Corruption By Beren.

Oct 06, 2009 16:37

Titolo: Corruption

Autore Originale:Beren

Traduttore/i:Mary Puciu

Beta reader:Ilary Nena88

Rilettore/i:Fanny Micchan

Pairing:Draco/Harry

Personaggi:Draco Malfoy Harry Potter Lord Voldemort Mangiamorte

Raiting:NC17

Generi:Angst Dark Erotico

Avvertimenti:Crature fic, Sesso descrittivo, Violenza descrittiva

Note Autore:Non chiedetemi da dove sia saltata fuori. E' solo una di quelle cosette che nascono, ti impediscono di addormentarti finché non sono state completate, e sgorgano sul foglio in un paio di giorni al massimo.

Note traduttore:Speriamo di aver fatto un buon lavoro, perché riusciate ad apprezzare al meglio questa bellissima storia :)

Note Beta:

Note rilettore:Spero di aver fatto un buon lavoro - all’alba della mia prima esperienza come ricettrice. Mi sono divertita tanto, e faccio un applauso a Fanny (maniaca della punteggiatura!) con cui mi sono trovata benissimo! *-*

Micchan

Attenzione: Questa storia è stata tradotta grazie al progetto Drarry TranslationsPotete trovare l'elenco completo delle storie tradotte finora QUI

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia è invece del suo autore e questa è una traduzione amatoriale ed autorizzata. occorre quindi un esplicito consenso da parte di autore e traduttore per estrapolare parti e/o citazioni dalla storia stessa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Link alla storia originale: Potete trovare la storia originale QUI

Trama:Voldemort ha catturato Harry per le proprie perverse ragioni e ha deciso di non ucciderlo subito. La vendetta nella mente del Signore Oscuro esige un fato peggiore della morte, e Harry è sul punto di scoprire quale sia.

CORRUPTION.

Harry aprì lentamente gli occhi e, non appena la luce nella stanza gli colpì le retine, non riuscì a soffocare il gemito che si fece strada nel suo corpo straziato. Gli faceva male dappertutto; nessuna parte del suo corpo era priva di dolore; perfino i denti gli facevano male. Tuttavia, ciò significava che era vivo, cosa che non si sarebbe mai aspettato.

“Potter?” una voce familiare, ed anche piuttosto preoccupata lo riportò alla coscienza.

“Malfoy?” replicò confuso.

Il suo rivale di casa non era riuscito a tornare a scuola all'inizio del loro settimo anno tre mesi prima; Harry non si aspettava di incontrarlo di nuovo se non sul campo di battaglia. Naturalmente per quanto ne sapeva, poteva essere stato affidato a Malfoy perché giocasse un po' con lui; era il tipo di cosa che i Mangiamorte trovavano divertente.

“Bene, sei ancora l'insopportabile te stesso”, Malfoy non sembrava più così preoccupato, “almeno per adesso”.

Harry era molto confuso; era abbastanza certo di dover essere morto ed invece stava avendo, quella che per loro più o meno era, un'educata conversazione con Draco Malfoy. Sbatté più volte gli occhi e si stupì molto non appena mise a fuoco ciò che gli stava intorno; c'era decisamente qualcosa di strano, ma la sua mente stanca poteva appena far fronte a così tanti pensieri e a lui interessava di più sapere dove si trovava e cosa stava succedendo.

L'ultima cosa che ricordava chiaramente era che stava uscendo da Mielandia; c'era stata un'esplosione e poi tutto era un insieme di immagini e sensazioni confuse; molte delle quali spiacevoli. Era stato catturato dai Mangiamorte; lo sapeva bene, ed era stato trascinato al cospetto di Voldemort, ma non era stato ucciso. La cosa lo aveva scioccato al momento, lo ricordava bene; poi rammentò di una specie di cerimonia, ma gli avevano fatto bere qualcosa che aveva orribilmente distorto alcuni ricordi.

“Dove sono?” chiese non appena si rese conto che ciò che lo circondava era abbastanza gradevole.

“Nella mia stanza a casa” rispose Malfoy entrando improvvisamente nel campo visivo di Harry.

Il suo rivale era piuttosto cambiato; i capelli erano più lunghi, aveva tutto fuorché il suo solito atteggiamento ed indossava solo un paio di pantaloni, che non avrebbero dovuto suscitare in Harry alcuna reazione, ma invece gli provocarono strane sensazioni che percorsero interamente il suo corpo.

“Prima che tu lo chieda”, disse Malfoy bruscamente, “il tuo essere qui non ha niente a che fare con me, sono un prigioniero quanto lo sei tu”.

Era difficile avere un'esatta percezione di ciò che lo circondava guardando ogni cosa di traverso, quindi Harry decise di provare a sedersi. Non fu l'idea più saggia che avesse mai avuto. Ogni cellula del suo corpo si ribellò ed era riuscito a muoversi solo di qualche centimetro prima di cedere respirando affannosamente.

“Resta giù” il tono sorprendentemente gentile di Malfoy lo stupì, ma non quanto il panno freddo che gli fu posato sulla fronte; “hanno lavorato sul tuo corpo per due giorni e sei piuttosto agitato”.

Il fatto di non essere in perfetta salute gli era piuttosto chiaro, ma questo riportò l'impellente domanda, che lo stava preoccupando da quando se n'era reso conto, in primo piano nella sua mente.

“Perché sono ancora vivo?” chiese sinceramente confuso.

Malfoy non rispose, ma Harry lo sentì sistemare gentilmente la coperta su di lui. Il compagno stava evitando il suo sguardo e lui si allungò afferrandolo per il polso, domandando attenzione. L'espressione negli occhi del suo rivale, non appena le sue grigie iridi incontrarono finalmente il suo sguardo, quasi lo sconvolse; ci vide commiserazione e rabbia.

“Perché la morte è fin troppo piacevole per chi sfida il Signore Oscuro” disse Malfoy con calma “vuole che tu soffra”.

Per un momento restarono a fissarsi l'un l'altro finché Harry comprese la realtà. Questo non era il Malfoy che conosceva; il bambino dispettoso era quasi completamente scomparso e Harry capì che forse Malfoy era finalmente cresciuto.

“Cosa mi hanno fatto?” chiese, intuendo dall'espressione nello sguardo di Malfoy che lui aveva una chiara idea della verità.

Calò il silenzio e per un attimo Harry pensò che Malfoy non avrebbe risposto, ma il Serpeverde infine si mosse. Harry non cercò di farlo e nemmeno cercò di fermare il suo compagno quando Malfoy tirò la coperta che aveva così premurosamente sistemato sul petto di Harry; la prima cosa che notò furono delle ombre scure sul suo corpo.

“Ti hanno corrotto” disse Malfoy senza alcuna emozione nella voce. Indicando il simbolo sulla spalla sinistra di Harry il Serpeverde disse: “Licantropo”, poi indicò giusto sopra il cuore; “Vampiro”, il suo dito si mosse ancora mentre Harry guardava affascinato e sconvolto; “Infero”, si mosse ancora; “Banshee”, un'altra macchia, “Dissennatore”, ancora un'altra; “Molliccio”.

