Titolo: Il tempo che resta
Fandom: Harry Potter
Parti: 2/3 + Epilogo
Coppia: Rose/Scorpius
Rating: NC17
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale, Erotico
Conteggio Parole: 24700
Riassunto: Rose ha ventisette anni e, dopo aver trascorso molto tempo in giro per il mondo a causa del suo lavoro, torna a Londra per fermarsi e capire cosa vuole veramente dalla sua vita. Durante questa ricerca si imbatte in Scorpius, vecchio compagno di scuola che non vedeva da anni e di cui era stata invaghita. Questo incontro porterà entrambi a compiere delle scelte impreviste.
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Epilogo Capitolo 4
Dopo quell'uscita di sabato sera, Rose aveva preso la più brutta influenza della sua vita. Aveva dimenticato quanto potesse essere infido novembre a Londra, con quelle piogge continue che sembrano entrare sotto la pelle. Già la domenica non si sentiva un granché, il lunedì mattina si era svegliata con la temperatura a trentanove e aveva dovuto chiamare l'ufficio per dire che sarebbe stata in malattia almeno per i prossimi tre giorni.
A rovinarle l'umore però non c'era solo la febbre, il naso che colava e un terribile mal di gola. Scorpius era di nuovo scomparso. I primi giorni Rose aveva tentato di non pensarci, ma arrivata a giovedì cominciò a deprimersi seriamente.
«Starà lavorando.»
«Basta con questa scusa, Lily. Lui non può comparire e scomparire a suo piacimento. Viene, mi porta la cena e poi non si fa sentire per quasi una settimana. Torna, andiamo al cinema e poi scompare nuovamente».
Era seduta nel suo letto, il naso rosso per averlo strofinato troppo e i capelli completamente in disordine. Lily le stava sbucciando un'arancia.
«Grazie per essere venuta, neanche la mamma ha avuto il coraggio di avvicinarsi. È un periodo nero a lavoro e non vuole ammalarsi.»
«Io sarei proprio felice di prendere un'influenza, per ora non ho nessuna voglia di lavorare» borbottò Lily sconfortata.
«Comunque la febbre ormai è passata, è rimasto solo questo maledetto naso che continua a colare, neanche fosse un rubinetto rotto.»
«Vedi di ristabilirti completamente entro il prossimo fine settimana, mangia un po' di più e rimettiti in carne, sei rimasta tutta occhi e tette.»
«Cosa succede la prossima settimana?» domandò Rose ignorando il commento della cugina.
«C'è il Gala annuale al Ministero.»
Rose premette le dita contro le tempie.
«Lo avevo del tutto rimosso» disse lanciando un'occhiata alla pila di lettere sul comodino.
«Non puoi perderti il mio debutto in società mano nella mano a Zabini» ridacchiò Lily mentre le passava uno spicchio d'arancia.
«Hai intenzione di dirlo così ad Albus e James? Vuoi rischiare una lite di fronte a tutto il Ministero?»
«No, voglio proprio evitarla. Non oseranno fare o dire nulla di fronte a mamma e papà - sì, l'ho detto anche a papà, lo sai che è buono come il pane. È un'idea geniale, no?» Lily si mise a succhiare uno spicchio d'arancia.
«Perché non lo mangi normalmente?»
«Non mi piace la buccia.»
Rose la guardò rassegnata. «Sei un caso perso.»
«Tu invece non devi perdere le speranze, sono sicura che Malfoy si farà presto vivo.»
Quando la sera dopo Scorpius bussò alla sua porta, Rose cominciò a credere che sua cugina avesse poteri di chiaroveggenza.
«Ho saputo che sei malata, quindi ho pensato di portarti un paio di cose utili» disse Scorpius porgendole una busta ed entrando in casa.
«Ormai sono in via di guarigione» disse Rose con freddezza.
«Purtroppo l'ho saputo solo ieri, ho incontrato tuo cugino Albus a Diagon Alley e mi ha detto che hai preso l'influenza. Sono venuto il prima possibile» si giustificò Scorpius.
«Non era necessario che ti scomodassi.»
«Ti ho disturbata?» domandò a disagio, percependo che qualcosa non andava.
«Sì, stavo per uscire» inventò Rose adducendo la prima scusa che le fosse venuta in mente.
«In pigiama?» Scorpius non riuscì a trattenere un piccolo sbuffo divertito che fece infuriare Rose ancora di più.
«C'è poco da ridere. Hai preso l'abitudine di piombare a casa mia senza preavviso. Non ti fai sentire per giorni e poi compari dal nulla con la tua giacchetta perfetta, i tuoi capelli perfetti... per Merlino, come fai ad essere sempre così in ordine?» sbottò Rose buttandosi sul suo divano, Scorpius ormai rideva di gusto e lei si era arresa al fatto di non poter essere veramente arrabbiata con lui.
«Invece tu non riusciresti a farti trovare in ordine neanche se mi annunciassi con mesi di anticipo» disse il ragazzo sedendosi al suo fianco. «Scusami, se ti dà fastidio che venga senza avvisare d'ora in poi non lo farò più» continuò tirandole una ciocca di capelli. Profumavano, Rose li aveva lavati giusto quel pomeriggio. A quel contatto le venne la pelle d'oca, si voltò a guardarlo e quando tentò di incrociare il suo sguardo lui distolse il suo e lasciò scivolare via i capelli dalle sue dita.
«Non è questo...» sospirò Rose mordendosi un labbro. «Tu sai sempre come e dove trovarmi, io invece non posso contattarti in nessun modo. Se ti mandassi un gufo rischierei di disturbarti a lavoro, non sapendo dove abiti. È frustrante» afferrò il cuscino che aveva di fianco e cominciò a stringerlo e sprimacciarlo senza pietà. Tentava di distogliere la sua attenzione da quel momento di tensione e sapeva che quella del gufo era una scusa stupida. La verità è che la feriva il fatto che lui sapesse tutto di lei e della sua vita, mentre lei aveva conquistato ancora così poche notizie e tutte con fatica.
