamo tutti... Immobili.
Si passò le mani sul viso e spinse all'indietro i ciuffi sfuggiti alla complessa pettinatura che le intrecciava i capelli. Poi, come colta da un moto di rabbia improvvisa, cominciò a sciogliere le dieci treccine in cui erano suddivise le sue ciocche nere, sbrogliando le matasse di capelli e lasciandoli piovere, disordinati, sulle spalle.
- L'imperatrice non può farsi vedere con i capelli sciolti dai sudditi.- Notò Irna, seria come sempre.
- Puoi sempre denunciarmi all'imperatrice, per questo crimine.- Rispose Erianne.
- Era un tentativo di fare una battuta.- Si giustificò la donna. Tutti gli occhi furono immediatamente su di lei. Irna arrossì e balbettò qualcosa di confuso e imbarazzato.
- Tu che fai una battuta, mia signora...- Marith rise cortesemente e le prese una mano tra le sue. - Questo sì, che è un presagio di gravi cambiamenti!
- Oh, piantala.- Brontolò lei. - Dimenticate le mie sciocchezze. Ascoltate Erianne, è la cosa più importante.
- E' comprensibile, questo strano clima.- Disse Fuyumi. - In fondo è quello che abbiamo sentito anche noi per tutto questo tempo... Per un anno intero. Non credo che siamo mai stati del tutto tranquilli. Abbiamo girato il regno per tenere d'occhio la situazione, e dentro di noi abbiamo sempre saputo che prima o poi sarebbe successo qualcosa.
- Questa faccenda del Niwyn è il loro primo passo.- Riprese Erianne. - Eppure è qualcosa di tanto indefinito che non ci aiuta per niente a capire i loro piani.
- Non ancora.- Mormorò Ened. - Qualcos'altro dovranno farlo per forza.
- Sì, beh, magari faranno fuori qualche altro migliaio di persone in un attimo, e allora capiremo.- Commentò Garnet.
- Non credo. Tutte quelle anime... Hanno forza a sufficienza per devastare un mondo.
- E voi due geni non siete in grado di capire che cazzo vogliono farne?- Domandò Garnet, agitata. Erianne notò il moto continuo delle sue mani, che giocherellavano con i suoi bracciali, i pugnali, la cintura, i lembi più lunghi dei nastri che guarnivano la veste di Fuyumi e si spandevano sul letto.
- Non è così immediato.- Rispose Ened.
- Si può sapere che ti prende?- Le chiese Aldis. - Lo sai benissimo che ci stiamo lavorando.
- Da dieci giorni.
- Credi sia una cosa facile?
- Calmatevi!- Erianne mise una mano sulla spalla di Garnet e lanciò un'occhiata decisa ad Aldis.
- E' che io non sono abituata a starmene qui senza fare nulla...- Mormorò Garnet. - Beh, scusatemi. Lo so che siete in gamba, voi due.
- Ci manca solo che ci mettiamo a discutere tra di noi, adesso.- Disse Fuyumi, con dolcezza. Prese uno dei nastri che pendevano dalla cintura della sua veste e lo tese verso Garnet, lasciando che l'altra lo raccogliesse e iniziasse ad avvolgerselo attorno alle dita.
- Scusa.- Borbottò la guerriera, sollevando gli occhi color ambra verso la ragazza dell'Est. Si scambiarono una specie di sorriso, qualcosa che affascinò Erianne: un sorriso che era nato sul viso di Fuyumi, per poi andare a sbocciare sulle labbra dell'altra. Sparì subito, ma Erianne fu felice di averlo rubato.
- Secondo me purtroppo non possiamo fare altro che aspettare e prepararci meglio che possiamo.- Disse Loril. - Cerchiamo di essere pronti per il loro prossimo passo, visto che non riusciamo a precederli.
- Un punto di vista da guerriero.- Notò Marith. - Sarebbe ottimo, se la corte dell'imperatrice fosse diversa. Se lei avesse a disposizione ministri e generali affidabili, ci potremmo preparare. Ma nelle condizioni in cui ci troviamo, con più della metà dei ministri avversi all'imperatrice e mezzo esercito pronto ad andar dietro al primo nobile che potrebbe decidere di rivendicare il potere...