Harry non ce la fece più ed afferrò la mano di Malfoy prima che si muovesse di nuovo.

“Non capisco” disse, incapace di reprimere la paura nella voce.

“E' l'idea che Voldemort ha di vendetta” disse Malfoy senza mezzi termini; “ha impresso in te l'essenza di qualsiasi cosa oscura esistente. Col tempo l'alterazione si propagherà e tu diventerai una creatura oscura; qualcosa di distorto ed in conflitto con se stesso; se sei fortunato lo scontro tra le magie ti ucciderà”.

La mente di Harry vacillò con orrore percependo istintivamente la magia scorrere nel suo corpo; la sua mente si spense per la paura che l'idea gli provocava, lentamente si rannicchiò sul fianco, incurante di come il suo corpo si lamentava, tirò la coperta per coprire i segni della sua maledizione.

Non si accorse di quanto tempo restò sdraiato così, guardando semplicemente dritto davanti a sé, mentre i pensieri vorticavano nella sua testa, ma Malfoy lo aveva lasciato solo, e per la prima volta nella sua vita si ritrovò a sperare che Voldemort lo avesse ucciso.
Tuttavia, alla fine lo shock iniziò ad attenuarsi e non riuscì più ad ignorare quel che gli stava attorno. La sua mente non voleva tornare in sé ed affrontare la realtà per quel che era, ma nonosta fosse stato addestrato bene e non riuscì a trattenere i suoi pensieri a lungo.
“Perché mi hanno messo qui con te?” si ritrovò a chiedere, alla disperata ricerca di qualcos'altro a cui pensare.

Quando guardò là dove Malfoy era seduto, ad una scrivania riccamente decorata, vide finalmente un'espressione sul viso del suo rivale che riconobbe; Malfoy stava ghignando, sebbene sembrasse che lo stesse rivolgendo più a se stesso che a Harry.

“Credo che il Signore Oscuro abbia infine esaurito la pazienza con me”, disse il Serpeverde con una risata di biasimo verso se stesso.
“Tu sei la sua vendetta contro di me. La maggior parte delle cose che sono dentro di te divorano, oppure consumano gli esseri umani; credo di essere un esperimento”.

“Si aspetta che io ti divori?” Harry era incredulo.

“Oppure che mi consumi”, replicò Malfoy come se stesse parlando del tempo; “se avesse voluto farmi divorare mi avrebbe già dato in pasto ai suoi animaletti. Sospetto che la sua speranza sia che tu mi faccia le cose più malvagie prima di uccidermi”.

Era tutto così orribile.

“Che cosa hai fatto?” era l'unica domanda che Harry riuscì a trovare per evitare che il vortice dei suoi pensieri non precipitasse ulteriormente.

“L'ho respinto” disse semplicemente Malfoy.

“Non hai preso il marchio nero?” Harry non riusciva a capire.

“Oh no” disse il suo compagno sollevando il braccio per dimostrarlo, “l'ho preso da bravo piccolo Serpeverde che sono. No Potter, l'ho respinto; non sono entrato nel suo letto”.

Non appena Harry si rese conto di ciò che Malfoy gli stava dicenco, per un attimo, si scosse dalla propria disperazione.

“Voldemort voleva...” l'immagine che si formò nella sua mente gli fece accapponare la pelle, “questo è disgustoso; lui è ripugnante”.

“Me ne sono accorto” ribatté Malfoy con il suo solito, appropriato sarcasmo. “E' qualcosa che si può giustificare in un leader, ma non in un amante. Mi voleva per giocattolo, posso essere molte cose, ma non sono il giocattolo di nessuno. Mi ha sorpreso che non mi abbia obbligato ad obbedire, ma pare che al Signore Oscuro piaccia che i suoi trastulli siano intimiditi e compiacenti. Mi ha rinchiuso qui finché non accetterò di strisciare nel suo letto; tuttavia penso che abbia trovato qualcuno di più arrendevole e che il mio tempo si sia esaurito”.

Con crescente sorpresa Harry scoprì di avere veramente rispetto per il suo compagno non appena comprese che Malfoy aveva carattere. Non avrebbe mai immaginato che il Serpeverde sarebbe stato coraggioso a sufficienza da sfidare Voldemort, neppure per qualcosa di così disgustoso. Harry non aveva problemi con l'idea di uomini che vanno a letto con altri uomini, ma l'idea di Voldemort con qualcuno lo fece rabbrividire. Iniziarono a venirgli in mente delle idee nauseanti.

“Oh Merlino”, disse mentre qualche segnale della magia oscura costretta dentro di lui fluì nella sua testa, “lui pensa che io... prima che...no...questo è...”

I pensieri erano talmente inquietanti che non sapeva dar loro voce.

“E forse lo farai”, disse Malfoy assolutamente serio, “ma l'onore Malfoy resterà intatto”.

Harry si rannicchiò di nuovo; non poteva accettarlo.

Dopo un po' arrivò del cibo, ma fu solo dietro insistenza di Malfoy che Harry cercò di mangiare qualcosa. Tentò di trattenerlo nello stomaco per circa dieci minuti prima di girarsi sporgendosi da un lato del letto vomitando tutto sul pavimento. Notò distrattamente che c'era del sangue scuro nel cibo non digerito non appena Malfoy lo sospinse sul letto prima che cadesse nei suoi rifiuti, e un elfo domestico apparve per pulire tutto. Tremando violentemente lasciò che Malfoy lo avvolgesse di nuovo nella coperta.

“E' iniziato” disse il suo compagno prendendo atto della realtà.

I tremori continuarono per circa mezz'ora prima che arrivasse il dolore vero, Harry presto perse il senso di ciò che gli stava attorno mentre sentiva il suo corpo cambiare e magia oscura lottare contro magia oscura per plasmarlo a sua immagine.
Cercò di combatterla, cercò disperatamente di evitare che la corruzione lo possedesse, ma semplicemente non era abbastanza forte.

Ogni tanto sapeva che Malfoy era lì, gli versava del liquido in gola o applicava dei panni freddi sulla sua pelle febbricitante. Non riusciva a capire perché il suo rivale lo stesse aiutando, ma accoglieva volentieri quei barlumi di gentilezza che, per pochi attimi, gli permettevano di fuggire dall'inferno in cui si trovava. Il tempo non aveva senso e lui non aveva idea di quanto ne fosse trascorso prima che la lotta consumasse tutte le sue forze facendolo scivolare di nuovo in una piacevole oscurità.