Scorpius trasse un respiro profondo per poi evocare un pezzo di pergamena e una piuma. Ci scrisse sopra qualcosa e le passò il foglietto.
«Ecco, puoi venire a trovarmi quando vuoi, ma non garantisco di essere sempre a casa, i miei orari sono un po' imprevedibili.»
Rose afferrò con due dita il pezzo di pergamena e lo fissò con un certo stupore.
«Ma vivi due isolati più in là.»
«Te l'ho detto che sono del quartiere.»
«Per tutto questo tempo sei stato così vicino e io non ne sapevo nulla» disse stringendo più forte il cuscino. Scorpius la guardò con uno sguardo indecifrabile, era stranamente serio e Rose tentò di correggere il tiro. «Insomma, intendo che se lo avessi saputo ti avrei fatto trovare un gufo fuori dalla porta per dirti che non è educato scomparire e non far avere più proprie notizie a un'amica» disse tentando di risultare convincente, senza riuscirci bene.
«Vuoi niente da bere?» chiese tentando di ovviare a quel momento di impaccio.
«No, devo andare, tra pochi minuti inizia il mio turno» disse Scorpius alzandosi. «Prometto che mi farò vivo prima del prossimo fine settimana. In ogni caso puoi passare a trovarmi se ne hai voglia.»
Rose annuì.
«Stai pure seduta, so la strada.»
«Comunque grazie» disse Rose sollevando il bigliettino. Sapeva che per lui, così riservato e schivo, non era stato semplice darle il suo indirizzo.
Scorpius le sorrise e poi si chinò a darle un bacio che forse voleva essere sulla guancia, ma che finì per venire posato sull'angolo della bocca. Non le diede neanche il tempo di capire cosa fosse accadendo che era già uscito.
*
La domenica mattina, dopo una settimana di reclusione e asfissia, Rose si sentiva finalmente pronta per una passeggiata. Era una giornata stranamente limpida e serena, come se ne vedevano raramente in quel periodo a Londra. Uscita fuori dal portone di casa respirò a pieni polmoni l'aria della mezza mattinata, sapeva di smog e frittura, ma non importava, meglio dell'odore di medicinale e chiuso a cui era stata costretta per quasi otto giorni.
Mentre camminava ripeteva nella sua mente l'indirizzo di Scorpius senza vederne ancora lo scopo. Si era vestita con una certa cura, aveva usato anche un filo di trucco. Non si era resa conto che la sua meta fosse la casa dell'uomo fin quando non si ritrovò a suonare al campanello della sua porta. Aspettò lì impalata per circa dieci minuti e, quando stava per andarsene pensando che nessuno fosse in casa, un assonnato Scorpius le aprì la porta. Indossava una maglietta a maniche corte nera e il pantalone di una vecchia tuta, per un attimo esultò interiormente pensando che anche lui in fin dei conti era un essere umano e non un alieno dall'aspetto sempre impeccabile, ma fu solo un momento fugace, perché ben presto si rese conto che anche in quel modo trasandato (forse soprattutto in quel modo) Scorpius esercitava su di lei un'attrazione sin troppo forte.
«Buon-buongiorno» disse balbettando mentre quello la guardava con solo mezzo occhio aperto.
«Rose, sei tu? Ma cosa ci fai in giro all'alba?» le domandò facendole segno di accomodarsi.
«Veramente sono le dodici» disse Rose indicando stupidamente il suo orologio da polso.
«Oh, certo, scusami, solo che ho fatto il turno di notte e sono tornato a casa alle otto del mattino.»
«Mi dispiace, sono mortificata, va-vado immediatamente, ci vediamo un'altra volta» disse Rose afferrando la maniglia della porta e facendo per uscire, ma Scorpius le bloccò la mano.
«Non scherzare, ormai che sei qui andiamo a mangiare qualcosa insieme. È l'ora del brunch, no?» aumentò un attimo la stretta intorno alle sue dita e quando la vide annuire le lasciò lentamente. «Mi metto qualcosa di decente addosso e usciamo, intanto tu accomodati pure.»
Rose entrò timidamente in casa. Si trattava di un appartamento spazioso, il salone era grande e ben arredato, aveva un'ampia libreria, due divani in pelle marrone che si fronteggiavano e un lungo tavolo di legno alle loro spalle. Oltre una porta scorrevole dai doppi vetri riuscì a intravedere la grande cucina. Scorpius era salito lungo una rampa di scale che portava al primo piano, luogo dove presumibilmente c'erano le camere da letto.
Si guardò intorno incuriosita, non c'erano foto, non c'erano monili, solo un paio di quadri. Si trattava di un arredamento abbastanza scarno. Si avvicinò alla libreria e si accorse che libri di magia e libri babbani si susseguivano secondo un ordine che andava per genere e nome dell'autore. C'era tanta narrativa, tra cui libri che lei amava moltissimo, ma anche numerosi testi scientifici, inclusi alcuni manuali di medicina babbana. Rose ne estrasse uno e cominciò a sfogliarlo, era sottolineato di nero con alcune note ai margini. Accarezzò le pagine, quasi sperando di poter sentire attraverso i polpastrelli la storia che nascondeva quel libro. Si ritrovò a pensare che in fin dei conti sapeva ben poco di lui e di quello che amava.
«Sono pronto.»
Rose ebbe un leggero soprassalto, presa alla sprovvista.
«Sei stato velocissimo» poi gli porse il libro che aveva tra le mani. «Non pensavo che fossi un fan dei rimedi babbani.»
Scorpius afferrò il libro e lo rimise al suo posto. Le fece un piccolo sorriso.
«Mi piace sapere un po' di tutto, poi sto studiando per pubblicare una ricerca di medicina comparata.»
