Kamen Sequel /// Another Feeling (Third Part)

Jan 14, 2011 14:56

Ohayou!
Credits for this fiction go to green_feelings livejournal. Thanks to Shaina, for letting me translate her wonderful work ^_^

Ciao!

Ecco che risprofondiamo nei guai.. dico solo questo.

Douzo ^_^



banner by naomi0211

Title: Kamen //Can you look right through me?// Another Feeling
Pairing: Akanishi Jin x Kazuya Kamenashi //Akame//
Genre: Romance. Angst, Fluff
Rating: NC-13
Disclaimer: I don't own any of the characters in this story. I don't make profit with this.
Author: Yumiko Okahawa: journal GREEN FEELINGS

Summary: I sentimenti sono come maschere che indossiamo per comunicare il nostro io più profondo. Ma qualche volta ci scopriamo a usare queste maschere per nascondere il nostro vero volto.. Quanto Jin sa leggere le emozioni di Kazuya; quanto Kazuya capisce realmente Jin? Dopo essere stati insieme per così tanto tempo, alcune cose iniziano a cambiare, e i sentimenti a celarsi dietro delle maschere.

A/N: Okay, eccolo qui. Il sequel di Kamen.

Sono stata indecisa se scriverlo o meno. Dal momento che l'annuncio di YamaNade è arrivato alla fine di Novembre, non si adeguava bene alla storyline della fanfiction. La fine di Novembre è più o meno durante il settimo capitolo, giusto? Quindi ho deciso di fare uso dei miei diritti di scrittrice di fanfiction e dico: l'annuncio del drama è arrivato all'inizio di Gennaio, poco dopo che Jin e Kazuya hanno fatto pace.

Quindi, adesso Jin deve accettare che Uchi e Kazuya lavoreranno insieme..? Kazuya sarà capace di gestire la vicinanza di Uchi per così tanto tempo? Uchi si è arreso oppure no? Divertitevi leggendo e guardando il drama.



A/N#2: Questa è una one-shot in due parti.
T/N: Per motivi Livejournaleschi, l'ho dovuta splittare in ancora più parti, gomen nè.


Another Feeling (Third Part)

Innervosito, Jin smise di comporre il numero di Kazuya.

Per tutto il giorno, aveva tentato di raggiungerlo, ma il più giovane non rispondeva alle chiamate.

Quando tornò a casa quella sera, Kazuya non c’era e non si era fatto vivo per tutta la notte. Se ne stava alla larga, e Jin si chiedeva che cosa ci fosse che non andava.

Aveva fatto qualche cosa di sbagliato? Aveva risposto al telefono normalmente, no?

Immaginando che Kazuya fosse probabilmente solo occupato, smise di pensarci e andò a letto; la mattina dopo ancora non era preoccupato.

Nelle news del mattino, trasmisero un’ intervista al cast di YamaNade, e Jin grugnì, nel vedere Kazuya fare lo scemo con Tegoshi; Uchi li guardava allegramente, la mano sulla spalla di Kazuya.

Era ovviamente affezionato a Kazuya; molto di più che agli altri. Mentre sarebbe stato più normale per Uchi essere attaccato a Tegoshi.

Jin spense la televisione, vedendo i sorrisi forzati di Kazuya.

Sembrava stanco e nervoso, ma probabilmente era dovuto al fatto che era molto impegnato. Girare un drama era snervante e Jin sapeva che era meglio lasciare Kazuya in pace e aspettare fino a quando l’altro lo avesse cercato.

Ma dopo una settimana senza che Kazuya si facesse vivo, Jin realizzò che qualcosa non andava.

Aveva la serata libera e decise che era tempo di vederlo. Il fatto che non lo chiamasse nemmeno era troppo strano e Jin decise che era meglio scoprire di che cosa si trattava.

Ma, anche se provava in continuazione, Kazuya non prendeva la chiamata e Jin iniziò a preoccuparsi.

Sapeva che il più giovane stava bene; altrimenti non sarebbe stato in televisione ogni giorno e Jin non avrebbe avuto notizie dagli altri su quello che Kazuya faceva. Ma qualcosa doveva essere successo, perché solitamente l’altro lo chiamava spesso.

Decidendo che non poteva andare avanti così, Jin non tornò a casa quella sera, ma andò a casa di Kazuya, ad aspettarlo.