Quando Harry si svegliò ancora fu come aver lanciato un Lumos; passò dal dormire all'atto di svegliarsi in un batter d'occhio, e non appena i suoi occhi si aprirono di scatto, comprese ogni cosa con assoluta chiarezza. La stanza era al buio tranne che per la luce del camino, ma poteva vedere tutto perfettamente, gli odori ed i suoni sembravano incredibilmente nitidi, perfino nell'oscurità. Poteva anche percepire la vita di un essere umano lì vicino; l'essenza di un'altra vita che faceva vibrare la sua anima, così come il battito di un cuore umano mormorava nelle sue orecchie. La presenza così vicina lo chiamò, si sedette lentamente e si voltò.

Malfoy giaceva dall'altra parte del letto e aveva l'aria di essersi addormentato, ma non appena Harry fece scorrere lo sguardo sulla sua figura rilassata tornò sul volto di Malfoy per trovare i suoi occhi grigi intenti a guardarlo.

“È finita dunque”, disse il Serpeverde con calma mentre Harry si ritrovò ad essere eccitato dalla vista del suo compagno.

Malfoy giaceva sotto un lenzuolo ed il modo in cui il soffice cotone si modellava sulle sue forme lasciava capire che il Serpeverde era nudo. Era come se Malfoy fosse disposto a sacrificarsi e, mentre Harry ne abbracciava ogni particolare, il suo compagno non si mosse nemmeno.

“Non penso che tu sia quel che l'Oscuro Signore si aspettava” commentò Malfoy quando Harry si sedette; “in realtà sei diventato una creatura oscura molto bella”.

Desiderio e brama sommersero Harry come una sola un'ondata ed egli chiuse gli occhi, annegando nell'odore e nell'essenza del mago davanti a lui. Non c'era esitazione nei suoi movimenti quando ritornò in sé e si mise a quattro zampe, lasciando che la coperta scivolasse via dal suo corpo nudo. Si mise sopra Malfoy, le braccia ad entrambi i lati del petto della sua vittima, guardò i lineamenti rassegnati e leggermente spaventati del Serpeverde.

In un certo senso sapeva chi stava guardando; sapeva perfino chi era, ma tutto passava in secondo piano rispetto a quel che sentiva scorrere nel suo corpo.

“Quindi, mi divorerai, o farai sesso con me?”

La battuta venne fuori senza nessun fremito, ma Harry poteva sentire la paura nel corpo sotto di lui e questo lo fece sorridere; una parte di lui provò piacere per la reazione. Quasi con naturalezza si allungò ed afferrò il lembo del lenzuolo, lo tirò indietro piano, millimetro dopo millimetro scoprendo il corpo pallido, perfetto. Poteva vedere il battito pulsare veloce sotto la delicata curva della gola del Serpeverde e, quando la sua protezione fu rimossa, Harry vide la tensione scorrere nei muscoli scoperti di Malfoy, ma la sua vittima non si mosse per opporsi.

C'era ancora una parte della sua natura che permetteva a Harry di apprezzare quanto coraggio ci voleva solo per giacere lì, e qualcuno dei suoi istinti più spregevoli gli diceva di ferire questa pallida, inerme creatura, fu domato da quel calmo abbandono. Nella mente di Harry non sorse alcun dubbio nel considerare che Malfoy adesso era suo, ma la violenza latente appena al di sotto della superficie non era ancora stata liberata.

Lasciò scorrere l'artiglio sulla punta di un dito lungo il petto glabro e si fermò appena sopra il nido di peluria biondo chiaro attorno all'uccello molle di Malfoy. Qualcosa in lui non era soddisfatta alla vista di questo singolare abbandono così mosse la mano verso il basso, lentamente, lasciando che le sue unghie affilate scivolassero nella peluria finché le avvolse attorno all'organo inerte. L'unica reazione di Malfoy fu un respiro brusco.

“Penso” disse tranquillamente; la sua voce aveva un suono strano perfino alle sue orecchie, “che dovresti divertirti di più”, quindi spinse la magia lungo il suo braccio ed attraverso le sue dita impegnate.

Stavolta Malfoy si inarcò al suo tocco con un inarrestabile gemito eccitato quando Harry sommerse la sua vittima con l'eccitazione, e la lussuria vinse la paura. Non era esattamente una delicata seduzione, anche se sapeva di poterla rendere tale, ma non aveva pazienza per quello al momento.
Il Serpeverde stava diventando duro sotto la sua mano mentre sprofondava nel letto ansimando e mordendosi il labbro. C'era risentimento nei suoi occhi, che ora lo stavano guardando; Malfoy ovviamente non si aspettava di reagire così, o forse perfino di essere ancora vivo.

“Tu non vuoi essere un giocattolo”, disse Harry, facendo scorrere un'unghia sui testicoli sensibili di Malfoy, “ma IO posso farti fare qualsiasi cosa”.

Il risentimento esplose in piena rabbia in quel momento, tuttavia Malfoy non si mosse; Harry sorrise riconoscendo il barlume di rivalità che ricordava dai tempi della scuola. Era combattuto tra il godere della sottomissione della sua vittima ed il far tornare quella scintilla; sembrava che diversi aspetti di qualsiasi cosa fosse diventato ora non concordassero tra loro.

“Ti avrò”, disse, portando il suo volto a non più di un centimetro da quello di Malfoy, “posso essere oscuro, ma non sono obbligato ad essere crudele”.

Mentre cercava di tratteneva i suoi istinti, aumentava il desiderio che sentiva per quell'essere umano che si dibatteva sotto di lui: voleva assaporare la sua vittima.

“Arrenditi a me”, disse Harry con un ringhio nella voce che non riuscì a controllare, “collabora e prometto che non sarà un gioco”.

Malfoy parve sorpreso di questo ed era incerto su come reagire; il Serpeverde aveva pienamente compreso che quel che stava succedendo fosse completamente al di fuori del suo controllo e tutto quel che poteva fare era lasciare che accadesse, eppure Harry, gli stava concedendo un ruolo.

“Non sei passivo”, fece Harry, rafforzando la presa anche se molto delicatamente sull'uccello della sua vittima, “c'è voglia di lottare in te, c'è passione: posso sentirlo”, abbassò il volto ancora di più così che i loro nasi quasi si sfiorassero, “ne sento l'odore”.

Una mano si sollevò con fare piuttosto incerto per toccargli un lato del volto e Harry sciolse la presa per far scorrere le dita di nuovo sul petto di Malfoy. Non appena fu libero il Serpeverde si mosse e Harry si ritrovò sdraiato sulla schiena. Avrebbe potuto fermarlo facilmente, ma era il gesto più vivace che Malfoy aveva mostrato da quando si era svegliato, quindi lo lasciò fare e si ritrovarono con il Serpeverde seduto a cavalcioni su di lui sul letto. Harry rise sentendo il fiume di emozioni che scorreva attraverso Malfoy nutrire qualcosa dentro di lui.

“Mi ucciderai?” chiese la visione lussuriosa dai capelli biondissimi, quasi bianchi, chinandosi sul suo petto, apparentemente in ansia per una risposta.