«Un Medimago che vuole fare la rivoluzione!» disse Rose seguendolo verso l'ingresso. «Non credo che i tuoi colleghi sarebbero molto felici di sapere che vuoi proporgli rimedi babbani.»
«Non mi interessa quello che pensano gli altri, vorrei solo trovare un modo per far coesistere le due discipline» disse Scorpius chiudendo la porta.
«Ripeto, sei sicuro di essere un purosangue?» chiese Rose prendendolo in giro.
«Ancora con questa storia, signorina Weasley?» disse aggrottando la fronte in un'espressione buffissima che fece sorridere Rose.
«Hai ragione... ma è difficile evitare i luoghi comuni, soprattutto se si è cresciuti in famiglie come le nostre» sospirò lei quasi rassegnata.
«Già... certe idee forse non moriranno mai. È per questo che a scuola mi evitavi?» chiese Scorpius curioso mentre camminavano verso un ristorante del quartiere. Le guance di Rose si colorano immediatamente e senza volerlo le sfuggì un sorrisino.
«Era proprio il contrario.»
«Che intendi dire?» Rose soppesò un attimo se confessargli o meno la verità, poi si disse che era un'adulta e che era stupido vergognarsi di un segreto così sciocco.
«Voglio dire che avevo una cotta enorme per te e per paura di essere scoperta ti evitavo con tutte le mie forze. Non dirmi che non te ne eri mai accorto» disse Rose guardandolo con tanto d'occhi.
«Mai» rispose Scorpius leggermente in imbarazzo. «A dire il vero anche io avevo una cotta per te» aggiunse divertito.
Rose non riuscì a trattenere una risata.
«Quando Lily lo saprà ne farà una questione di stato» disse tenendosi la pancia per le risate.
«La piccola Potter?» chiese Scorpius perplesso.
«Sì, lei. Era convinta che tu mi ricambiassi e che io fossi solo una fifona a non dichiararmi.»
«Mi ha sempre un po' inquietato quella ragazza, sembrava che ti leggesse dentro quando ti fissava con quell'aria da novella Cassandra.»
Rose a quel commento rise più forte mentre entravano dentro il locale. Ordinò tutto quello che c'era in menù, stupendo Scorpius per la sua incredibile voracità.
«Come può entrare tutto questo cibo dentro una persona così minuta?» chiese mentre lei addentava l'ennesimo pancake.
«Devo rimettermi in forze, per colpa dell'influenza mi sono sciupata, se non prendo un po' di peso il mio vestito per il Gala annuale del Ministero mi scivolerà addosso e sembrerò un sacco di patate.»
Scorpius la fissava incuriosito e divertito, e quando Rose incrociò il suo sguardo improvvisamente ricordò che l'invito prevedeva che lei potesse portare qualcuno con sé.
«Vorresti farmi da accompagnatore? È questo sabato.»
Rose lo fissò per un lungo istante, sperando che le dicesse sì. Quando lo vide ravviarsi i capelli e guardarsi intorno incerto capì che non sarebbe venuto.
«Mi dispiace, questo sabato non posso. Poi questi eventi mi mettono a disagio, non riesco proprio a sopportarli» disse lui tornando a mangiare.
«Non preoccuparti, era solo un'idea» Rose era sicura di non essere riuscita a nascondere il tono di voce deluso. Tuttavia tentò di scacciare quell'amarezza, non voleva rovinare la mattinata a causa del suo pessimo carattere e del suo umore variabile.
«Mentre sbirciavo nella tua libreria ho visto che hai molti romanzi babbani, dov'è nata questa passione?» chiese Rose tentando di cambiare argomento. «Non mi sembra che tu frequentassi babbanologia come materia a scelta, ed è difficile trovare un mago senza parenti babbani che si interessi a loro.»
«È stato per caso. Conoscevo una ragazza che amava la cultura babbana e a furia di starle vicino ho cominciato a interessarmene anche io, sono pur sempre un Corvonero» disse Scorpius sorridendo e mettendole nel piatto l'ultimo muffin. «Per te deve essere stato più naturale, tua madre è nata in una famiglia di non maghi.»
«Già. Molti dei romanzi che ho visto nella tua biblioteca li ho letti a casa dei miei nonni ai tempi della scuola. Quando d'estate andavamo in vacanza nella loro casa in campagna passavo le giornate a divorare libri sdraiata sotto gli alberi» Rose ripensava con nostalgia e tenerezza quegli anni. «Era bello, ricordo come se fosse ieri l'aria frizzante della campagna che mi solleticava il naso mentre correvo con mio fratello verso il lago, o le sere nel portico seduta sulla sedia a dondolo a fantasticare sui libri... poi mia nonna è morta e la casa è stata venduta. Mio nonno non sopportava l'idea di tornarci.»
«Io d'estate trascorrevo la maggior parte del mio tempo chiuso in casa a studiare.»
«Ecco perché avevi sempre quell'aria pallida e un po' malaticcia» ridacchiò Rose dividendo il muffin e porgendogliene metà.
«Non mi è mai piaciuto prendere sole, finisco sempre per scottarmi. E poi non avevo nessuno a farmi compagnia» Scorpius non aveva parlato con delusione o amarezza, però Rose pensò che al tempo doveva essere stato triste per lui essere solo.
«Dovremmo fare un gita in campagna insieme la prossima estate» disse sorridendogli.
«Poi vedremo. Io non faccio programmi.»
«Sai che non lo avevo notato?» rispose Rose ironicamente.
«Forse per te potrei fare un'eccezione», le lanciò un mezzo sorriso malizioso che le chiuse lo stomaco e le fece passare la fame.