- Hai pensato di dare qualche carica ai tuoi amici, per avere almeno qualche persona affidabile al tuo fianco negli organi ufficiali di comando?- Domandò Loril. - Qualcosa di poco vistoso, che non faccia parlare di te come una che fa favoritismi.
- Per esempio?- Chiese Erianne, scuotendo la testa.
- Nomina la tua amica guerriera, Maaya, generale dell'esercito.
Erianne dovette soffocare una risata che sarebbe risultata assai poco educata nei confronti della buona volontà di Loril.
- Dare a Maaya la carica di generale sarebbe una cosa poco vistosa, secondo te?- Gridò Aldis, vanificando ogni sforzo di Erianne per non ferire Loril. - Ma te ne rendi conto? Cacciare nella gerarchia una mercenaria impenitente e schizzata, un personaggio che farebbe parlare di sé fino...
- Sì, ho capito, ho detto una stronzata.- Tagliò corto Loril. - Volevo solo aiutare.
- E io ti ringrazio.- Rispose Erianne. - Non credere che non ci abbia pensato. Ma purtroppo Aldis ha ragione: non ho amici che posso far entrare tra le autorità di corte senza dare nell'occhio.
- La mia signora si circonda solo di amici bizzarri o dalla cattiva reputazione.- Commentò Marith, con un sospiro esagerato.
- Loril ha ragione.- Riprese Erianne. - Dobbiamo prepararci. Solo che possiamo farlo unicamente nell'ombra, con le forze di cui siamo sicuri. Io penso che...
Una specie di riflesso abbagliante entrò nel suo campo visivo. Spezzò le sue parole e le fece esplodere una luce fortissima e dolorosa in testa. Chiuse gli occhi, ma la luce non sparì. Si portò le mani alle tempie, prendendo una grossa boccata d'aria nella speranza che quella fitta passasse, ma il malessere non accennava a diminuire. Intorno a lei c'erano le voci preoccupate di tutti, però non riusciva a distinguere le singole parole. Qualcuno l'abbracciò, qualcuno la scosse con dolcezza. Le sembrò di sentire il suo nome.
Poi...
- Stai bene?
- Erianne!
- Cosa ti è preso?
Agitò le braccia cercando di allontanare quella folla che le gridava contro. Poi le si schiarì la mente e realizzò che non c'era nessuna folla: solo i suoi amici con le facce chine su di lei e l'ansia nella voce. Tentò di sorridere. La vista finalmente tornò quella di sempre e riuscì a vederli bene.
- Mi sono ripresa.- Mormorò. - Fatemi respirare.
Toccò la superficie su cui era distesa: il suo letto. Avvertì il morbido di un cuscino sotto la testa e il calore di una coperta addosso. Bene. Chiuse di nuovo gli occhi, si rilassò e poi li riaprì. Sentì che le tornavano le forze.
L'unica cosa importante era non farli preoccupare.
Andava bene mentire. Quello andava bene, sì. Tenere nascosta la maledizione misteriosa che la consumava da un anno. Andava bene, aveva deciso che doveva essere così. Non ci dovevano essere ripensamenti al riguardo. Non dovevano sospettare niente.
- Devo essere proprio stanca.- Disse, fingendo una risata. - Non mi era mai capitato di perdere i sensi così.
- Non è vero.- La voce di Irna. - Ti è successo poco tempo fa.
- Ma quella volta non avevo mangiato. Sono cose da niente. Non c'è bisogno che mi guardiate tutti come se dovessi morire da un momento all'altro.
E mentre diceva quelle parole con il riso sulle labbra si sforzò di ingoiare mesi di lacrime mai venute alla luce e voglia di gridare. Se solo avesse potuto... Se avesse potuto parlare, se avesse potuto chiedere aiuto! Ma non aveva il diritto di farlo, perché aveva deciso di mettere il regno prima di tutto.