“Non lo so”, rispose sinceramente Harry; davvero non sapeva cosa avrebbe fatto da un momento all'altro e, sebbene non desiderasse fare a pezzi e distruggere la sua vittima in quel momento, non aveva idea se quell'istinto sarebbe affiorato o meno in superficie, “ma posso assicurarti che, se lo farò, ti piacerà.”

Si sedette comodamente, il peso di Malfoy che provava a tenerlo giù era niente per il suo corpo trasformato. Il Serpeverde si sistemò sulle sue gambe e Harry lasciò scivolare le braccia attorno ai fianchi di Malfoy e su e giù per la sua schiena, spinse poi la sua vittima sul suo grembo con un improvviso strattone che non lasciava spazio a nessuna possibile resistenza. Malfoy non ebbe tempo di reagire quando Harry abbassò la testa facendo scontrare le loro bocche in un bacio selvaggio. Quando passò la lingua sulle labbra chiuse del Serpeverde non ci fu nessuna reazione, così forzò un po' di energia attraverso le sue mani e, con un lamento Malfoy aprì la bocca e lasciò che la lingua di Harry lo esplorasse.

Ogni forma di resistenza scomparve dalla sua vittima man mano che il bacio continuava e, quando Harry mosse la mano per afferrare da dietro una soda natica di Malfoy, non ebbe più bisogno di altro incoraggiamento per muoverla in una carezza. Appena Harry si mosse per mordicchiare e succhiare il collo del Serpeverde il giovane uomo buttò indietro la testa e gemette il suo assenso. Passando la lingua sull'arteria che pulsava delicatamente Harry sentiva l'urgenza di morderlo, ma l'istinto gli disse che sarebbe finito tutto troppo velocemente se lo avesse fatto, e un altro primitivo desiderio lo obbligò ad allontanarsi dal quel bersaglio. Si mosse sul petto di Malfoy, ben consapevole che non sarebbe stato capace di resistere a lungo se non lo avesse fatto. I gemiti provenienti dalla sua vittima erano molto gratificanti mentre faceva diventare il petto pallido e privo di segni di Malfoy una mappa di piccoli marchi e linee rosse.

Quando infine si spostò deponendo di nuovo Malfoy sul letto, questi non si oppose; con le dita immerse nei capelli di Harry e gli occhi completamente chiusi, non c'era molto che Malfoy potesse fare in ogni caso. Mentre Harry continuava a dare sollievo al corpo della sua vittima Malfoy si distese sul letto e lasciò che prendesse quel che voleva. Questo era l'abbandono che Harry voleva; questo era il nutrimento di cui aveva bisogno: non una fredda, debole mancanza di resistenza basata sulla paura, ma una passione incontrollata impossibile da fermare.

“Per tutti i maghi!”, esclamò Malfoy quando Harry scese sull'uccello del Serpeverde con la bocca che moriva dalla voglia di assaporare il gusto della sua vittima in modo appropriato da quando si era svegliato.

Il sapore salato, pungente riempì i suoi sensi ed ingoiò Malfoy del tutto, desiderando di più. Sentiva il suo corpo reagire in modi che non aveva mai sperimentato prima, come se una parte di lui di cui non conosceva l'esistenza prendesse vita. Avvolse la lingua attorno all'uccello che aveva in bocca mentre si tirava leggermente indietro, poi rilasciò la restate parte della turgida erezione, afferrandola e facendola scorrere su e giù con decisione. Malfoy si spingeva nella sua bocca, completamente in sua balia e Harry sentì tutto il suo corpo vibrare di eccitazione, mandandogli un formicolio per tutto il tronco che si concentrava nell'inguine. Stava gemendo anche lui adesso e voleva disperatamente portare Malfoy al limite.

Sapeva che non ci avrebbe messo molto a portare Malfoy all'orgasmo solo con la sua abile lingua, ma era comunque troppo per soddisfare la parte dominante che albergava in lui in quel momento. Distese le mani di piatto sullo stomaco di Malfoy e spinse il potere che scorreva nelle sue vene nel suo amante e, con qualcosa simile ad un disperato urlo d'estasi il Serpeverde si spinse in avanti e venne violentemente nella sua bocca. Harry ingoiò tutto e spillò a Malfoy tutto ciò che aveva da dare, e quando si tirò indietro la sua vittima stava tremando sotto di lui come in un delirio dei sensi.

Si sentì potente e rigenerato quando l'energia sessuale si impennò attraverso i suoi nervi, ma non era abbastanza e, prima che Malfoy iniziasse a riprendersi Harry si mosse di nuovo. Voltò il remissivo Serpeverde sullo stomaco e gli divaricò le gambe. La sua vittima si lamentò quando Harry prese un cuscino e lo posizionò sotto il suo diaframma, ma Malfoy era ancora troppo esausto per rallentare le cose.

Harry avrebbe potuto perdere il controllo possedendo la sua vittima lì, subito, senza prepararlo affatto, se non fosse stata per una cosa; abbassò lo sguardo su di sé e si accorse di essere cambiato molto di più di quanto avesse compreso. La ragione del formicolio sul busto divenne chiaro non appena vide due file di minuscole spine che andavano da una scapola all'altra, scendendo lungo una linea attorno ad ogni capezzolo per terminare giusto sopra l'inguine. Tuttavia, la maggior parte della sua attenzione fu attratta dalla sua più che prospera erezione, che era più grande di quanto ricordasse prima di aver succhiato la sua vittima e anche gocciolante dalla base alla punta. Sembrava che fosse sempre provvisto di lubrificazione anche se il suo partner non lo era.

La parte più primitiva, rozza di lui voleva spingersi in Malfoy, danneggiando la vittima, ma c'era anche una parte di lui che era ancora Harry e, sebbene avesse bisogno di questo, non era necessario essere distruttivo nel procedimento. Malfoy si era arreso, aveva ceduto e qualcosa dentro di lui voleva che la sua vittima si agitasse dall'estasi non dal dolore.

Facendo scorrere la mano sulla sua erezione si inumidì le dita, poi separò le natiche del suo amante con l'altra mano. Malfoy gemette nel materasso non appena Harry accarezzò la sua apertura e poi lasciò scivolare dentro un dito, lentamente. L'artiglio simile ad un'unghia sulle sue mani si ritrasse quando accarezzò il suo amante e si diede da fare per preparare Malfoy a quel che sarebbe seguito. I gemiti e i piccoli movimenti che riusciva a strappare al Serpeverde lo eccitarono e il bisogno di possedere il suo amante a volte quasi vinse il suo desiderio di non ferirlo.
Alla fine, quando ebbe fatto scivolare dentro tre dita, fu troppo e si mise in posizione, bisognoso di possedere ciò che era suo.

Si spinse dentro lentamente all'inizio, Malfoy grugnì in parte per il dolore e in parte per l'eccitazione mentre Harry si faceva strada in lui, il Serpeverde si sollevò dal letto reggendosi sui gomiti.