Naturalmente, avrebbe anche potuto prendersi la libertà che Kazuya gli stava dando. Poteva uscire, divertirsi e aspettare che il più giovane pensasse che era tempo di tornare da lui.

Ma lui non era qualcuno da cui Kazuya poteva semplicemente tornare quando gli andava. Avevano una storia, e Kazuya sembrava non capisse la differenza.

Jin gli avrebbe detto come funzionavano le cose fra loro, questa notte.

Il suo aspettare e i suoi piani furono invano.

Molto tardi, quando Jin si era ormai appisolato, si svegliò al suono della porta che si apriva. Capì che si trattava di Kazuya, dal rumore dei suoi movimenti, ma improvvisamente tutto tacque.

Sapeva che Kazuya aveva capito che era lì. La sua chiave era appoggiata sul tavolino del corridoio, al solito posto. Al posto delle pantofole che Kazuya aveva comprato per lui, ora c’erano gli stivali di Jin. Il suo cappotto era sull’appendiabiti di fianco alla porta.

Era molto difficile che Kazuya non se ne accorgesse.

Jin aspettò che l’altro entrasse e lo affrontasse, ma quando lo sentì muoversi di nuovo, non sembrò che stesse entrando in casa.

Invece, dopo alcuni istanti, sentì la porta che si chiudeva di nuovo; teso, Jin aspettò ancora un momento.

Il corridoio era vuoto, quando corse a vedere. Non c’era traccia di Kazuya; ogni cosa era come quando Jin era entrato.

Afferrando il suo telefono, chiamò il numero di Kazuya, correndo fuori dall’appartamento.

Questa volta, Kazuya rispose, ma non disse nulla.

“Sei impazzito?”, La voce di Jin era aspra, riflettendo la sua rabbia.

Kazuya non rispose.

“Che cos’è, Kazuya?”

“Dormo dai miei, questa notte.”

“Cosa? Perché?” Jin era confuso.

Kazuya rimase in silenzio un momento. “E’ un po’ che non sto a dormire da loro.”

“Te ne sei andato quando hai capito che ero da te.” Jin si fermò, non trovando Kazuya nel cortile del palazzo e si girò.

“Sei a casa mia?”

“Non prendermi per il culo”, ringhiò Jin.

“Scusa, Jin. Non sono stato a casa per tutto il giorno; non sapevo che eri lì.” La voce di Kazuya era gentile, ma c’era qualcosa, che Jin non riusciva a definire.

“Che cosa c’è, Kazuya; non fare lo stronzo.”

“Non lo sto facendo”, rispose Kazuya, e dopo un’altra pausa. “Ci vediamo presto.”

Jin era scuro in volto, quando si chiuse la porta dell’appartamento di Kazuya alle spalle, e Kazuya interrompeva la comunicazione.

Che cosa stava succedendo? Jin non poteva immaginare che cosa potesse essere accaduto, per far sì che Kazuya lo evitasse in quel modo.

Voleva sapere, seguire Kazuya, ma in qualche strana maniera, sentiva che non era una buona idea.

Non avevano appena capito che dovevano essere onesti l’uno con l’altro? Che dovevano cambiare il modo di comportarsi fra di loro?

Jin ci stava veramente provando, quindi perché Kazuya improvvisante agiva in quel modo? Il più giovane aveva voluto fortemente che tornassero insieme, perché quindi lo allontanava, adesso?

Confuso, Jin pensò a che cosa fare, ma si sentiva troppo agitato, dai suoi stessi sentimenti, per agire.

Invece, guardò la chiave, il talismano attaccato, appoggiata sul tavolino e sospirò.

Si sarebbe fermato a dormire lì. Kazuya sarebbe probabilmente tornato e tutto si sarebbe rivelato meno grave di quello che Jin aveva pensato.

Ma Kazuya non tornò; stette fuori tutta la notte e Jin si svegliò solo, nel letto del più giovane, la mattina dopo.

Quando tornò a casa, subito sentì un odore nell’aria. C’era il profumo del suo shampoo e di caffè.

Andò nella camera da letto, e trovò tutto come l’aveva lasciato. Il suo letto era fatto; il bagno pulito, solo il profumo del suo shampoo nell’aria. Anche la cucina era pulita, ma qualcuno aveva fatto il caffè.