Finito di mangiare Scorpius la riaccompagnò a casa. Continuarono a parlare fittamente per tutto il tragitto, camminando così vicini che di tanto in tanto braccia e mani si sfioravano, facendola rabbrividire lungo la schiena. Era inconfondibile quella sensazione dei attesa e emozione che la prendeva allo stomaco quando gli era vicino. A volte quel rimescolio di sensazioni era così forte che le mancava il fiato, soprattutto quando si fermava a guardarlo in volto un po' più a lungo o quando lui le sorrideva o la sfiorava. Rose sapeva quale strada stessero lentamente imboccando, e ne aveva paura e ne era irrimediabilmente attratta allo stesso tempo.
Note: a questo punto della storia si colloca una breve one-shot che parla dei sentimenti di Scorpius per Rose ai tempi di Hogwarts. Per chi volesse leggerla, il suo titolo è "
Con i sensi".
Capitolo 5
Tornare a lavoro le aveva fatto bene, buttarsi a capofitto negli impegni e dedicare quasi tutto il giorno a questioni di magia internazionale l'aveva decisamente distratta dal pensiero di Scorpius e della loro relazione ambigua. Se sua cugina Lily li avesse visti vicini avrebbe detto che emanavano un'aura di tensione e desiderio, ed era così che lei si sentiva, ma qualcosa li bloccava. Scorpius sembrava una molla che si allungava verso di lei fino allo spasmo per poi ritrarsi indietro.
Dopo la domenica del brunch si erano sentiti via gufo tutti i giorni, anche solo per chiedere come fosse andata la giornata, fin quando venerdì le aveva domandato se le andasse di fare due passi uscita dal lavoro. Il desiderio di vederlo e parlarci era così forte che nonostante fosse esausta decise di uscire. Scorpius aveva un'aria strana quella sera, era più teso del solito, meno allegro.
«Sembri stanco» disse mentre prendeva una cioccolata calda da un chiosco.
«È stata una giornata faticosa a lavoro e si prospetta un sabato poco entusiasmante. Grazie per essere uscita, avevo bisogno di staccare la spina e fare due passi in compagnia.»
Rose gli offrì un sorso della sua cioccolata, e quello accettò volentieri.
«Figurati, ci sono sempre se hai bisogno.»
Scorpius le fece un mezzo sorriso sghembo.
«Hai qualcosa di divertente da raccontarmi?» le chiese mentre infilava le mani nelle tasche del lungo cappotto nero.
«Purtroppo no, non è successo nulla di interessante. Però oggi ho saputo che dovrò andare per un paio di settimane a Roma per concludere l'accordo commerciale con gli italiani.»
«Ci sarai per le vacanze di Natale?»
«Spero di sì, ho promesso a mia nipote Ginny, la figlia di Albus, che ci sarei stata per il suo compleanno. È nata il venticinque di dicembre.»
«Hai una bella famiglia» sospirò Scorpius alzando la testa e guardando il cielo coperto di Londra.
«Già, anche se un po' caotica. Ti ho raccontato di quello che ha in serbo Lily per la festa di domani?» Scorpius scosse la testa in segno di diniego.
«Ha pensato bene che il Gala sarà l'occasione ideale per presentare il suo nuovo fidanzato ai suoi fratelli.»
«Chi è il fortunato?»
«Questa è la parte migliore. Si tratta niente di meno che di Nathan Zabini.»
«Sono sicuro di aver tolto decine di punti a lui e James per i loro duelli nei corridoi. E pensare che erano anche un anno più grandi» ghignò Scorpius mentre si sedevano su una panchina nei giardinetti del loro quartiere.
«E non ricordi le litigate terribili con Lily in Sala Grande? Una volta lei gli ha lanciato una fattura orcovolante, ed era solo al quarto anno mentre lui era al settimo.»
«Ora che mi ci fai pensare ricordo anche la volta in cui lui la chiuse nel ripostiglio delle scope.»
«I quadri probabilmente ancora parlano delle urla emesse da Lily quando riuscì a liberarsi dalla prigionia.»
Era impossibile non ridere al ricordo di una infuriata Lily che vagava per i corridoi del castello alla ricerca della porta della Sala Comune dei Serpeverde.
«Certo che è strana la vita, si detestavano così tanto e guardali ora» mormorò Rose strofinando le mani l'una contro l'altra. Il freddo le pizzicava le guance e un brivido le attraversò la schiena scuotendola. Scorpius doveva essersene accorto, perché le aveva passato un braccio intorno alla spalla e l'aveva avvicinata più a lui.
«Non fai poi così freddo.»
Rose, dopo un primo tentennamento, si era rilassata stretta in quell'abbraccio.
«Non sono più abituata alle temperature di Londra, l'ultimo inverno l'ho trascorso in Australia, e lì era estate.»
«Sei una vera donna di mondo» la canzonò Scorpius voltandosi per guardarla in volto.
«Non prendermi in giro. Non ho mai sopportato il clima di questa città. Credo di essere un po' metereopatica, la pioggia mi intristisce e mi rende più antipatica.»
«Io ti trovo sempre carina, soprattutto quando metti il broncio» disse continuando a fissarla. L'aria furba aveva lasciato il posto alla solita espressione indecifrabile, forse un po' malinconica. Erano vicini, così tanto che Rose pesò che stesse per baciarla. Lo guardava inebetita e in attesa, aveva anche perso il filo del discorso. Poi una leggera pioggerella cominciò a scendere fitta. Quando le prime gocce li bagnarono, Scorpius si scostò malamente come se si fosse reso conto della situazione solo in quel momento.
«Sarà meglio smaterializzarci a casa, sei appena uscita da una brutta influenza» disse ritraendo il braccio e alzandosi.
«Ti va di venire da me?» chiese Rose non intenzionata a lasciarlo scappare.
«Facciamo un'altra volta? Sono davvero esausto.»
Annuì leggermente, quasi arresa di fronte ai suoi repentini cambi di umore.