“Per favore”, supplicò il giovane uomo impalato senza fiato, “solo un momento”.

Harry cercò di restare fermo per qualche secondo sentendo che lo stretto anello iniziava a rilassarsi attorno a lui, ma non poté restare immobile a lungo. Adesso il bisogno di possedere era più forte di qualsiasi cosa e si spinse più avanti insinuandosi in Malfoy per tutta la sua lunghezza. Questa volta la sua vittima protestò e cercò di respingerlo, ma Harry lo afferrò ed infuse più potere nel Serpeverde, tramutando in quel momento il grido di dolore in esaltazione.

Ogni coerente abilità nel muoversi sembrò aver abbandonato Malfoy che con quell'urlo collassò sotto Harry, completamente stremato sul materasso. Rilassò anche i muscoli attorno a Harry che si erano tesi dal dolore e lui si ritrovò libero di muoversi. Un continuo flusso di fievoli suoni fuoriuscivano dalla bocca di Malfoy mentre Harry sprofondava in lui, all'inizio lentamente, ma ben presto diede vita ad uno slancio che non poté fermare. Duro e veloce si spinse nella sua vittima, i suoi grugniti e ringhi crescevano con ogni movimento mentre ogni capacità di pensare era sovraffollata dal bisogno primitivo che dominava il suo corpo.

Venne con un ruggito che riverberò nella stanza e travolse Malfoy con forza, incapace di fermarsi, mentre il suo corpo si arrendeva all'orgasmo. Il Serpeverde rispose con un urlo acuto e prolungato, venendo una seconda volta, su tutto il cuscino sotto di lui e se qualcuno lo avesse sentito forse avrebbe pensato che stesse morendo. L'urlo non finì finché Malfoy non svenne, poco dopo Harry riguadagnò sufficiente capacità mentale per spostarsi dalla sua vittima.

Cadde sul letto accanto a Malfoy disteso ed incosciente ed inspirò ansimando.
Non aveva mai provato niente di simile in tutta la sua vita e si sentì appagato e soddisfatto guardando il lento respiro del compagno privo di sensi. La sensazione durò per un po', ma lentamente iniziò a svanire. Ora che il predatore sessuale dentro di lui era stato soddisfatto, altri desideri iniziarono a farsi sentire e la sua attenzione si spostò dal leggero respiro al battito regolare che poteva vedere e sentire.

La sua lingua era tornata delle sue solite dimensioni e forma e la fece scorrere sulle labbra sentendo le zanne scendere lentamente nella bocca. Si allungò e spinse Malfoy al suo fianco in modo che l'incosciente Serpeverde fosse sdraiato contro di lui e con una mano scostò i capelli dal fragile collo. Assaporando il momento abbassò piano la testa ed aprì la bocca; quando morse la vena pulsante fu quasi delicato.

Il sangue gli sgorgò sulla lingua ed egli bevve avidamente mentre il liquido caldo accendeva dei sentimenti completamente diversi in lui. Il sapore lo travolgeva così come l'essenza del suo amante e bevve da lui intensamente e così il suo sangue. Si creò un legame tra loro e Harry divenne dipendente dal sangue e dall'energia di Malfoy così come lo era stato dal sesso. Sentì come se potesse bere per sempre e voleva che quel momento durasse per l'eternità, ma un'improvvisa consapevolezza lo fermò.

Mentre beveva la consapevolezza riguardo Malfoy aumentò in un momento ed una leggera vibrazione nel battito della sua vittima glielo fece capire. Immediatamente comprese che se avesse continuato a bere il Serpeverde sarebbe morto, ma se si fosse fermato Malfoy si sarebbe ripreso. Una parte di lui voleva continuare e sentire quel delizioso momento in cui il battito si sarebbe fermato all'improvviso, ma un'altra parte di lui voleva vendetta, e non era contro Malfoy.
Voldemort si aspettava che lui uccidesse questo inerme essere umano ed entrasse a far parte del suo oscuro esercito; beh Voldemort avrebbe ricevuto una sorpresa.

Ritirò le zanne e posò le dita sulle ferite lasciando fuoriuscire una piccola quantità di magia per guarirle, poi voltò gentilmente Malfoy sulla schiena mettendolo comodo, prima di scendere dal letto. Era difficile; un'ampia parte di lui voleva uccidere e distruggere, ma si diresse con passo incerto in bagno, fuori dal campo visivo della sua vittima per raccogliere le idee. Tremando nello sforzo di tenere a bada i suoi istinti primitivi fece scorrere l'acqua fredda nel lavandino e se la gettò addosso. Sentiva la sua pelle andare a fuoco quando cercava di negare l'urgenza del suo corpo e si fissò nello specchio, cercando di trovare quella parte ancora umana di sé.

Le spine erano scomparse ritrasformandosi di nuovo in pelle pallida e quasi iridescente e non poté fare a meno di riconoscere che Malfoy aveva ragione; c'era qualcosa di pressoché bellissimo in lui. I suoi occhi erano ancora di un verde acceso, ma ora praticamente brillavano in contrasto con le ciglia nere e la carne bianca, creando un netto contrasto con le sue labbra rosso scuro.

I suoi capelli erano indisciplinati come sempre ma adesso sembrava che si potessero definire meno “incasinati” e più “selvaggi”. Appariva etereo perfino ai suoi stessi occhi. I segni sul suo petto dove era stato marchiato dal potere costretto a forza dentro il suo corpo c'erano ancora, ma erano pallidi fantasmi sulla sua pelle rispetto ai disegni neri che aveva visto quando si era svegliato per la prima volta.

Era stato preso e trasformato in qualcosa che non poteva capire ma solamente percepire, e ciò lo rendeva furioso. Lasciò che l'ira crescesse mentre ringhiava al suo stesso riflesso e stringeva le mani dalle dita ancora artigliate in pugni stretti. Voldemort avrebbe pagato e il prezzo sarebbe stato la sua stessa vita.

Girando le spalle alla sua immagine che non riconosceva più, ringhiò piano in fondo alla gola e colse un altro aspetto del suo essere oscuro. Mentre camminava velocemente verso la porta assunse la forma di un grosso lupo e, ringhiando, si lanciò verso la barriera che lo divideva dal resto del mondo. Spingendosi verso la magia oscura che viveva adesso dentro di lui scoprì un'altra capacità e il suo corpo brillò, mentre passava direttamente attraverso la porta come se non ci fosse stata, risolidificandosi dall'altra parte.

Un Mangiamorte in maschera d'argento e mantello nero si scagliò contro di lui mentre toccava terra, ma il mago non ebbe nessuna possibilità mentre Harry si lanciava in un attimo sulla sua gola. Forti mascelle cariche di zanne si chiusero su morbida, cedevole pelle e il sangue sgorgò mentre i denti vincevano sui tendini. Scuotendo la testa Harry strappò via la laringe lacerata dall'uomo morente e un gorgoglio fu l'unico suono che lo accompagnò lungo il corridoio.