Se avesse rivelato il segreto, ovvero di essersi per caso attirata addosso gli effetti nefasti di un incantesimo dei suoi familiari, era sicura che tutti si sarebbero precipitati alla ricerca di una soluzione. Non per questo avrebbero abbandonato il loro sostegno all'impero, lo sapeva: erano gente responsabile. Ma non sarebbero stati concentrati completamente sui loro nemici. E questo non poteva permetterlo. Erano già così deboli ed esposti... Aveva bisogno che i suoi amici fedeli proteggessero la sua gente.
A se stessa, ci avrebbe pensato da sola.
Riuscì a tranquillizzarli e si sforzò di sollevarsi a sedere. Si sentiva svuotata di ogni energia, ma poteva fingere di stare bene ancora per un po'. Il tempo necessario per concludere il loro incontro. Era già notte fonda: non appena l'avessero lasciata sola avrebbe semplicemente chiuso gli occhi e avrebbe trovato il riposo necessario. Il riposo sufficiente a sopportare un'altra manciata di giorni prima che la sua malattia misteriosa tornasse a esigere qualcosa da lei.
Ma in una manciata di giorni si potevano fare infinite cose.
Capì che era successo qualcosa dal modo in cui fu aperta la porta alle sue spalle. Abbandonò la lettura del volume nel quale aveva cercato risposte e sentì un respiro affannato, che riconobbe come quello di Aldis sul punto di dargli una notizia. Forse non tragica, ma neanche gioiosa.
- Cosa c'è?
- Ened, è arrivata una lettera dall'Accademia. Ci vogliono lì. In realtà vogliono solo te, ma dal tono del messaggio mi pare di capire che hanno un problema e ho intenzione di seguirti.
Ened chiuse il libro e si alzò in piedi. Calma. Aveva imparato molto sulla calma e sulla sopportazione di presenze moleste, in quegli ultimi due anni. Era il momento di mettere in pratica il frutto di tanta fatica.
- Chi ti ha detto che accetterò di buon grado di portarti con me?- Gridò, esasperato, afferrando il libro e voltandosi di scatto. - E poi, come mai apri la mia posta?
- In tempi di pericolo siamo autorizzati a infrangere certe leggi basilari della convivenza civile, a favore della sopravvivenza.
Ened gli lanciò il libro. Aldis fece una schivata spettacolare e lo evitò, però andò a sbattere contro lo stipite della porta, cosa che rese Ened alquanto felice.
- Dammi la lettera. E raccogli il libro.
- Ehi, l'hai lanciato tu!
- Per quanto mi faccia piacere vedere che hai ritrovato un po' di buon umore, ti prego di evitare altre violazioni delle mie cose.
Aldis sembrò perdere un po' della baldanza che aveva prima. Raccolse il libro senza protestare e glielo porse, insieme alla lettera.
- In realtà faccio il coglione per tirarmi su di morale da solo.- Disse, con un sorriso depresso.
Ened diede una rapida scorsa alla lettera, ma non vi trovò niente di notevole, a parte il tono concitato. La cacciò dentro il libro, che finse di voler sbattere sulla testa dell'altro. Non lo fece, però glielo mise tra le mani.
- Non ho trovato niente che ci possa aiutare, ma vorrei che lo leggessi anche tu. Hai un buon occhio per l'utilizzo di incantesimi tradizionali in maniere non convenzionali. Puoi trovare qualcosa che a me è sfuggito.
- Se questo complimento era un modo per consolarmi, beh, sappi che non hai bisogno di farlo.
- Era una cosa sincera. E noi non dovremmo aver bisogno di queste schermaglie.
Aldis gli si affiancò e lo spintonò giocosamente con una spallata.
- Magari sì. E' esattamente quello di cui abbiamo bisogno.
- Ma che ci prende, a tutti? Garnet non riesce a stare ferma, tu hai perso la voglia di ridere...
- E tu?
- Io sono ancora nel Niwyn.- Confessò Ened, con gli occhi fissi a terra.
- Forse quello che temevamo è già cominciato. Non hanno fatto nessuna mossa concreta ma sono riusciti a spaventarci.