Jin si rabbuiò ulteriormente, sedendosi e fissando il blocco di fogli bianchi sul tavolo della cucina.

Solitamente, Kazuya lasciava sempre un messaggio, quando passava la notte lì.

Davvero non capiva perché l’altro gli avesse mentito a quel modo; perché non aveva passato la notte con Jin, perché gli aveva detto di voler andare dai suoi genitori e invece era stato in segreto lì, nel letto di Jin.

Cosa diavolo stava succedendo?

Kazuya e Uchi rimasero in silenzio, mentre lasciavano l’edificio insieme.

Erano gli ultimi ad andarsene e Kazuya si sentiva a disagio, da solo con lui.

Ma non era successo nulla e si erano separati senza una parola, per andare alle loro macchine.

Kazuya mise la borsa sul sedile posteriore e si sedette al volante. Accese la radio, canticchiando la canzone che veniva trasmessa, e avviò il motore.

Ma non successe nulla. Kazuya riprovò, ma il motore fece solamente un rumore strozzato.

Imprecando, Kazuya provò a estrarre la chiave e a reinserirla, riavviando nuovamente il motore, ma niente. Era partito completamente.

Tirando fuori il telefono, vide che Uchi lo guardava interrogativamente, dall’altra parte del parcheggio. Non restituì lo sguardo. Compose il numero di una ditta che si occupava di rimozione veicoli, e spiegò la situazione.

Era piuttosto tardi, e il cielo era già buio, ma dissero che sarebbero arrivati in dieci minuti.

Chiudendo la conversazione, vide Uchi di fianco alla macchina, così aprì la porta e uscì anche lui.

“Che succede?”, chiese Uchi.

“Non parte. Non lo so.” Kazuya scrollò le spalle.

“Viene qualcuno a prenderti?”

Kazuya scosse la testa. “Ho chiamato una ditta di rimorchi. Arriveranno in dieci minuti.”

Uchi annuì, esitante. “Aspetto insieme a te.”

“E’ tutto okay, non devi farlo.”

“Chi lo sa; se non riescono a risolvere il problema, potrebbero davvero doverla trainare via.” Uchi guardò la macchina. “Avrai bisogno di qualcuno che ti porti a casa.”

“Posso chiamare qualcuno.” Kazuya si sforzò di sorridere.

“Sono qui io. Non c’è bisogno che chiami qualcun altro.”

Lasciando perdere, Kazuya smise di discutere. “Aspettiamo di vedere cosa dicono.”

In silenzio, aspettarono fino a che arrivarono degli addetti della ditta di rimorchi, con il carro attrezzi. Come temuto, dissero che dovevano rimorchiare la macchina in officina e Kazuya sospirò, ma compilò il modulo che gli porsero.

Uchi aspettò pazientemente per tutto il tempo, e Kazuya si inchinò, scusandosi con lui per il disturbo.

“E’ tutto a posto. Non preoccuparti”, disse Uchi in tono amichevole e Kazuya sentì che era sincero. Uchi veramente teneva molto a lui.

Questo non lo faceva stare meglio, nemmeno un pò.

Ci sarebbe voluto ancora del tempo, prima che potessero rimorchiare la macchina, così dissero i meccanici, quindi Kazuya decise che avrebbe messo da parte l’orgoglio e chiamò Jin.

Il più grande non sarebbe stato felice di sapere che in una situazione come questa, Kazuya non l’aveva chiamato, e invece si era fatto aiutare da Uchi.

“Scusami un attimo”, disse Kazuya e si allontanò un momento. Fece il numero di Jin e aspettò che rispondesse, ma scattò la segreteria telefonica.

Kazuya riprovò più volte, con lo stesso risultato.

Con l’ultimo tentativo, lasciò un messaggio.

“Jin, ho problemi con la macchina e sono bloccato agli studios. Non sono sicuro che la metropolitana funzioni a quest’ora, ma..” Esitò. “Uchi mi ha offerto un passaggio a casa, ma ho pensato che potevi venire tu a prendermi. “Deglutì a fatica, sapendo quanto doveva sembrare strano, dopo che aveva ignorato Jin per tutti quei giorni. “Scusa. Non preoccuparti. I.. io..” Accorgendosi che stava balbettando, si schiarì la gola. “Lascia perdere. Ci vediamo.”