Non c'era alcun dubbio nella mente di Harry che Voldemort fosse ancora nella casa avita dei Malfoy, aspettando di vedere la sua vittoria, e tutto ciò che Harry doveva fare era trovarlo. I suoi sensi gli permettevano di sentire la magia oscura che dimorava nelle pareti della villa e lo spinsero anche verso la concentrazione di malvagità che percepiva di sotto. Senza alcuna esitazione cominciò a correre verso il suo bersaglio.

Era completamente indisturbato mentre si faceva strada lungo la scalinata principale finché non si ritrovò faccia a faccia con qualcuno che non avrebbe mai pensato di incontrare; Narcissa Malfoy stava uscendo da quella che Harry pensò fosse la biblioteca, a giudicare dall'odore di libri che la seguiva, e la donna si pietrificò nel momento in cui lo vide. Harry le ringhiò contro e il suo pelo si rizzò mentre i suoi istinti gli suggerivano di attaccare e distruggere la minaccia e la debole umana. Acquattandosi, ringhiò pronto a colpire.

“L'hai ucciso?” la madre di Draco parlò all'improvviso e Harry si fermò prima di saltare. “Il mio bambino è stato sacrificato per questa pazzia?”

Le parole toccarono quella parte di lui che era ancora umana e lui guardò la donna negli occhi, vedendo all'improvviso non una preda, ma una madre disperata. Combattendo i suoi istinti e non badando affatto a come appariva, si trasformò di nuovo nella forma più umana che poteva assumere adesso. Il fatto di essere nudo non gli importava affatto mentre si aggrappava a quello che era rimasto della sua umanità.

“No,” disse, la voce risonante per il potere trattenuto a stento, “e la guardia è morta. Prendilo e andatevene, la morte cammina qui stanotte.”

Narcissa apparve totalmente scioccata, ma Harry tornò di nuovo in forma di lupo, ormai la donna non aveva più alcuna importanza per lui. Voleva Voldemort e del resto gli importava ben poco; nient'altro esisteva per lui adesso, il suo nemico l'aveva previsto.

Seguendo il suo naso e gli altri sensi corse lungo i corridoi, completamente certo di dove si stesse dirigendo. Si spostò attraverso le cucine verso un'irrilevante porta, che saltò utilizzando la stessa abilità che aveva usato per lasciare la camera da letto, passandoci attraverso e atterrando sulle scale dall'altra parte. Gli scalini di pietra erano consumati e lui riusciva a percepire le oscure protezioni che nascondevano quel luogo antico mentre scendeva verso il piano più basso del maniero.

In fondo c'era una piccola stanza con due larghissime porte di quercia, che con suo stupore si aprirono mentre lui si avvicinava. La magia gli sussurrava e lui seppe che l'ostacolo era stato rimosso con un potente incantesimo, e riusciva a percepire che Voldemort era molto vicino.

“Vieni dentro, Harry,” la familiare, ma comunque fastidiosa voce sibilante lo chiamò dall'interno, “ti stavamo aspettando.”

Il fatto di essere stato scoperto importava poco ad Harry in quanto non aveva intenzione di infilarsi dentro di nascosto, tanto per cominciare, e, lasciando che i suoi sensi sovrannaturali vagassero per la grande stanza oltre le porte, entrò a grandi passi con aria indifferente. Voldemort si aspettava una creatura oscura alla mercé del suo potere inestimabile, ma Harry non sentì assolutamente nulla nei confronti del suo nemico se non odio.

L’interno era una camera praticamente vuota che Harry ricordava vagamente; era la stanza dove lo avevano trasformato in quello che era diventato e un moto di rabbia si agitò nel suo petto. I suoi istinti gli dicevano di attaccare e di uccidere, ma lui non era un animale e non voleva che gli venisse impedito di raggiungere Voldemort. Il Signore Oscuro sedeva in una grande sedia simile ad un trono, circondato dai suoi Mangiamorte mascherati e Harry camminò velocemente lungo il pavimento di pietra, i suoi artigli che picchiettavano sulla dura superficie. Girò la testa per ringhiare ad un Mangiamorte che aveva osato muoversi mentre lui si stava avvicinando e l'uomo misterioso si bloccò all'istante.

C'erano due figure vicino a Voldemort; una donna e un uomo e Harry non aveva alcun dubbio che l'una fosse Bellatrix Lestrange e l'altro Lucius Malfoy, liberato da poco da Azkaban grazie al suo padrone. Harry era certo che entrambi avrebbero difeso il loro Signore, ma era altrettanto certo di poter uccidere prima di essere ucciso, non importava quel che gli avrebbero scagliato contro.

L'intera stanza era carica di tensione nervosa e Harry sapeva che a nessuno poteva sfuggire il sangue ancora sul suo muso; quello che avrebbero dedotto da ciò non gli importava. La maggior parte della sua attenzione era concentrata su Voldemort e prestava agli altri la minima attenzione necessaria ad accorgersi di eventuali segnali di pericolo.

“Benvenuto, Harry,” lo accolse il suo nemico con un sorriso sgradevole, “vedo che hai già mangiato.”

Un nervoso risolino soffocato fece il giro del gruppo a quelle parole e Harry si fermò di fronte a Voldemort; incrociò gli occhi rossi del Signore Oscuro tranquillamente, respingendo i pensieri indagatori che Voldemort gli inviava come se non esistessero. Il Signore Oscuro poteva anche essere un Legilimens, ma c'era così tanta oscurità nella mente di Harry che era come una buia coltre attraverso la quale Voldemort non riusciva a vedere.

Non badando a nient'altro se non alla vendetta che gli risuonava nel sangue, Harry si ritrasformò nella sua forma simil-umana e vide che Bellatrix si agitava sulla sedia in apprezzamento di quello che stava vedendo. Riusciva a percepire il suo interesse e la guardò, lasciando che un finto sorriso gli incurvasse gli angoli della bocca, come se stesse apprezzando l'attenzione.

“Due volte,” disse rivolgendo nuovamente gli occhi a Voldemort; “dovresti tenere di più a bada i tuoi cani, quello di sopra ha tentato di ostacolarmi.”

Sentì qualcuno muoversi dietro di lui, si voltò e ringhiò, mostrando i canini da vampiro e facendo sapere a chiunque che era consapevole anche quando non stava guardando.

“Ah, Mulciber non è mai stato particolarmente sveglio,” disse Voldemort non mostrando alcun segno di rammarico. “Ti è piaciuto il mio piccolo regalo?”

Harry guardò l'uomo mascherato che era sicuro fosse Lucius Malfoy e sorrise, felice di vedere il mago agitarsi a disagio sentendosi osservato così minuziosamente; anche se la magia oscura scorreva in lui come un fiume, il fatto che un padre potesse abbandonare suo figlio ad un simile destino gli faceva venire la nausea.

