Mar 30, 2012 14:10
Chap 4
K’s POV
Arrivarono sulla soglia del pub dopo cinque minuti che a K parvero cinque km: R gli aveva risposto malissimo e non accennava a chiedere scusa. K non capiva cosa poteva aver fatto di così male da meritare un simile atteggiamento in risposta ma, ripensandoci, forse era proprio questo stargli attaccato tutto il giorno da un mese a quella parte che lo infastidiva. Effettivamente K senza R non andava da molte parti…o forse non si muoveva proprio. Vedeva R come la sua ancora di salvezza da compiacere sempre, cosa che a lui non era molto difficile visto che si adattava bene a qualsiasi cosa. Ma a R questo, ovviamente, poteva non andare bene, forse avrebbe voluto un po’ di sana competizione che in un ragazzo come K non avrebbe mai trovato.
Quando entrarono nel pub l’unico che sembrava avesse voglia di bere era A.
-Avanti ragazzi, cosa vi prende? Siete silenziosi stasera e ho condotto un monologo acuto fino al pub! E…sì, me ne sono accorto. Non crederete mica che sia così scemo, vero?- aggiunse dopo aver visto le facce stupite dei due. Un silenzio prolungato e imbarazzante gli fece capire che lo credevano tale, quindi sospirò e si alzò rassegnato. -Vado a prendere una birra. Voi cosa volete?-
-Una pinta di chiara.- disse K prontamente per evitare di arrivare dopo R che, ne era sicuro, avrebbe preso anche lui una chiara.
Il rosso decise, invece, di stupirlo quella sera e ordinò una mezza di scura. A lo guardò come se avesse visto un ufo: -Stai dicendo sul serio M? A te non piace la scura, te l’ho sentito dire io stesso.-
-Beh…non si finisce mai d’imparare, no?- rispose lui con un ghigno e l’aria da chi la sa lunga sull’argomento(e probabilmente era davvero così). A allora alzò le spalle e se ne andò al bancone lasciando i due amici al tavolo.
Per un momento calò un silenzio imbarazzante e K fece finta di cercare il cellulare nella tasca della giacca.
“Cosa diavolo gli avrò mai fatto???” si chiedeva disperatamente. Era la milionesima volta che si poneva quella domanda che sembrava non voler avere risposta. Il suo stomaco era un masso pesante e il cuore aveva deciso di fare una gita in superficie…o almeno in gola visto che gli mancava il respiro ed era sicuro non avrebbe potuto ingoiare niente. Guardò verso il bancone e vide A impegnato in una conversazione con una biondina tutta sorrisi e smancerie. “Perfetto” pensò “ne avrà ancora per molto, quindi il tempo di chiarire con R e potremo finalmente tornare a casa svegliandoci come se non fosse successo nulla.” Pensò vittorioso.
Si voltò lentamente verso R, il ragazzo che guardava in avanti senza realmente vedere, con lo sguardo perso.
Si schiarì la voce.
-R…R…- iniziò timidamente ma l’altro si voltò e lo fulminò con lo sguardo.
-Sì?- la sua domanda era per incitarlo ad andare avanti, ma gli occhi e il tono dicevano il contrario. -Avanti, parla.-
K prese il coraggio a due mani: ora o mai più. -Spiegami cosa ti ho fatto.-
Per un momento l’altro rimase fermo. -Cosa?- si decise a chiedere infine.
-Lo sai benissimo di cosa parlo. Prima mi hai risposto malissimo e, se ho fatto qualcosa, vorrei sapere cosa. Perché è evidente che ce l’hai con me visto che con A sei stato spontaneo.-
Le labbra di R si distesero in un sorriso sarcastico. -Oh, adesso il ragazzo fa anche il duro?-
K rimase di sasso: il duro?
-R ti rendi conto che quello che stai dicendo sono solo sciocchezze, vero?- la sua pazienza, lo sentiva, stava iniziando ad esaurirsi. In poche parole l’amico si era preso gioco di lui!
-Hmm…cosa? Io prendermi gioco di te? Non potrei mai! Tu sei mio fratello, non ricordi?-
-Ma quale fratello! Tu sei il mio migliore amico e mi stai trattando di merda. Questa è la verità.- ormai K era all’esasperazione. Ma dove voleva andare a parare? Che glie le dicesse in faccia le cose! Teneva gli occhi puntati addosso all’amico e questo, a quanto pareva, ebbe l’effetto di togliergli quell’aria da spaccone dal suo volto di duro scozzese e di tramutarlo in irritazione allo stato puro.
-Insomma K, cosa vuoi da me? Che ti spieghi perché mi comporto come se ci fossero altre persone al mondo oltre a te? Mi stai attaccato al culo tutto il giorno e ogni volta che provo ad andare in qualche altro posto da solo o con A ci sei sempre anche tu. Non è possibile che tu sia il mio fedele cane! Capisco che puoi esserti calato nella parte di quella merda di personaggio che ti ritrovi, ma lascialo sul set! Nella vita reale portati dietro qualcuno che non sia così emo e con la voglia di vivere, con decisioni proprie da prendere e voglia di competizione.- questo fu tutto quello che Ri disse.
E quello che K ricordò fu “…ogni volta che provo ad andare in qualche altro posto da solo o con A…”.
Con A? Pensava di non aver capito bene.
-Hai detto con A anche?-
E questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
La testa di R ebbe uno scatto all’indietro e lui esplose in una risata che sarebbe stata fragorosa se non fosse stata sormontata dal casino del pub. Poi tornò a rivolgersi a K.
-Sì, ho detto con A. E allora? Stringo amicizia con altre persone e con lui mi trovo bene! Almeno ho un metodo di confronto e non solo un fedele servitore!-
K abbassò gli occhi sul tavolo. Non riusciva a reggere quelli di R. Il suo stomaco si era espanso e adesso lui aveva fame. Tanta fame.
Senza dire una parola si alzò, prese la giacca ed uscì lasciando 5 sterline sul tavolo anche se sicuramente la birra sarebbe costata di meno. Ma a lui non importava.
Mentre si avviava verso l’albergo pensò che dal giorno dopo molte cose sarebbero cambiate e che lui non era un emo senza voglia di vivere e di competere perché sennò non sarebbe arrivato fin li.
got,
diana9241,
k,
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