«Ci vediamo nei prossimi giorni» sussurrò lei smaterializzandosi senza neanche aspettare una risposta. Sentiva che se non fosse andata subito avrebbe pianto di fronte a lui e non avrebbe saputo neanche spiegargli il motivo. Entrò in casa come una furia e si buttò sul letto. Nell'oscurità della sua camera, sicura che nessuno l'avrebbe vista o sentita, si lasciò andare ai singhiozzi.
*
La sera del Gala Lily si era sentita in dovere di raggiungere Rose per preparasi insieme.
«Se non ti aiutassi io, saresti capace di presentarti con un paio di ballerine sotto il vestito lungo e di non mettere neanche un po' di mascara» le disse mentre lanciava un incantesimo disciplinante ai ricci di Rose, seguito da uno acconciante.
«Neanche mi interessa questa specie di festa in maschera...» sbuffò Rose guardando il suo riflesso allo specchio.
«Cara mia, sei stata fin troppo fortunata a essere scampata ai Gala fino a ora. Con la scusa di stare sempre in viaggio hai saltato tutti gli eventi mondani degli ultimi anni.»
«Sono certa che mi rifarò stasera... i miei piedi già invocano pietà e ancora non ho indossato quei trampoli mortali» mugugnò Rose guardando con una fitta di dolore la scarpe tacco dodici che Lily aveva personalmente scelto. «Mi consolo pensando alle facce che faranno James e Albus quando ti vedranno mano nella mano con Zabini.»
«Non è bello ridere dei problemi altrui» la rimproverò Lily mentre le lanciava incantesimi di make-up.
«Hai davvero un sacco di lentiggini, non me ne ero mai accorta. Sarà un'impresa coprirle tutte.»
«Ehi, mi piacciono le mie lentiggini!» protestò Rose.
«Per stasera ne faremo a meno... piuttosto, perché non hai chiesto a Scorpius di accompagnarti?»
Rose fece una smorfia. «In realtà gliel'ho chiesto ma ha detto di non amare questi eventi. Inoltre aveva un altro impegno.»
«Ora che ci penso non l'ho mai visto ai party organizzati dal Ministero nonostante suo padre sia un membro del Wizengamot. Che strano» disse mentre dava un ultimo tocco di bacchetta. «Puoi infilarti il vestito.»
«Già, strano è la parola adatta» borbottò Rose alzandosi e dirigendosi verso la gruccia su cui era appeso il suo lungo abito blu elettrico.
«Cosa ha fatto?»
«Non ha fatto niente, è questo il problema.»
«Cosa intendi?» chiese Lily mentre lanciava un incantesimo ai suoi capelli, che presero ad acconciarsi da soli a forma di chignon.
«Non capisco dove voglia andare a parare. Sono tre settimane che usciamo insieme e a volte lo sento così vicino... come non lo è stato mai nessuno. E sono sicura che sia così anche per lui, perché quando succede scappa. Inoltre porta ancora la fede ma non mi ha ancora parlato di sua moglie.»
Rose si infilò con mala grazia le scarpe e si diede una guardata allo specchio. Lily la afferrò per le spalle e le diede un bacio.
«Sei bellissima.»
«Grazie.»
«È solo timido, dagli tempo e vedrai che tutto si risolverà.»
Stavano sistemando le loro pochette, quando qualcuno suonò alla porta. Un elegantissimo Zabini vestito di nero fece la sua entrata trionfale nel piccolo appartamento di Rose.
«Rose Weasley, è un piacere rivederti, sono anni che sento parlare delle tue prodigiose gesta come ambasciatrice e diplomatica senza avere il piacere di complimentarmi di persona per il tuo magnifico lavoro in Australia e in Africa.»
«Nathan smettila con questa manfrina. È Rose, è mia cugina, non è necessario che tenti di accattivarti le sue simpatie» lo rimproverò Lily posandogli un bacio sulle labbra.
«Comunque grazie» sorrise Rose.
«E di che? Io ero serissimo, non si fa che parlare di te al Ministero. Comunque sono davvero felice di rivederti e di sapere che almeno per te non è un problema il fatto che io stia con Lily.»
«Risparmia il fiato per quando dovrai parlare con James» disse Lily. «Andiamo.»
Quando si trovarono nel Salone Ricevimenti del Ministero Rose fu colpita dalla quantità degli invitati presenti.
«Noi andiamo a cercare mamma, papà e i terribili fratelli Auror» rise Lily tentando di nascondere l'ansia che Rose aveva comunque notato.
«In bocca al lupo» disse ai due fidanzati.
Non appena si separarono anche lei si addentrò nella folla alla ricerca dei suoi genitori. Dopo essere stata fermata un paio di volte da gente che voleva salutarla e complimentarsi, riuscì finalmente a scorgere sua madre. Era elegantissima nel suo vestito bordeaux, e nonostante avesse ormai più di cinquant'anni conservava una freschezza che Rose sperò di aver ereditato. Stava parlando con una coppia che non riuscì a riconoscere, perché le davano le spalle. Quando Hermione la vide le fece segno di avvicinarsi.
«Draco, Astoria, vi ricordate di Rose?»
Ed ecco che di fronte a lei si stagliavano in tutta la loro alterità Draco Malfoy e Astoria Greengrass in Malfoy. Scorpius assomigliava molto a suo padre, aveva lo stesso volto spigoloso e gli stessi occhi grigi, ma le labbra e l'espressione erano decisamente quelli di Astoria. Strinse la mano a entrambi.
«Certo che mi ricordo di Rose! Eri una ragazza talmente graziosa, adesso sei una donna bellissima» le sorrise Astoria con estrema gentilezza.
«Grazie» rispose Rose arrossendo. Quella era pur sempre la madre del ragazzo che stava frequentando (ammesso che la loro potesse definirsi frequentazione).
«Ho letto con piacere tutti i tuoi testi, sono stati davvero interessanti» le disse Draco senza perdere il suo piglio serio e composto.
«Quando andavi a Hogwarts frequentavi lo stesso anno di Scorpius, vero?» chiese Astoria incerta.