Chiuse la comunicazione con un gemito di frustrazione. Probabilmente non era stata una grande idea chiamare Jin, ma ormai non poteva più tornare indietro.

Ascoltando il messaggio, l’altro avrebbe sicuramente capito che qualcosa non andava, che qualcosa era successo.

Kazuya tornò indietro, chiedendosi se non fosse meglio chiamare qualcun altro, invece di accettare l’offerta di Uchi. Koki sarebbe venuto senza problemi, non aveva dubbi.

Anche Jin sarebbe arrivato di corsa, Kazuya lo sapeva; ma non era riuscito a raggiungerlo.

In ogni caso, doveva aspettare che portassero via la macchina, e sembrava ci volesse ancora un po’ di tempo.

“Perché non rientriamo a berci un caffè, fino a che non hanno finito?” suggerì Uchi.

Kazuya annuì. “Forse è meglio.”

Tornarono dentro, e Uchi si sedette al tavolo nella hall, mentre Kazuya prendeva due bicchierini di caffè dalla macchinetta.

“Non sei riuscito a parlare con Jin?”, chiese Uchi.

Kazuya gli gettò un’occhiata, mentre si sedeva e metteva il bicchierino di fronte a Uchi. “Gli ho lasciato un messaggio.”

“E pensi che verrà a prenderti?”

“Perché non dovrebbe?” Kazuya si innervosì. “Davvero; non capisco che cosa non ti piaccia di Jin; o perché hai così poca fiducia in lui.”

Uchi scrollò le spalle, soffiando sul caffè bollente. “Ovviamente non si preoccupa abbastanza di te.”

Kazuya decise di lasciar perdere. “Pensala come vuoi.”

Uchi rimase in silenzio.

Guardarono entrambi fuori dalla finestra, i meccanici che stavano preparando la macchina di Kazuya per essere trainata.

Kazuya si appoggiò allo schienale con un sospiro, quando il suo cellulare iniziò a vibrare. Lesse il messaggio di Jin.

Aveva scritto solo: “Aspettami.” Kazuya non potè fare a meno di sorridere. Dopotutto, Jin non aveva intenzione di facilitare le cose a Uchi.

Uno degli uomini entrò sorridendo. “Siamo pronti ad andare; deve solo firmare questo.”

Kazuya annuì e tirò fuori una penna per firmare. “Grazie mille” Si inchinò.

L’uomo restituì l’inchino. “Di niente. La contatteremo quando sapremo di che si tratta.”

Kazuya guardò l’uomo andarsene e vide che anche Uchi si alzava. Il più giovane finì il caffè e annuì.

“Faremo meglio ad andare, adesso.”

Kazuya restituì il sorriso, sentendosi molto più tranquillo. “E’ tutto a posto. Mi dispiace se ti ho fatto perdere tempo.”

“Non è un problema, davvero.” Uchi prese la borsa e le chiavi. “Andiamo.”

“Sta venendo a prendermi qualcuno, Uchi, è questo che intendevo.”

Rabbuiandosi, Uchi chinò la testa di lato. “Ma ti avevo detto che ti avrei portato io a casa, non c’era bisogno che chiedessi a qualcun altro.”

Kazuya si sedette di nuovo, scuotendo la testa. “Sono a posto così. Grazie per avermi tenuto compagnia, però.”

L’espressione di Uchi cambiò e si avvicinò di un passo, guardando in basso verso Kazuya. “Perché non mi dai almeno una possibilità?”

“Non ne ho bisogno. Non voglio rischiare quello che ho, di nuovo”, rispose Kazuya.

“Quindi vorresti, ma sei solo spaventato.” [NdT: questo si chiama capire quello che vuoi capire!]

Kazuya si rabbuiò. “Per niente. Sono felice così. Smettila di pressarmi in questo modo, Uchi.”

Mordendosi le labbra, Uchi si avvicinò ancora di più, chinandosi in avanti; mise le mani sui braccioli della sedia di Kazuya.

“Menti.”

“Non è vero”, disse il più grande con calma. “Puoi allontanarti?”

“Ti ho detto quello che provo per te, e tu prima mi fai sperare e poi mi allontani così?” Uchi scosse la testa. “E’ crudele, Kazuya.”

Kazuya lo guardò addolorato. “Mi dispiace, Uchi. Non posso rispondere ai tuoi sentimenti; per favore, accettalo.”