“Urlava bene,” disse Harry con fare noncurante, prendendosi il suo tempo e godendosi l'aspettativa che stava creando.

“Un ragazzo davvero grazioso,” disse Voldemort, suonando stavolta un po' rammaricato, “davvero un peccato che abbia deciso di sfidarmi. Tu hai intenzione di provocarmi, Harry?”

Harry sogghignò all'indirizzo del Signore Oscuro, piegando la testa su un lato con fare quasi civettuolo.

“Tu cosa credi, Tom?” chiese evasivo.

Non voleva mentire del tutto perché probabilmente Voldemort l'avrebbe percepito e inoltre si stava godendo il gioco. L'idea di farla finita troppo presto non piaceva all'oscurità che si dibatteva nel suo animo.

“Harry,” rispose Voldemort con un tono d'avvertimento come se stesse parlando a un bambino, “stai cercando di farmi arrabbiare?

Questo provocò una risata nella creatura che un tempo era stata Harry Potter; si stava godendo il tutto più di quanto fosse disposto ad ammettere. L'ira si stava avvolgendo intorno alle sue viscere e la violenza che era in lui stava aspettando sotto la superficie che lui le permettesse di scatenarsi.

“Perché mai dovrei?” chiese, spostandosi un po' più vicino e lasciando che il suo sguardo si posasse per un attimo sulla bacchetta che Voldemort teneva in mano. “Se posso chiederlo, cos'hai fatto alla mia bacchetta?”

“È in un posto sicuro,” rispose il Signore Oscuro. “Perché, la rivolevi indietro?”

Con un'alzata di spalle, Harry si guardò intorno noncurante.

“Non sono sicuro che mi si addica ancora,” disse come se non lo credesse davvero.

Voldemort non l'avrebbe mai creduto indifeso, ma Harry vide come il suo stratagemma avesse funzionato; ora il suo nemico pensava che lui credesse di aver ancora bisogno della bacchetta. Che il Signore Oscuro l'avrebbe sottostimato adesso era chiaro e Harry tentò di apparire infastidito, come se avesse appena realizzato di essersi esposto troppo; per essere ancora più sicuro sibilò a Voldemort.

“Su, su, Harry,” lo rimbrottò il suo nemico, “te la darò indietro quando riterrò che tu sia pronto, ma devi imparare ad avere pazienza. Adesso sei uno di noi, e ti ci vorrà del tempo per adattarti. Codaliscia!”

Una figura rannicchiata apparve da dietro il trono e Harry non riuscì a fermare il ringhio che gli sfuggì quando vide il traditore dei suoi genitori.

“Ah, sì,” disse Voldemort notando la sua reazione, “avevo dimenticato l'animosità che c'è tra voi due. Mi dispiace, Harry, ma non puoi averlo; lo ritengo fin troppo utile. Codaliscia, vai a prendere una veste per il nostro nuovo membro.”

Alla vista dell'uomo che gli aveva causato tanto dolore, Harry capì che si stava stancando del gioco. Spostò il peso sulle dita mentre Codaliscia sgambettava fuori per fare ciò che gli era stato ordinato dal suo padrone. Era tempo di farla finita; tempo di uccidere e di essere ucciso.

“Hai preso il mio sangue,” disse Harry lentamente come se stesse riflettendo attentamente su qualcosa, “e adesso mi ritrovo a vedere il tutto sotto una luce completamente diversa.”

Sorrise a Voldemort come se avesse superato il suo attacco improvviso di irritazione; il mago gli sorrise a sua volta in quel suo modo perverso.

“Immaginavo che sarebbe stato così,” disse il Signore Oscuro come se la cosa gli risultasse ovvia.

Harry lasciò libera la furia, e scattò su Voldemort, stupendo chiunque nella stanza. Aveva calcolato perfettamente i tempi del suo attacco, e adesso non c'era niente che qualcuno potesse fare.

“Lo rivoglio indietro,” ringhiò prima di affondare le zanne nel collo del vecchio mago.

Il sangue che colpì la sua gola era cattivo e stantio, ma era pieno di potere e questo brillò dentro e fuori da Harry come se lui fosse stato un canale conduttore. Sentì degli incantesimi venire scagliati mentre Voldemort gli si dibatteva contro, ma niente riusciva a colpirlo in quanto il potere respingeva il potere. Il Signore Oscuro era forte nel suo nuovo corpo, ma aveva fornito a Harry una forza decisamente troppo grande nel suo tentativo di farne un’arma e Harry non avrebbe ceduto. Bevendo a fondo prese la forza di Voldemort e tirando indietro una mano fece quello che aveva sognato a lungo di fare nei suoi pensieri più oscuri durante la notte, conficcò gli artigli attraverso la veste di Voldemort nel suo petto, chiudendoli intorno al cuore avvizzito della perversa creatura.

“Adesso muori,” sibilò quando finalmente ebbe ritirato la bocca dal collo insanguinato, e poi tirò, strappando via il cuore di Voldemort dal suo petto.

Non appena smise di bere la sua protezione venne meno, ma lui attese, guardando la luce morire negli occhi del Signore Oscuro. Due anatemi lo colpirono, ma lui quasi non se ne avvide, e solo quando ebbe lasciato cadere a terra il cadavere insanguinato di Voldemort si girò a guardare il resto della stanza. Alcuni stavano fuggendo, altri stavano lanciando incantesimi contro di lui, ma Harry catturò lo sguardo di un paio di occhi in particolare.

“È il tuo turno,” disse tagliente mentre Bellatrix lo guardava in preda all'orrore.

I Mangiamorte avevano creato un mostro, e un mostro lui sarebbe stato.

Ogni cosa si confuse in un unico labirinto di sangue; alla fine Harry non aveva idea di quanti ne avesse uccisi o di quanti incantesimi nel tentativo di essere scagliati erano tornati invece al mittente; tutto ciò che sapeva era che era tornato se stesso accucciato nell'angolo di una stanza esterna più piccola, coperto di sangue coagulato e senza la minima idea di come fosse finito lì. La sua fame era stata saziata in tutti i sensi ed ora si sentiva stranamente vuoto dentro.

Per la seconda volta in altrettanti giorni si ritrovò meravigliato di essere riuscito a sopravvivere, e questa volta la cosa lo riempiva di una sorta di terrore. Non aveva pensato a nient'altro all'infuori della vendetta, ma non era morto e la sua vendetta era stata compiuta. Il gruppo dei Mangiamorte più vicini a Voldemort non era riuscito a distruggerlo e il pensiero lo spaventava.