«Sì, ma eravamo in case diverse, io ero una Grifondoro» puntualizzò Rose.
«Adesso Scorpius è un Medimago, lo sapevi?» domandò Astoria con un'espressione di estrema tristezza in volto a cui Rose non riuscì a dare una spiegazione.
«Sì, lo so. Ci siamo incontrati proprio quattro settimane fa dopo che sono inciampata a casa di Albus. Ricordi mamma? Te lo avevo detto.»
Hermione annuì. «Hugo mi ha anche detto che vi siete incrociati spesso negli ultimi tempi perché siete vicini di casa.»
«Davvero hai visto Scorpius di recente?» chiese Astoria afferrandole una mano e stringendogliela.
«Sì, proprio l'altro ieri l'ultima volta» rispose Rose incerta.
«E come sta?»
Draco appoggiò una mano sulla spalla della moglie, sempre più rigido e a disagio.
«Bene. Forse è un po' stanco per il lavoro» Rose lanciò un'occhiata a sua madre in cerca di soccorso, ma quella era confusa almeno quanto lei.
«Visto che tu gli sei così vicina, ti prego di prenderti cura di lui» singhiozzò Astoria senza più riuscire a trattenere le lacrime.
Draco afferrò gentilmente la mano con cui la donna stringeva Rose.
«Cara, sarà meglio tornare a casa» le sussurrò baciandole le mano.
«Sì, sarà meglio» disse asciugando una lacrima con un fazzoletto che Draco aveva evocato.
«È stato bello poter parlare con te di Scorpius, sono felice di sapere che non è solo ma che ha qualcuno accanto. A presto, Rose.»
«Arrivederci» balbettò sempre più confusa. Quando quelli si furono allontanati abbastanza si voltò verso sua madre.
«Cosa è appena successo?»
«Non ne ho la più pallida idea» rispose Hermione meditabonda. «A meno che...»
«Cosa?»
«Anni fa si diceva che Draco avesse litigato con Scorpius tanto aspramente da diseredarlo, ma ho sempre pensato che fossero pettegolezzi» disse Hermione perplessa. «Se avessi anche solo immaginato che Astoria avrebbe reagito così sentendo parlare del figlio, avrei evitato di tirare fuori l'argomento...»
«A proposito, tu come sai che Scorpius è mio vicino di casa?»
Sua madre la guardò senza malizia. «Ho orecchie per sentire, c'ero anche io la sera in cui ne parlavi a Hugo e a Lily a casa di zia Ginny. E poi tuo fratello ha detto che di tanto in tanto vi vedete. Perché, cosa ho detto di male?»
Rose sospirò, Hermione non era il tipo da fare pettegolezzo o da metterla in difficoltà, evidentemente aveva accennato alle loro uscite credendoli semplici incontri tra vecchi amici ritrovatisi dopo tanti anni.
La serata non stava andando al meglio, ma naufragò definitivamente quando vice Lorcan girare abbracciato a Krista Rosier, la donna con cui l'aveva tradita. Anche sua madre doveva averlo visto, perché le appoggiò un braccio consolatore sulle spalle.
In realtà Rose non provò nessuna emozione nel vederli abbracciati e felici, se non un pizzico di rabbia, che montò alle stelle quando Lorcan la scorse e le fece un cenno di saluto sorridendo smagliante. Fu allora che si sentì pubblicamente umiliata. La povera zitella ventisettenne cornuta, sola a un party dove tutti erano accompagnati, incluso l'uomo che l'aveva tradita.
«Credo sia stata una pessima idea venire qui» disse Rose a sua madre. «È meglio che io torni a casa» mormorò abbracciando Hermione.
«Vai pure, tesoro. Ci sentiamo domani.»
Mentre usciva dalla sala intravide Lily abbracciata a Zabini, mentre James e Albus ridevano tra loro.
Capitolo 6
Quando Rose si smaterializzò di fronte alla porta di casa, nonostante il buio si accorse subito dell'uomo che era seduto sui gradini.
«Scorpius?» chiese appoggiando una mano sulla sua spalla. Il ragazzo aveva gli occhi chiusi e stringeva tra le mani una bottiglia di vino elfico. Rose si chinò per scostare una ciocca di capelli biondi dalla fronte e tentò di metterne a fuoco nell'ombra i lineamenti. Si chiese come riuscisse a dormire in quella posizione e sorridendo posò le dita sulla sua guancia per carezzarlo. Un po' di barba ispida la punse, ma invece di ritrarre la mano appoggiò tutto il palmo. Scorpius aprì improvvisamente gli occhi e si fissarono per qualche istante.
«Finalmente sei tornata» disse a un certo punto lui alzandosi e scivolando via dalla sua carezza. Rose rimase rannicchiata sui gradini guardandolo da sotto in su e lui le porse una mano per aiutarla a sollevarsi.
«Entriamo in casa» disse Rose scattando sulle gambe senza accettare il suo aiuto e superandolo. Appena dentro accese le luci e si sfilò le scarpe buttandole in un angolo. Grattastinchi si era avvicinato e aveva cominciato a fare le fusa.
«Apri la bottiglia mentre io do da mangiare al gatto» disse lei distrattamente. Era troppo stanca anche per essere sorpresa. «Che ci facevi qui?» gli chiese mentre versava i croccantini nella ciotola rossa.
«Ti aspettavo.»
«Sarei potuta tornare anche all'alba, sapevi che oggi c'era la serata al Ministero» disse posando la ciotola con la malagrazia sul pavimento, mentre Scorpius evocava due bicchieri e si sedeva sul divano.
«Sì, ma avrei aspettato comunque.»
Rose si voltò a guardarlo e solo allora si accorse che aveva la faccia stravolta. Si avvicinò con una certa apprensione, inginocchiandosi ai bordi del divano, vicino alle sue gambe.
«Cosa è successo? Hai una cera terribile.»