- Se l'avessero fatto, allora dovremmo temerli davvero. Ma non ci voglio credere. Forza, andiamo a prepararci. Partiamo subito. Chissà che questa convocazione all'Accademia non ci sia di qualche aiuto.
Furono accolti all'Accademia con un calore quasi sospetto. Tutti sembravano più che entusiasti del loro arrivo. Probabilmente erano davvero fortemente preoccupati da qualcosa, un problema che non vedevano l'ora di scaricare a loro due. Ened studiava il viso del giovane professore che li conduceva attraverso i corridoi, ciarlando di cose che lui e Aldis conoscevano benissimo (probabilmente fin dai tempi in cui il giovane professore era un bambino.) Nited, così si chiamava. Lo aveva avuto come allievo, molto tempo prima. O meglio, non così tanto tempo prima - ma comunque prima del Glies.
- C'è una faccenda di cui dovremmo mettervi al corrente.- Stava dicendo Nited. - Non so se l'avevate capito, ma abbiamo un problema.
Li guardò con aria grave e Ened dovette sopprimere il bisogno di fare un sorriso derisorio.
- Avevamo una mezza idea al riguardo...- Borbottò Aldis, che pareva alquanto infastidito dalla loro guida. Nonostante tutto, invece, Ened lo aveva preso in simpatia.
- Perché non cominci col dirci dove ci porti?- Chiese Ened.
- Già. Mi domandavo se non fosse opportuno spiegarvi tutto quanto una volta giunti lì. Perché, vedete, forse capirete da soli. Almeno uno di voi capirà.
Ened non gli disse altro e lasciò che li conducesse per mezza Accademia. Solo quando imboccarono la scala che portava all'ultimo piano, nella sezione Nord, iniziò a sospettare qualcosa.
Di fronte alla porta di legno intarsiato i sospetti erano dolorose certezze.
- Lasciami indovinare.- Mormorò, superando la guida e raggiungendo la porta, per sfiorarla appena con la punta delle dita, quasi timoroso. - E' riuscito a entrare?
- Temiamo di sì. Non siamo in grado di dirlo con certezza, e abbiamo convocato voi, Ened, per appurare la faccenda. Solo voi sapete come funziona... beh, tutto quello che c'è dietro la porta.
- Io credevo che gli incantesimi di questo posto fossero morti da anni.
- Tutti lo credevamo. Altrimenti non avremmo lasciato ogni cosa com'era.
- Non pensavo neppure che questa roba funzionasse. Non aveva mai funzionato. Non del tutto. Non mi sono preoccupato di dirlo a nessuno, ero certo che fosse solo un mucchio di progetti falliti prima di iniziare...
- Ened, pensi che mi spiegherai cosa succede, prima o poi?- Brontolò Aldis.
Ened percorse con le dita alcune linee nel disegno intricato di foglie intagliate nel legno. Linee precise. La porta si aprì da sola, non appena raggiunse il centro del disegno.
- Che posto è, questo?- Domandò Aldis.
- La stanza degli esperimenti di Averil.
- Vi lascio da soli, lì dentro.- Li avvisò Nited, alle loro spalle. - Fate le vostre ricerche e venite a riferirle ai capi dell'Accademia. Tutto ciò di cui avrete bisogno è a vostra disposizione.
Forse disse anche qualcos'altro, ma Ened non lo sentiva più. Entrò per primo, deciso. Dietro di lui, Aldis richiamò una piccola fiamma dal nulla per illuminare la stanza.
- Che ci faceva Averil, qui?- Chiese il ragazzo, guardandosi attorno.
- Tutte le cose che non poteva fare davanti ai suoi colleghi più saggi.
- E tu come lo sai?
Ened guardò il luogo modesto, disordinato e polveroso. Le casse in un angolo, i libri sul pavimento, i segni tracciati a terra con colori diversi. L'unico mobile che occupava la stanza, un armadio slanciato, dall'aria vecchia e instabile, con una quantità di oggetti accatastati sopra di esso e una scala poggiata contro le ante.