“Smettila di essere così gentile, quando mi rifiuti”, mormorò Uchi, ma non si allontanò di un passo. Rimase vicino esattamente com’era prima.

“Uchi..”

“Ti chiedo solo di ascoltare quello che ho da dire. Capirai che non sei felice come dici di essere, con lui.”

“Anche a me piacerebbe sentirlo, questo.”

Un braccio si intromise fra Kazuya e Uchi e Jin guardò quest’ultimo con freddezza. Kazuya strinse le labbra. Uchi sostenne lo sguardo di Jin.

“Sfortunatamente, non abbiamo tempo.” La voce di Jin era bassa e gentile, ma gelida.

Uchi rimase dov’era. “Non lo meriti.”

Gli angoli della bocca di Jin si alzarono leggermente. “E lo stesso, ha scelto me. Smettila con questo comportamento infantile, Uchi.”

“Tu credi..”

“Che cosa?”, lo interruppe Jin, ma non lo forzò ad allontanarsi. “Credo cosa? Di andare bene per Kazuya? E’ così, e fino a quando anche lui penserà lo stesso, farai meglio a tacere.”

“Jin..”, iniziò Kazuya.

“Tu stai zitto. Sei tu che hai iniziato tutto questo casino.”

“Non devi permettergli di parlarti così”, disse immediatamente Uchi.

“So capire perfettamente quando intende veramente qualcosa, oppure no”, rispose Kazuya, il suo sguardo passò da Jin a Uchi. “Non è con me che è arrabbiato, ma con te.”

“Stai dalla sua parte, eh?” Uchi lo guardò con tristezza.

Kazuya annuì. “Mi dispiace per quello che è successo.”

Guardando Jin ancora una volta, Uchi si arrese e si sollevò, allontanandosi da Kazuya. “Beh, immagino che non abbia speranze, allora.”

Anche Jin si allontanò, così che Kazuya potesse alzarsi. “Così pare. Avresti davvero dovuto capirlo prima. Oppure ha fatto qualche cosa per farti credere che volesse..”

Kazuya mise una mano sul braccio di Jin, per fermarlo, e scosse la testa. “Andiamo.”

Gettandogli un’occhiata, Jin andò avanti e Kazuya si inchinò leggermente a Uchi, cercando di ignorare la pena che provava per lui. Sapeva che era l’ultimo a poterlo aiutare. “Ci vediamo domani.”

Con questo, si girò e seguì Jin fuori dall’edificio.

“Sembrava stare così male”, mormorò Kazuya, quando raggiunse Jin.

“Non sentire pena per lui, Kazuya”, rispose Jin. “Gli rendi le cose più difficili.”

“Ma..”

“Hai preso la tua decisione, no?” Jin lo guardò, e sentì il cuore sprofondargli nel petto, vedendo che l’altro evitava il suo sguardo, mordendosi le labbra.

Decise che era meglio non parlarne per strada, e aprì la portiera della macchina, aspettando che Kazuya salisse dal lato passeggero. Entrò anche lui e accese il motore, senza più parlare.

“Grazie, Jin”, mormorò Kazuya, mentre erano in viaggio verso casa.

“Avevi bisogno di me”, rispose l’altro.

Kazuya non disse più nulla. Sapeva che Jin era impegnato, ma che comunque poteva sempre contare su di lui. Quella sensazione era rassicurante e lo fece sentire ancora peggio per quello che era appena successo.

“Andiamo a casa tua; è più vicino. E mi fermo da te, questa notte.”

Kazuya non discusse. Era ancora a disagio per la situazione, e sapeva che cosa sarebbe accaduto. Sperava solo che si sarebbe svegliato l’indomani con Jin ancora al suo fianco.

Ma probabilmente, Jin se ne sarebbe andato nel momento stesso in cui avrebbe saputo che cosa era successo.

Non parlarono più, fino a che arrivarono a destinazione e Jin parcheggiò la macchina. Entrarono nel palazzo e nell’ascensore.

Kazuya era di fianco a Jin, fissando le porte, Jin guardava il pavimento. Non si mosse, quando Kazuya allungò la mano per prendere la sua.

Deglutendo, Kazuya si costrinse a tenere la mano di Jin, senza abbandonarla, solo perché l’altro non restituiva la stretta.