Incapace di comprendere cosa significasse, appoggiò la testa sulle ginocchia e cominciò a piangere. Dalla sua bocca uscì un acuto suono lamentoso, pieno di disperazione e disgusto; era un mostro con un'anima umana ed era sopravvissuto. La sua stessa esistenza era un crimine contro tutto ciò che era la Luce, tuttavia qualsiasi potere l'avesse creato aveva deciso di accertarsi che lui non potesse arrivare dove avrebbe potuto trovare pace. Sfogò tutto il dolore e la rabbia che questa presa di coscienza gli aveva provocato e non badò a chi poteva udirlo; non riusciva a frenare il suono della sua pena.

Si perse nella sua afflizione, lasciandosi sfuggire la realtà via via che la sua mente precipitava nell'oscurità dentro di lui. Perché l'universo era stato così crudele da non lasciarlo nemmeno morire?

Il suo pianto era cambiato in una serie di forti singhiozzi quando sentì vicina la presenza di un mago; sapeva che era una persona con poteri magici e sapeva che questo intruso era maschio perché riusciva a percepirlo, ma evitò di indagare più a fondo. Combatté il suo istinto di sopravvivenza e sperò che fosse uno dei lacchè di Voldemort tornato indietro a cercare di finire il lavoro; solo un veloce Avada Kedavra quando non aveva innalzato alcuna difesa e forse tutto sarebbe finito.

Invece, al posto di un flash di luce verde, ciò che lo toccò era morbido e caldo. Per niente sicuro di ciò che stava accadendo girò leggermente la testa per vedere un lenzuolo venir gentilmente avvolto intorno alle sue spalle da un paio di mani bianche. Percorse con lo sguardo l'arto più vicino fino ad arrivare al suo possessore e si ritrovò a guardare il viso di Draco Malfoy; per un istante la confusione prese il posto della disperazione.

“Non capisco,” disse in poco più di un sussurro mano a mano che i suoi singhiozzi si placavano.

“Nemmeno io,” rispose Malfoy con una cruda onestà che sorprese Harry, “eravamo a metà strada verso Londra quando ho fatto tornare indietro mia madre. Semplicemente non riuscivo a lasciarti.”

Non c'era niente che Harry potesse dire dopo quell'affermazione, non sapeva come rispondere e così rimase lì seduto a fissarlo.

“Vieni,” cercò di convincerlo Malfoy, alzandosi ed esortandolo gentilmente a seguirlo, “gli Auror saranno qui a momenti, e non credo che dovrebbero vederti in questo stato.”

“Auror?” la mente di Harry non riusciva ad afferrare bene quello che stava succedendo.

Si alzò in piedi lentamente, il corpo forte nonostante la mente fosse tutt'altro che salda, e il suo compagno gli avvolse con fermezza il lenzuolo attorno al corpo, come se avesse avuto a che fare con un bambino incapace di badare a sé stesso.

“Quando siamo tornati indietro e abbiamo trovato tutti morti o scomparsi,” spiegò Malfoy mentre lo guidava lentamente verso le scale, “ho avvertito Silente. Lui contatterà il Ministero e poi verrà qui.”

A queste parole Harry esitò e si ritirò indietro verso il suo angolo scuotendo la testa.

“No,” disse disperato, “no, porterà gli altri, e loro vedranno... Non posso... Sono spregevole... Dovrei essere morto.”

Delle braccia sorprendentemente forti gli si strinsero intorno e fermarono la sua ritirata, portando con loro un'inaspettata interruzione del panico che minacciava di sopraffarlo completamente.

“Ascoltami,” la voce estremamente salda di Malfoy chiedeva attenzione, “tu non sei quello che Voldemort ha tentato di creare. Lui ha tentato di plasmare una creatura usando tutto ciò che è oscuro, ma si è dimenticato di te. Voleva una macchina di morte senza coscienza che si piegasse al suo volere, ma non si aspettava che l'essenza di Harry Potter sopravvivesse.”

Harry a quel punto guardò il viso del suo compagno, temendo di trovare menzogne e banalità negli occhi rivelatori di Malfoy, ma fu invece privato all'improvviso di ogni paura e capì che il Serpeverde credeva davvero in tutto ciò che aveva detto.

“Potter,” disse risolutamente la sua ancora di salvezza, “c'è dell'oscurità in te, ma non è tutto ciò che sei... credimi, lo so in prima persona.”

Il tono spiccio con cui il Serpeverde finì la frase fece sì che Harry sbattesse gli occhi sorpreso; sembrava un momento talmente assurdo per scherzare e questo lo lasciava sconcertato. Che Malfoy gli mostrasse gentilezza dopo tutto ciò che lui gli aveva fatto lo lasciava confuso, che il suo nemico di una vita stesse guardando il lato positivo di tutto ciò che era successo era semplicemente oltre ogni sua comprensione.

“Non mi hai ucciso,” disse conciso Malfoy come se stesse cercando di farsi capire da un idiota, “e non mi hai trattato come un giocattolo. Se non fosse stato per il tuo onorabile lato Grifondoro sarei a pezzi in giro per la stanza.”

Il Serpeverde lo guardò mentre Harry lo fissava in risposta senza sapere come reagire.

“Davvero non riesci a capire eh?” disse Malfoy alla fine come se fosse stato sconcertato dalla cosa. “Lui ha preso tutto ciò che è oscuro è l'ha messo dentro di te; ha risucchiato il potere da cose che uccidono e distruggono perché ne traggono sostentamento o piacere e le ha messe dentro al tuo corpo; e tu cosa ci hai fatto?”

Harry guardò fisso il suo compagno con aria assente.

“Mi hai scopato sul letto,” disse il Serpeverde con schiettezza, “preso un piccolo assaggio e poi te ne sei andato e hai portato a termine la missione che la Luce ti ha affidato fin da quando hai undici anni. Hai ucciso Voldemort, Potter. Hai preso alcuni dei poteri più oscuri conosciuti ai maghi e invece di andare in giro a divertirti a uccidere la gente hai distrutto il Signore Oscuro. Questo non ti dice niente riguardo a ciò che sei?”

“Vendetta,” sussurrò piano Harry, “tutto ciò che volevo era vendicarmi.”

Malfoy grugnì frustrato e ricominciò a condurlo verso le scale.

“Se fosse stato solo per vendicarti,” disse il suo compagno con un tono che diceva di aver rinunciato a cercare di convincere Harry di qualsiasi cosa, “io sarei stato ucciso un centinaio di volte e la stessa fine avrebbe fatto mia madre. Le creature oscure non si rannicchiano in un angolo a singhiozzare il loro rimorso tra le mani, Potter, e nemmeno lo fanno i maghi oscuri.”

Harry non ci credeva veramente, riusciva a sentire l'oscurità scivolare dentro di lui, ma si lasciò condurre su per le scale fino al primo piano. Si lasciò lavare e vestire e le mani che si presero cura di lui gli procuravano uno strano sollievo. Si lasciò perfino mettere a letto da quelle mani e quando Malfoy gli disse di dormire si rannicchiò su un lato e chiuse gli occhi; ma non credeva veramente... o forse sì?

FINE

traduttore:puciu, autore:beren, progetto dt, traduttore:mary

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