- Io lo aiutavo. Ero il suo allievo prediletto. Lo veneravo. Condividevo idee e progetti con lui. Passavamo moltissimo tempo insieme, a disquisire sul mondo e sulla magia. So esattamente come funziona la maggior parte delle cose raccolte qui. Il fatto è che non ha mai finito quasi niente: lui si appassionava a progetti immani, ma poi li dimenticava perché nel frattempo aveva trovato qualcosa di ancora più grande e glorioso, e a me sembrava che quel modo di fare fosse saggio e sensato. Degno di chi insegue una grandezza superiore.
- Ehi, senti, è passato tanto tempo...
Si voltò a guardare Aldis, scuotendo la testa. Non capiva le parole dell'altro.
- Voglio dire, Ened... Insomma, non devi mica sentirti in colpa.
- Non è questo. Solo, mi rendo conto di quanto io sia stato stupido.
- Sì, però ora non lo sei. Anzi, in fondo la cosa ci torna utile: adesso sai esattamente cosa c'è qui dentro. Senti, come mai prima hai detto che lui è stato qui?
- C'era un sistema, una specie di portale. Lui aveva elaborato un incantesimo che gli permetteva di tornare sempre qui, ovunque fosse, eludendo i disagi del teletrasporto, che richiede lo sforzo della concentrazione, una grossa quantità di energia e vari altri fattori favorevoli nell'ambiente circostante.
- E funzionava?
- Non del tutto. Ogni volta che compiva un viaggio, tutta l'energia che accumulava nel meccanismo si consumava completamente. Così tutte le volte doveva ricostruire i lineamenti dell'incantesimo, usando polveri rare e mettendo in atto riti faticosi. A un certo punto decise di smettere.
- Credi che l'abbia ultimato?
- Credo piuttosto che prima di partire per il Glies, due anni fa, lo abbia riprogrammato, per lasciarsi aperta una via di ritorno in questo posto. Sapeva che avrebbe voltato le spalle all'Accademia, ma sapeva anche che avrebbe avuto bisogno di farvi ritorno, di nascosto. Ma gli incantesimi che proteggono questo posto lo avrebbero individuato, se si fosse teletrasportato qui normalmente.
- Gli schermi attorno all'Accademia avrebbero avvertito la sua magia che tentava di collegarsi a questo posto.- Disse Aldis. - Mentre, a quanto mi sembra di capire, questo portale privato è immune alla protezione dell'edificio.
- Esatto. E credo di sapere come possiamo capire se è stato qui per davvero.
Si inginocchiò, cercando una posizione comoda sul pavimento. Strisciò nella polvere, rileggendo tutti i segni scritti o incisi sulle tavole di legno sotto di lui, ricordandone la storia e il significato. I ricordi premevano nella sua mente, gli sembrava quasi impossibile aver vissuto così tante cose, lì dentro, con Averil. Le sue mani toccavano le tracce di tutti gli incantesimi perpetrati nella stanza, alla ricerca di una tenue linea impressa sul legno da qualcosa che somigliava al fuoco. Sapeva riconoscerla. L'aveva vista così tante volte...
- Ecco.
- Hai trovato qualcosa?- Gli domandò Aldis, in un sussurro.
- Forse.
Ened si abbassò fino ad essere vicinissimo alla linea ondulata irregolare che aveva selezionato tra i molti segni. Vi passò sopra le dita più volte, mormorando qualcosa.
- Lo vedo.- Aldis si piegò, appoggiandosi alla sua schiena. - Lo vedo da qui. L'incantesimo è recente.
La traccia emetteva una luminescenza verdastra: era il risultato delle parole che Ened aveva mormorato. Una prova per capire da quanto tempo quel segno era lì sul pavimento. E quel verde indicava che il passaggio privato di Averil era stato usato al massimo da un paio di mesi.
- E' stato qui per davvero.
- Per fare cosa?
Ened afferrò la mano che Aldis gli tendeva e si alzò in piedi, scrollandosi via la polvere dalle vesti e dalle mani.
- Aiutami a esplorare questo posto. Alla fine ti dirò con esattezza cos'ha portato via con sé.
***
Next: Unioni e separazioni (entro la fine del mese)
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... pian piano riuscirò a riprendere il ritmo di due capitoli al mese!XD