La sua mano era fredda, e così era quella di Jin. Non lo faceva sentire meglio.

Uscirono dall’ascensore e andarono verso la porta. Fu Jin ad estrarre la chiave e, anche se poteva essere il momento giusto, non tolse la mano dalla stretta di Kazuya, mentre apriva la porta.

Entrò per primo. Kazuya lo seguì e solo a quel punto lasciò la sua mano, per togliersi il cappotto e le scarpe.

Anche Jin fece lo stesso e si diresse verso il soggiorno.

Kazuya rimase in corridoio e raccolse tutto il coraggio che gli rimaneva; poi lo seguì.

“Non vuoi chiedermelo?”

Jin sollevò lo sguardo su Kazuya, sedendosi. Non disse una parola, lo guardò solamente, con indifferenza.

“Andiamo Jin, non fare così”, disse Kazuya raggiungendolo.

“Adesso parli?” La voce di Jin era bassa. “Non lo hai fatto per più di due settimane.”

Kazuya strinse le labbra e si chinò su Jin, premendole su quelle di Jin. Scivolò sulle gambe del più grande e gli prese il viso fra le mani, mentre lo baciava. Le sue labbra erano esigenti, cercavano una reazione; il bacio era forte e aggressivo, ma Jin non lo restituì.

Kazuya gemette e morse il labbro inferiore di Jin; troppo forte, per la disperazione. “Avanti, Jin. Baciami”, mormorò, cambiando angolazione.

Ancora, Jin si trattenne. Doveva sforzarsi; il modo in cui Kazuya lo stava baciando faceva male, era più come se lo stesse mordendo, ma lo lasciò fare.

“Jin”, Kazuya gemette disperato. “Perché non mi baci?” Prese il labbro di Jin fra i denti. “Prendi il controllo”, sibilò. “Riprendimi.”

A questo punto, Jin lo spinse indietro e vide il suo sguardo disperato. “Adesso basta, Kazuya.” Quel riprendimi faceva scattare un’onda di emozione in lui; lo convinceva che i suoi sospetti erano fondati.

“Jin..”

“Conosco questo sguardo. Conosco questo comportamento”, disse Jin, passandosi il pollice sulle labbra, e vedendo una traccia di sangue sul polpastrello. “Eri così, la notte che sei tornato indietro da Osaka; e la notte che ti sei infilato nella mia stanza.”

“Sanguini”, si accorse Kazuya, chinandosi in avanti e baciando la ferita. “Mi dispiace.” Le sue labbra erano gentili, adesso. “Mi dispiace così tanto, Jin.”

Jin ancora non rispose a nessuno dei gesti di Kazuya. “Che cosa hai fatto?”

Kazuya scosse la testa e la mise sulla spalla di Jin, aggrappandosi a lui. “Mi caccerai via, se te lo dico.”

Jin sospirò. “Siamo nel tuo appartamento. Non posso cacciarti.”

“Non voglio nemmeno che te ne vai tu.”

Jin aspettò un momento, il cuore pesante. Sapeva che qualche cosa era successa e che non gli sarebbe piaciuta. “Siamo già passati attraverso questa farsa, Kazuya, dimmelo e basta.”

Kazuya sollevò la testa, guardandolo. “Promettimi che ascolterai e che non te ne andrai senza ascoltarmi fino alla fine.”

“Dimmelo.”

“Jin”, disse Kazuya con un’espressione seria. “Promettimelo.”

“Non posso”, rispose Jin.

Kazuya deglutì a fatica e abbassò lo sguardo. “Lo sapevo.”

Per rassicurarlo, Jin sollevò la mano e prese il polso di Kazuya. “Avanti. Se parli così, mi spaventi sul serio. Perchè dovrei riprenderti?”

Kazuya annuì e lo guardò di nuovo, afferrando il braccio di Jin con forza. “Non volevo..”, iniziò. “Davvero non ne avevo intenzione. E’.. successo.”

Jin sentì il cuore sprofondargli fino alle ginocchia. Sapeva che sarebbe successo, se Kazuya avesse passato così tanto tempo con Uchi. “Sei andato a letto con lui, non è vero?”

La testa di Kazuya si sollevò di scatto e per un attimo fissò Jin, incredulo. Poi scosse la testa velocemente e prese ancora il viso di Jin fra le mani. “Oh, Dio, non pensarlo. Non pensare che io possa mai fare una cosa del genere.”