«Non so se mi va di parlarne» disse Scorpius bevendo un sorso di vino. Rose tornò a essere impaziente.
«Allora perché sei venuto qui? Perché vieni sempre da me anche se non ti va di parlarne?» domandò arrabbiata sedendosi sul pavimento e afferrando il suo bicchiere. Scorpius non le rispose e distolse lo sguardo. Lei, infastidita, bevve il vino tutto d'un sorso.
«Ho incontrato i tuoi genitori stasera» lo informò con un pizzico di cattiveria nella voce. Scorpius era tornato a guardarla. «Tua madre si è messa a piangere e ha detto di prendermi cura di te...»
Scorpius abbassò lo sguardo, mettendosi a fissare il suo bicchiere.
«Da quanto tempo non li vedi?»
Scorpius sapeva di dover rispondere se non voleva spezzare il loro già precario equilibrio.
«Da sette anni» disse secco.
Rose sgranò gli occhi incredula.
«Sette anni? Come hai fatto ad evitarli per sette anni?»
«Capita di incontrarli per strada, ma di solito faccio finta di non vederli» rispose buttando giù il bicchiere di vino. Rose lo fissò senza sapere che dire.
«Vuoi dirmi cosa è successo?» gli chiese prendendo il bicchiere vuoto e afferrandogli una mano tra le sue. Scorpius trasse un respiro e ricambiò la stretta.
«Nel maggio del 2025 mi trovavo in un pub babbano insieme alla squadra, festeggiavamo la vittoria del campionato. Avevamo deciso di tenerci alla larga dai soliti posti per evitare fans o giornalisti. Stavo finendo la mia birra, quando la ragazza al bancone me ne piazza un'altra davanti e dice che offre lei. In questo modo ho conosciuto mia moglie» disse Scorpius alzando la mano con la fede.
«Era una babbana?» domandò Rose iniziando a intuire la storia.
«Già. È stato un colpo di fulmine. Dopo neanche una settimana stavamo insieme e dopo un mese le ho chiesto di sposarmi.»
«Le avevi detto che sei un mago?»
Scorpius fece cenno di no con la testa.
«Ero intenzionato a presentarla ai miei genitori e a quel punto confessarle chi fossi realmente, ma quando ne ho parlato con mio padre lui è andato su tutte le furie. Diceva che era una follia sposare una ragazza che conoscevo così poco e che per giunta era babbana. Sosteneva che sarebbe stata una vita impossibile» Scorpius fece una pausa. Rose gli strinse più forte la mano.
«Inizialmente pensavo che parlasse a causa dei suoi pregiudizi. Apparentemente sembrava averli superati, lo sai anche tu com'è collaborativo al Ministero con i maghi nati babbani, come si è prodigato in tutti questi anni per le cause babbanofile nel disperato tentativo di fare ammenda.
Lo accusai di essere un ipocrita. Solo adesso capisco quanto fosse sinceramente preoccupato per me. Io e mio padre non siamo mai stati bravi a comunicare, abbiamo caratteri troppo diversi. Così lui pensò bene di minacciarmi dicendo che mi avrebbe diseredato. Io ero orgoglioso e testardo, davvero testardo. In un impeto di rabbia feci le valigie e me ne andai da casa. Un paio di mesi dopo ero sposato.»
«E a lei non hai mai detto della magia?» chiese Rose con cautela.
«Avevo lasciato la bacchetta sul letto di casa, deciso a non usare mai più la magia. Anne non ha mai saputo nulla.»
Rose lo vide sotto un aspetto completamente nuovo, sapeva che Scorpius era capace di grandi slanci di generosità, ma non lo credeva disposto a sacrificarsi fino a questo punto.
«E cosa hai fatto per sopravvivere?»
«Un po' di tutto... barista, muratore, cameriere. Nel frattempo, grazie all'aiuto di Lisander, ero riuscito a procurarmi un diploma babbano e mi ero iscritto al College. Influenzato da Anne avevo iniziato il corso di medicina. Sono stati anni faticosi.»
Scorpius aveva portato la mano libera sul suo volto, premendo pollice e indice contro gli occhi nel tentativo di reprimere le lacrime.
«Quattro anni fa come oggi, mentre tornava dal lavoro, Anne ha avuto un incidente stradale. Era incinta di sei mesi» concluse Scorpius con voce atona. Rose lasciò la mano e gli circondò la vita con le braccia tremanti. Senza essersene resa conto aveva iniziato a piangere e si sentì immensamente stupida.
«Perché non sei tornato dai tuoi?»
«Credi che l'orgoglio sia una prerogativa esclusiva dei Grifondoro?» rise amaramente Scorpius. «Dopo due mesi di reclusione e rimasto senza più un soldo, Lysander mi ha portato a comprare una bacchetta. Nel frattempo mio nonno Lucius era morto, lasciandomi una parte della sua eredità. Grazie a quei soldi ho comprato la casa in cui vivo adesso e ho pagato il corso al San Mungo per diventare un Guaritore. Dopo quattro anni vissuti senza magia non potevo più staccarmi totalmente dal mondo non magico, per questo ho scelto di vivere in un quartiere babbano... Mi dispiace di non averti raccontato prima questa storia e di averti fatto dubitare di me» disse abbracciandola a sua volta e posandole un bacio tra i capelli.
«Non immaginavo una cosa simile» disse Rose staccandosi leggermente per guardarlo in volto. «Non volevo ferirti parlandoti dei tuoi genitori... ero solo confusa e arrabbiata. Mi dispiace per tutto quello che ti è successo, non riesco neanche a immaginare come devi esserti sentito...»