Jin rilasciò il respiro, che aveva trattenuto inconsciamente. “Che cosa, allora?”

“Non ho fatto nulla, Jin”, disse Kazuya in fretta. “Stavo dormendo. Ero addormentato, quando mi ha baciato.”

Jin lo guardò per un attimo; poi si nascose il viso fra le mani. “Dimmi che non mi hai ignorato, escluso dalla tua vita per due settimane, solo perché Uchi ti ha baciato mentre dormivi?”

“Io..” Kazuya deglutì. “Ho restituito il bacio.”

Jin lo guardò. “Nel sonno?”

Kazuya annuì. “Stavo sognando di te. Ma quando ho iniziato a restituire il bacio, ho capito che non eri tu, mi sono svegliato e l’ho spinto via. Nonostante questo..”

Jin lo fissava. “Hai restituito il bacio automaticamente mentre dormivi?”

Kazuya si morse le labbra. “Mi dispiace. Non mi sono reso conto. Non volevo..”

“E’ stato solo un riflesso, Kazuya.”

Il più giovane sbattè gli occhi, confuso. “Cosa?”

“Lo fai sempre”, rispose Jin, scrollando le spalle, e distogliendo lo sguardo dal viso di Kazuya. “Si può dire che ti ci ho abituato io.”

Kazuya piegò la testa di lato. “Cosa?”

“Non lo facevi all’inizio, ma ti bacio spesso quando dormi. Così.. beh, dopo che eravamo insieme da un po’, hai iniziato a restituire i miei baci anche quando dormi.” Jin sembrava in imbarazzo, nel doverglielo dire.

“Mi baci quando dormo?”

“In ogni caso”, disse Jin cercando di tornare sull’argomento principale, “non ti devi sentire in colpa per quello.”

“Non mi lascerai per questo?” Kazuya mise le braccia intorno al collo di Jin.

“Dovrei; solo per come mi hai trattato le scorse settimane.”

Kazuya riuscì a sorridere. “Ho pensato che ti saresti arrabbiato di nuovo.”

“Non ne sono contento, questo è certo.” Jin guardò Kazuya. “Non sarei stato così gentile con Uchi, prima, se l’avessi saputo.”

“Non sei stato gentile, Jin.”

“Non gli ho messo le mani addosso, no?”, chiese Jin.

Ridendo leggermente, Kazuya si sporse in avanti e chiuse gli occhi, aspettando che l’altro prendesse l’iniziativa.

Jin si arrese e sfiorò le labbra di Kazuya con le sue, prendendo un bacio. Kazuya sospirò e tirò Jin più vicino, rendendolo più profondo.

“Mi è mancato, questo”, disse Kazuya sulle labbra di Jin, baciandolo di nuovo.

“Non mi pare di avertelo impedito.”

“Mi dispiace.” Il più giovane fece il broncio. “Ho pensato che ti saresti arrabbiato di nuovo.”

“Non è con te che sono arrabbiato.” Disse Jin alzandosi, e tirandosi dietro Kazuya. “Non l’hai detto anche tu, prima?”

Kazuya annuì, seguendo Jin in camera da letto. “Sempre se dicevi sul serio, con Uchi.”

Jin non si girò. “E’ già abbastanza brutto il fatto che ho dovuto dirgli quelle cose. Mi fa davvero incazzare.”

Kazuya sogghignò e si avvicinò a Jin da dietro, abbracciandolo intorno alla vita. Jin era davvero a disagio quando doveva mostrare a qualcuno i suoi sentimenti, Kazuya sapeva che era un privilegio poterlo vedere così, adesso.

“Solo perché è più diretto di te.”

Jin si girò. “E questo ti piace, vero?”

“Beh, non ha esitazioni nel mostrarmi i suoi sentimenti”, rispose Kazuya con un ghingo e tirò fuori la lingua, mentre il più grande lo attirava vicino.

“Puoi andare e averlo tutto per te, se sei così preso da lui”, rispose Jin sollevando un sopracciglio.

“Hmm,” Kazuya finse di pensarci. Poi si avvicinò e posò un bacio sul collo di Jin.

“Immagino di preferire il ragazzo che mi bacia in segreto quando dormo.”

kamen, akame, fanfiction multichapter

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