«Oggi c'è stata una cerimonia di commemorazione, sono stato al cimitero...» soffiò Scorpius tra i capelli di Rose interrompendola. Lei provò a stringerlo più forte, ma le braccia le tremavano per l'ansia e la paura. Aveva sempre saputo che dietro quell'anello c'era una storia, e per un po' aveva deciso di ignorarla, ma adesso non potevano più nascondersi. Si ritrovò a chiedersi stupidamente in che modo avrebbe potuto competere con quel tipo di amore e aumentò la stretta, aggrappandosi ai suoi vestiti. Come se avesse potuto leggerle nel pensiero, Scorpius le sollevò il volto con entrambe le mani e la baciò. Rose lo aveva disperatamente desiderato quel primo bacio, le sembrava di sognarlo da tutta la vita, ma non pensava che quando sarebbe successo avrebbe avuto un sapore così agrodolce.
Si allontanarono a fatica, con Rose sempre stretta ai suoi fianchi. Non riuscirono a dire o a fare altro per quella sera, e Scorpius non se ne andò fin quando lei non cadde addormentata con la testa sulle sue gambe.
*
La mattina dopo Rose si svegliò ancora in abito da sera nel suo letto. Si sentiva spossata nonostante il sonno profondo e senza sogni. A riscuoterla era stato un gufo che picchiava il becco contro la finestra. Lo fece entrare e le consegnò una lettera di sua la madre che la invitava a pranzo. Rose guardò la sveglia sul comodino, erano le undici, avrebbe dovuto darsi una smossa. Fece una doccia veloce, si infilò un paio di jeans e con la metro polvere arrivò a casa dei suoi. Hugo non c'era, stava svolgendo una missione per la Gringott, in compenso trovò suo padre steso sul divano ad ascoltare la radio. Giocavano i Canoni di Cudley.
«'Giorno papà.»
«Ciao Rosie» rispose lui distrattamente mentre alzava il volume della radio. «La mamma è in cucina.»
Rose annuì e raggiunse Hermione nell'altra stanza.
«Ciao tesoro, sono contenta che tu sia venuta» disse dandole un bacio. «Oggi mangeremo pasticcio di rognone.»
Le fece cenno di sedersi su uno sgabello mentre lei controllava la cottura del pranzo. Poco dopo si sedette anche a lei, aveva preso una bottiglia di vino elfico e gliela stava versando in un bicchiere.
«Rose, sai che non mi faccio mai gli affari tuoi e che da quando hai undici anni ti reputo sufficientemente matura per prendere le tue decisioni» esordì porgendole il calice «però sono preoccupata per te, riconosco una faccia tormentata quando la vedo. Se non vuoi parlarmene non è un problema, mi basta una rassicurazione.»
Rose abbassò la testa incapace di risponderle sapendo di non poterla rassicurare in alcuna maniera.
«Frequento Scorpius Malfoy da quasi un mese» disse Rose arrendendosi. Aveva proprio bisogno di parlarne con qualcuno che non solo le suscitasse fiducia, ma da cui avrebbe avuto anche un consiglio spassionato.
«Quindi non è solo un amico...» aggiunse Hermione chiudendo le porte della cucina con un colpo di bacchetta.
«Non so bene cosa siamo al momento... ieri abbiamo parlato.»
«Gli hai detto di aver incontrato i suoi genitori?»
Rose annuì mestamente. «Mi ha detto che non ci parla da sette anni.»
Hermione spalancò la bocca incredula. «Come si può non parlare con i propri genitori per tutto questo tempo?»
«Orgoglio? Testardaggine? Il signor Malfoy ha davvero minacciato di diseredarlo perché voleva sposare una babbana.»
«Non posso credere che Draco abbia fatto una cosa simile, pensavo fosse cambiato.» Hermione era sempre più scioccata.
«In realtà il signor Malfoy era arrabbiato perché Scorpius conosceva questa ragazza da un mese. Non aveva neanche vent'anni quando è scappato di casa per sposarsi» disse Rose sentendosi nuovamente impotente.
«E questa donna adesso dov'è?» chiese Hermione stringendo la mano della figlia.
«È morta in un incidente stradale, Scorpius ha vissuto per quattro anni da babbano prima che lei se ne andasse.»
«Senza magia?»
Rose le fece cenno di sì. Le sembrava di non avere neanche la forza per parlare.
«Draco non mi aveva mai parlato di tutto questo.»
«Credo lo sappiano in pochi. Lysander lo sa, ha aiutato Scorpius in tutti questi anni, è stato l'unico credo.»
«È una storia straziante. Non riesco neanche a immaginare come debba essersi sentita Astoria...»
Rose si asciugò un paio di lacrime mentre Hermione le passava un fazzoletto.
«Rose, dovrai avere pazienza. Scorpius è un uomo ferito» le sussurrò abbracciandola. «Non sarà facile, ma se avrai pazienza e se lo saprai ascoltare le cose si sistemeranno.»
«Ne sei sicura? Perché io non credo che lui abbia davvero dimenticato sua moglie, ogni volta che lo sento un po' più mio lui si allontana e io non ce la farò a reggere a lungo.»
«Non ti posso promettere nulla», sua madre le accarezzo il volto e le posò un bacio sulla guancia, «devi solo stare a vedere cosa succede.»
«Allora, si mangia?» Ron spalancò le porte della cucina sbattendole involontariamente. «Che succede qui?» chiese vedendo Rose con il naso rosso e il fazzoletto in mano. «Chi ha fatto piangere la mia bambina?» disse precipitandosi sulla figlia e facendola alzare per abbracciarla.
«È stato Lorcan, vero? Ieri l'ho visto mentre si pavoneggiava al ricevimento. Ho fatto male a impedire ad Albus di cruciarlo.»
«Ron!»
«Che c'è?»
«È il figlio di Luna!»
«Rimane pur sempre uno stronzo» disse Ron sulla difensiva.
Rose scoppiò a ridere di gusto tra le braccia di suo padre.
«E ora perché ridi?» chiese confuso.
«Nulla papà. Sei tu, sei buffo» rise la ragazza di cuore, sentendosi quasi più leggera tra le braccia del suo iperprotettivo papà.
Continua